Site Rigel è il nome di una installazione militare statunitense situata nel territorio comunale di Naz-Sciaves nei pressi della città di Bressanone, in Alto Adige.

Panoramica della zona "americana"

Il sito fu utilizzato come deposito di "munizioni speciali" (sinonimo per munizioni nucleari) dell'Esercito statunitense destinate anche all'impiego da parte di reparti italiani appartenenti alla 3ª Brigata missili "Aquileia" e NATO in caso di conflitto con il Patto di Varsavia.

A questo sito fu dato il nome in codice "Rigel".[1]

Cenni storici

 
Torretta ovest
 
Esempio di missile MGR-1 "Honest John", presso la scuola di artiglieria di Bracciano nel 1966
 
Torretta est

Quando nel 1955 l’Austria si dichiarò neutrale nella Guerra Fredda, gli Stati Uniti trasferirono i 10.000 soldati di stanza oltralpe in territorio italiano, ed una minima parte di questi vennero destinati a questo sito.

L'area era suddivisa in due parti; a ovest si trovava la zona "italiana", mentre a est si trovava quella soggetta all'amministrazione americana, una zona enclave di 10,6 ettari, dove neanche i fanti potevano accedere. Qui si trovavano le forze del 28th Field Artillery Detachment. Il complesso sorge a poco meno di due chilometri dalla caserma "Giovanni Ruazzi" di Elvas, dove dal 1 ottobre 1975 era stanziato il 1º Gruppo artiglieria pesante "Adige" (gemello del 9º Gruppo artiglieria pesante "Rovigo"), stanziato a Verona, della 3ª Brigata missili "Aquileia", un'unità dell'esercito italiano a capacità nucleare. Fino al 1983 i fanti della 4ª Compagnia fucilieri furono la forza di guardia dell'intero deposito "Rigel" situato e mimetizzato su un'altopiano quotidianamente sorvolato anche dai nostri caccia intercettori.

Le quattro compagnie fucilieri incaricate della sicurezza dei quattro depositi della Brigata missili erano formate da coscritti chiamati alla leva ordinaria, non erano corpi formati da volontari come nei paracadutisti, soldati ad altissima specializzazione, però a loro l'esercito chiedeva ed otteneva comunque risultati non inferiori ai corpi formati da volontari.

L'esterno del sito era quotidianamente perlustrato dai carabinieri, i quali avevano una sede logisticamente completamente indipendente anche all'interno del corpo di guardia principale. Il corpo di guardia della polveriera era composto da circa cento fucilieri suddivisi in squadre armate di F.A.L e M.G., pronti a posizionarsi anche in postazioni mimetizzate sottoterra situate tra la recinzione esterna e quella interna dei depositi di armamento nuclerare americano e quello italiano contenente le ogive per gli obici stivate su piani multipli al centro del deposito. Le postazioni fisse interrate per i fucili mitragliori in dotazione MG erano posizionate per dare completa e continua copertura di fuoco da mitragliatrice MG in tutto il perimetro del sito.

Il comando del sito era affidato ad un ufficale di complemento proveniente dalla scuola di Fanteria di Roma, specializzazione "Fanteria d'assalto Motorizzata", fino all'estate del 1981 non erano ancora in funzione le nuove altane di cui una con sotto gli alloggi per le squadre di guardia, gli ufficiali di complemento facevano turni di guardia settimanali, (le varie esercitazioni NATO,SETAF ecc. erano complementari anche a due turni di polveriera settimanale per mese senza mai potersi allontanare nemmeno per un minuto dal sito) montavano il venerdì mattina e ricevevano il cambio la settimana successiva sempre di venerdì, i fanti facevano turni di quindici giorni un giorno di guardia e un giorno al corpo principale a disposizione per l'addestramento sulle tecniche di difesa del sito a secondo dei tipi di attacco previsti, e su come le varie squadre dovevano comportarsi nelle fasi di scorta degli automezzi autorizzati all'uscita dal sito,i tempi di addestramento per smontare un MG e rimontarlo erano sotto un minuto, e questo erano in grado di farlo anche al buio. Nel corpo di guardia principale, nel locale di guardia che controllava l'ingresso e la barra che conduceva alla polveriera situata un po' più a monte c'erano in una cassaforte, riservata solo all'ufficiale in servizio, e, in busta chiusa e sigillata le ultime disposizioni da attuare in caso d'emergenza.

Spesso d'inverno le temperature arrivavano sotto i venti gradi e i fanti per potere meglio rispondere ad eventuali attacchi spezzavano i loro turni di guardia in cicli di mezzora, poi si dava un nuovo cambio. Ne tra gli ufficiali ne tra i fanti risulta esserci stata la presenza di soldati altoatesini a difesa del sito "Rigel".

Il corpo di guardia principale ospitava le due squadre smontanti per circa cinquanta fanti, era così suddiviso: due camerate, in una vi alloggiavano i caporali e i caporal maggiori e nell'altra i fanti non graduati, cameretta ufficiale con servizi, locale sala pranzo, locale cucina, locali servizi in comune, stanza di controllo con vista su ingresso e sulla barra che dava accesso alla polveriera, locale ufficio per l'ufficale in servizio, sotto locale servizio bar e locale armeria con deposito e custodia armi, sul retro locale gruppo elettrogeno, sul davanti sotto locale con sistemi di pompe antincendio, dietro c'era la caserma dei carabinieri la torre con altana e torre riserva acqua per sistemi antincedio.

Il complesso era formato: Da un corpo di guardia principale (ora demolito) posto sulla strada proviciale di Naz-Sciaves, all'epoca chiusa da una sbarra, si dipana per circa 200 metri, una stradina asfaltata in leggera salita che porta al cancello di una prima recinzione. Superato il cancello si trova una sbarra e la garitta n° 5 (ora demolita) alla sinistra, dopo un campo con porte da calcio era posto il deposito "italiano" chiamato polveriera nazionale. Composto da un corpo di guardia e il deposito, un capannone circondato da una doppia recinzione a rete e quattro garitte agli angoli. Mentre a destra dell'ingresso principale, la parte "americana", denominata anche come polveriera NATO, era circondata con doppia rete di recinzione e 4 garitte (demolite nell'81) sostituite da due torri d'osservazione, il corpo di guardia oltre ad un cancello d'ingresso vi era anche un tornello. L'area all'interno, chiamata area d'esclusione, due bunker detti igloo mascherati da un terrapieno, denominati Indio e Juliette, più rampe missilistiche a corta e lunga gittata che potevano servire, ad esempio, al crollo del ponte Europa nei pressi di Innsbruck in Tirolo, nel caso di un'offensiva del Patto di Varsavia. I missili custoditi erano di tipo MGR-1 "Honest John", ovvero un missile balistico tattico, che può alloggiare armi di tipo convenzionale ma anche di tipo nucleare, di massa compresa tra i 2040 e i 2720 kg e gittata tra i 7 e i 48 km. Nel 1975 i missili "Honest John" con le loro testate vennero sostituiti dai missili MGM-52 Lance.[2]

La base è stata aperta agli inizi degli anni sessanta, e il 31 luglio 1983 gli americani smobilitarono, portandosi via il loro materiale utilizzando molteplici viaggi di elicotteri. Nello stesso anno anche il 1º Gruppo artiglieria pesante "Adige" a capacità nucleare smobilitò, vi subetrò un gruppo di artiglieria da montagna. Il deposito italiano chiuse definitivamente verso la fine degli anni ottanta, ma gli alpini venivano saltuariamente a controllare l'area fino al primo febbraio 2002, quando anche il reggimento logistico alpino fu trasferito e la caserma Ruazzi chiuse i battenti. In seguito l'area venne anche sdemanializzata.[2]

Durante la sua attività era sempre sorvegliata da soldati italiani, coadiuvata da due torrette che emergono ancora oggi dalla base. Molte furono le proteste dei locali durante quegli anni, dove in una intervenne anche l'attuale presidente della provincia Luis Durnwalder. Quando qualcuno si avvicinava troppo, fungaioli, semplici curiosi, ecc. proprietari delle terre confinanti, venivano segnalati dai fanti di guardia ai carabinieri che intervenivano all'esterno per controllare ed interrogare chi restava troppo nei pressi della base.[2]

Nel settembre 1992 sono stati svolti dal laboratorio provinciale di chimica del dottor Luigi Minach degli accertamenti attorno al perimetro della base per controllare i livelli di radioattività ed eventuali tracce di presenze di plutonio; ora l'attuale sindaco del comune Peter Gasser ha richiesto ulteriori analisi, anche all'interno della base, dato che ora è accessibile.[2]

Le armi presenti nel Site Rigel

Nel deposito di si sono succedute nel tempo diverse tipologie di granate di artiglieria, testate missilistiche e altri ordigni nucleari.

Mine nucleari

Si trattava di mine terrestri di potenza estremamente variabile, da 0,1 a 15 kilotoni, e di peso contenuto ad una ventina di kg. Denominate "ADM" (Atomic Demolition Munition) o SADM (Special Atomic Demolition Munition), potevano essere trasportate da uomini o da paracadutisti, e sarebbero state usate per bloccare il transito nei colli di bottiglia dei passi alpini. Uno studio dell'analista statunitense William M. Arkin del 1989 stimava in 24 ordigni la consistenza di queste armi nei depositi italiani. Le prime vennero consegnate intorno al 1963.

Proiettili di artiglieria

Una parte importante delle armi presenti nel deposito di Longare fu sempre rappresentata dalle granate atomiche per i reparti di artiglieria, prevalentemente italiani, dotati di doppia capacità convenzionale/nucleare. Le granate nucleari, come tutte le armi statunitensi di questo tipo che avrebbero potuto essere usate da reparti dell'Esercito Italiano, erano impiegabili sotto il cosiddetto regime della "doppia chiave". Cioè il loro impiego doveva essere autorizzato congiuntamente sia dal Governo statunitense che da quello italiano. Le granate presenti a Longare furono quasi certamente dei calibri 155 e 203 mm per gli obici e i cannoni in dotazione ai gruppi di artiglieria della 3ª Brigata missili dell'Esercito italiano.

Testate per missili superficie-superficie

Nel Site Pluto venivano custodite anche alcune delle testate nucleari e convenzionali che sarebbero state impiegate con i missili superficie-superficie in dotazione sia alle unità della SETAF (missili Corporal fino al 1963 e missili Sergeant dal 1963 al 1970 del 5th Battalion/30th Artillery) che italiane (missili Honest John poi sostituiti dai missili Lance). I missili MGM-52 Lance, in sostituzione degli originari MGR-1 "Honest John", restarono in servizio sino al 1992, quando a seguito della riduzione delle armi nucleari tattiche in Europa e il ritiro di tutte le armi con capacità nucleare da parte dell'Esercito statunitense, venne sciolta la 3ª Brigata missili "Aquileia" che ne era equipaggiata. I Lance erano dotati di testate di potenza estremamente variabile, le W70, da 1 a 100 kilotoni e avevano una gittata massima di 125 km.

Altri depositi "speciali" per le forze terrestri

Le munizioni nucleari destinate ad equipaggiare le unità con doppia capacità dell'Esercito Italiano erano custodite oltre che presso il Site Pluto di Longare a Vicenza, che era totalmente sotto il controllo statunitense e fungeva da riserva strategica di teatro oltre che da punto di transito e manutenzione delle testate, anche presso alcuni depositi dell'Esercito Italiano sorvegliati anche da reparti statunitensi. Questi depositi, tutti nel nord-est Italia, si trovavano in prossimità delle caserme che ospitavano i reparti operativi della 3ª Brigata missili "Aquileia" dotati delle artiglierie o dei missili con capacità nucleare, ovvero pronte all'immediato impiego:

Successivamente, in fase di riorganizzazione, tutto il munizionamento fu riunito nel solo deposito Site Pluto, ad eccezione del Site Algol che fu mantenuto operativo fino al 1992.

Usi futuri

Dato che dal 2010 l'area è nelle mani della provincia, il sindaco dei paesi Peter Gasser ha deciso di trasformare tale area in un parco di divertimento, con la realizzazione di laghi balneabili e zone verdi. Dapprima vi è stato un concorso a cui hanno partecipato 20 studenti dell'Università di Architettura e Ingegneria di Francoforte seguiti dai professori Wolfgang Dunkelau e Jean Heemskerk, che hanno sviluppato ben 12 lavori. Sempre dalle idee del sindaco si propongono due percorsi didattici, uno sulla mela e l'altro sulla guerra fredda.[3]

Leggenda

Secondo un testimone dell'epoca, l'allora capitano James Warren Lieblang dal New Jersey, nella base ospitava 44 ordigni nucleari basate sul plutonio.[2]

Lui stesso si trovava nei pressi della base il 23 luglio 1972, all'epoca ufficiale dell'esercito americano, passato dall'altra parte della cortina di ferro, ovvero una spia pagata dall'URSS. Fu trovato dal controspionaggio italiano nei pressi della base a bordo della sua macchina, con una macchina fotografica ed altri documenti definiti compromettenti e di notevole importanza dalla procura ma successivamente fu scagionato da ogni accusa[2].

Note

  1. ^ a b c d Eugenio Melandri, Stefano Semenzato: "Bella Italia, armate sponde", edizioni Irene, Roma 1992
  2. ^ a b c d e f Paolo Cagnan, "I segreti dell'ex base Nato di Sciaves", sul Altoadige, il 7 agosto 2011
  3. ^ Articolo Altoadige 6 agosto 2011

Bibliografia

  • Paolo Cagnan, "I segreti dell'ex base Nato di Sciaves", sul Altoadige, il 7 agosto 2011
  • Julia Wiegand, "La guerra fredda in Alto Adige? La base della NATO a Naz-Sciaves", documentario di 27 minuti, 2008. Regia di Greta Mentzel, produzione Miramonte Film, Bolzano, Italy

Voci correlate

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