Ruvo di Puglia (IPA: ['ruvo], Riuve IPA: ['riːuvə] in dialetto ruvese) è un comune italiano di 25.786 abitanti[2] della provincia di Bari in Puglia.

Ruvo di Puglia
comune
Ruvo di Puglia – Veduta
Ruvo di Puglia – Veduta
La concattedrale
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione Puglia
Città metropolitana Bari
Amministrazione
SindacoVito Nicola Ottombrini (centro Sinistra) dal 30-5-2011
Territorio
Coordinate41°07′00″N 16°29′00″E
Altitudine267 m s.l.m.
Superficie222,04 km²
Abitanti25 786[2] (31-12-2010)
Densità116,13 ab./km²
FrazioniCalentano
Comuni confinantiAltamura, Andria (BT), Bisceglie (BT), Bitonto, Corato, Gravina in Puglia, Spinazzola (BT), Terlizzi
Altre informazioni
Cod. postale70037
Prefisso080
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT072038
Cod. catastaleH645
TargaBA
Cl. sismicazona 3 (sismicità bassa)[3]
Nome abitantiruvesi, ruvestini[1]
PatronoSan Biagio, San Rocco e San Cleto
Giorno festivo3 febbraio
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Ruvo di Puglia
Ruvo di Puglia
Ruvo di Puglia – Mappa
Ruvo di Puglia – Mappa
Posizione del comune di Ruvo di Puglia all'interno della provincia di Bari
Sito istituzionale
«Ruvo morì per rivivere, come la Fenice d'Eliopoli, dal cener di sé»

Fa parte del Parco nazionale dell'Alta Murgia[5], ospita la sede della Comunità montana della Murgia Barese Nord-Ovest[6] e del Museo archeologico nazionale Jatta che grazie alle migliaia di reperti archeologici ha accresciuto la fama della città[7]. È inoltre il terzo comune per estensione della Provincia di Bari ed è una città dell'olio[8] oltre che città d'arte[9].

Geografia fisica

Territorio

  Lo stesso argomento in dettaglio: Geografia della Puglia.

L'agro di Ruvo con i suoi vigneti, oliveti e seminativi è uno dei più estesi della Terra di Bari. Il territorio si estende per 222,04 km2 e confina a nord con Bisceglie, a nord-est con Terlizzi, a est con Bitonto, a sud-est con Altamura, a sud con Gravina in Puglia, a sud-ovest con Spinazzola e Andria e a ovest con Corato. Il territorio incluso nel Parco nazionale dell'Alta Murgia, presenta le caratteristiche tipiche del paesaggio carsico pugliese: doline, valli carsiche o lame, tra le quali si ricorda il corso superiore della Lama Balice (altrimenti detto in passato torrente Tiflis), oltre a gravi e grotte, tra cui la Grave della Ferratella, che è la più profonda in regione, e l'Abisso di Notarvincenzo. Inoltre l'agro ruvese è caratterizzato dal tufo, la più diffusa roccia della zona, da terreni argillosi e ciottolosi[10].

Flora e fauna

In 1100 ettari di estensione territoriale, il versante adriatico presenta numerosi gruppi di quercia roverella, tipici della zona, mentre nell'entroterra la maggiore esposizione ai venti ha creato una vegetazione selettiva caratterizzata arbusti e rovi[11]. Nell'agro sono state identificate 1500 specie vegetali tra le quali spicca la stipa austroitalica[11]. Nei pascoli sorgono specie endemiche come orchidee selvatiche e strati erbacei caratterizzati da ferule, asfodeli e graminacee[11]. Tipico della zona, tra la vegetazione spontanea, è senza dubbio il fungo cardoncello mentre nei boschi prevalgono oltre alle roverelle i fragni, le querce spinose, i lecci, i cerri e i farnetti[11]. Nel sottobosco sono presenti specie di gigari e peonia mascula[11].

L'habitat dell'Alta Murgia non offre esemplari di animali di grossa stazza ma può annoverare la presenza di volpi, cinghiali, lepri, ricci e vipere[10]. Tuttavia è di particolare interesse l'esistenza di numerose specie di insetti e uccelli. Tipiche della zona sono le calandrelle, le allodole, le cappellacce e le tottaville[11]. È inoltre abbastanza numeroso il gruppo di rapaci tra i quali sono presenti sparvieri, nibbi reali, nibbi bruni, bianconi, lanari ed una importante popolazione di falchi grillai[11]. Gli ambienti carsici sono invece caratterizzati da esemplari di tritone italico, rospo, raganella, rana verde e ululone appenninico mentre l'aspetto secco e petroso della Murgia favorisce l'esistenza di rettili come il geco di Kotschy e il colubro leopardino[11].

  • Classificazione sismica[12]: zona 3 (sismicità bassa), Ordinanza PCM n. 3274 del 20/03/2003 aggiornata al 16/01/2006 con le comunicazioni delle regioni.

Clima

Il comune è soggetto a un clima mediterraneo (o, secondo la classificazione di Köppen, clima temperato delle medie latitudini), caratterizzato da estati secche e afose e da inverni miti e abbondantemente piovosi. Le nevicate sono rare ma non mancano sporadicamente le basse temperature vicine a 0°C a causa delle correnti provenienti dal Nord Europa. Il periodo estivo, invece, risente dell'influenza dei venti nordafricani che determinano lunghi periodi di afa e scirocco.

I picchi più alti della temperatura furono toccati nel giugno del 2007 con circa 45°C e nel luglio dello stesso anno sfiorando i 46°C[13]. Spesso le estati fortemente afose hanno portato a lunghi periodi di siccità dei quali il più recente si è registrato nel 1980[14] mentre i più terribili sono avvenuti nel 1908 e nel 1914[15].La nevicate, seppur sporadiche, sono accolte come un evento tanto raro quanto eccezionale; dalla popolazione è particolarmente ricordata la nevicata del 2 febbraio 1956 che fece cadere su Ruvo quasi un metro e mezzo di neve[16]. Altra importante nevicata fu quella del 2 e 3 gennaio del 1993 che imbiancò la città con 50 centimetri di neve[17]. Le nevicate più recenti si sono verificate il 14 e 15 dicembre 2007[18] e il 6 e 7 febbraio 2012[19][20].

BARI PALESE
[21]
Mesi Stagioni Anno
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic InvPriEst Aut
T. max. media (°C) 1213151822262828252117141318,327,32119,9
T. media (°C) 8,59,011,013,517,521,523,523,521,017,013,010,09,214,022,817,015,8
T. min. media (°C) 5579131719191713965,39,718,31311,6
Precipitazioni (mm) 51575247373227396265546317113698181586
Umidità relativa media (%) 77747268686564656872767876,369,364,77270,6
Vento (direzione-m/s) NNW
16
NNW
16
E
16
E
16
E
16
E
16
E
16
E
16
E
16
NNE
9
S
9
WNW
16
16161611,314,8

Storia

  Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Ruvo di Puglia e Battaglia di Ruvo.

La preistoria, l'arrivo dei Greci e l'età romana

 
Epigrafe a Gordiano III

Alcuni reperti di pietra lavorata fanno risalire i primi insediamenti nell'agro ruvese al paleolitico medio mentre alcuni resti di villaggi confermano la presenza degli uomini in questa zona fin dal VI millennio a.C.[24]. Tuttavia durante l'età del bronzo il territorio fu abitato dai Morgeti, un popolo ausonico, poi scacciato dagli Iapigi con l'avvento dell'età del ferro[24]. Gli Iapigi si stabilirono in terra di Bari come Peuceti e Ruvo fu inizialmente fondata come un villaggio in cima alla collina attualmente sita tra la pineta comunale e la chiesa di San Michele Arcangelo[24]. L'agro ruvese in età peuceta era vastissimo ed ebbe anche un porto, chiamato Respa, presso Molfetta[25].

Tra l'VIII e il V secolo a.C. i greci colonizzarono pacificamente Ruvo che da quel momento prese il nome di "Ρυψ". Intorno al IV secolo a.C. il villaggio visse il momento di maggior splendore intrattenendo scambi commerciali con gran parte delle popolazioni italiche, tra cui gli Etruschi, coniando moneta propria e vantando una popolazione e un territorio mai più raggiunto[25] (l'agro rubastino di età greca comprendeva Molfetta, Terlizzi, Corato, Trani e Bisceglie)[26]. Ruvo si pose come una delle più fiorenti città-stato della Magna Grecia e la sua ricchezza consisteva nel commercio di olio e vino e nella florida produzione di vasellame[27]. La città greca di Ruvo finì col diventare protetta di Atene, come dimostrano alcune monete, ma anche alleata di Taranto[26].

Dopo le guerre sannitiche e la guerra contro Taranto, Ruvo entrò nell'orbita d'influenza romana col nome di Rubi[26]. In seguito Ruvo giocò un ruolo fondamentale per la Repubblica romana e per l'impero vedendosi prima assegnare la cittadinanza romana e il titolo di municipium e infine diventando stazione della via Traiana[26]. Nel 44 inoltre Ruvo vide sorgere la propria diocesi per volere di San Pietro, il quale nominò primo vescovo San Cleto che in futuro diventerà papa[26]. Tuttavia in età imperiale l'ager rubustinus subisce una diminuzione in quanto sorgono Molfetta, Trani e Bisceglie, facendo perdere così il contatto con il mare[26].

Ruvo medievale

 
Gli ultimi due torrioni rimasti delle mura medievali di Ruvo nei pressi di via Veneto

Nel V secolo scomparve la fiorente Ruvo sotto i colpi delle invasioni dei Goti che ridussero la città a un cumulo di macerie[26]. Ruvo, rifondata sulle pendici della collina originaria, fu prima conquistata dai Longobardi e poi preda dei Saraceni[26]. Fu in questo periodo che i ruvestini decisero di dotarsi di una cinta muraria munita di torri e quattro porte: Porta Noè (attuale via Veneto), Porta del Buccettolo (via Campanella), Porta del Castello (piazza Matteotti) e Porta Nuova (corso Piave)[26]. Nell'XI secolo la fortezza di Ruvo entrò nella Contea di Conversano e subì altre violenze a causa di alcuni conflitti interni[26]. Tuttavia fu sotto Federico II di Svevia che la città finalmente riconobbe una crescita culturale ed economica, un periodo segnato dalla costruzione della cattedrale e nel territorio tra Ruvo e Canosa del Castel del Monte[26]. A questo momento storico però risalgono anche le fondazioni delle città di Corato e Andria, le quali andarono a diminuire ulteriormente l'agro ruvese[26].

Dal 1266 Ruvo divenne feudo ed entrò sotto l'influenza angioina[26]. Nonostante questo il feudo rubastino vide sfumare ancora una volta il periodo di pace e prosperità che stava attraversando poiché nel 1350 la città fu rasa al suolo e saccheggiata da Ruggiero Sanseverino[26]. I ruvesi furono così costretti a ricostruire il centro abitato, le mura e decisero anche la costruzione della cosiddetta Torre del Pilota, alta 33 metri[26]. Al dominio angioino si succedette quello aragonese. Negli scontri per il dominio sul Regno di Napoli tra Francia e Spagna, Ruvo rimase coinvolta nell'omonima battaglia che vide vincitori gli spagnoli guidati da Consalvo di Cordova contro le truppe francesi di Jacques de La Palice stanziate a Ruvo[26]. Durante questa battaglia la città fu rasa al suolo per la terza volta[26]. Lo stesso feudo vide inoltre partire dalle proprie mura i tredici francesi che si scontrarono contro altrettanti italiani nella disfida di Barletta[26].

I Carafa: conti di Ruvo

 
Monumento ai Caduti in piazza Bovio

Nel 1510 Oliviero Carafa acquistò il feudo di Ruvo e la stessa città conobbe un periodo storico negativo[26]. La maggior parte delle storiche famiglie patrizie ruvesi si estinsero e solo nel Seicento sorsero nuove famiglie nobili che conobbero una particolare e florida condizione economica. Furono inoltre rafforzate ulteriormente le mura ma nonostante il lungo periodo di pace la popolazione era soffocata dalle angherie del casato napoletano e dal governo tirannico degli stessi conti che trasformarono la torre del Pilota da strumento di difesa a prigione[26]. Tra la fine del Cinquecento e il Seicento, ovvero nell'epoca della controriforma, Ruvo vide nascere vari sodalizi e congreghe tuttora operanti specialmente nella cura dei riti della Settimana Santa ruvestina. Nonostante il periodo nefasto segnato anche dai terremoti del 1626 e 1627 si distinsero in Ruvo alcuni uomini illustri tra i quali il più celebre è senza dubbio il medico Domenico Cotugno. Nel 1806, sotto il dominio napoleonico il feudalesimo fu abolito, concludendo così il dominio dei Carafa durato tre secoli[26].

Dall'Unità d'Italia ai giorni nostri

Dopo il dominio dei Carafa, i moti liberali toccarono anche Ruvo ma fallirono miseramente come nel resto del mezzogiorno[26]. Tuttavia in nei primi anni dell'Ottocento si distinse particolarmente Giovanni Jatta, il quale eletto dai ruvesi avvocato della città, vinse la causa contro i Carafa ottenendo dei lauti risarcimenti e fu tra i protagonisti di quegli scavi archeologici che rivelarono il ricco sottosuolo ruvese che finalmente restituirà a Ruvo un posto nella storia. Nel periodo antecedente all'unità d'Italia[26]. Ruvo fu sede di una vendita carbonara chiamata "Perfetta Fedeltà" della quale fece parte il patriota e avvocato Francesco Rubini che si occupò di organizzare i moti risorgimentali anche a Ruvo[26]. Nel periodo post-unitario Ruvo, seppur lentamente, conobbe i segni del progresso anche per merito del deputato ruvese Antonio Jatta. Tappe fondamentali del progresso furono segnate nel 1905 con l'arrivo dell'illuminazione elettrica e nel 1914 con la diffusione dell'acqua pubblica. Durante la prima guerra mondiale ben 367 ruvesi caddero sui fronti di battaglia mentre nel ventennio fascista furono realizzate altre opere di pubblico vantaggio quali la bonifica del pantano e la creazione della fognatura nel 1938[26]. Nel secondo dopoguerra Ruvo si distinse in ambito culturale, soprattutto grazie alle opere di Domenico Cantatore, ma anche in ambito economico con i fiorenti vitigni e oliveti.

Simboli

File:Ruvo di Puglia-Stemma.png
File:Ruvo di Puglia-Gonfalone.png

Pochissime sono le notizie giunte fino ai giorni nostri riguardanti l'araldica del comune di Ruvo di Puglia. A far luce sull'origine dello stemma è Giovanni Jatta nel suo Cenno storico sull'antichissima città di Ruvo nella Peucezia. L'attuale stemma deriva dall'errata interpretazione dell'etimologia del toponimo poiché si riteneva che Ruvo derivasse dall'espressione "terra abbondante di rovi"[23] e dunque la popolazione si dette come stemma un vaso colmo di rovi[28][29]. Col passare del tempo però lo stemma si semplificò dando vita a quello attuale, ovvero un'anfora di cotto su sfondo azzurro. Jatta nella sua storiografia consigliò giustamente di sostituire lo stemma ispirandosi alle monete greche rinvenute sulle quali era impresso il nome antico di Ruvo, ovvero Ρυψ (Rhyps, da leggere "Riùps"), così come avvenne per la città di Taranto[30][31]. Tuttavia tale ipotesi non è mai stata presa in considerazione ed ormai l'anfora di cotto è indissolubilmente legata al nome di Ruvo.

Lo stemma odierno fu riconosciuto tramite un decreto del Presidente della Repubblica l'11 gennaio del 1950 con la seguente blasonatura:

«D'azzurro all'anfora di cotto
 

Ancor meno si conosce del gonfalone e della bandiera. Il colore prevalente è il rosso, il quale probabilmente richiama il rosso della terra argillosa e lo smalto dell'anfora. Il gonfalone viene esposto in tutte le cerimonie pubbliche ed anche durante le processioni dei santi patroni e dell'Ottavario. Esso è composto da un drappo rosso bordato e decorato di ricami dorati sul quale campeggia la scritta dorata Comune di Ruvo di Puglia. Senza dubbio hanno origini misteriose gli ornamenti dorati del gonfalone dato che per i comuni sono previsti ricami e iscrizione argentate[32].

La bandiera di Ruvo di Puglia viene utilizzata raramente sebbene esposta sui balconi di piazza Giacomo Matteotti, sede del palazzo comunale, durante alcuni periodi dell'anno o in occasioni di feste laiche e nazionali. La bandiera è costituita da un tessuto rosso foderato da un motivo floreale e bordato da un ricamo dorato.

Monumenti e luoghi di interesse

Architetture religiose

 
Il portale centrale della Concattedrale

Le chiese di Ruvo di Puglia costituiscono il principale nucleo del patrimonio artistico del comune. Questo è dovuto all'esistenza, fino al 1982, della Diocesi di Ruvo, fondata secondo la tradizione da San Pietro, il quale pose a capo dell'episcopato locale il futuro terzo papa San Cleto, poi unita a Bitonto sul finire dell'800 e infine confluita nella diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi.

 
La chiesa di San Michele Arcangelo vista dalla Pineta
  • Chiesa del Santissimo Redentore. La costruzione fu iniziata nel 1900 e terminata soltanto nel 1955[38]. La facciata presenta un porticato diviso in arcate per quanto riguarda l'ordine inferiore; sull'ordine superiore sono presenti due nicchie ed una finestra centrale[38]. Il prospetto culmina con il classico timpano sovrastato dalla statua lapidea del Cristo Redentore[38]. L'interno presenta una volta a botte che copre l'unica navata sulle cui pareti si dispongono otto cappelle e relative nicchie[38]. L'altare è esaltato dalla luminosità del grande mosaico che copre il catino absidale rappresentante La Chiesa in cammino verso il Redentore[38].
  • Chiesa del Carmine. Originariamente intitolata a San Vito fu affidata nel 1614 all'Arciconfraternita del Carmine che la restaurò[39]. Tuttavia l'aspetto odierno è stato raggiunto soltanto grazie alle opere di restauro e completamento terminate nel 1885[40]. L'ampia facciata è rettangolare e sormontata da un timpano[39]; l'interno, costituito da una sola navata, presenta la volta a botte affrescata e sono conservate in questo tempio i simulacri che sfilano durante la processione dei Misteri il Venerdì Santo.
  • Chiesa di San Rocco. Il tempietto fu costruito nel 1503 in segno di ringraziamento e devozione da parte del popolo ruvestino, in seguito alla liberazione di Ruvo dalla peste per mano del Santo[42]. Tuttavia nel 1645 la chiesetta fu riedificata[42]. L'esterno presenta un'ampia facciata a bugnato con un portale architravato. All'interno è particolarmente venerato il gruppo in cartapesta degli Otto Santi, portato in processione la notte del Giovedì Santo.
  • Chiesa del Purgatorio. Frutto dell'unione di due chiese adiacenti, l'edificio ha assunto l'aspetto presente nel XVII secolo e sorge sull'antica cisterna di età romana in cui si radunavano i primi cristiani ruvesi sotto la guida di San Cleto[43]. L'esterno presenta una facciata a bugnato culminante in un campanile barocco. All'interno si possono ammirare, sulla volta a botte, due cicli di affreschi raffiguranti la vita di alcuni santi[37].
 
Particolare della facciata di San Giacomo al Corso
  • Cimitero monumentale. Si accede tramite il viale lungo circa 1 km, intitolato a Ugo Foscolo. Fu inaugurato il 1 gennaio 1900 e si possono ammirare le varie cappelle gentilizie[51].

Architetture civili

 
Palazzo Jatta

I beni architettonici di Ruvo comprendono la serie di palazzi nobiliari del centro storico costruiti tra il XVII e il XIX secolo, le torri da sempre numerose e disseminate nel territorio ruvese e i luoghi di pubblico utilizzo quali teatri e cinema. Costruzioni di interesse storico e architettonico sono diffuse anche nell'aperta campagna, nella quale troneggiano le masserie e gli jazzi.

 
La Torre dell'Orologio
  • Palazzo Camerino. L'edificio fu costruito sui ruderi dell'ala destra del Castello e ceduto nel 1811 dai Carafa alla famiglia Montaruli[57]. Tuttavia nella prima metà del Novecento il palazzo fu ceduto alla famiglia Camerino[57]. Alla struttura si accede tramite una ampia scalinata che porta al grande portale di ingresso fiancheggiato da due colonne[57].
  • Palazzo Caputi. Nel 1592, il nobile Domenico Caputi ne ordinò la costruzione, tuttavia nel XVII secolo fu aggiunta la seconda parte dell'enorme edificio[58], molto simile a Palazzo Avitaia. L'interno presenta una loggia decorata[58].
  • Villa Fenicia. Sita sulla strada provinciale Ruvo-Bisceglie, fu edificata come una masseria fortificata nel XVII secolo e trasformata in villa signorile sul finire del XIX secolo[60]. Attualmente è adibita a sala ricevimenti.
  • Torre dei Guardiani, contrada Ferrata Jazzo Rosso, XIX secolo.
  • Torre dell'Orologio. Fu costruita nel 1604 e restaurata nel 1870[61]. La torre ha pianta quadrata e presenta esteriormente un bugnato diviso in quattro ordini. Sulla sommità del bastione è situato il pubblico orologio e le due campane, le quali tuttora scandiscono il passare del tempo con i rintocchi. Ai piedi della torre è posta un'epigrafe di età romana che ricorda la passata grandezza di Ruvo[62].
  • Teatro Comunale. fu istituito nel 2008 durante la ristrutturazione dei locali dell'ex Salone Polivalente, sito in via Sandro Pertini[64]. Il teatro è costituito da una sala da 120 posti con gradinata, camerini, attrezzeria, uffici e foyer[64].
 
Il tratto dell'Acquedotto Pugliese immerso nell'agro ruvestino
  • Masseria Coppa. La famiglia Coppa che fece costruire il complesso (fornito anche di una cappella) nel 1735[65]. Nei primi decenni del XIX secolo, la masseria passò in mano alla famiglia Jatta ed i fratelli Giovanni e Filippo la ristrutturarono costruendovi il piano superiore[65]. Negli anni '70, la struttura fu rilevata dalla famiglia Caputi che l'ha trasformata in azienda agricola[66].
  • Masseria Torre del Monte. Fu costruita in pietra locale nel 1791 in contrada Torre Monte. È costituita da due vani, che anticamente fungevano da stalle e depositi, e dalla casa del massaro[67]. Attualmente la masseria è stata trasformata in sala ricevimenti[67].
  • Masseria Modesti. Sita in contrada Lama d'Ape, è sorta nel XIV secolo ed ha costituito da sempre un punto di riferimento per le attività agricole nell'agro ruvestino[68]. La masseria è dotata anche di un forno e di una chiesetta[68].
  • Massieria Ferrata. Risalente al XVII secolo, sorge a 15 km da Ruvo ed è stata a lungo un possedimento della famiglia Camerino[69]. La struttura prende il nome dalla lama Ferrata e dal 1988 è diventata un'azienda agrituristica[69].
  • Acquedotto del Sele-Calore. Fa parte dell'Acquedotto Pugliese e attraversa per gran parte il terriotorio del comune di Ruvo, tagliandolo in due. Il tratto che si immerge nel agro ruvestino è costituito da numerose fornici, costruite per valicare le lame che solcano il territorio[61]. Esso costituisce anche un punto panoramico di Ruvo[61].

Architetture militari

 
I resti del Castello
  • Castello. Sede del potere di tutte le dominazioni che hanno soggiogato Ruvo, la fortezza si ergeva a nord del borgo medievale, a ridosso delle mura[74]. Tuttavia con l'arrivo dei Carafa nel 1510, il Castello non fu più utilizzato come strumento di difesa ma fu volto a residenza conteale[74]. Dell'originario fortilizio è sopravvissuto soltanto il settore centrale con l'alta torre quadrangolare.
  • Torre del Pilota. Costruita intorno al XIV secolo, era il secondo edificio più alto della città e rappresentava il perno del sistema difensivo e non fu mai distrutta in alcuna battaglia[75]. Durante il dominio dei Carafa, la Torre fu trasformata in prigione per gli oppositori[75]. Crollò il 18 febbraio 1881.

Altro

Siti archeologici

Come testimoniano la raccolta Jatta di ceramiche greche esposta nell'omonimo museo e l'ipogeo rinvenuto al di sotto della Concattedrale, Ruvo possiede un sottosuolo florido di reperti archeologici. Nella contrada Patanella, infatti, intorno agli '70 del XX secolo, fu rinvenuta un'estesa necropoli di età altomedievale[61]. In seguito nella zona Santuario della Madonna delle Grazie è stata scoperta una seconda necropoli[61]. Tuttavia le scoperte archeologiche non sono avvenute soltanto nella campagna ruvese ma anche nel centro abitato, come nell'area compresa tra largo Le Croci e l'estramurale Scarlatti, quando, nel 1989, sono stati scoperti resti di abitazioni di età classica ed ellenistica[61]. Anche la zona della chiesa di San Michele Arcangelo è stata sottoposta al vincolo archeologico, in quanto furono ritrovati resti dell'insediamento neolitico di Ruvo[61]. Recentemente, in contrada Matine, a 11 km dal centro abitato è stata rinvenuta una tomba a tumulo del IV secolo a.C.[77].

Aree naturali

La pineta comunale, realizzata nel 1970, sorge nel punto più alto del centro abitato ed è frequentata soprattutto d'estate per via dei venti boreali che qui confluiscono[78]. Inoltre dalla terrazza è possibile osservare il mare e le cittadine costiere tra Barletta e Bari[78]. Si ritiene, inoltre, che in questa zona fosse sorto il primitivo villaggio di Ruvo. Nella campagna aperta, invece, sono presenti alcuni boschi di querce, come il bosco di Scoparella, situato a 12 km dal centro[79].

Società

Evoluzione demografica

Abitanti censiti[80]

Etnie e minoranze straniere

Al 31 dicembre 2010 sono presenti a Ruvo 491 cittadini stranieri di cui 256 uomini e 235 donne[81], pari al 2,6% dell'intera popolazione.

Le comunità più numerose sono:

Lingue e dialetti

Il dialetto rubastino si differenzia dal resto della provincia di Bari, per la ruvidità del suono[82]. Esso infatti, oltre alla comuni regole del dialetto barese della "e" semimuta e della tendenza a sfumare le vocali finali, presenta delle variazioni fonetiche nel passaggio dall'italiano al rubastino: la "a" tende a trasformarsi in "o" (esempio: "casa" diventa "kose"), la "e" si tramuta in "ai" o "ei" (es.: "sàire" per "sera") e la "o" muta in "au", "iu", "u" o "uo" (ad esempio "ora" diventa "àure", "padrone" muta in "patrìune" o "dolce" diventa "dùolece"). Inoltre il dialetto rubastino ha subito l'influenza della varie lingue che hanno abitato l'agro ruvestino[82], si ricordano infatti termini provenienti dalla lingua indigena come "làmije" (ovvero la lama, tipico solco che caratterizza la Terra di Bari), dal greco antico "cucue" (da "κυκλος", ovvero il cerchio), dalla lingua latina "osce", "crè" e "pescrè" ("hodie", "cras" e "postcras" che significano "oggi", "domani" e "dopodomani"), dallo spagnolo proviene il termine "scarcièdde" (ovvero scarcella da "escarceras"), dal francese derivano i lemmi "toliètte" (da "toilette", ovvero la specchiera) e "travagghiàun" (indica il pipistrello da "travailleur", poiché esso tende a muoversi di continuo) e dall'arabo provengono "zaraff" (lo zingaro venditore di cavalli) e "tavìute" (la bara)[83].

Tradizioni e folclore

 
Il simulacro di San Biagio
 
La Quarantana

Cultura

Biblioteche

  • Biblioteca comunale "Pasquale Testini". Essa possiede circa 16000 libri, dei quali sono catalogati solo 12800[61]. All'interno sono presenti volumi sulla storia locale, postazioni internet e libri di narrativa[61].

Scuole

 
La scuola elementare "Giovanni Bovio"

Musei

 
Il distacco di Ettore da Andromaca e Astianatte. Cratere apulo a colonnette (370-360 ca.)
  • Museo archeologico nazionale Jatta. Il museo fu istituito per esporre i numerosi reperti, circa un migliaio, rinvenuti nell'agro ruvestino da Giovanni Jatta e suo fratello Giulio e databili tra l'età peuceta e magno-greca. Dopo la morte di Giovanni Jatta, i reperti erano in procinto di essere venduti al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, ma una volta annullata la cessione fu per volere di Giulia Viesti, moglie di Giulio Jatta, che in alcune stanze del Palazzo Jatta fosse allestito il museo di famiglia, rimasto privato fino al 1991, anno in cui lo Stato acquistò la collezione dall'omonima famiglia[53]. I reperti sono ripartiti stanza per stanza in base all'importanza[101]. Tuttavia il museo è particolarmente famoso per via del vaso di Talos, il quale deve la sua fama alle innovazioni tecniche presentate[102].

Media

Radio

Il 3 gennaio 1977 fu fondata Radio Ruvo, rimasta attiva per circa un decennio[103]. Nonostante non siano presenti altre stazioni radiofoniche, l'emittente coratina, Radio Selene, è particolarmente legata al territorio comunale.

Stampa

Ruvo è sede della redazione de il rubastino, un periodico culturale nato nel 1969 e redatto dalla Pro Loco locale[104]. Esso trae il nome dal toponimo greco di Ruvo rinvenuto sulle monete peucete, ovvero "ΡΥΒΑΣΤΕΙΝΟ" donde "rubastino"[104]. Dal 2001 è edito il mensile La Nuova Città che riunisce i lettori dei comuni di Ruvo e Terlizzi[105] e si occupa generalmente di politica e cultura. Nel 2009 l'Amministrazione Comunale ha iniziato la diffusione del periodico ruvocomunic@, distribuito gratuitamente[106].

Musica

La cultura musicale ruvestina è indissolubilmente legata alla tradizione bandistica locale. La scuola musicale venne istituita nel 1871 e nel 1894 furono acquistati i nuovi strumenti per la prima banda cittadina[107]. Nello stesso anno, il 18 aprile, Francesco Porto fu nominato nuovo direttore della scuola e della banda e sotto la sua direzione affiorarono i primi successi. Tuttavia con il sopraggiunge della prima guerra mondiale, nel 1914, la scuola musicale entrò in crisi[107]. Tuttavia nel 1921 la direzione fu assegnata al maestro Antonio Amenduni, il quale fondò la "banda dei ragazzi", raccogliendo successi con le numerose tournèe effettuate[108]. Il concerto musicale fu però sciolto nel 1932 per poi essere ricostituito nel 1948 sotto la direzione di Alessandro Amenduni, fratello minore di Antonio[108]. Nel 1969 il concorso come nuovo direttore della scuola musicale fu vinto da Basilio Giandonato[108]. La tradizione bandistica ruvestina è tuttora un punto di riferimento nell'orizzonte culturale locale[108] e si è contraddistinta soprattutto nell'ambito delle marce funebri che accompagnano le processioni della Settimana Santa[109]. Il celebre jazzista Pino Minafra e il flautista Vincenzo Mastropirro sono figli di questa tradizione musicale. Attualmente sono esistenti il Concerto Bandistico "Basilio Giandonato" e il Concerto Bandistico "Nicola Cassano", a queste si aggiunge la "Bassa Banda".

Cucina

Il piatto tipico della gastronomia locale è la "tiell", detta anche "vaso di Ruvo", ovvero un pasticcio di maccheroni cotto al forno in un tegame di terracotta[110]. Tipiche della cucina barese sono le orecchiette ("strascenot" in dialetto rubastino), anche se a Ruvo non sono condite solo con le rape anche con sugo e ricotta dura[110] e il purè di fave e cicorie (in dialetto "faviétte e cequeridde")[111]. Il menù tipico della festa dell'Immacolata Concezione e della Vigilia di Natale prevede le lagane (in dialetto "laghene") condite con mollica fritta, baccalà e pomodori[110]. Durante la Quaresima invece, poiché secondo la tradizione è proibito mangiare carne, si usa consumare il calzone ("calzaun" in rubastino), ripieno di spaghetti, cipolle, baccalà, olive nere o acciughe[110]. Inoltre, sono tipici i dolci di pasta reale[110].

Personalità legate a Ruvo di Puglia

Native

Legate

Eventi

  • Talos Festival. È una manifestazione jazz che si svolge nella seconda decade di settembre ed è nato nel 1993 per volere del jazzista ruvestino Pino Minafra, il quale ha anche diretto la rassegna tra il 1993 e il 2000, per poi tornare alla direzione nel 2004 e nel 2012[113]. Al festival prendono parte jazzisti di fama internazionale ma viene dato spazio anche alle bande musicali, tipiche del Mezzogiorno[113].

Geografia antropica

Urbanistica

File:Ruvodalcielo.jpg
Panorama di Ruvo e dei suoi assi viari, visti da est

Il centro abitato attuale ebbe origine nel 1820, a causa dell'abbattimento delle mura che ormai non consentivano la costruzione di nuove abitazioni[61]. L'intero spazio occupato dalle mura fu così sostituito da nuovi edifici, eccetto il tratto compreso tra via Rosario e via Fornello, nel quale sono ancora visibili i resti dell'antica fortificazione e i due torrioni di epoca aragonese[61]. Attorno al borgo medievale si sviluppati i cinque corsi, detti stradone, i quali si estendono per un totale di 1300 metri e sono composti a nord da corso Giovanni Jatta, a est da corso Cavour, a sud-est dal tratto rettilineo di piazza Giovanni Bovio, a sud da corso Ettore Carafa e a ovest da corso Antonio Gramsci che si prolunga fino a piazza Felice Cavallotti[61]. Dunque attorno allo stradone sorsero i primi palazzi per volere delle famiglie agiate di Ruvo, tra cui Palazzo Jatta, in piazza Bovio, Palazzo Camerino, Palazzo Chieco e Palazzo Testini in corso Carafa e Palazzo Testini in piazza Cavallotti[61]. Nel 1871 l'Amministrazione Comunale si dotò di un regolamento edilizio (approvato nel 1879) e intorno al 1874 la prima espansione del centro abitato si sviluppò a ovest, nella zona compresa tra piazza Cavallotti e corso Domenico Cotugno, e a sud attorno alla chiesa di San Domenico e all'attuale piazza Bovio[61]. Entro l'inizio del secolo successiva, Ruvo si ampliò del tutto attorno allo stradone, il quale viene reimpostato, ampliato e dotato di marciapiedi e di filari di tigli, oleandri e cedri[61]. Nel 1919 venne costruito il prolungamento di corso Cavour, ovvero corso Antonio Jatta, che conduce al viale Ugo Foscolo, sede del cimitero monumentale[61]. Il piano di ampliamento venne approvato nel 1949 col fine di risistemare la zona a nord-est mentre nel 1958 furono costruite le prime case popolari[61]. Al 1968 risale l'attuale Piano Regolatore Generale, il quale prevede la formazione della zona industriale a est verso Terlizzi e l'impostazione del tracciato ferroviario Bari Nord[61].

Frazioni

Calentano

La località è abitata dall'epoca romana e faceva parte dei numerosi casali ruvesi di epoca alto medievale[114]. La frazione è impreziosita dalla presenza del Santuario di Santa Maria di Calentano, sorto anch'esso in età medievale[114]. Inoltre il Lunedì dell'Angelo si svolge a Calentano la processione campestre dell'Annunciazione[115].

Economia

 
Vigneti ai piedi del Castel del Monte in Terra di Bari

Il comune di Ruvo di Puglia presenta un tasso di attività pari al 42,9%, un tasso di occupazione del 37,5% e un tasso di disoccupazione del 12,5% e quest'ultimo costituisce un dato abbastanza contenuto rispetto alla media provinciale[116].

Agricoltura

Ruvo è un comune la cui economia è basata prevalentemente sull'agricoltura, come testimoniano le 4443 aziende coinvolte nel settore, anche se l'attività agricola ha registrato un calo del 24,21% nel decennio intercorso tra il 1990 e il 2000[117]. La vocazione agricola si riscontra nella produzione dell'olio di oliva extra-vergine, del miele e dei vini DOC Castel del Monte, Moscato, Nero di Troia e Greco attraverso le locali cantine ed elaiopoli[111]. Il comune inoltre è una città dell'olio[8]. Nell'agro sono inoltre coltivate alcune varietà di mandorle, quali la Rana, la Tuono e la Genco[118].

Artigianato

Nell'artigianato locale sono coinvolte 532 imprese[117], tra queste resistono tutt'oggi botteghe di antica tradizione che si occupano della costruzione carri e ruote in legno, utilizzando la roverella, particolarmente diffusa nell'agro rubastino[111].

Industria

Nel settore industriale operano 483 aziende e nel periodo di tempo compreso tra il 1991 e il 2001 si è assistito ad un incremento dell'impiego in questo settore del 31,97%[117]. L'attività è concentrata principalmente nella zona industriale, sviluppatasi tra gli anni '70 e '80, nella quale sono presente imprese del settore alimentare, edile, elettronico e nei comparti dell'abbigliamento, della stampa e dei materiali da costruzione[119].

Servizi

All'interno del settore terziario lavorano 1081 imprese[117], le quali sono composte essenzialmente da servizi commerciali, assicurativi e bancari.

Turismo

A Ruvo prevale il turismo enogastronomico e culturale[120], alimentato dai piatti tipici della cucina ruvestina e dalla presenza del Museo Jatta.

Infrastrutture e trasporti

 
La viabilità stradale nel nord-barese

Storicamente Ruvo è attraversata dalla via Traiana, la quale divide a metà il centro storico. Ruvo, per i romani Rubi, svolgeva il ruolo di stazione (ovvero un luogo in cui soggiornare e fare rifornimento) posta tra Canosa di Puglia e Bitonto[121]. La stessa via fu percorsa dal poeta latino Quinto Orazio Flacco, il quale sostò a Ruvo come racconta nel V Libro delle Satire[122].

Strade

Il territorio comunale è attraversato dalla Strada Provinciale 231 (ex Strada Statale 98 Andriese-Coratina)[123] che collega Ruvo con Bari e i comuni limitrofi, seguendo la traiettoria dell'antica via Appia-Traiana. Ruvo è inoltre servita dalla Strada statale 16 bis Adriatica[123] che congiunge il comune con i paesi della costa.

Ferrovie

Ruvo è servita dalle Ferrovie del Nord Barese, servizio gestito dalla Ferrotramviaria S.p.A, attraverso la linea Bari-Barletta[123], che permette il collegamento con i comuni dell'entroterra e con i capoluoghi della Provincia di Bari e della Provincia di Barletta-Andria-Trani. La stazione ferroviaria è sita in via Duca della Vittoria.

Mobilità urbana

Il territorio comunale è servito da due società di autotrasporto, quali la Ferrotramviaria per quanto riguarda la tratta Bari-Barletta e la Società Trasporti Provinciale relativamente alla linea Ruvo-Trani che collega il comune con altre località marittime del nord-barese come Molfetta e Bisceglie[61]. Il trasporto pubblico urbano è invece garantito dalla società Scoppio Autolinee che consente di raggiungere i punti estremi del centro abitato, attraverso le cinque linee adibite al trasporto[61].

Amministrazione

Sport

 
Interno del PalaColombo

Calcio

L'A.S. Ruvo fu fondata negli anni '50 per poi rinominarsi U.S.D. Talos Ruvo negli anni '90. Tuttavia al termine del campionato di Promozione 2009-2010 la società sportiva si è sciolta. Nel 2012 è stata fondata la MolfettaRuvo Calcio dall'unione dell'A.S.D. Ruvo e della Nuova Molfetta, i cui incontri casalinghi si svolgeranno nello stadio comunale di Ruvo[125]. Nonostante questo il calcio ruvese non è mai andato oltre il campionato di Eccellenza.

Pallacanestro

Ruvo di Puglia ha avuto una squadra di pallacanestro, la Ruvo di Puglia Basket, che ha militato in Divisione Nazionale A fino alla stagione 2011-2012, massima serie raggiunta. Tale società è stata rinominata in Talos Basket Ruvo nel 2012[126]. Nell'estate del 2012 è stata fondata la Basket Nord Barese, partecipante al campionato di Divisione Nazionale B[127]. Entrambe le società di pallacanestro giocano le gare interne al PalaColombo.

Pallavolo

Attualmente Ruvo dispone di una squadra giovanile di pallavolo, l'A.S. Pallavolo Ruvo. Tuttavia fino al 2009 è esistita una società di pallavolo femminile, l'Avis Volley Ruvo, il cui massimo risultato è stato il raggiungimento del campionato di Serie C[128].

Calcio a 5

Nel comune di Ruvo di Puglia sono presenti tre società di calcio a 5. L'A.S.D. Atletico Ruvo è stato fondato nel 1998 e ha militato nel campionato di Serie C1 fino al maggio del 2012. L'A.S.D. San Rocco Ruvo, creato nel 2008, ha raggiunto il massimo risultato nel 2012, arrivando alla finale play-off di Serie C1[129]. Nell'estate del 2012 è stata fondata l'A.S.D. Città di Ruvo di Puglia, che partecipa al campionato di Serie C2[130]. Tutte le società disputano le partite interne al PalaColombo.

 
Vista interna della piscina comunale

Arti marziali e sport da combattimento

A Ruvo è presente la società polisportiva A.S.D. Olympia Grifo, fondata nel 1998, in cui si pratica ju jitsu, Fighting System, kick boxing, arti marziali miste, submission wrestling e Fitboxe[131]. L'Olympia Grifo ha vinto numerose medaglie e campionati nazionali a livello individuale[132].

Impianti sportivi

Note

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Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
28 novembre 1988 24 luglio 1990 Riccardo Camillo Berardi Democrazia Cristiana sindaco [124]
24 luglio 1990 8 maggio 1995 Matteo Paparella Democrazia Cristiana sindaco
8 maggio 1995 13 giugno 1999 Matteo Paparella Partito Popolare Italiano sindaco
27 giugno 1999 18 giugno 2002 Lia Caldarola Democratici di Sinistra sindaco
18 giugno 2002 25 maggio 2003 Carlo Maria Latorre commissario straord.
25 maggio 2003 26 luglio 2005 Saverio Fatone Unione dei Democratici Cristiani e di Centro sindaco
27 luglio 2005 13 giugno 2006 Mario Volpe commissario straord.
13 giugno 2006 13 giugno 2011 Nicola Stragapede L'Unione sindaco
3 giugno 2011 in carica Vito Nicola Ottombrini Partito Democratico sindaco

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