Ifigonia in Culide

poemetto di Hertz De Benedetti

Ifigonia in Culide è una tragedia goliardica in tre atti, composta nella seconda metà degli anni venti e creduta erroneamente per molti anni opera di Autore ignoto, oppure di autore celebre sotto mentite spoglie. Una leggenda voleva che questo misterioso Autore fosse nientemeno che un giovane Gabriele D'Annunzio. Scritto in versi e strutturato come una tragedia greca (il titolo è un chiaro rimando a Ifigenia in Aulide), il poema è una parodia del genere tragico che, come vuole lo spirito goliardico, fa ampio utilizzo di termini scurrili e allusioni sessuali. L'opera contiene anche un ricco e serioso apparato di note fuori testo, la cui lettura è molto apprezzata dagli amanti del genere.

Il poema ha avuto ampia diffusione fra gli studenti, sempre su edizioni non ufficiali ma stampate in fotocopie o ciclostili, diventando uno dei simboli della goliardia italiana.[1]

Attribuzione dell'opera

 
Dattiloscritto originale dell'opera, conservato a Torino nell'archivio del Centro Universitas Scholarium.

La rivelazione del nome dell'Autore si ebbe solo nel 1975, quando Cesare Perfetto, inventore e patron del Salone Internazionale dell'Umorismo di Bordighera, volle premiare Ifigonia con la “Rama di Palma d’Oro”, consegnando il premio nelle mani di colui che l'aveva composta. E l'Autore non era Gabriele D'Annunzio, ma portava il nome di Hertz De Benedetti. Hertz De Benedetti (1904 - † 1989), originario di Asti, aveva scritto il suo poemetto nel 1928, quando era un giovane goliardo, studente di Medicina a Torino. Il titolo originario era Ifigonia. Commedia e tragedia classica in tre atti. [2]. Hertz De Benedetti partecipò attivamente alla scapigliata vita goliardica torinese, che all'epoca aveva l'esponente più rappresentativo in Ovidio Borgondo (detto "Cavur"), autore e attore in tutte le riviste teatrali studentesche torinesi degli anni '20 e '30, messe in scena con la Compagnia Teatrale Goliardica Camasio e Oxilia [3]. Nelle sue memorie, scritte dopo la guerra, Cavur non mancò di nominare l'amico Hertz De Benedetti, e di lodare sia lui che la commedia, da Cavur definita «capolavoro che fece, e continua a fare, il giro di tutte le scuole, i collegi e le Università d'Italia». [4]. Hertz De Benedetti, conseguita la laurea, si specializzò in Urologia e si trasferì a Vercelli, ma allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale fu richiamato in servizio come ufficiale medico e inviato in Montenegro. Dopo la guerra continuò a lavorare presso il reparto di Urologia dell'Ospedale di Vercelli, e ne divenne il Primario. Nonostante l'immediato successo, nessun editore osò per oltre quarant'anni pubblicarla a stampa, e Ifigonia circolò in tutta Italia, scambiata da studente a studente, soltanto in copie uniche semiclandestine vergate a mano o dattiloscritte. [5] Ifigonia riuscì però addirittura ad essere recitata in un teatro prestigioso. Si trattò di un'unica rappresentazione, avvenuta nel 1939 al Teatro Carignano di Torino, che ottenne il visto della censura come spettacolo ad inviti, riservato ad un solo pubblico maggiorenne. Questa rappresentazione potè avere luogo grazie agli sforzi di Giò Lanza, goliardo membro della Compagnia Teatrale Goliardica Camasio e Oxilia, che ne compose anche le musiche. [6]

Le prime copie stampate di Ifigonia comparvero in vendita sulle bancarelle soltanto nel 1969 , quando la rivoluzione sessuale degli anni sessanta aveva ormai operato un sostanziale mutamento nella morale comune (anche se le prime edizioni, prudentemente, non indicavano nè il nome dell'Editore, nè la città di edizione). Come detto sopra, Hertz De Benedetti accettò di uscire allo scoperto come autore del poema soltanto nel 1975, quando si era ormai ritirato dalla professione medica. [7] A parte l'evitare eventuali processi per oscenità, è facilmente intuibile il motivo per il quale l' lfigonia non abbia avuto un autore per quarantasette anni: sarebbe stato imbarazzante per un medico, tenuto a mantenere una facciata rispettabile di persona “seria”, rivelare di essere lui l'autore del più famoso poema pecoreccio italiano, da lui in fondo composto soltanto per gioco quando era studente.[8].

Trama

Nonostante l'assonanza del titolo, la trama della tragedia (con la nota vicenda della principessa che sposerà il pretendente che riuscirà a risolvere i tre indovinelli da lei proposti) non è affatto ispirata all'Ifigenia in Aulide, ma è piuttosto la parodia della trama della Turandot di Giacomo Puccini la quale (su libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni) a sua volta, riprendeva la vicenda dell'originaria Turandot, fiaba teatrale del 1762 di Carlo Gozzi. La Turandot di Puccini, dopo la prima a La Scala di Milano il 26 aprile 1926, andò in scena al Teatro Regio di Torino il 17 marzo 1927 (con la presenza di Umberto di Savoia, allora Principe di Piemonte, tra il pubblico), e rimase per lungo tempo in cartellone, con un successo enorme e con una grande eco di stampa [9]. Le sue melodie (come la celebre Nessun dorma) ebbero un' immediata presa popolare. Hertz De Benedetti ebbe l'intuizione di scrivere il suo poema dopo aver assistito alla rappresentazione di quest'opera al Regio.

Atto primo

Il dramma si svolge nella reggia di Corinto, nell'anno 69 a.C.. Ifigonia, stanca di essere vergine, chiede al padre di trovarle un marito. Sotto consiglio del gran sacerdote il sovrano decide che gli aspiranti sposi dovranno risolvere un indovinello per poter avere la mano di sua figlia.

Atto secondo

Si presentano gli aspiranti sposi. I primi tre (Allah Ben Dur, Don Peder Asta e Uccellone di Belmanico) non hanno fortuna, e vengono condannati dal sovrano a pene severe per aver sbagliato. Sarà invece Spiro Kito (il cui nome è un riferimento allo spirochete, agente patogeno della sifilide) a risolvere il suo indovinello e a ottenere la mano di Ifigonia.

Atto terzo

Ifigonia, stanca di aspettare la consumazione del matrimonio, chiede spiegazioni al suo nuovo marito sul perché della lunga attesa. Spiro Kito le svela di essere privo di pene, poiché gli è stato roso da un verme solitario che avrebbe contratto sodomizzando un bonzo. Ifigonia, impazzita dal dolore, castra il padre a morsi e poi si suicida buttandosi nel water.

I protagonisti

  • Il Re di Corinto, padre di Ifigonia
  • Ifigonia, la protagonista
  • Allah Ben Dhur, primo pretendente
  • Don Peder Asta, secondo pretendente
  • Uccellone conte di Belmanico, terzo pretendente
  • Spiro Kito, quarto pretendente
  • Enter O' Clisma, gran sacerdote
  • In Man Lha, gran cerimoniere
  • Bel Pistolino d'Oro, elefante sacro
  • Coro di nobili, vergini e popolo

Note

  1. ^ Benigni derubato dai politici, in Corriere della sera, 13 novembre 1999. URL consultato il 19 luglio 2008.
  2. ^ Il dattiloscritto originale di Ifigonia venne esposto a Torino tra i pezzi in visione della mostra L’Università di Torino. Vicende e protagonisti di una storia plurisecolare, che si svolse dall’11 giugno al 24 luglio 2008 presso il Palazzo dell’Università di Torino in via Po 17.
  3. ^ Franco Ressa, A conti fatti, beati i matti: i Goliardi letterati, Viterbo, 1999
  4. ^ Marco Albera, Un ventennio di vita e teatro goliardico torinese: l'autobiografia inedita di Ovidio Borgondo detto Cavur, 1919-1942 (Tesi di Laurea), Torino, 1991
  5. ^ D’altronde sarebbe stato molto rischioso stamparla: il Codice Penale Zanardelli (risalente al 1889 e rimasto in vigore fino al 1942) comminava minaccioso all’art. 339 la reclusione per : «Chiunque offenda il pudore con scritture, disegni o altri oggetti osceni, distribuiti o esposti al pubblico…» e il successivo Codice Rocco del 1942 all’art. 528 continuava a minacciare la galera per : «Chiunque (…) metta in circolazione scritti, disegni, immagini o altri oggetti osceni di qualsiasi specie (…)».
  6. ^ La scelta del Teatro Carignano non fu un caso: proprio in quel teatro nel 1939 la rivista goliardica Giovanotti in aula!, la più famosa e la più fortunata tra quelle allestite dalla Compagnia Teatrale Goliardica Camasio e Oxilia, era rimasta in scena ininterrottamente da gennaio ad aprile e con grandissimo successo di pubblico (venendo poi ripresa nuovamente, a grande richiesta, a dicembre, nel periodo natalizio). Gli interpreti di questa Ifigonia furono gli stessi goliardi-attori che avevano preso parte a Giovanotti in aula!, con Hertz De Benedetti con una parrucca dalle lunghe trecce bionde nella parte della protagonista. Giò Lanza dagli anni '50 lavorò poi nel campo della pubblicità presso Armando Testa, e nel 1961 riutilizzò per il Carosello della Carne Simmenthal interpretato da Walter Chiari e Sylva Koscina la musichetta da lui creata nel 1939 per la celebre strofa dell' Ifigonia: «Noi siamo felici, noi siamo contenti (...)».
  7. ^ Marco Albera, Manlio Collino, Aldo Alessandro Mola, Saecularia Sexta Album, Studenti dell’Università a Torino, Sei secoli di Storia, Elede, Torino, 2005, pag.114
  8. ^ Hertz De Benedetti, logicamente, non rivendicò mai alcun diritto d'autore sulla sua opera.
  9. ^ «La grande "première" di domani sera al Regio», LA STAMPA, 16 marzo 1927, pag. 5; «La Turandot al Regio - I Principi e il gran pubblico - L' opera d'arte e la cronaca del successo», LA STAMPA, 18 marzo 1927, pagina 3.

Bibliografia

  • Ifigonia - Tragedia classica in tre atti Corinto anno 69 A.C di Gianluigi De Marchi e Marcello Andreani Illustrazioni di Matteo Anselmo, Erga Edizioni, Genova, ISBN 88-8163-501-6
  • Marco Albera, Manlio Collino, Aldo Alessandro Mola, Saecularia Sexta Album, Studenti dell’Università a Torino, Sei secoli di Storia, Ed. Elede, Torino, 2005
  • Franco Ressa, A conti fatti, beati i matti: i Goliardi letterati, Scipioni Editore, Viterbo, 1999 ISBN 88-8364-051-9
  • Franco Ressa, La Goliardia. Ovidio Borgondo “Cavur”, Roberto Chiaramonte Editore, Collegno, 2007
  • Marco Albera, Un ventennio di vita e teatro goliardico torinese: l'autobiografia inedita di Ovidio Borgondo detto Cavur, 1919-1942 (Tesi di Laurea presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino. Relatore: Guido Davico Bonino, Anno Accademico 1990-91)
  • Processo di Sculacciabuchi e Ifigonia, prefazione di Enrico De Boccard, Edizioni Homerus, Roma, 1971.
  • I Canti Goliardici n.2 , a cura di Alfredo Castelli con presentazione di Roberto Brivio, Williams Editore, Milano, 1974.
  • Il Libretto Rosso dell'Universitario - Raccolta di commedie, drammi, ballate, cazzate, sproloqui, ecc., Editrice Le Colonne - Piemonte in Bancarella, Torino, 1969.

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