Gene Sharp
Gene Sharp (21 gennaio 1928) è un filosofo, politico e intellettuale statunitense.
Conosciuto per i suoi studi sulla nonviolenza e sulla disobbedienza civile, Gene Sharp è stato soprannominato "il Clausewitz della guerra nonviolenta".[1]
Attività e opere
Gene Sharp è stato il fondatore, nel 1983, dell'Albert Einstein Institute per «lo studio e l'utilizzo della nonviolenza nei conflitti di tutto il mondo».[2] Il suo pensiero e i suoi testi sono considerati fonte di ispirazione per i movimenti studenteschi e popolari che hanno condotto in particolare le Rivoluzioni colorate negli stati indipendenti un tempo parte dell'Unione Sovietica che hanno rovesciato pacificamente i governi in carica sostituendoli con nuovi governi più filo-occidentali.
Tre i suoi testi tradotti in italiano: Politica dell'Azione Nonviolenta, Verso un'Europa inconquistabile (nel quale sosteneva la possibilità di una resistenza popolare basata su gruppi di azione nonviolenta e di disobbedienza civile) e La via della non-violenza[3].
Particolarmente diffuso, grazie all'aspetto pratico ed interdisciplinare, anche il manuale in 198 punti sui metodi dell'azione non violenta[4].
Dibattito sul suo pensiero
L'entità del contributo dato dal pensiero di Gene Sharp e dell'Einstein Institute nelle Rivoluzioni colorate è stato al centro di polemiche.
Secondo alcuni giornalisti e commentatori, l'Einstein Institute avrebbe avuto un ruolo attivo (anche di addestramento) nelle insurrezioni e sarebbe stato parte di un progetto più ampio di espansione della sfera di influenza occidentale, ed in particolare statunitense, negli stati post-comunisti.[5][6]
Gene Sharp, rispondendo ad alcune di queste critiche, ha invece affermato come la sua opera sia funzionale alla creazione ed analisi di un insieme di tattiche, cioè di un semplice strumento.
«L'azione non violenta è una tecnica per condurre conflitti, al pari della guerra, del governo parlamentare, della guerriglia. Questa tecnica usa metodi psicologici, sociali, economici e politici. Essa è stata usata per obiettivi vari, sia "buoni" che "cattivi"; sia per provocare il cambiamento dei governi sia per supportare i governi in carica contro attacchi esterni. Il suo utilizzo è unicamente responsabilità e prerogativa delle persone che decidono di utilizzarlo».[7]
La presenza di alcuni ricercatori dell'Einstein Institute durante alcune insurrezioni anti russe, a partire dagli eventi di piazza Tienanmen, sarebbe stata motivata dalla volontà di studiare sul campo i movimenti in azione, e non avrebbe avuto alcun ruolo a monte se non quello di ispirazione.
Note
- ^ Weber, Thomas. Gandhi as Disciple and Mentor. Cambridge University Press, Cambridge 2004
- ^ Welcome to the Albert Einstein Institution
- ^ in Italian
- ^ Albert Einstein Institution - Publications - 005 From Dictatorship to Democracy
- ^ The Albert Einstein Institution: non-violence according to the CIA [Voltaire Network]
- ^ http://onlinejournal.com/artman/publish/article_308.shtml
- ^ http://aeinstein.org/CORRECTIONS.pdf