Endoios, Ενδοιος (VI secolo a.C. – ...), è stato uno scultore greco antico, attivo tra il 530 e il 500 a.C. circa.

Atena seduta (Acropolis 625), Atene, Museo dell'Acropoli.

Lo scultore Endoios è uno dei pochi artisti greci del periodo arcaico il cui nome sia stato tramandato da fonti letterarie ed epigrafiche. Pausania (1, 26.4) gli attribuisce origini ateniesi e lo ricorda come autore di una Atena seduta (Acropolis 625) dedicata da Kallias sull'acropoli di Atene, identificata con la figura trovata nel 1821 sul pendio a nord dell'acropoli, sotto l'Eretteo. Le fonti lo ricordano anche come autore di simulacri in legno e in avorio e come artista attivo nella Ionia, dove sarebbe stato autore di due statue di culto, una Artemide ad Efeso ed una Atena Poliàs ad Eritre, delle quali ci restano solo le descrizioni di Pausania.[1]

Attribuzioni

Intorno ad Endoios, e alla cerchia di artisti a lui prossimi, gli studiosi hanno riunito una serie di opere seguendo l'unica certamente attribuibile, su base stilistica e tramite l'osservazione delle firme; si tratta della base di Nelonides rinvenuta nel 1922 inglobata nel muro di Temistocle a sud della porta del Pireo ad Atene (Museo epigrafico di Atene 12870), che conservava al momento della scoperta una figura seduta dipinta. La cavità sulla superficie superiore della base indica che essa doveva reggere una statua in marmo del tipo del kouros arcaico. La base riporta due iscrizioni in alfabeto attico: un epitaffio commemorativo, scritto sul margine destro del lato frontale su cinque linee orizzontali, e una iscrizione verticale vicino al bordo sinistro dello stesso lato con la firma di Endoios: Ε[ν]δοιος κ[α]ὶ τόνδ᾿ ἐπόε.[2] Entrambe le iscrizioni sono state intenzionalmente cancellate prima del riutilizzo della base all'interno delle mura di Temistocle. La base di Nelonides è stata trovata insieme ad altre due basi; la prima è nota per il rilievo degli atleti che giocano a palla (Museo archeologico nazionale di Atene 3476), l'altra, con dimensioni simili e ugualmente decorata su tre lati, è nota per il rilievo con i giocatori di "hockey" (Museo archeologico nazionale di Atene 3477). La prossimità delle tre basi, nel senso del ritrovamento, ma anche nel senso della prossimità stilistica e strutturale, ha portato a ritenerle parti di un unico gruppo funerario familiare eseguito da Endoios o dalla sua bottega (Atene NM 3477 non può appartenere alla stessa mano di Atene NM 3476). Alla figura seduta dipinta tra le due iscrizioni della base di Nelonides è stata associata l'Atena seduta dell'acropoli e le due opere sono state datate intorno al 530-525 a.C.

La firma di Endoios è stata ricostruita su altre due iscrizioni trovate ad Atene: l'iscrizione sulla base di una stele funeraria perduta eretta per Lampito (Museo epigrafico di Atene 10643)[3] e l'scrizione sulla base di una statua votiva perduta dedicata da Ophs [ios] (Museo epigrafico di Atene 6249),[4] dove compare insieme alla firma di un altro scultore di nome Philergos, con ogni probabilità un allievo o un collaboratore. A questa base è stata associata la kore Acropolis 602, stilisticamente vicina all'Atena seduta.

Nessuna delle firme di Endoios può essere assegnata con certezza a nessuna delle sculture esistenti, ma il suo nome è stato frequentemente associato oltre che all'Atena seduta (Acropolis 625), al fregio del Tesoro dei Sifni (da parte di Andreas Rumpf, ma è attribuzione molto discussa) e al Rilievo del vasaio (Acropolis 1332). La firma di Endoios su quest'ultimo monumento votivo proveniente dall'acropoli è stata ricostruita da A. E. Raubitschek; il margine sinistro recava il testo della dedica, mentre sul margine destro la firma di Endoios è stata così reintegrata: Ἐν [δοιος εποιεσ] εν.[5]

L'allargamento delle attribuzioni alla Testa Rayet e al connesso Efebo della torre occidentale della porta del Pireo (ritrovato nel 1953) è avvenuto su base stilistica in avvicinamento con la testa del vasaio sul precedentemente citato rilievo e con le teste della base Atene NM 3476. Ad Endoios è stata attribuita anche la Atena del fregio con la Gigantomachia; tutte le opere attribuite sono datate tra il 530 e il 500 a.C.

Note

  1. ^ Per le fonti letterarie si veda: EAA,  s.v. Endoios.
  2. ^ I. G., ed. min., 983.
  3. ^ I. G., I, 477
  4. ^ I. G., I, Suppl., p. 179, n. 373; Raubitschek 1949,  n. 7.
  5. ^ Raubitschek 1949,  n. 70.

Bibliografia

  • P. Orlandini, Endoios, in Enciclopedia dell'arte antica classica e orientale, 3. Dan-Herc, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 1960.
  • Humfry Payne, La scultura arcaica in marmo dell'Acropoli, Roma, L'Erma di Bretschneider, 1981, ISBN 9788870625004.
  • (EN) Catherine M. Keesling, Endoios's Painting from the Themistoklean Wall: A Reconstruction, in Hesperia: The Journal of the American School of Classical Studies at Athens, vol. 68, n. 4, The American School of Classical Studies at Athens, Oct. - Dec., 1999, pp. 509-548.
  • (EN) Andrew Stewart, One Hundred Greek Sculptors, Their Careers and Extant Works, in Perseus Digital Library. URL consultato il 7 agosto 2012.
  • (EN) Antony Erich Raubitschek, Dedications from the Athenian Akropolis : a catalogue of the inscriptions of the sixth and fifth centuries B.C., Cambridge, Mass., Archaeological Institute of America, 1949.

Voci correlate