Seconda Repubblica (Spagna)
La Seconda repubblica spagnola, nota ai contemporanei come Repubblica Spagnola (República Española), fu proclamata il 14 aprile 1931, contestualmente alla partenza per l'esilio di re Alfonso XIII, ed ebbe termine il 1º aprile 1939, a seguito alla vittoria nella Guerra civile spagnola dei ribelli nazionalisti guidati da Francisco Franco. Le elezioni generali si svolsero tre volte: il 28 giugno 1931, il 19 novembre 1933 e il 16 e il 23 gennaio 1936.
Repubblica Spagnola | |
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Motto: Plus Ultra
Più avanti | |
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Dati amministrativi | |
Nome ufficiale | República Española, República Espanyola, Espainiako Errepublika |
Lingue ufficiali | spagnolo |
Lingue parlate | Spagnolo (Catalano, galiziano e basco, con l’adozione dei rispettivi statuti di autonomia) |
Inno | Himno de Riego |
Capitale | Madrid (1931-36); Valencia (1936-37); Barcellona (1937-39) |
Politica | |
Forma di governo | Repubblica parlamentare |
Nascita | 14 aprile 1931 con Niceto Alcalá-Zamora (1931-1936) |
Causa | Abolizione della monarchia |
Fine | 1º aprile 1939 con Manuel Azaña (1936-1939) |
Causa | Guerra civile spagnola |
Territorio e popolazione | |
Territorio originale | Spagna |
Economia | |
Valuta | Peseta spagnola |
Religione e società | |
Religioni preminenti | cattolicesimo |
Religione di Stato | nessuna |
Evoluzione storica | |
Preceduto da | Regno di Spagna |
Succeduto da | Regime franchista |
Proclamazione della Repubblica
Nell'agosto del 1930 le formazioni politiche repubblicane costituirono un comitato rivoluzionario, come base per un futuro governo provvisorio di transizione dalla monarchia alla repubblica (patto di San Sebastian).
Nel febbraio del 1931, il Presidente del Consiglio Aznar si assunse la responsabilità di convocare le prime libere elezioni municipali, dopo la dittatura di Miguel Primo de Rivera (1923-1930), per valutare il supporto popolare alla monarchia, prima di indire le elezioni politiche generali con una nuova legge elettorale. Le elezioni municipali si tennero il 12 aprile 1931 e dettero uno storico risultato: anche se i partiti monarchici tradizionali avevano conseguito la maggioranza nelle zone rurali, i repubblicani risultarono vincitori in 41 capoluoghi di provincia (contro 8) e, soprattutto, avevano stravinto a Madrid e a Barcellona. I sostenitori della Repubblica considerarono questi risultati come un plebiscito per la sua costituzione immediata. Il 14 aprile 1931 re Alfonso XIII si autosospese e partì immediatamente per l'esilio. La Repubblica venne proclamata nella località basca di Eibar. Nei giorni successivi la popolazione favorevole alla repubblica scese in piazza nelle principali città spagnole (Valencia, Siviglia, Oviedo, Saragozza, Barcellona) per manifestare la propria gioia. Il 14 aprile la Catalogna, per tramite dei suoi rappresentanti Lluis Companys e Francesc Macià dell'Esquerra Republicana de Catalunya, si era proclamata repubblica autonoma nell'ambito di uno stato federale spagnolo e Macià fu nominato primo presidente della "Generalitat de Catalunya".
Subito dopo a Madrid si formò il governo provvisorio, con la presenza dei maggiori rappresentanti di tutte le forze politiche: per la destra liberal-repubblicana c'erano Miguel Maura e Alcalá Zamora; per i repubblicani di sinistra Manuel Azaña e Marcelino Domingo; per i radicali Lerroux e Martínez Barrio; per i socialisti Largo Caballero, Indalecio Prieto e Fernando de los Ríos; per i nazionalisti catalani Nicolau d'Olwer e per i galiziani il repubblicano Santiago Casares Quiroga. Fuori dalla coalizione rimasero la destra monarchica, i nazionalisti baschi e la parte più estrema della sinistra (comunisti e anarchici).
Le violenze contro le chiese
La vittoria repubblicana e la partenza del Re, accesero gli animi dei partiti e delle formazioni politiche radicali, socialiste, comuniste e anarchiche che fomentarono la popolazione contro gli aspetti più tradizionalisti, come la religione e la Chiesa Cattolica spagnola. Già dalla nascita della repubblica, ampi settori della Chiesa spagnola, in primo piano l'arcivescovo di Toledo e primate di Spagna Pedro Segura, che già il 7 maggio 1931 con una pastorale espresse la propria opposizione al nuovo ordinamento istituzionale[1] e il sostegno al re Alfonso XIII[2]. Il 10 maggio un circolo monarchico, formato soprattutto da ufficiali dell'esercito in calle Alcalà fu assaltato e bruciato dalla folla[3]. Nella notte tra l'11 e il 12 maggio 1931, nel corso di nuovi violenti tumulti guidati dagli anarchici quasi tutti inquadrati nella Confederación Nacional del Trabajo[4] furono assalite e incendiate numerose chiese, monasteri ed edifici religiosi in Madrid[5]. Andò completamente distrutta la chiesa gesuita di Calle de la flor[6] I tumulti e gli assalti alle chiese si svilupparono anche in altre zone della Spagna come a Malaga, Siviglia e Cadice[7]. Il governo, oltre a decretare l'espulsione del vescovo Segura[8], si rifiutò di far intervenire la Guardia Civil per porre fine agli assalti[9].
Gli scioperi e i primi provvedimenti
In base a ciò che era stato concordato nel Patto di San Sebastián, il governo provvisorio indisse le elezioni delle Cortes costituenti per il 28 giugno 1931.
La Repubblica dovette far fronte immediatamente ai conflitti sociali (scioperi proclamati dai sindacati anarchici della Confederación Nacional del Trabajo a Siviglia, a Barcellona, e nelle Asturie), contro cui il governo ricorse con l'utilizzo della Guardia Civil. Si ebbero in questa fase i primi morti.
Contemporaneamente si decise di adottare una politica riformatrice con carattere di urgenza che precedesse le elezioni. Fu avviata una serie di decreti ministeriali relativi alla riforma agraria in cui si faceva divieto ai proprietari terrieri di poter licenziare i propri coloni e di assumerne da altre municipalità[11]. Si stabilirono inoltre le otto ore lavorative[12] Inoltre il nuovo ministro della Guerra Manuel Azaña procedette alla riforma dell'esercito riducendo a un anno la ferma, abolendo il grado di tenente generale e chiudendo il 30 giugno 1931 la "Academia Militar de Zaragoza" di cui era comandante Francisco Franco[13] accusata da Azana di essere un bastione del militarismo reazionario[14]. Gli ufficiali che si rifiutarono di giurare fedeltà alla Repubblica furono congedati[15]. Inoltre fu creata una formazione paramilitare denominata "Guardia de Asalto" da impiegare nelle grandi città[16] mentre la Guardia Civil fu destinata alle campagne e ai piccoli centri. La norma che più provocò disagio fra i militari fu quella che intendeva rivedere completamente le promozioni avvenute "per merito" durante la guerre marocchina di circa mille graduati[17].
Nel frattempo furono avviati colloqui con i rappresentanti della "Generalitat de Catalunya" che il 14 aprile si era proclamata repubblica autonoma nell'ambito di uno stato federale spagnolo. Proclamando l'autonomia la "Generalitat de Catalunya" aveva violato gli accordi di San Sebastian[18]. L'Esquerra Republicana de Catalunya di Francesc Macià pur essendo legata alla sinistra non raccoglieva la fiducia dei politici di Madrid che in essa vedevano forte l'apporto degli anarchici della Confederación Nacional del Trabajo[19].
Biennio socialista (1931-1933)
Il 28 giugno 1931 si tennero le elezioni generali che videro la vittoria della sinistra. Il governo fu composto esclusivamente dalle forze di sinistra che focalizzarono il loro obiettivo contro la Chiesa cattolica nonostante la popolazione spagnola fosse ancora profondamente religiosa. Sull'onda delle disposizioni della "Costituzione del 1931", di matrice anticlericale, il 24 gennaio 1932 si ebbe lo scioglimento della Compagnia di Gesù, e la maggioranza dei gesuiti fu costretta all'esilio.
Il 6 luglio 1931 l'anarchica Confederación Nacional del Trabajo indisse lo sciopero del personale telefonico, ciò portò a scontri tra anarchici e forze dell'ordine a Siviglia dve vi furono sette morti. Allo sciopero seguì quindi lo sciopero generale e nei giorni seguenti ci furono altri trenta morti tra operai e forze di polizia finché il 22 luglio il Governo proclamò lo "Stato di guerra"[20].
Fase costituente
Le Cortes nominarono una Commissione costituzionale incaricata di elaborare un progetto di Costituzione, che fu approvato nel dicembre del 1931, dopo tre mesi di intenso dibattito.
La Costituzione spagnola del 1931 stabiliva i seguenti principi:
- a) lo Stato era unitario, ma si ammettava la possibilità di formare governi autonomi in alcune regioni;
- b) il potere legislativo risiedeva integralmente nelle Cortes, costituite da una sola camera;
- c) il potere esecutivo spettava al Consiglio dei ministri (Consejo de Ministros) e al Presidente della Repubblica, eletto dalla Camera dei deputati e da alcuni compromisarios, mentre le sue competenze erano ristrette e sempre sotto il controllo del parlamento;
- d) il potere giudiziario risiedeva nelle mani di giudici indipendenti;
- e) era prevista la possibilità di espropriazione forzosa di qualsiasi tipo di proprietà per utilità sociale e pubblica, mediante indennizzo, così come era prevista l'opzione della nazionalizzazione dei servizi pubblici;
- f) presentava un'ampia dichiarazione dei diritti e della libertà, estesa ai temi economici e sociali;
- g) il voto era concesso ai maggiori di ventitre anni ed era esteso per la prima volta anche alle donne;
- h) si dichiarava la separazione tra Stato e Chiesa (estado aconfesional) e si riconosceva il matrimonio civile e il divorzio;
- i) si sanciva l'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge e il diritto all'educazione e al lavoro.
La costituzione non ottenne il consenso di tutte le forze politiche. Sebbene fosse stata approvata da una larga maggioranza, evidenziava le profonde differenze tra la sinistra e la destra, soprattutto relativamente alla questione religiosa e a quella delle autonomie.
Questione religiosa
I settori cattolici si opposero alla aconfesionalidad dello Stato, mentre la destra più centralista non accettò la riforma della struttura statale che garantiva il diritto all'autogoverno di alcune regioni. Particolarmente invise alla Chiesa erano le norme che disponevano lo scioglimento di tutti gli ordini religiosi, la fine dei sussidi ai religiosi entro due anni (i sussudi erano stati concessi come indennizzo a seguito della confisca delle terre della Chiesa nel 1837[23]). Inoltre fu di fatto abolito l'insegnamento religioso[24] e fu sancita la separazione del concetto su cui per secoli si era basata l'idea di Spagna di indissolubilità di legame tra lo Stato e la Chiesa[25]. Fu il ministro Manuel Azaña Díaz[26] a rendere meno dure le norme contro la Chiesa limitando lo scioglimento degli ordini religiosi solo alla Compagnia di Gesù[27].
L'approvazione degli articoli anti-clericali della Costituzione determinò le dimissioni degli esponenti cattolici presenti nel governo Miguel Maura e Niceto Alcalá-Zamora y Torres. A seguito delle dimissioni di quest'ultimo dalla Presidenza del Consiglio si scelse Manuel Azaña. Alejandro Lerroux, alla guida del "Partido Republicano Radical" PRR passò all'opposizione. Infine Alcalá-Zamora accettò di diventare Presidente della Repubblica il 10 dicembre 1931.
Nel gennaio 1932 i cimiteri delle chiese furono dati ai comuni ed in alcuni casi fu imposta una tassa sui funerali di rito cattolico. Dalle scuole furono rimossi i crocefissi, così come dagli ospedali. Furono inoltre vietati i rintocchi delle campane[28].
Il 17 maggio 1933, il governo varò definitivamente la controversa legge sulle confessioni e congregazioni religiose (Ley de Confesiones y Congregaciones Religiosas), ratificata dal Parlamento il 2 giugno 1933, e regolamentata con decreto del 27 luglio successivo [29]. La legge attuava il divieto costituzionale dell'insegnamento per gli ordini religiosi, mentre si espropriavano tutti i beni e le proprietà ecclesiastiche. La legge fu un duro colpo al sistema scolastico del paese (le scuole gestite dagli ordini religiosi contavano 350.000 alunni) in un paese dove un terzo della popolazione era analfabeta. Papa Pio XI reagì contro questa legge, con l'enciclica Dilectissima Nobis del 3 giugno 1933, a difesa dei diritti civili dei cattolici.
Il sollevamento di José Sanjurjo
Il 31 dicembre 1931 a Castilblanco la CNT organizzò un comizio ma il comune negò il permesso così i manifestanti decisero di non rispettare l'ordine dell'autorità. La Guardia Civil intervenne per impedirne lo svolgimento ma a quel punto le quattro guardie intervenute furono circondate dalla folla e linciate[30][31]. José Sanjurjo, comandante della Guardia Civil fu destituito e trasferito ai Carabineros. Il generale Sanjurjo che si recò in seguito a Castilblanco rimase sconvolto dal racconto dei sopravvissuti[32].
Il 10 agosto 1932 il generale Sanjurjo, con l'appoggio di circoli monarchici e numerosi militari mise in atto un colpo di stato che ebbe sul momento successo a Siviglia ma che però fu facilmente contrastato dal governo a Madrid che procedette a retate e a Siviglia da uno sciopero generale proclamato dalla CNT unitamente ai militanti comunisti. Sanjurjo fu catturato mentre tentava di raggiungere il Portogallo e condannato a morte. La pena fu in seguito sospesa e mandato in esilio in Portogallo.
Lo statuto per la Catalonia e la riforma agraria
La vittoria del governo e il prestigio acquisito permisero di accellerare[33] alcune riforme come lo statuto per la Catalonia approvato il 9 settembre e la riforma agraria. Le elezioni in Catalonia si tennero il 20 novembre e furono vinte dall'Esquerra Republicana de Catalunya di Lluis Companys. Lo statuto concesso alla Catalogna provocò analoghe richieste anche da altre regioni come i Paesi Baschi, la Comunidad Valenciana, la Castiglia e la Galizia[34]. La riforma agraria fu più complessa e furono lottizzati tutti i possedimenti superiori ai 56 acri[35]
I fatti di Casas Viejas
Altri tragici avvenimenti vi furono l'11 gennaio 1933 quando a Casas Viejas alcuni anarchici della CNT[36] venuti da fuori diedero vita ad una sommossa[37]. Le quattro Guardie civili presenti nella caserma furono assediate e fatte bersaglio di armi da fuoco[38], due furono ferite a morte, le rimanenti chiesero rinforzi e dalla vicina Medina-Sidonia arrivarono gli Asaltos[39]. Gli anarchici in breve furono respinti su una collina dove si asserragliarono, nel frattempo gli Asaltos perquisirono le case. Ad una abitazione, in cui un anarchico si era barricato insieme alla figlia e resisteva sparando con la doppietta, la polizia diede fuoco[40]. Gli occupanti furono abbattuti quando ne uscirono per scampare al rogo[41]. In seguito furono uccisi altri dodici anarchici che già in precedenza si erano arresi[42]. Negli scontri caddero in tutto circa ventiquattro persone[43]. L'opposizione sfruttò l'avvenimento per attaccare il governo e nell'aprile 1933, in occasione delle elezioni municipale i partiti di governo andarono incontro a una forte flessione dei consensi. Nell'estate Manuel Azaña si dimise fissando le elezioni per il 19 novembre 1933. Si susseguirono ben due crisi di governo e il leader dei radicali Alejandro Lerroux divenne presidente del consiglio dal 12 settembre all'8 ottobre 1933 quando lasciò al compagno di partito Diego Martínez Barrio che governò fino all'8 dicembre 1933.
Biennio conservatore (1933-1935)
Le elezioni
Le elezioni del novembre 1933 furono vinte dai conservatori del CEDA, guidata da José Maria Gil-Robles, che era una coalizione di partiti delle destra monarchica e nazionalista in alcuni casi allargata alla neocostituita Falange Española y de las J.O.N.S. di José Antonio Primo de Rivera. Oltre a un naturale allontanamento degli elettori dalla sinistra, la Ceda ottenne alti consensi soprattutto tra le donne[44][45] che si trovarono per la prima volta a votare. Inoltre tutte le formazioni di destra erano confluite in un unico cartello elettorale, cosa che non era stata fatta a sinistra che peraltro si era progressivamente "bolscevizzata"[46][47][48]. In parte dovuta alla volontà di Francisco Largo Caballero del PSOE di disputare l'elettorato dei lavoratori ai sindacati anarchici rompendo con la sinistra moderata[49] proponendo la nazionalizzazione delle terre e lo scioglimento di tutti gli ordini religiosi, della Guardia Civil e dell'esercito in favore di una milizia "democratica"[50]. A seguito della sconfitta il PSOE sotto la guida di Largo Caballero, che aveva messo in minoranza il moderato Idalecio Prieto, incominciò ad armarsi in vista di una prossima insurrezione che avrebbe dovuto portare alla "dittatura del proletariato"[51]. Ignorando gli avvertimenti del vecchio leader del sindacato socialista Unión General de Trabajadores Juliàn Besteiro che considerava il tentativo di imporre la "dittatura del proletariato" "una vana illusione di bambini"[52].
Anche i gruppi di destra incominciarono ad armarsi come i Carlisti in Navarra e in parte il piccolo movimento falangista a Madrid[53].
Sempre nello stesso periodo i grandi latifondisti e in generale la classe padronale celebrò la vittoria della destra con aumenti degli affitti e riduzione degli stipendi alla classe dei lavoratori[54]. Secondo una logica che il leader della CEDA José Maria Gil-Robles definì di "egoismo suicida"[55].
Il governo Alejandro Lerroux
Venne costituita una coalizione governativa tra la CEDA, che aveva trionfato, e i radicali di Alejandro Lerroux, arrivati secondi alle elezioni. I socialisti arrivarono terzi. Contrariamente a quanto si pensava il presidente della Repubblica Niceto Alcalá-Zamora y Torres incaricò Lerroux[56] di costituire il proprio governo dal quale restarono volontariamente fuori i rappresentanti della CEDA. L'8 dicembre 1933 scoppiarono in tutta la Spagna insurrezioni guidate dai sindacati anarchici[57] che videro scioperi particolarmente violenti, assalti alle caserme della Guardia Civil e il procurato deragliamento del treno Barcellona-Siviglia[58][59]. L'insurrezione riuscì a Saragozza dove l'esercito impiegò quattro giorni per avere ragione degli insorti[60]. Nel frattempo il Governo aveva dichiarato lo stato di emergenza ed aveva cominciato ad arrestare i capi dei sindacati anarchici della Confederación Nacional del Trabajo e della sua costola più intransigente della Federación Anarquista Ibérica[61]. La sinistra socialista, per bocca del suo leader Francisco Largo Caballero, intensificò le proprie minacce rivoluzionarie[62].
Nel gennaio 1934 fu sospesa la legge che impediva di insegnare ai religiosi mentre la lottizzazione delle terre fu completamente sospesa. Il 20 aprile 1934, con l'approvazione della "Ley de Amnistía" furono amnistiati tutti i partecipanti al fallito colpo di stato del generale José Sanjurjo. Il decreto di amnistia incontrò l'opposizione del presidente della repubblica Niceto Alcalá-Zamora y Torres che pure lo firmò. Pochi giorni dopo Lerroux rassegnò le dimissioni in favore del compagno di partito Ricardo Samper che restò presidente del Consiglio dal 28 aprile al 4 ottobre 1934. Nel maggio 1934 José Calvo Sotelo, uno dei più carismatici leader della destra monarchica ritornò dal volontario esilio in Francia e sostituì Antonio Goicoechea alla guida del piccolo partito di opposizione monarchica Renovaciòn Espanola.
Il 26 settembre la CEDA tolse il suo sostegno al governo aprendo la crisi[63]. Ricardo Samper si dimise e al suo posto fu nuovamente incaricato Alejandro Lerroux. Il nuovo governo incluse anche tre rappresentanti della CEDA. Tutta la sinistra, guidata da Azana attaccò il governo e dopo aver preavvertito le autorità indisse lo sciopero a Madrid.
Lo sciopero generale contro i tre ministri della CEDA
L'inclusione di tre ministri del CEDA nel governo guidato da Ricardo Samper, avvenuta il 1º ottobre 1934, innescò il 5 ottobre lo sciopero generale voluto dai sindacati di sinistra. A Madrid vi fu il tentativo di occupare il ministero dell'Interno, il Parlamento e la Banca di stato[64] ma furono tutti arrestati dalle forze di sicurezza. Tra gli arrestati anche Francisco Largo Caballero[65]. In Catalonia lo sciopero ebbe maggior successo, nonostante l'assenza dei sindacati anarchici della CNT[66]. Lluis Companys che era succeduto a Francesc Macià ne approfittò per proclamare l'indipendenza dello stato Catalano.
Il nuovo primo ministro Lerroux ordinò lo stato di guerra e diede disposizioni al enerale Domingo Batet e di far terminare la sommossa. Batet fece schierare alcuni cannoni caricati a salve e il 7 ottobre ottenne la resa degli insorti[68]. Furono arrestati Lluis Companys e diversi autonomisti. Tra gli arrestati vi fu anche Manuel Azaña che si trovava a Barcellona casualmente come fu poi appurato[69].
La rivoluzione delle Asturie
Nel nord l'insurrezione ebbe un violento sviluppo nella rivoluzione nelle Asturie capeggiata dagli anachici e dai socialisti. I minatori delle Asturie autonomisti e sobillati da deputati del Partito Socialista Operaio Spagnolo, insorsero e occuparono Oviedo. Molte chiese e conventi furono incendiati, a Turòn numerosi religiosi furono fucilati[70]. A Sama la caserma resistette per un giorno e mezzo, ma quando si arrese sia i soldati della Guardia Civil che gli Assaltos furono tutti passati per le armi[71]. Inoltre molte donne della borghesia furono stuprate[72][73]. L'insurrezione durò due settimane e fu necessario l'intervento del Tercio des Extranjeros, comandato da Madrid dal generale Francisco Franco. La repressione fu altrettanto violenta. Un'altra rivolta scoppiata nello stesso periodo in Catalogna, venne repressa con il sangue.
Intanto il governo centrista era stato travolto dallo scandalo dell'estraperlo[74].
Le Elezioni del '36 e gli omicidi di Andrés Saenz de Heredia, del Castillo e di Calvo Sotelo
Il 7 gennaio 1936 vennero convocate nuove elezioni, che portarono a una radicalizzazione dello scontro tra destra e sinistra.
Nonostante le forti rivalità tra le formazioni politiche di sinistra, comunisti, socialisti, repubblicani e autonomisti catalani, riuscirono a formare un cartello unico contro la destra con la denominazione di Frente popular.
Il Fronte popolare vinse le elezioni del 16 febbraio 1936 con una maggioranza di 263 deputati contro 156 della destra, raggruppata intorno al Fronte nazionale, formato dal CEDA, dai Carlisti e dai monarchici. I centristi di Lerroux sparirono dalla scena politica. Quasi immediatamente iniziarono gli arresti degli oppositori politici, il 14 marzo fu arrestato José Antonio Primo de Rivera, figlio dello scomparso dittatore Miguel Primo de Rivera e fondatore della Falange spagnola, insieme al fratello Miguel e il 19 marzo anche Onésimo Redondo Ortega, fondatore delle Juntas de Ofensiva Nacional-Sindicalista e dirigente della Falange. Sebbene la Falange avesse preso meno dell'un per cento dei voti, la Falange spagnola poteva contare su almeno quarantamila membri. Nei mesi successivi si radicalizzarono gli scontri armati tra gruppi politici di destra e di sinistra.
Il 12 luglio 1936 il tenente José del Castillo, un membro importante dell'organizzazione antifascista dell'Unión Militar Republicana Antifascista e responsabile dell'uccisione del marchese falangista Andrés Saenz de Heredia[75], venne ucciso da Falangisti. Il giorno dopo i membri dell'UmRA, dopo averlo rapito, uccisero il deputato José Calvo Sotelo uno dei leader del movimento monarchico. I monarchici esortarono l'esercito a intervenire.
Dopo l'assassinio di Calvo Sotelo, la Falange, iniseme ad altre organizzazioni conservatrici, iniziarono a cospirare contro il governo per lanciare un colpo di stato. Proprio nel giorno in cui Castillo e Calvo Sotelo venivano tumulati proprio nello stesso cimitero di Madrid, il 14 luglio 1936, nelle vicinanze scoppiò la lotta tra la Guardia de Asalto e i militanti della Falange.
Il colpo di stato cominciò il 17 luglio con una rivolta iniziata nel Marocco spagnolo. I giorni successivi la rivolta si estese a diverse regioni della penisola. Tuttavia l'esercito trovò resistenza e così si arrivò alla guerra civile.
La Guerra civile
Il 17 luglio 1936 l'esercito comandato da Francisco Franco situato nel Marocco, iniziò ad attaccare la penisola iberica. Nel frattempo un'altra forza, dislocata nella Navarra, comandata dal Generale José Sanjurjo, iniziava le sue operazioni. Le intenzioni di Franco erano di conquistare velocemente il potere, ma la strenua resistenza delle forze repubblicane, in città come Madrid, Barcellona, Valencia e nei Paesi Baschi portò a una prolungata guerra civile in Spagna. Inizialmente le forze franchiste controllavano la maggior parte della Spagna sudoccidentale. L'esercito di Franco era composto prevalentemente da professionisti. Entrambe le fazioni ricevettero appoggi da potenze straniere: i franchisti dalle potenze fasciste (Germania nazista di Hitler e Italia fascista) e dal Portogallo di Salazar; i repubblicani dal Messico, dall'Unione Sovietica di Stalin e dai volontari delle Brigate Internazionali, mentre Francia e Gran Bretagna attuavano un blocco dei rifornimenti terrestre e navale contro la Repubblica.
Con l'episodio dell'assedio dell'Alcázar di Toledo all'inizio della guerra, i franchisti riuscirono a conquistare Toledo. Nel novembre del 1936 i repubblicani riuscirono a respingere un assalto a Madrid da parte dei franchisti. Altre offensive respinte furono, nel 1937, a Jarama e Guadalajara. Tuttavia ben presto i franchisti riuscirono a mettere alla fame Madrid e fare frequenti incursioni ad est. Verso la fine del 1937 il nord, compresa la Baskonia, cadde in mano franchista. Il fronte aragonese cadde subito dopo. Il bombardamento di Guernica fu probabilmente l'evento più tragico della guerra, il quale ispirò il celebre dipinto di Pablo Picasso. La Battaglia dell'Ebro fu l'ultimo disperato tentativo delle forze repubblicane di ribaltare la situazione. Barcellona cadde in mano dei franchisti all'inizio del 1939. Nel marzo del '39 Madrid si arrese.
Il governo in esilio
Venne immediatamente formato un governo repubblicano in esilio a Città del Messico, dagli esuli del Fronte Popolare. Nel 1946 gli uffici vennero trasferiti a Parigi. Nel 1953, quando lo stato spagnolo di Franco venne riconosciuto dall'ONU, molti stati non riconobbero più il governo repubblicano in esilio. Il 15 luglio 1977, in occasione delle prime elezioni libere, il governo repubblicano si sciolse.
Note
- ^ Hugh Thomas, Storia della guerra civile spagnola, Giulio Einaudi Editore, 1963, pag 29
- ^ A cura di Bernard Michal, La guerra di Spagna I, Edizioni di Cremille, Ginevra, 1971, pag 55
- ^ Hugh Thomas, Storia della guerra civile spagnola, Giulio Einaudi Editore, 1963, pag 38
- ^ Hugh Thomas, Storia della guerra civile spagnola, Giulio Einaudi Editore, 1963, pag 40
- ^ Arrigo Petacco, Viva la muerte, Le scie Mondadori, Milano, 2006, pag 11
- ^ Hugh Thomas, Storia della guerra civile spagnola, Giulio Einaudi Editore, 1963, pag 38
- ^ Paul Preston, La guerra civile spagnola, Oscar, Cles (TN), 2011, pag 53
- ^ A cura di Bernard Michal, La guerra di Spagna I, Edizioni di Cremille, Ginevra, 1971, pag 54
- ^ Paul Preston, La guerra civile spagnola, Oscar, Cles (TN), 2011, pag 53
- ^ Paul Preston, La guerra civile spagnola, Oscar, Cles (TN), 2011, pag 53
- ^ Antony Beevor, La guerra civile spagnola, BUR, 2006, Milano, pag 34
- ^ Antony Beevor, La guerra civile spagnola, BUR, 2006, Milano, pag 34
- ^ Antony Beevor, La guerra civile spagnola, BUR, 2006, Milano, pag 34
- ^ Paul Preston, La guerra civile spagnola, Oscar, Cles (TN), 2011, pag 54
- ^ Paul Preston, La guerra civile spagnola, Oscar, Cles (TN), 2011, pag 55
- ^ Antony Beevor, La guerra civile spagnola, BUR, 2006, Milano, pag 34
- ^ Paul Preston, La guerra civile spagnola, Oscar, Cles (TN), 2011, pag 55
- ^ Antony Beevor, La guerra civile spagnola, BUR, 2006, Milano, pag 35
- ^ Paul Preston, La guerra civile spagnola, Oscar, Cles (TN), 2011, pag 66
- ^ Antony Beevor, La guerra civile spagnola, BUR, 2006, Milano, pag 36
- ^ Antony Beevor, La guerra civile spagnola, BUR, 2006, Milano, pag 37
- ^ Hugh Thomas, Storia della guerra civile spagnola, Giulio Einaudi Editore, 1963, pag 46
- ^ Hugh Thomas, Storia della guerra civile spagnola, Giulio Einaudi Editore, 1963, pag 46
- ^ Hugh Thomas, Storia della guerra civile spagnola, Giulio Einaudi Editore, 1963, pag 46
- ^ Antony Beevor, La guerra civile spagnola, BUR, 2006, Milano, pag 37
- ^ Antony Beevor, La guerra civile spagnola, BUR, 2006, Milano, pag 37
- ^ Hugh Thomas, Storia della guerra civile spagnola, Giulio Einaudi Editore, 1963, pag 46
- ^ Paul Preston, La guerra civile spagnola, Oscar, Cles (TN), 2011, pag 67
- ^ (ES) Diario El Sol, 18 de mayo de 1933, texto legislativo de la ley de Congregaciones Religiosas
- ^ A cura di Bernard Michal, La guerra di Spagna I, Edizioni di Cremille, Ginevra. 1971, pag 58
- ^ Hugh Thomas, Storia della guerra civile spagnola, Giulio Einaudi Editore, 1963, pag 48-49
- ^ Hugh Thomas, Storia della guerra civile spagnola, Giulio Einaudi Editore, 1963, pag 63
- ^ A cura di Bernard Michal, La guerra di Spagna I, Edizioni di Cremille, Ginevra. 1971, pag 60
- ^ A cura di Bernard Michal, La guerra di Spagna I, Edizioni di Cremille, Ginevra. 1971, pag 62
- ^ Paul Preston, La guerra civile spagnola, Oscar, Cles (TN), 2011, pag 65
- ^ Paul Preston, La guerra civile spagnola, Oscar, Cles (TN), 2011, pag 69
- ^ Hugh Thomas, Storia della guerra civile spagnola, Giulio Einaudi Editore, 1963, pag 66
- ^ Antony Beevor, La guerra civile spagnola, BUR, 2006, Milano, pag 40
- ^ Hugh Thomas, Storia della guerra civile spagnola, Giulio Einaudi Editore, 1963, pag 66
- ^ Antony Beevor, La guerra civile spagnola, BUR, 2006, Milano, pag 39-40
- ^ Antony Beevor, La guerra civile spagnola, BUR, 2006, Milano, pag 40
- ^ Antony Beevor, La guerra civile spagnola, BUR, 2006, Milano, pag 40
- ^ Paul Preston, La guerra civile spagnola, Oscar, Cles (TN), 2011, pag 69
- ^ Hugh Thomas, Storia della guerra civile spagnola, Giulio Einaudi Editore, 1963, pag 68
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- ^ Hugh Thomas, Storia della guerra civile spagnola, Giulio Einaudi Editore, 1963, pag 68-69
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- ^ A cura di Bernard Michal, La guerra di Spagna I, Edizioni di Cremille, Ginevra, 1971, pag 69
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- ^ A cura di Bernard Michal, La guerra di Spagna I, Edizioni di Cremille, Ginevra, 1971, pag 68
- ^ Antony Beevor, La guerra civile spagnola, BUR, 2006, Milano, pag 43
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- ^ Hugh Thomas, Storia della guerra civile spagnola, Edizioni Einaudi, Torino, 1963, pag 83
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- ^ A cura di Bernard Michal, La guerra di Spagna I, Edizioni di Cremille, Ginevra, 1971, pag 70
- ^ Straperlo era la marca di un particolare tipo di roulette, manipolabile elettronicamente, che il governo voleva introdurre in Spagna.
- ^ Hugh Thomas, Storia della guerra civile spagnola, Giulio Einaudi Editore, 1963, pag 123
Bibliografia
- Gabriel Jackson, The Spanish Republic and the Civil War,1931-1939, Princenton University Press, 1967, Princenton.
Voci correlate
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Collegamenti esterni
- (ES) Gobiernos de España 1931-2007