Utente:Ub/Sandbox
QUESTO E' IL PACIUGO DI Ub
- MY SANDBOX

Morfologia e batimetria
Lo Stretto di Messina, per gli aspetti morfologici, può essere rappresentato come un imbuto con la parte più stretta verso nord, in corrispondenza della congiungente ideale Capo Peloro (Sicilia) - Torre Cavallo (Calabria); verso sud, invece, questo imbuto si apre gradualmente fino al traverso di Capo dell’Armi (Calabria). Il limite settentrionale è nettamente identificabile, mentre quello meridionale può avere un significato geografico (la carta nautica n° 138 dell’I.I.M. si ferma poco prima di Punta Pellaro in Calabria) o idrologico; quest’ultimo può essere considerato la linea ideale che congiunge Capo Taormina (Sicilia) con Capo delle Armi (Calabria). Come area idrologica, anche il confine settentrionale è ben più ampio di quello geografico e comprende l’area del Mar Tirreno compresa tra Capo Milazzo, l’arco delle Isole Eolie e le coste del Golfo di Gioia in Calabria. Per quanto si riferisce al profilo sottomarino dello Stretto, esso può essere paragonato ad un monte, il cui culmine è la “sella” (lungo la congiungente Ganzirri-Punta Pezzo), i cui opposti versanti hanno pendenze decisamente differenti. Nel Mar Tirreno, infatti, il fondo marino degrada lentamente fino a raggiungere i 1.000 m nell’area di Milazzo e, per trovare la batimetrica dei 2.000 m, si deve oltrepassare l’Isola di Stromboli. Nella parte meridionale (Mare Ionio), invece, il pendio è molto ripido ed a pochi chilometri dalla "sella" è possibile registrare la profondità di 500 m tra le città di Messina e Reggio Calabria, oltrepassare ampiamente i 1200 m poco più a Sud (Punta Pellaro), per raggiungere i 2.000 m al centro della congiungente ideale Capo Taormina - Capo delle Armi.
La minore ampiezza (di poco superiore a 3 km) si riscontra lungo la congiungente Ganzirri-Punta Pezzo cui corrisponde a livello del fondo una “sella” sottomarina [A2] ove si riscontrano le minori profondità (80-120 m). In questo tratto il fondo presenta un solco mediano irregolare, con profondità massima di 115 m, che divide una zona occidentale (in prossimità di Ganzirri) caratterizzata da profonde incisioni, da quella orientale di Punta Pezzo, più profonda e pianeggiante. Caratteristica del settore settentrionale dello Stretto è l’ampia Valle di Scilla, con una parte più profonda e ripida (circa 200 m). La valle comincia poi ad appiattirsi e ad essere meno acclive verso il Mar Tirreno dove prende il nome di Bacino di Palmi. Le pareti laterali della valle, profonde e scoscese, si elevano bruscamente conferendo alla sezione trasversale una forma ad “U”. Un’ampia ed irregolare depressione, meno incisa (Valle di Messina), avente anch’essa sezione ad “U”, si riscontra nella parte meridionale. A profondità superiori ai 500 m, la Valle di Messina si stringe divenendo più profonda e dando origine a un ripido canyon (Canyon di Messina) che si protende fino alla piana batiale dello Ionio.
Le correnti
Generalità
Tralasciando gli aspetti mitologici, i primi studi di carattere scientifico sulle correnti dello Stretto di Messina si devono al vice-Console francese a Messina Ribaud, che nel 1825 pubblica un compendio di quanto noto all'epoca su tale argomento. Le sue osservazioni hanno rappresentato un punto fermo per quasi un secolo. Da segnalare anche la pubblicazione nel 1882 di un “manuale pratico” molto dettagliato da parte di F. Longo, comandante di navi mercantili particolarmente esperto dello Stretto di Messina. Finalmente, a distanza di quasi un secolo dalle osservazioni di Ribaud, il particolare regime delle correnti dello Stretto di Messina fu studiato per la prima volta con grande dettaglio scientifico mediante la raccolta sistematica di dati mirati ad una conoscenza completa dei fenomeni, durante le campagne di studio della Nave Marsigli (Marsili) della Marina Militare Italiana, svolte durante gli anni 1922 e 1923 sotto la direzione del Prof. Vercelli (Fisico, Direttore dell’Istituto Talassografico di Trieste); furono indagate anche le caratteristiche fisico-chimiche di quelle acque grazie alle analisi condotte da Picotti (Chimico dello stesso Istituto). Dall’insieme dei risultati raccolti vennero costruite le tavole di marea dello Stretto, tuttora edite dall’Istituto Idrografico della Marina (I.I.M. Pubbl. n° 3133), dalla cui lettura è possibile conoscere le previsioni della corrente (velocità e direzione) in due punti (Punta Pezzo in Calabria e Ganzirri in Sicilia); è inoltre possibile calcolare, grazie a formule molto semplici, le previsioni di corrente in altri 9 punti. Nel corso degli anni sono state effettuate periodiche verifiche di tali misure, con strumenti sempre più sofisticati, che hanno di fatto confermato l’ottimo lavoro svolto nel 1922-1923. Anche le ulteriori elaborazioni di Defant (1940) hanno contribuito all’aumento delle nostre conoscenze ed alla migliore comprensione dei fenomeni dinamici dello Stretto di Messina. Nel 1980, al fine di valutare la possibilità di uno sfruttamento delle correnti dello Stretto di Messina per la produzione di energia, è stata condotta dall’OGS (Osservatorio Geofisico Sperimentale) di Trieste una campagna di misure su lungo periodo per conto dell’ENEL, con il posizionamento in 9 punti dello Stretto, nell’area di minore ampiezza compresa tra le congiungenti Ganzirri-Punta Pezzo e Capo Peloro-Scilla, di una serie di catene correntometriche con 3 moderni correntometri ciascuna, per un totale di 27 strumenti di misura operativi in situ per un periodo di 4-6 mesi.
Qualche dettaglio
Lo Stretto di Messina è il punto di separazione tra due bacini (Ionio e Tirreno) contigui ma distinti fisiograficamente, aventi acque con caratteristiche fisico-chimiche ed oscillatorie diverse. Per tale ragione, correnti stazionarie e di marea, anche in funzione della particolare geomorfologia dell’intera area, determinano l’insorgenza di peculiari fenomeni idrodinamici. Per rappresentare in modo molto semplice quanto avviene nello Stretto si pensi che quando il Mar Tirreno presenta bassa marea al confine settentrionale dello Stretto, il contiguo Mar Ionio si trova in fase di alta marea ed il contrario avviene al successivo cambio di marea. Il dislivello che si viene a creare (fino a 27 cm) determina che periodicamente le acque dell’uno e dell’altro bacino si riversino in quello contiguo. Più in particolare, in fase di “corrente scendente” (Nord-Sud) le acque tirreniche più leggere scorrono sulle ioniche più pesanti fino a che l’intera parte centrale dello Stretto è riempita da queste acque fluenti verso Sud. All’opposto, con il predominio della “corrente montante” (Sud-Nord), acque ioniche più pesanti interesseranno il centro del bacino affondando sulle acque tirreniche più leggere che, in precedenza, occupavano lo Stretto per versarsi quindi nel Tirreno una volta oltrepassata la sella Ganzirri – Punta Pezzo dove si riscontra la minore profondità (80-120 m) e la minore ampiezza (circa 3,4 km) dello Stretto di Messina [B1]. La "pendenza" che si viene così a creare fra le contigue superfici marine è in media di 1,7 cm per chilometro di distanza, con un massimo in corrispondenza della linea ideale di congiunzione fra Ganzirri (Sicilia) e Punta Pezzo (Calabria). L’incontro delle due masse d’acqua (ionica e tirrenica) determina l’insorgenza di una serie di fenomeni che sono ascrivibili all’instabilità dinamica che si viene a creare e che si disperde nelle ben note spettacolari manifestazioni di turbolenza; questi “disturbi” della corrente possono presentarsi con sviluppo in senso orizzontale (nel caso dei tagli e delle scale di mare) oppure verticale (nel caso di garofali, bastardi e macchie d’olio) [B2]. Per il primo gruppo si tratta di fenomeni che producono vere e proprie onde (simili a quelle presenti negli estuari al cambio di marea) che si sviluppano quando, nel caso della montante, le acque più pesanti del Mar Ionio si precipitano contro le più leggere acque tirreniche in fase di recessione o quando, nel caso della scendente, le acque tirreniche scivolano rapidamente su quelle ioniche più pesanti, già presenti nello Stretto. Queste onde di discontinuità si svilupperanno in determinati punti (Ganzirri, Torre Faro e Punta Pezzo) estendendosi nella parte centrale dello Stretto, a volte ampliandosi ed intensificandosi per l’azione dei forti venti che spingono un tipo d’acqua su un altro. Per quanto concerne i fenomeni a sviluppo verticale si tratta di veri e propri gorghi formati dall'incontro di correnti opposte e favoriti dall'irregolarità del fondo. I principali gorghi comunque si formano in punti specifici. Con corrente montante si tratta dei mitologici Scilla e Cariddi: il primo si forma sulla costa calabra, e l'altro a sud di Capo Peloro. Un grosso garofalo formato invece dalla corrente scendente si forma periodicamente davanti Punta S. Raineri, all’imboccatura del porto di Messina. Le correnti stazionarie a livello della sella sottomarina fluiscono verso sud dalla superficie a 30 m ed in senso inverso da questa profondità fino al fondo, con velocità che possono raggiungere, in particolari situazioni meteo-marine, anche i 50 cm/sec. La co-oscillazione delle masse d’acqua dello Stretto con le maree dei mari adiacenti origina le correnti di marea che, con fase pressoché opposta e con uguale ampiezza, si sommano a quelle stazionarie prima descritte. Le velocità relative raggiungono, lungo la sezione corrispondente alla sella Ganzirri-Punta Pezzo, valori massimi di oltre 200 cm/s sia nel flusso verso nord (corrente montante), sia in quello verso sud (corrente scendente), interessando all’incirca con la stessa intensità la massa d’acqua nella sua interezza. Secondo le ultime pubblicazioni di Mosetti (19xx e 1995), la velocità di spostamento delle acque, in particolari momenti e grazie alla coincidenza di numerose componenti, può arrivare fino ad un massimo di 20 km/h.
.
Tali notevoli velocità e gli enormi volumi d’acqua in gioco (oltre 750.000 m3 al secondo per una corrente di 200 cm/s), se rapportati ai mezzi di navigazione dei tempi omerici, indicano chiaramente perché lo Stretto venisse considerato abitato da mostri in grado di ingoiare le imbarcazioni o farle naufragare nel volgere di poco tempo.
Possibile produzione di energia
La consistente energia delle correnti dello Stretto di Messina e l’enorme volume di acqua in transito, non potevano non destare interesse ai fini della produzione di energia elettrica pulita ed a basso costo. Così a partire dal 1980 vennero compiute misure in loco ed elaborati studi di fattibilità da parte di strutture dell’ENEL o ad esso collegate. Tale programma venne però abbandonato dopo una valutazione del rapporto costi/benefici per la posa in opera e per la gestione di turbine ubicate sul fondo dello Stretto di Messina . A partire dalla metà degli anni 80, la Ponte di Archimede SpA inizia ad interessarsi del problema con un diverso approccio (posizionamento in superficie su struttura galleggiante ed asse verticale) e con la collaborazione di una ditta specializzata in propulsori per la navigazione ad asse verticale. I primi esperimenti iniziano nel 1986, passano dal brevetto per la turbina idraulica ad asse verticale KOBOLD nel 1998, per giungere all’impianto pilota ENERMAR posto in attività nello Stretto nel marzo 2002 e collegato alla rete elettrica nazionale nel mese di marzo 2006.
La piattaforma, ancorata 150 m al largo di Ganzirri (Sicilia), ha un diametro di 10 m, è dotata di elica a tre lame alta 5 m ed è in grado di erogare 100 kW con una velocità della corrente di 3 m/s. I risultati sperimentali indicano in circa 22.000 kWh l'energia utile estraibile annualmente. In questo sito; considerata l'area interessata dalle correnti, l'energia totale estraibile dallo Stretto di Messina sarebbe pari a 538 GW [*].
[*] dati e documentazione tratti da: www.pontediarchimede.it
Le acque
Caratteristiche dei mari Ionio e Tirreno
In aree marine lontane dallo Stretto di Messina il Mar Tirreno è mediamente più freddo e meno salato dello Ionio ma invece, lungo tutta la costa siciliana compresa tra Capo Taormina e Messina, i fenomeni di upwelling portando in superficie acque di profondità, determinano che le acque ioniche presenti negli strati superficiali dello stretto siano sensibilmente più fredde di quelle riscontrabili alla medesima quota in altre zone del Mar Ionio. Per le acque di superficie estive le temperature nello Stretto sono mediamente più basse di 4 - 10°C. Delle masse d’acqua superficiali, intermedie, profonde del Mar Mediterraneo, e quindi dei mari Ionio e Tirreno, soltanto quelle superficiali e levantine intermedie sembrano entrare in gioco nello Stretto di Messina, come confermato dalle misure di salinità nell’arco di 24 ore effettuate davanti Ganzirri.
Dall’esame di questi dati si può affermare che acque sottostanti la Levantine Intermediate Water (LIW) non raggiungono lo Stretto, infatti l’isoalina di 38,7 e sporadici valori di 38,8 indicano nella LIW il confine inferiore delle acque che possono rimontare dallo Ionio. E’ possibile affermare, inoltre, che dal Mar Tirreno provengono esclusivamente acque superficiali. Secondo Defant, solo metà dell’acqua ionica risalita nello Stretto passerebbe nel Mar Tirreno ove, in accordo ai dati di Vercelli e Picotti, sarebbe condizionata nel suo movimento (sia orizzontale verso NW che verticale verso il fondo) sia dalla maggiore densità, rispetto a quella delle acque tirreniche, sia dalle stesse acque che da tale bacino fluiscono a sud parallelamente alla costa calabrese sia, infine, da un vortice stabile a rotazione ciclonica centrato a nord dell’ingresso settentrionale dello Stretto. Il transito nello Stretto di Messina delle diverse masse d’acqua, in funzione del regime di correnti, determina quindi l’incontro di acque tra di loro non immediatamente miscibili. Poiché solo una parte delle acque che si presentano sulla sella riesce a passare nel bacino contiguo e di queste una parte cospicua, perdendo velocità, staziona ai confini dello Stretto per ritornarvi nuovamente con il successivo flusso, è possibile riscontrare con frequenza corpi d’acqua che, cambiando bacino, vanno a occupare quote diverse da quelle originarie in funzione di un nuovo equilibrio dinamico negli strati d’acqua del bacino ricevente. Questo continuo spostamento e lento mescolamento di acque è un fattore ulteriore di vivificazione dell’area dello Stretto di Messina. Infatti, i sali di azoto e fosforo trasportati negli strati superficiali dalle acque profonde ioniche non riescono ad essere utilizzati immediatamente dal fitoplancton nelle zone di grande turbolenza, mentre ciò può avvenire ai margini dello Stretto.
Il modello semplificato risultante può essere così riassunto: arricchimento nell’area della "sella"; massimo di clorofilla e produzione di sostanza organica qualche chilometro a sud, degradazione e mineralizzazione della sostanza organica, prima prodotta a nord, nella parte più meridionale dello Stretto.
Emilio48==Gli organismi== Le condizioni idrologiche dello Stretto di Messina sono straordinarie, e del tutto peculiari e speciali sono i popolamenti che esso ospita. Infatti, l’intenso idrodinamismo e le caratteristiche chimiche delle acque dello Stretto di Messina sono in grado di condizionare gli organismi che in esso vivono ed, anzi, riescono ad influenzare l’intero assetto biologico dell’ambiente determinando uno straordinario ecosistema, unico nel Mediterraneo per biocenosi, abbondanza di specie e, quindi, lo Stretto di Messina costituisce un fondamentale serbatoio di biodiversità.
Le intense ed alterne correnti, la bassa temperatura e l’abbondanza di sali di azoto e fosforo trasportati in superficie dalle acque profonde determinano la disponibilità di una grande quantità di sostanza organica utilizzata sia dagli organismi pelagici sia, soprattutto, dai popolamenti bentonici costieri. Tutto ciò, insieme ai fenomeni associati, determina un vero e proprio riarrangiamento ecologico che nelle specie a prevalente distribuzione occidentale tende a simulare una condizione di tipo atlantico. Infatti, numerose specie prettamente atlantiche, come ad esempio le laminarie (grandi alghe brune), pur se presenti in qualche altra zona del Mar Mediterraneo solo nello Stretto di Messina riescono a formare comunità ben strutturate formando delle vere foreste sottomarine a riprova delle ottimali condizioni ambientali.
E’ importante segnalare a questo proposito che sia le laminarie di bassa profondità (Sacchoryza polyschides), sia i popolamenti profondi a Laminaria ochroleuca, e le comunità vegetali associate, sono strettamente dipendenti dalle caratteristiche fisiche e biologiche del substrato. Come è noto, infatti, per completare il loro ciclo vitale, questi organismi richiedono un substrato solido già colonizzato da rodoficee calcaree, in assenza delle quali l’insediamento non può avere luogo.
Lo Stretto di Messina, confine fra i due bacini occidentale ed orientale del Mediterraneo, è un punto importante di osservazione dei flussi migratori delle specie che si trovano nei due bacini. In quest’area pervengono o transitano comunità planctoniche, anche di lontana origine sia orientale sia atlantica. Fra le specie bentoniche, di particolare rilevanza è la presenza di Pilumnus inermis, in precedenza considerato esclusivamente atlantico, che rappresenta una delle specie più rilevanti nell’associazione a Errina aspera (idrozoo) [D2], noto endemismo dello Stretto di Messina, su cui vive un Mollusco cipreide (Pedicularia sicula), riscontrabile a livello della sella fra 80 e 110 m, ove sono presenti numerose altre specie fra cui l’ofiura Ophiactis balli ed i crostacei Parthenope expansa e Portunus pelagicus. Da segnalare ancora il dente di cane gigante (Pachylasma giganteum). Grande importanza biologica ed ecologica è anche da ascrivere alle già citate Laminariales dello Stretto (Sacchoryza polyschides e Laminaria ochroleuca). Infine, sembra doveroso evidenziare sia la presenza di Albunea carabus e di cospicui insediamenti di Pinna nobilis
sia, per quanto si riferisce invece ai popolamenti vegetali, la presenza di Rodoficee calcaree e di vaste praterie di Posidonia oceanica, ampiamente distribuite per areale e per profondità. Degna di nota, sempre per gli organismi vegetali, è anche la presenza di Phyllariopsis brevipes, Phyllariopsis purpurascens, Desmarestia dresnayi, Desmarestia ligulata, Cryptopleura ramosa specie che sono da ritenersi di estrema importanza perchè presenti solo in quest’area o in poche altre aree molto ristrette del Mar Mediterraneo. Dal punto di vista faunistico lo Stretto è considerato da sempre il "paradiso degli zoologi", per l’enorme biodiversità che lo caratterizza. Le specie di invertebrati bentonici sono quelle che destano maggiore interesse. Il fondale è arricchito da una grande varietà di forme e colori dovute all’abbondanza di celenterati (attinie, madrepore e coralli).
Un chiaro esempio sono le “foreste” di gorgonie gialle e rosse (Paramuricea clavata) dei fondali di Scilla.
Queste, aderendo al substrato, creano un vero e proprio bosco, ambiente ideale ad ospitare numerose altre specie bentoniche. Le specie ittiche sono ben rappresentate da cernie, saraghi, dentici, castagnole, ricciole ed in periodo invernale dagli splendidi Zeus faber (pesce San Pietro)
Migratori
Indubbiamente lo Stretto di Messina, trovandosi lungo una delle principali direttrici migratorie del Mar Mediterraneo, è un punto fondamentale di transito per la migrazione di numerose specie. Certamente le più conosciute e rilevanti, da un punto di vista economico ed ambientale, sono i grandi pelagici, cioè tonno (Thunnus thynnus), alalunga (Thunnus alalunga), palamita (Sarda sarda), aguglia imperiale (Tetrapturus belone) ed il pescespada (Xiphias gladius). Le caratteristiche idrodinamiche e la “ricchezza” dello Stretto determinano il transito in acque superficiali di questi pesci che possono essere catturati con le particolari barche chiamate feluche o passerelle, attive solo in questa parte del Mediterraneo. Inoltre, solo nello Stretto, pur se con attrezzi diversi, è possibile catturare il tonno in tutto l’arco dell’anno e di tutte le classi d’età (dalle forme giovanili agli organismi adulti) perché sarebbe presente una popolazione stanziale che periodicamente si muove tra i due mari limitrofi: il Tirreno e lo Ionio. Da considerare ancora che lo Stretto è un punto di passaggio obbligato per le migrazioni dei cetacei, probabilmente il più importante nel Mediterraneo in termini di diversità di specie. Degni di segnalazione, oltre a tutte le specie di delfini presenti in Mediterraneo, sono le balenottere e particolarmente i capodogli che attraversano lo Stretto per andare nell’area delle Isole Eolie probabilmente a fini riproduttivi.
Infine, è da evidenziare la presenza di alcuni importanti selacei che migrano attraverso lo Stretto di Messina, quali Carcharodon carcharias (squalo bianco) ed Hexanchus griseus)
. Emilio48
Organismi batiali
Altra peculiarità dello Stretto di Messina è la presenza di una varia e numerosa fauna batipelagica (comunemente chiamata anche fauna abissale) che, trasportata in superficie dalla corrente proveniente da Sud (corrente montante), può essere facilmente catturata ancora in condizioni vitali nei punti di maggiore turbolenza (vortici o scale di marea), o spiaggiata lungo la riva in particolari condizioni meteo-marine. Esempi classici da menzionare sono Chauliodus sloani (pesce vipera) , Argyropelecus hemigymnus (pesce accetta o ascia d’argento) e Myctophum punctatum (pesce diavolo).
Tali organismi batipelagici, che vivono in grandi quantità nelle profondità del Mar Mediterraneo (tra i 300 ed i 1.000 m ed anche oltre), pur non avendo alcun valore commerciale sono una fondamentale risorsa trofica per l’ecosistema marino in genere e per lo Stretto in particolare. Alcune specie non vengono trasportate in superficie dalle correnti in maniera totalmente passiva, ma effettuano ben definiti movimenti verticali, risalendo in superficie soprattutto durante la notte. La gran parte di questi pesci dall’aspetto mostruoso, in maggioranza dotata di particolari organi luminosi (fotofori) [D7], per la facile reperibilità nello Stretto di Messina ha richiamato in questa città tra la seconda metà del 1800 e l’inizio del 1900 studiosi (E' OPPORTUNO METTERE ELENCO NOMI???) provenienti da tutta l’Europa che, potendo trovare in modo relativamente semplice il materiale più vario ed abbondante per i loro studi, definirono lo stretto di Messina il paradiso degli zoologi.
Beach Rock
Lungo le coste siciliane dello Stretto è presente un biotopo costiero di notevole interesse, costituito da un complesso biocenotico che, per la sua particolare origine e struttura, non può passare inosservato (infatti rientra nei confini della Riserva Naturale Lagune di Capo Peloro). Si tratta di un tratto esteso di costa compreso tra Capo Peloro e S. Agata, interessato dalla presenza di una panchina rocciosa che, dalla linea di spiaggia, si porta fino ad alcuni metri di profondità.
Questa formazione, interpretabile come una beach rock, si situa in una posizione di raccordo tra il piano mesolitorale e la frangia superiore dell’infralitorale. Tale struttura rappresenta l’unico substrato duro naturale per le comunità bentoniche all’interno di questa fascia batimetrica, lungo il versante siciliano dello Stretto. Inoltre, per la sua particolare morfologia, per la distribuzione topografica, ed in funzione dei particolari condizionamenti determinati dal regime idrodinamico dello Stretto, la struttura ospita comunità bentoniche del tutto originali, rispetto a quanto noto per la generalità dei biotopi mediterranei affini. Oltre al suo rilevante interesse in termini di documentazione geologica (testimonianza di età tirreniana) e antropologica (anticamente utilizzata come cava per macine da mulino), la struttura è di grande importanza in quanto ospita estese formazioni a Vermetus, cioè un biotopo formalmente protetto a livello comunitario. Tali formazioni rappresentano inoltre un caso unico nel Mediterraneo, in quanto ubicate sulla superficie del conglomerato, anziché disposte nella tipica formazione a trottoire.
Collegamenti
Per l'attraversamento dello Stretto, tra Calabria e Sicilia vengono effettuati i seguenti collegamenti:
- Villa San Giovanni (RC) - Messina:
- si svolge un intenso traffico di traghetti che permettono di trasportare persone, automobili e convogli ferroviari tra le due regioni.
- Reggio Calabria - Messina:
- un tempo veniva svolto l'intero traffico tra le due regioni fino alla costruzione dell'approdo di Villa San Giovanni che ha consentito lo spostamento dell'intero traffico ferroviario e la maggior parte del traffico automobilistico, ciò ha permesso di alleggerire il traffico nel porto di Reggio sfruttando la minore distanza tra le due coste che intercorre a nord;
oggi tra i due porti di Reggio e Messina si svolge parte del traffico di traghetti che permettono di trasportare persone e automobili tra le due città dello stretto; - si svolgono collegamenti veloci tra i due porti tramite navette ed aliscafi che permettono di trasportare persone tra le due città;
- è presente un collegamento veloce con il molo dell'Aeroporto di Reggio Calabria;
- un tempo veniva svolto l'intero traffico tra le due regioni fino alla costruzione dell'approdo di Villa San Giovanni che ha consentito lo spostamento dell'intero traffico ferroviario e la maggior parte del traffico automobilistico, ciò ha permesso di alleggerire il traffico nel porto di Reggio sfruttando la minore distanza tra le due coste che intercorre a nord;
- Reggio Calabria - Tremestieri (ME):
- si imbarca dal porto di Reggio verso il nuovo approdo di Tremestieri, inaugurato nel 2005 nella zona Sud di Messina;
- Villa San Giovanni (RC) - Tremestieri (ME):
- gran parte del traffico pesante si svolge dall'approdo di Villa San Giovanni verso il nuovo approdo di Tremestieri. É in progetto l'ampliamento dell'approdo sicliano con la costruzione di nuovi invasi, che serviranno a liberare totalmente il porto di Messina dal traffico con destinazione l'attraversamento dello Stretto.
Collegamenti esterni
FINE DEL TESTO SEGUONO NOTE E CORRISPONDENZA VARIA
se del caso aggiungere: "testi consultati" e "letture consigliate".
(ho letto su wiki una lunga diatriba, cui hai partecipato anche tu e che mi sembra ancora in corso, sul termine BIBLIOGRAFIA, su cui preferirei non entrare, inserendo quindi le due voci distinte)
Riepilogo figure e foto.
[B1]: schema Defant sezione stretto fatti ma non inseriti
[B2]: foto andrea potoschi (n°4) inserite su COMMONSEmilio48
[D1] : laminaria iaria caricata su COMMONS [D2] : errina aspera da inserire su COMMONS
[D3] : criseus iaria caricata su COMMONS
[D7] : fotofori baguet da inserire su COMMONS
[D9]: beach rock. INSERITA 1, 2, 3, 4, 5 Emilio48--192.167.96.180 19:46, 11 ott 2006 (CEST)
NOTA : kW va scritto così , k minuscolo.... e GWh è un'energia, non una potenza, che sarebbe GWh/h o, per gli amici, GW.
PRENDO ATTO E VADO A MODIFICARE!!!192.167.96.180
avevi già modificato tu, grazie, mi resta da modificare il file ppt che uso per le lezioni.192.167.96.180
nota per Ub: anche oggi ho modificato qualche piccola cosa nel testo (laminarie) e ti segnalo anche la foto da satellite [01] che dovrebbe comparire in apertura della voce "Stretto di Messina" si trova su commons alla voce "Messina" ed il riferimento commons è il seguente: Image:MessinaStrait-EO.jpg. si tratta di una foto (NASA) magnifica perchè non solo si vedono anche le navi ma, soprattutto i colori delle diverse masse d'acqua in transito. adesso provo ad inserire una figura da una mia pubblicazizone per fare vedere schematicamente come si muovono le acque. sempre grazie ed a presto.Emilio48 la figura su commons si chiama: Image:Messina Straits Water 24h.JPG 192.167.96.180
NOTA PER UB come da tuo consiglio ho provato a pasticciare un po' nel testo spostando le figure (3 kobold + 1 mia). il risultato non è dei più esaltanti ma comunque ci sto provando.... con molte difficotà. Ho segnato accanto al riepilogo figure in coda lo stato di avanzamento perchè anche io (che all'inizio avevo le idee chiare) comincio a confondermi. Buonanotte!!! Grazie sempre per l'aiuto ed a presto.Emilio48
Ub, il discorso meriterebbe un discorso più lungo che ora non riesco a fare. ti prometto che possiamo ritornanrci ma con più calma perchè in pratica si tratta dell'evoluzione analitica di oltre un secolo. ora devo proprio scappare via.
un cordiale saluto ed a presto.Emilio48
Ub, ho pasticciato con le foto nel paragrafo beach rock. per piacere cerca di sistemarlo. adesso mi accingo a pasticciare con le foto in altri paragrafi. la ragione è che oggi abbiamo avuto sessione di laurea e posso prendere fiato (per un po'), prevedendo che domani non potrò dedicarmi a wiki. prima o poi, col tuo aiuto, riuscirò a finire questa "voce". sempre grazie ed a presto.
allora, Ub, per stasera avrei finito. non riesco a gestire la posizione delle figure ma ho imparato a gestire la loro dimensione. domani sarò molto impegnato e, se ci riesco, preferirei dedicarmi ad uno schema sul funzionamento delle correnti, considerato che la copia in mio possesso è proprio brutta. si tratta di un lucido per lavagna luminosa colorato con evidenziatore e passato allo scanner. DEVO preparare uno schema degno di wiki e, quindi, ho bisogno di tempo. le foto con i vortici e tagli delle correnti sono già autorizzati su commons ma, delle diverse versioni che ho, vorrei trovare le migliori. resterò ancora su commons per eliminare alcune figure ripetute e poi vorrei andare a casa, considerato che stasera viene a cena mia figlia piccola (1978), in partenza domani per genova per completare la tesi di dottorato. grazie di tutto ed a presto.Emilio48
ps: è il caso di mettere qualche nome degli zoologi che 150 anni or sono hanno battezzato lo stretto come paradiso degli zoologi? si tratta di personaggi importanti: i padri della moderna biologia ne cito solo 1 metchnikov! che ne pensi in tutto saranno 10 nomi; vale la pena o diventa un fatto "barboso"???Emilio48
Ho provato ad aggiungere un estratto dalla voceattuale, tanto per dare anche un taglio giornalistico - mi pare che ci entri come i cavoli a merenda, vedi tu se è il caso di lasciarla. Forse ci sono altre cose da prendere dalla voce attuale?--Ub 21:41, 24 ott 2006 (CEST)