No TAV

movimento spontaneo di protesta

No TAV è un movimento popolare italiano sorto nei primi anni '90 nel quale si riconoscono gruppi di cittadini accomunati dalla contrarietà alla realizzazione di nuove linee ad alta velocità/capacità (note impropriamente come TAV, acronimo di treno ad alta velocità, da cui il nome). Il movimento No Tav, per la particolare conflittualità sociale, per la consistenza del fenomeno e per l'impatto mediatico, ha costituito in Italia un elemento rilevante nel quadro politico nazionale[1][2].

Il simbolo presente in molte bandiere No TAV.

Principali argomenti contro la costruzione delle infrastrutture contestate risiedono nel loro costo, ritenuto eccessivo, nella valutazione della loro utilità, del danno che produrrebbero sull'assetto idrogeologico dei luoghi, dell'impatto sulla salute umana.

Origini e caratteristiche

Prende origine in val di Susa[senza fonte] dalle proteste contro la realizzazione della nuova linea ferroviaria Torino–Lione, per poi estendersi, in misura minore, in altre regioni d'Italia (Mugello, Genova-Alessandria, Firenze, Brennero ecc.) ed in altri paesi europei, compresa la Francia[3].

Considerata l'esistenza di molti movimenti definibili sotto l'etichetta generalista di "No TAV", non ha senso identificare una singola persona come leader.[senza fonte]

I movimenti No TAV fondano le loro istanze sulla base di approfondimenti tecnici, economici ed ambientali prodotti da esperti di un'ampia serie di discipline ed appartenenti ad università e istituti di ricerca sia italiani che stranieri. In alcuni casi[non chiaro] le argomentazioni dei movimenti No TAV sono confermate anche dai documenti ufficiali di ministeri, istituzioni pubbliche e governi sia italiani che svizzeri[senza fonte] o francesi[4].

I movimenti della Valsusa

L'idea alla base della protesta è che la linea ad alta velocità progettata in valle di Susa sia un'opera costosa ed inutile per cittadini italiani ed europei, e che essa sia spinta da varie lobby economiche, associazioni criminali e gruppi politici che vedono nel progetto la possibilità di ingenti profitti. In particolare gli stessi studi dei promotori della nuova linea e l'Osservatorio governativo affermano che la linea attuale (ferrovia del Frejus) è ben sotto la saturazione, mentre gli studi che prevedano un aumento del traffico sulla direttrice Torino–Lione si sono già rivelati di fatto errati.

Argomenti portati dai movimenti

Vi sono diverse ragioni che i movimenti muovono contro la costruzione della nuova linea Torino-Lione in val di Susa:

  • Il traffico sulla direttrice Torino–Lione è, per stessa ammissione dei promotori della nuova linea e del Governo Italiano, in continua diminuzione, specialmente quello ferroviario. La linea TAV resterebbe quindi pesantemente sottoutilizzata.[5][6] Questa diminuzione del traffico non è imputabile solo ai lavori di adeguamento del tunnel ferroviario, in quanto riguarda anche l'autostrada ed è comunque un calo iniziato già in precedenza, come dimostrano i rapporti "Alpinfo" dell'ente svizzero per i trasporti[7]. Gli studi del promotore della linea, Lyon Turin Ferroviaire, ipotizzano invece fin dagli anni '90 una crescita esponenziale e sistematica del traffico, ma ad oggi tale crescita non si è avuta ed anzi il traffico è drasticamene calato[8]
  • L'opera, a causa dell'elevato costo e tenendo conto dei possibili ricavi, sarebbe economicamente fallimentare, con gravi ripercussioni sulle finanze pubbliche.[9][10]
 
Numero di autoveicoli che annualmente attraversano, nei due sensi, il traforo autostradale del Frejus
  • L'attuale ferrovia del Frejus è sottoutilizzata e il suo potenziamento, in parte già effettuato a partire dal 2001[11], comporta costi minori rispetto alla realizzazione di una nuova doppia linea.[12]
  • Le montagne che in base ai progetti dovranno essere attraversate per decine di chilometri da gallerie, sono note per la presenza di amianto e uranio: numerosi documenti di ARPA-Piemonte, AGIP nucleare, CNR ecc. documentano tali presenze che durante i lavori potrebbero diffondersi sino alla periferia della vicina Torino e oltre, sia a causa dei trasporti, sia a causa dei forti venti caratteristici della valle.[13][14][15].
  • Con la realizzazione del tunnel di base LTF prevede di drenare da 60 a 125 milioni di metri cubi d'acqua dalle falde sotterranee[16], con il rischio di causare importanti dissesti idrici nelle zone limitrofe come è già avvenuto per il tunnel del Mugello[17].
  • Lo "spostamento su rotaia delle merci che viaggiano su TIR" è smentito dalla stessa LTF e dall'Osservatorio governativo. Infatti essi prevedono un enorme aumento dei traffici con la Francia via strada ed ancora maggiore via ferrovia[18]: la diminuzione dei camion è quindi solo in percentuale, e tale fatto è stato sfruttato a scopo propagandistico.[19] In ogni caso, uno spostamento dalla strada alla ferrovia potrebbe avvenire, se si volesse veramente, anche usando la linea esistente[20], oggi adeguata al trasporto di container di ogni sagoma.
  • L'opera rientrerebbe all'interno delle politiche di esportazione di capitale produttivo/importazioni di merci a basso costo favorendo la delocalizzazione delle aziende in aree geografiche dove il costo del lavoro è inferiore, non solo portando all'estero posti di lavoro ma, grazie all'effetto competitivo dei salari, potrebbe portare a una notevole diminuzione dei salari italiani ed europei.[21][22]

Molti di questi argomenti sono stati riassunti in un documento[23] redatto dall'associazione Pro Natura Torino nel quale vengono elencate 150 ragioni del movimento No TAV. Sono inoltre trattati in uno studio della "COWI A/S" commissionato dall'UE.[16]

Nel luglio 2012 molte delle tematiche sopra elencate sono state riprese dalla Corte dei Conti francese nel rapporto su "Situazione e prospettive delle finanze pubbliche 2012"[24], evidenziando che molte nuove linee ferroviarie previste in Francia, fra cui la Torino-Lione, "non sono sostenibili dal punto di vista del bilancio, della redditività finanziaria e socio-economica, né dal punto di vista ambientale".

  Lo stesso argomento in dettaglio: Progetto di ferrovia Torino-Lione.

Storia del movimento No TAV della Valsusa

 
Un momento della manifestazione del 6 novembre 2005

Il movimento No TAV non ha una vera e propria data di inizio in quanto è nato spontaneamente in seguito alle prime assemblee pubbliche sull'argomento tenutesi fin dai primi anni novanta.

Le prime manifestazioni

La prima grande manifestazione contro il progetto è del 2 marzo 1995 a Sant'Ambrogio di Torino[25][26], e successivamente le più importanti si tennero il 31 maggio 2003 con una marcia da Borgone Susa a Bussoleno, il 4 giugno 2005 con un'altra marcia da Susa a Venaus, il 5 novembre 2005 con una fiaccolata da Susa a Mompantero (più di 15.000 partecipanti)[27], il 16 novembre 2005 con un'altra marcia da Bussoleno a Susa (circa 50.000 partecipanti secondo gli organizzatori[28]), il 6 dicembre e l'8 dicembre.

 
31 ottobre 2005: ponte sul torrente Ganduja

Furono organizzati tre presidi permanenti a Bruzolo e Borgone Susa, luoghi in cui dovevano iniziare i primi sondaggi del 2005, ed a Venaus dove dovevano iniziare i lavori di una galleria geognostica del tunnel di base secondo il progetto originario del 2003, oggi in parte modificato.

 
30 novembre 2005: presidio a Venaus
 
6 dicembre 2005: blocco della Val di Susa
 
8 dicembre 2005: ritorno a Venaus

Alla fine dell'ottobre 2005 le autorità decisero di sistemare una trivella nel territorio di Mompantero per fare dei sondaggi del terreno. Per l'esproprio dei terreni si rese necessario l'intervento delle forze dell'ordine, a causa della ferma opposizione di membri del movimento No TAV, dei sindaci e dei cittadini.

Le forze dell'ordine disposero posti di blocco nell'intero paese di Mompantero[29] attraverso cui solo i residenti, dopo verifica dei documenti, potevano passare[30][31]; anche gli alunni per recarsi a scuola dovevano mostrare i documenti ai carabinieri[senza fonte].

Nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 2005 le forze dell'ordine fecero irruzione nel presidio di Venaus per porre fine all'occupazione dei terreni su cui doveva essere allestito il cantiere. Una ventina di manifestanti furono feriti.[32][33] L'8 dicembre 2005 si tenne una manifestazione di protesta contro tale sgombero: una marcia formata da circa 30.000 persone[34][35], partì da Susa con destinazione Venaus. Durante la manifestazione, in località Passeggeri, si verificarono alcuni contatti con le forze dell'ordine che non consentivano l'ingresso sulla strada provinciale per Venaus, ma la manifestazione proseguì la marcia. Giunta a Venaus, la popolazione rimosse le reti di recinzione del futuro cantiere e invase i prati, bloccando così l'inizio lavori. Fu costruito un nuovo presidio, situato di fronte al precedente, utilizzato come osservatorio nel caso fossero iniziati dei lavori.

Questi fatti portarono all'abbandono del progetto del 2003, criticato anche per i suoi problemi concettuali, ed alla formazione dell'"Osservatorio".

Dopo il blitz di Venaus

Dopo le tensioni tra i cittadini della Val di Susa e il Governo prodotte dal blitz della polizia, la magistratura mise sotto sequestro le aree di Venaus[36], che furono subito abbandonate dagli occupanti e dalla stessa azienda incaricata per i lavori di scavo. Parallelamente il governo promise di istituire un tavolo di confronto tecnico e politico, con i sindaci dei Comuni coinvolti e esperti nominati da entrambe le parti.

Il tavolo di confronto è stato realizzato a partire dal 2006 sotto il nome di "Osservatorio"; il suo presidente Mario Virano, nominato direttamente dal governo, è contestato dal movimento No TAV per conflitto di interessi, in quanto riveste ruoli rilevanti all'interno di aziende coinvolte a vario titolo nel progetto del TAV: amministratore delegato uscente della Sitaf (che gestisce l'autostrada A32 e il Traforo stradale del Frejus), e consigliere di amministrazione ANAS.

Nell'Osservatorio, fino al 2011 ci sono stati diversi incontri tra i sindaci, tecnici e proponenti, ma sono stati esclusi dalla partecipazione la maggior parte dei sindaci No TAV. Degli 8 sindaci convocati all'Osservatorio, hanno potuto partecipare solo 3 sindaci contrari all'opera, rispetto alla maggioranza di 5 favorevoli.[37]. Il movimento No TAV e le popolazioni della Val di Susa hanno contestato per queste ragioni l'attendibilità e serietà dell'Osservatorio,[37] criticando il non aver coinvolto le popolazioni, l'eccesso di propaganda, e di non aver preso in considerazione l'opzione di non realizzare l'opera.

Contestazioni per le Olimpiadi Invernali Torino 2006

Con il percorso verso il Piemonte della fiaccola olimpica, il movimento No TAV si fa notare lungo il percorso del tedoforo per sfruttare la vetrina mondiale offerta dall'evento olimpico. A Susa un manifestante tentò simbolicamente di calare una bandiera No TAV sulla fiaccola. Il percorso originario doveva includere l'intera Val di Susa, ma la fiamma fu deviata, per precauzione, senza raggiungere molti paesi tra cui Avigliana.

Tuttavia, non fu effettuato nessun atto di boicottaggio verso le Olimpiadi Invernali, come invece si era paventato nei giorni precedenti.

Inverno 2006-2007

Con il Governo Prodi II, si avvia un tentativo di coniugare la (presunta) necessità di creare il nuovo percorso ferroviario con le esigenze della popolazione della valle. Alla fine di febbraio 2007, i tre partiti di centrosinistra che più avevano appoggiato il movimento No TAV (i Verdi, i Comunisti Italiani e Rifondazione Comunista) accettano i 12 punti imposti per ricostituire il proprio governo dimissionario dal Presidente del consiglio Romano Prodi, tra i quali quello sulle infrastrutture. Immediatamente vengono ammainate le bandiere di questi partiti dal presidio No TAV di Borgone (Val Susa). A livello locale (provincia di Torino), invece, tali partiti continuano ad appoggiare il Movimento.

I sondaggi propedeutici

Nel 2009 vengono annunciati una serie di sondaggi propedeutici alla progettazione del nuovo tracciato. Il movimento No TAV contesta e contrasta tali azioni, ma perché ritenute inutili dal punto di vista tecnico e funzionali all'opera contestata.

Durante l'inverno 2009-2010 si registrano diversi momenti di tensione che riportano l'attenzione internazionale sulla vicenda. In un'intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica l'attore francese Gérard Depardieu si schiera dalla parte del movimento No TAV.[38]

Il 19 dicembre un incendio doloso distrugge il presidio No TAV di Bruzolo.

Il 19 gennaio 2010 alle 3 del mattino, con un ingente dispiegamento di forze dell'ordine, iniziano i lavori per il sondaggio geognostico presso l'autoporto di Susa. Il movimento reagisce occupando l'autostrada del Fréjus.

Per rispondere al tentativo di realizzare i 91 sondaggi previsti dal progetto, il movimento No TAV organizza a Susa una manifestazione il 23 gennaio 2010 alla quale partecipano circa 40.000 persone (secondo gli organizzatori) e 20.000 (secondo le forze dell'ordine)[39].

Proteste del 27 giugno e del 3 luglio 2011

Il 22 maggio 2011 gli attivisti No TAV formano un presidio permanente a Chiomonte in località Maddalena (di fronte al Sito Archeologico) ribattezzato Libera Repubblica della Maddalena, nell'area che dovrà essere utilizzata per realizzare un tunnel geognostico ritenuto necessario per sondare il terreno dello scavo per la realizzazione dl Tunnel di base[40], per bloccare l'inizio dei lavori fino al 30 giugno impedendo così all'Italia di raggiungere i requisiti necessari per ottenere i finanziamenti europei per la realizzazione del tunnel geognostico[41].

Alle 4.30 del mattino del 27 giugno sono inviati circa 2500 rappresentanti delle forze dell'ordine per sgomberare il presidio e consegnare così l'area alla società addetta ai lavori. I No TAV presenti sparano alcuni fuochi d'artificio per segnalare l'arrivo delle forze dell'ordine agli abitanti della valle e a gli altri manifestanti. Nasce uno scontro tra forze dell'ordine e manifestanti, finché le forze dell'ordine non usano gas lacrimogeni al CS per disperdere la folla.[42] Alla fine della giornata le forze dell'ordine riescono a entrare in possesso della zona archeologica di Chiomonte (nel cui piazzale di parcheggio si trovava il presidio) e del museo annesso, innalzando reticolati e blocchi per impedire una nuova occupazione.[43]

A Chiomonte, alcune proteste degenerano e parte dei manifestanti lanciano sassi contro le forze dell'ordine.[44]

A Bologna, verso la conclusione di una manifestazione No TAV, la protesta dei militanti del movimento degenera in un'aggressione ai danni dell'esponente della Lega Nord (già candidato sindaco per il centrodestra alle elezioni amministrative del 16 e 17 maggio 2011) Manes Bernardini, il quale, insieme ad altri consiglieri, si trovava presso il gazebo di un bar. Dopo aver individuato l'esponente della Lega, i militanti No TAV lanciano al suo indirizzo monetine, un accendino, lattine di birra vuote e, secondo le dichiarazioni del consigliere Mirka Cocconcelli, anche un sasso, che tuttavia non è stato rinvenuto dalla polizia accorsa in assetto antisommossa[45][46].

I comitati No TAV organizzano quindi una manifestazione di protesta il 3 luglio 2011, sempre a Chiomonte, manifestazione alla quale, secondo gli organizzatori, partecipano circa 60.000 persone. Del corteo fanno parte anche numerosi sindaci dei comuni della bassa Val di Susa. Nel pomeriggio, dal corteo autorizzato si distacca una parte di manifestanti che decide assediare la zona presidiata dalle forze dell'ordine per tentare di rioccuparla. Al termine degli scontri si contano circa 200 feriti fra i manifestanti e 188 fra le forze dell'ordine. Vengono inoltre arrestate 5 persone. Alla fine della giornata di guerriglia le forze dell'ordine riescono a mantenere il possesso dell'area.[47]

Il movimento No TAV denuncia il lancio di oggetti e lacrimogeni ad altezza uomo contro i manifestanti da parte delle forze dell'ordine. Tali affermazioni sono state supportate da alcuni filmati e fotografie amatoriali.[48]

Il 26 gennaio 2012 la magistratura di Torino decide di arrestare 26 persone con l'accusa di aver compiuto vari reati durante la manifestazione del 3 luglio 2011.[49] Due giorni dopo i comitati No TAV decidono di organizzare una marcia di solidarietà per gli arrestati, accusando la magistratura di aver compiuto queste azioni solamente al fine di discreditare il movimento e chiedendone l'immediata liberazione.[50]

Proteste del febbraio e del marzo 2012

 
Striscione di solidarietà NO-TAV sulla facciata del centro sociale Leoncavallo di Milano

Il 27 febbraio 2012 sono iniziate le espropriazioni dei terreni lungo il percorso del progetto. Nel corso delle proteste uno dei leader No TAV, Luca Abbà, è caduto da un traliccio dopo essere stato folgorato riportando gravi ferite.[51] Nei giorni seguenti si sono verificati scontri fra i manifestanti e le forze dell'ordine a causa dell'occupazione di ferrovie e autostrade.[52]

Il 2 marzo 2012, in seguito agli scontri in Val di Susa, il presidente del Consiglio, Mario Monti, ha confermato l'impegno per la realizzazione dei lavori.[53]

Procedimenti giudiziari

Il 18 agosto 2011 50 attivisti del movimento sono denunciati per interruzione di servizio pubblico, a seguito della protesta di circa trecento militanti No TAV (presenti anche alcune decine di militanti anarco-insurrezionisti)[54] che si sono ritrovati sulle banchine della Stazione di Avigliana[55] bloccando il treno in arrivo per due ore sventolando le bandiere del movimento e occupando le banchine. La questura rileva l'assenza "delle condizioni di sicurezza per il passaggio del convoglio"[54] e, visionando le immagini, ha potuto denunciare 50 militanti.

Al termine degli scontri avvenuti durante la manifestazione del 3 luglio 2011 vengono fermati e poi arrestati 5 manifestanti No TAV, appartenenti all'area antagonista, con l'accusa di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, detenzione e lancio di oggetti e detenzione di materiale esplosivo.[56] Il 7 luglio viene convalidato il fermo per 4 di essi dal GIP di Torino, il quinto viene denunciato a piede libero.[57]

Il 26 gennaio 2012 la magistratura di Torino invia 26 ordinanze di custodia cautelare in carcere, 15 obblighi di dimora, e una condanna agli arresti domiciliari a 42 persone accusate di aver compiuto i reati di resistenza a pubblico ufficiale, violenza, lesioni, manifestazione non autorizzata e danneggiamento aggravati in concorso, durante la manifestazione del 3 luglio 2011. Fra gli arrestati spicca anche un ex appartenente alle Brigate Rosse.[49]

Il 22 febbraio 2012 sono denunciati 60 manifestanti No TAV per manifestazione non autorizzata, dopo essere scesi in strada a Genova per manifestare contro la presentazione di un libro del procuratore capo di Torino, Gian Carlo Caselli.[58]

Il 26 febbraio 2012 il Gruppo Ferrovie dello Stato sporge denuncia per danneggiamento e aggressione contro gli autori degli atti vandalici e dell'aggressione ai danni di quattro dipendenti delle Ferrovie dello Stato, fermati dalle Polizia ferroviaria in occasione della partenza dalla stazione ferroviaria di Milano di un gruppo di manifestanti No TAV per Torino.[59][60]

Dopo gli scontri e l'occupazione dell'autostrada A32 nella notte fra il 29 febbraio e il 1º marzo 2012 sono fermati dalla Polizia cinque militanti e uno di essi è poi arrestato per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni. Gli altri fermati sono identificati e poi rilasciati.[61]

Il 2 marzo 2012 a seguito dell'occupazione dei binari della stazione ferroviaria di Brescia da parte di manifestanti No TAV appartenenti a centri sociali, sono sporte 29 denunce per manifestazione non autorizzata, interruzione di pubblico servizio, accensioni pericolose, travisamento e danneggiamento. Altri 10 manifestanti sono denunciati per manifestazione non autorizzata dopo il blocco del casello autostradale di Rovato, durante la serata del 1º marzo 2012.[62]

L'8 marzo 2012 la Polizia di Stato ha denunciato 15 manifestanti per interruzione di pubblico servizio e manifestazione non autorizzata dopo aver analizzato le foto e i filmati riguardanti l'occupazione dei binari della stazione di Cremona avvenuta il 1 marzo da parte di attivisti del movimento No TAV.[63]

Il 12 marzo 2012 la procura di Genova ha aperto un fascicolo a carico di 7 manifestanti No TAV a causa dei fatti avventi durante il corteo del 12 febbraio a Genova. Le accuse sono di resistenza a pubblico ufficiale, imbrattamenti di muri, lancio e scoppio di materiale pericoloso. Il corteo era stato organizzato per chiedere la scarcerazione di un altro manifestante arrestato il 26 gennaio.[64]

Il 15 marzo 2012 la Polizia di Stato di Perugia ha denunciato 25 persone per il blocco dei binari della Stazione di Fontivegge. Le accuse sono interruzione di pubblico servizio e inosservanza dei provvedimenti dell'autorità. A queste si aggiungono tre denunce per manifestazione non autorizzata e altre tre per violazioni delle disposizioni a tutela dell'ordine pubblico attraverso il travisamento per non farsi riconoscere.[65]

Il 29 marzo 2012, a seguito delle denunce presentate dagli attivisti, la procura di Torino ha aperto una ventina di fascicoli sulle presunte violenze perpetuate da membri delle forze dell'ordine nei confronti di appartenenti al movimento No TAV durante le manifestazione del 3 luglio 2011.[66]

Il 6 aprile 2012 la DIGOS denuncia altre 71 persone appartenenti al movimento No TAV per i reati commessi durante la manifestazione non autorizzata del febbraio 2011 a Genova, durante la presentazione di un libro del procuratore capo di Torino, Gian Carlo Caselli. I reati contestati sono: manifestazione non autorizzata, resistenza e violenza a pubblico ufficiale, travisamento, imbrattamento e danneggiamento di edifici, detenzione illecita di armi.[67]

No -TAV e Nimby

L'inserimento del movimento No-TAV tra i quelli indicati come nimby viene spesso data per scontata negli articoli sui movimenti di protesta che appaiono nei principali quotidiani italiani [68], [69], [70].

L'appartenenza alla categoria dei movimenti nimby, viene accettata da alcuni aderenti del movimento No-Tav e respinta da altri . Tra i primi Claudio Giorno, ambientalista e giornalista originario della Val di Susa [71], tra i primissimi promotori della protesta, afferma in una intervista : ..." Alle origini di questa lotta, con le caratteristiche di cui parlavo, c'è un aspetto che ho omesso. Fin da subito noi abbiamo detto che questa era una battaglia nimby e che non ce ne vergognavamo neanche un po'. Alcuni di noi erano stati protagonisti in quanto ambientalisti della lotta contro l'autostrada, che era stata una lotta di un piccolo gruppo. E prima che venisse costruita l'autostrada era già stata comunque raddoppiata la ferrovia esistente... [72] .

Altri esponenti rifiutano l'accostamento a proteste di tipo nymby o alla sindrome nimby , affermando che questa definizione indichi movimenti che non contestano la finalità' di un progetto, ma semplicemente chiedono di metterlo in pratica altrove [73].

Renato Fontana e Enrico Sacco sottolineano le differenza fra questo movimento e altri movimenti definibili come nimby:
«[...]è possibile osservare che si tratta di un movimento costituito, di fatto, da una comunità di luogo a tutti gli effetti: infatti - come ha sottolineato più volte il sociologo Marco Revelli in numerosi articoli - si tratta di un gruppo strutturato composto da persone che si conoscono tra di loro e che condividono gli stessi luoghi e gli stessi obiettivi. [...] si tratta di una comunità che si difende, e difendendosi parla per tutti e rappresenta interessi generali. Non si tratta dunque di un gruppo chiuso nel proprio "giardino" [...] si tratta di un movimento sostanzialmente differente dagli altri e nuovo.»

Lo studioso di comunicazione Miccio Mauro, riguardo al No-tav parla di un effetto Nimby causato da mancato dialogo fra istituzioni e cittadini.

«[...] il movimento “No Tav”, diventato di per sé stesso una sorta di brand, è talmente assurto agli onori delle cronache e all’attenzione generale di tutti i media da arrivare a trasformarsi in un fattore importante, se non determinante, per gli equilibri elettorali e di governo, sconfinando quindi ben oltre la stretta dialettica sull’opportunità di realizzare o meno il tunnel incriminato nell’ambito della costruzione del “Corridoio 5” tra Torino e Lione. Anche se preso a pretesto per contrapposizioni di diverso genere, l'effetto Nimby, in questa circostanza, ha vissuto il suo trionfo.»

Gli studiosi di psicologia sociale Mannarini Terri e Roccato Michele, invece includono questo movimento, a quei movimenti nimby che si oppongono al Ponte sullo Stretto di Messina, No Dal Molin, alla discarica a Caiano, ma rivedendo la loro valutazione, affermando che non possono essere semplicisticamente giudicati come movimenti egoistici, oscurantisti e violenti non interessati al bene comune, [74]

Filmografia

  • Fratelli di TAV di Manolo Luppichini e Claudio Metallo (2008). Produzione: Teleimmagini, Candida TV. Durata: 60 minuti.
  • Le meraviglie del mondo! di Nicola Palmeri (2006). Produzione: MizzicaFilm. Durata: 14 minuti. Musica: Uccellacci - Etnagigante. Cortometraggio.
  • No TAV, gli indiani di valle di Adonella Marena (2005). Produzione: Overfilm. Durata: 54 minuti. Fotografia: Alberto Airola Montaggio: Massimo Cellerino. Musiche: Davide Balistreri ed Emmanuele de Paoli.
  • No TAV, fermarlo è possibile a cura del Centro Sociale Askatasuna e del Comitato di lotta popolare (2006). Durata: 75 minuti.
  • Valle di Susa, le ragioni di un NO di Franca Verda Hunziker e Francesco Chiesa (2006). Produzione: Televisione svizzera di lingua italiana. Durata: 33 minuti. Fotografia: Alberto Moccia. Montaggio: Marianne Quarti. Sonoro: Nino Maranesi e Renato Soldini.
  • Il vento che fermò il treno a cura di Riccardo Pavia e Oscar Margaira (2008). Produzione: Pronatura Piemonte. Durata: 126 minuti. Documentario.
  • Il cartun d'le ribelliun di Adonella Marena (2008). Produzione: Don Quixote / Djanetfilm. Fotografia: Fabio Colazzo Adonella Marena. Montaggio: Dario Castelli Marco Duretti. Musiche: Davide Balistreri. Durata: 85 minuti. Film-documentario.

Note

  1. ^ « [...] il movimento "No Tav", diventato di per sé stesso una sorta di brand, è talmente assurto agli onori delle cronache e all'attenzione generale di tutti i media da arrivare a trasformarsi in un fattore importante, se non determinante, per gli equilibri elettorali e di governo, sconfinando quindi ben oltre la stretta dialettica sull'opportunità di realizzare o meno il tunnel incriminato nell’ambito della costruzione del "Corridoio 5" tra Torino e Lione.» Miccio 2012, p. 122
  2. ^ Sulle cause della particolare conflittualità creatasi in Italia e sul confronto con situazioni analoghe in altre nazioni vedi Fontana e Sacco 2011, pp. 27, 106
  3. ^ Altri movimenti contrari a linee ad alta velocità e/o tunnel vari sono ad esempio (DE) Stop BBT, No TAV Brennero (Brennero), (FR) Notav-Savoie (movimenti francesi contro la Torino-Lione), (FR) Non aux nouvelles lignes TGV (movimento contro le nuove linee TGV in generale), (FR) Collectif TGV Sud Var, (FR) Stop TGV Coudon, (FR) Le mechant TGV PACA (movimenti francesi contro la linea TGV Provence Alpes Côte d’Azur LGV PACA), (ES) AVE pel litoral, (contro l'AVE spagnola), (ES) NO TAV-AVE-TGV-LGV-AHT GELDITU, Comitato IDRA (Mugello e Firenze-Bologna), Comitati Scrivia (3° Valico Genova-Alessandria) ecc.
  4. ^ Si considerino ad esempio i dati di traffico "Alpinfo" svizzeri o le relazioni della Corte dei Conti francese, che esplicitamente confermano la sovrastima del traffico e dei benefici e la sottostima dei costi nelle ipotesi dei promotori della nuova linea, oppure le dichiarazioni del commissario europeo per i trasporti che ha ribadito l'indisponibilità dell'Europa a fornire grandi finanziamenti a dispetto di un ipotetico "40% di finanziamento" pubblicizzato dai promotori (si veda la voce Progetto di ferrovia Torino-Lione per i dettagli).[non chiaro]
  5. ^ Andrea Boitani, Marco Ponti; Francesco Ramella, TAV: le ragioni liberali del no (PDF), su brunoleonimedia.servingfreedom.net, IBL, 16 aprile 2007, p. 2. URL consultato il 15 luglio 2011.
  6. ^ Mario Cavargna, Diminuisce il traffico merci sulla direttrice Torino-Lione, su pro-natura.it, 29 settembre 2009. URL consultato il 6 luglio 2011.
  7. ^ Ufficio federale dello sviluppo territoriale svizzero - Rapporti Alpinfo.
  8. ^ Lyon Turin Ferroviaire, Contributo al dibattito sulla Torino-Lione : 100 riposte a 100 critiche, su ltf-sas.com. URL consultato il 12 febbraio 2011.
  9. ^ (FR) Lyon Turin Ferroviaire, Coût des travaux, su ltf-sas.com. URL consultato il 6 luglio 2011.
  10. ^ Corte dei conti, Relazione della Corte dei conti (PDF), su corteconti.it, 25 gennaio 2008. URL consultato il 6 luglio 2011.
  11. ^ L'"Accordo di Torino" del 2001 prevedeva il potenziamento della linea del Frejus
  12. ^   Argomentazioni portate dal Prof. Angelo Tartaglia ex membro dell'Osservatorio governativo, su YouTube.
  13. ^ http://www.spintadalbass.org/images/sienaamianto.pdf
  14. ^ Luca Mercalli, Osservazioni al secondo progetto RFI tratta TAC/TAV Settimo-Bruzolo (PDF), su spintadalbass.org, 29 dicembre 2003. URL consultato il 6 luglio 2011.
  15. ^ Luca Mercalli, Climatologia della Bassa Valle di Susa e dei Laghi di Avigliana (PDF), su e-valsusa.it, 2002. URL consultato il 6 luglio 2011.
  16. ^ a b COWI A/S, Analisi degli studi condotti da LTF in merito al progetto Lione-Torino (PDF), su ec.europa.eu, 12 aprile 2006. URL consultato il 6 luglio 2011.
  17. ^ Simone Innocenti, Danni Tav, l’elenco (oltre Martini e Chiti), in Corriere Fiorentino, 11 novembre 2009. URL consultato il 15 luglio 2007.
  18. ^ Quaderni dell'Osservatorio
  19. ^ Andrea Boitani, Marco Ponti; Francesco Ramella, TAV: le ragioni liberali del no (PDF), su brunoleonimedia.servingfreedom.net, IBL, 16 aprile 2007, 3-4. URL consultato il 6 luglio 2011.
  20. ^ Intervista a Paolo Ferrero alla trasmissione televisiva "Otto e mezzo" del 29/2/2012
  21. ^ No alla nuova linea ferroviaria ad alta velocità e alta capacità (PDF), su stop-bbt.it.
  22. ^ http://www.notavtorino.org/documenti/150-rag-notav-corret-16-1-11.pdf
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Bibliografia

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