Faella
Faella è una frazione del comune di Pian di Scò, in provincia di Arezzo, nel Valdarno.
| Faella frazione | |
|---|---|
| Localizzazione | |
| Stato | |
| Regione | |
| Provincia | |
| Comune | Pian di Scò |
| Territorio | |
| Coordinate | 43°37′00″N 11°28′00″E |
| Altitudine | 146 m s.l.m. |
| Abitanti | |
| Altre informazioni | |
| Cod. postale | 52026 |
| Prefisso | 055 |
| Fuso orario | UTC+1 |
| Nome abitanti | faellesi |
| Patrono | Natività della Beata Vergine Maria |
| Giorno festivo | 8 settembre |
| Cartografia | |
Origini
Il borgo di Faella ha origini antiche e la sua chiesa è documentata fin dal XIII secolo. Tuttavia, nonostante la lontana provenienza, l'edificio ha tratti semplicissimi e il suo impianto iconografico, a causa di molteplici trasformazioni (1712, 1753, 1782, 1792, 1875 e le distruzioni dell’ultima guerra) è attualmente caratterizzato da un modesto stile barocco. che non permette una precisa datazione.
La chiesa di Santa Maria a Faella, eretta su bassa collina alla destra del fiume Arno, a circa 5 km da Figline Valdarno, nella piana alluvionale del torrente omonimo, certamente fu costruita in coincidenza con l’epoca in cui la pianura, ormai bonificata, iniziava ad essere messa a coltura. Questa fondazione ecclesiastica era compresa tra le suffraganee della Pieve di Sco. Per trovare notizie documentate dell'edificio occorre risalire al 1260 tramite il Libro di Montaperti ma la sua edificazione è senz’altro antecedente, poiché il fenomeno di edificazione delle chiese rurali si esaurì nella metà del XIII secolo.
L’insediamento attorno alla chiesa di Faella (nel 1260 portavano la stessa dedicazione di Santa Maria una trentina di edifici religiosi collocati nello stesso Sesto di Por S. Piero di Firenze) era un popolo, un villaggio aperto, cioè, secondo la dizione usata nel territorio fiorentino, il raggruppamento di case attorno a una chiesa non battesimale e privo di mura difensive. Era diretto da un rettore che lo regolava alle dipendenze della Pieve di Sco.
Nel 1299, Firenze, con lo scopo di migliorare le difese del Valdarno, ma soprattutto desiderosa di consolidare la propria supremazia nella campagne, decise di edificare gli insediamenti fortificati di San Giovanni Valdarno, Castelfranco di Sopra e, successivamente Terranuova Bracciolini. Faella è elencata tra i tredici popoli che componevano la comunità di Castelfranco di Sopra..
Nel 1312, la diocesi di Fiesole soppresse la vicina chiesa di San Michele a Favilla ed il popolo fu riunito a quello di Faella. La fusione dei due popoli incrementò notevolmente Faella che allargò la propria giurisdizione, toccando i confini di Viesca e Ostina.
Occorre attendere il 1637 per ottenere l’elevazione della chiesa faellese a Prioria e il 1712 per dotarla del fonte battesimale: il tutto in conformità con i tempi in cui il borgo si presentava come un vero feudo della famiglia Rinuccini di Firenze che avviava la coltivazione dei propri terreni con una moderna gestione.
Con la riforma del Granduca Pietro Leopoldo, nel 1773, Faella viene annessa alla Comunità di Castelfranco di Sopra. Nel 1811, durante l’invasione francese, fu invece trasferita nella Comunità di Pian di Scò.
A seguito del riordinamento amministrativo del Granducato di Toscana, i territori comunali di Pian di Scò passarono, nel 1825, alla provincia di Arezzo e, ovviamente anche Faella, dopo secoli di sottomissione a Firenze, iniziò a far parte del territorio provinciale aretino.
Nel 1899 viene conferita alla chiesa di Santa Maria di Faella il titolo di Propositura.
Il castello
Nella località è documentata l’esistenza di un castello.
Secondo Emanuele Repetti[1] “il luogo dove fu l’antico castello di Faella è situato sopra una piaggia di argilla cerulea sulle falde occidentali dell’Appennino di Pratomagno, fra il torrente Faella che gli resta a levante e quello del Resco Simontano che rode la sua base a ponente (…) L’odierno borgo di Faella (…) è posto mezzo miglio a levante dal poggio, in cui esisteva il castello nominato, sulla ripa destra del torrente Faella”.
Da questo castello, in un atto del 1168, Renuccino figlio di Ranieri, promette ai monaci del Monastero di San Salvatore a Soffena di non molestare i loro territori. Nel 1204 il castello apparteneva ad Aldobrandino di Tribaldo da Quona che lo cede ad Alberto di Ranieri dei Ricasoli.
Evoluzione demografica
→ Vedi: Pian di Scò.
Geologia
→ Vedi anche: Lago pliocenico del Valdarno Superiore.
La località è ricordata da Emanuele Repetti[2] per il ritrovamento di ossa fossili appartenenti a quadrupedi di età preistoriche. I resti di Elephas meridionalis e Ursus etruscus, qui rinvenuti, sono conservati al Museo Paleontologico di Montevarchi.
Anche Giambattista Brocchi[3] ci narra che di rinoceronte era forse quel dente trovato a Faella nel Valdarno, e descritto dal Targioni, che dice essere simile ad un molare di cavallo.
Toponimi
La località prende il nome dal torrente che scorre vicino. Nella ricerca del suo toponimo, Silvio Pieri[4] elenca il vocabolo nei nomi locali da nomi di piante sotto il termine di fagus, faggio. Varie etimologie, comunque, potrebbero indurci a non scartare la possibilità di una diversa interpretazione, riferita a processi di acquisizione e di bonifica di nuove terre agricole; come pure non è da escludere un’origine germanica.
Nella zona si rileva una toponomastica di origine germanica: Brolio, Foracava, Montecarelli. Di origine latina, con derivazione dalle condizioni del suolo i toponimi Costa e Scala; dal nome di piante derivano Barberaia, Carpine, Ontaneto, Pratiglione. Castellare, invece, è il termine usato per l’indicazione di un castello abbandonato o distrutto.
Personalità legate a Faella
- San Vitalissimo, le cui spoglie sono conservate nella chiesa di S. Maria a Faella.
- Iacopo Altoviti (1604-1693), ecclesiastico. Ha vissuto a Faella, in un palazzo di famiglia oggi non più esistente perché distrutto dall’ultima guerra.
- Giovacchino Antonielli (Faella 1792 – Firenze 1859), vescovo cattolico. Fu vescovo della Diocesi di Fiesole dal 3 agosto 1857 al 27 settembre 1859. E’ ricordato[5] anche come curatore[6] della “Cronica di Giovanni Villani” pubblicata nel 1823.
- Mario Vittori, poeta, nacque a Faella nel 1910.
Eventi
La terza domenica dell'ottobre del 1858 le reliquie di San Vitalissimo, donate dalla Contessa Rinuccini, furono spostate nella chiesa di Faella. In quella occasione i festegiamenti durarono una settimana intera, successivamente, ogni anno, al fine di ricordare questo avvenimento si organizzano queste feste che per molti anni furono chiamate "Le Feste del Santo". Nel dopo guerra quando nel valdarno si diffusero le Feste del Perdono, anche la festa di Faella assunse questa denominazione. Ancora oggi però, qualche anziano nostalgico preferisce chiamarle con l'antico nome; Feste del Santo, o di San Vitalissimo.
Tradizionalmente la festa ha inizio con la Processione religiosa che onora le reliquie del Santo Vitalissimo. Durante tutto il periodo si svolge la Fiera dell'antiquariato, artigianato, arti e mestieri del passato ed è possibile partecipare alla Cena in piazza. L'evento principale del Perdono di Faella è il Palio delle Contrade ovvero la corsa dei cavalli attraverso la via principale. Le serate della festa sono animate da musica, ballo e altri intrattenimenti. I festeggiamenti terminano con i tradizionali fuochi artificiali.
Sport
Nell'agosto del 2010, dopo molti anni di assenza, torna a Faella il calcio dilettantistico. Nasce così l'A.S.D. FAELLA, squadra iscritta al campionato di terza categoria, campionato vinto al secondo tentativo, nella stagione 2011/2012 con conseguente promozione nella seconda categoria Toscana.
Amministrazione
→ Vedi: Pian di Scò.
- Progetto per la fusione tra il comune di Pian di Scò ed il comune di Castelfranco di Sopra avviato ufficialmente il 10 settembre 2012 con l'approvazione di entrambi i consigli comunali e necessitante dell'approvazione dei cittadini tramite referendum. Per maggiori info http://www.facebook.com/comuneunico.castelfrancopiandisco?ref=tn_tnmn
Bibliografia
Note
- ^ Dizionario geografico fisico e storico della Toscana, vol. II, Firenze, 1835
- ^ Ibidem, p.83
- ^ Conchiologia fossile Subappennina: con osservazioni geologiche, Milano, 1883
- ^ Toponomastica della Valle dell’Arno. Roma, 1919
- ^ E. Repetti, cit. p.83
- ^ http://www.treccani.it/enciclopedia/villani_(Enciclopedia-Dantesca)/