Patto di bilancio europeo

trattato stipulato dai paesi dell'Unione europea

Template:Politica Unione Europea Il Patto di bilancio europeo o Fiscal compact, formalmente Trattato sulla stabilità, coordinamento e governance nell'unione economica e monetaria, è un accordo fiscale approvato il 2 marzo 2012 dai 25 stati dell'Unione europea[1].

Esso contiene una serie di regole, chiamate "regole d'oro", che sono vincolanti nell'UE per il principio dell'equilibrio di bilancio[2]. Ad eccezione del Regno Unito e della Repubblica Ceca[3] tutti gli stati membri dell'Unione europea hanno firmato il trattato. Entrerà in vigore il 1º gennaio 2013 se in quel momento almeno dodici membri della zona euro l'avranno ratificato[4].

L'accordo prevede, secondo i criteri di convergenza fissati dal Trattato CE (art. 121),[5] l'inserimento in Costituzione, per le parti contraenti, del pareggio di bilancio, l'obbligo per tutti i paesi di non superare la soglia di deficit strutturale superiore al 3% (e superiore all'1% per i paesi con debito pubblico inferiore al 60% del Pil), oltre a imporre una significativa riduzione del debito al ritmo di un ventesimo all'anno, fino al rapporto del 60% sul Pil nell'arco di un ventennio (artt. 3 e 4). Gli stati inoltre si impegnano a coordinare i piani di emissione del debito col Consiglio dell'Unione e con la Commissione europea (art. 6).

Storia

 

     Membri dell'eurozona

     Membri dello SME

     Altri membri UE

     Membri UE che non hanno firmato il patto di bilancio

La maggioranza degli Stati membri dell'Unione europea partecipa all'unione economica e monetaria, basata sulla moneta unica, l'euro, ma la maggior parte delle decisioni riguardanti le tasse e la spesa pubblica rimangono di competenza dei governi nazionali. Il controllo sulla politica fiscale è tradizionalmente considerato centrale per la sovranità nazionale e oggi, sostanzialmente, non esiste un'unione fiscale tra stati indipendenti.

Tuttavia l'UE ha dei poteri limitati in campo fiscale, relativi alla determinazione dell'aliquota IVA e delle tariffe del commercio estero e alla determinazione di un bilancio annuale di vari miliardi di euro. Proprio allo scopo di coordinare le politiche fiscali degli stati membri della zona euro è in vigore il Patto di stabilità e crescita. Una maggiore integrazione in tema di politiche fiscali, almeno tra i paesi della zona euro è ritenuta da molti il prossimo passo dell'integrazione europea e la necessaria soluzione per superare la crisi del debito sovrano. Assieme all'Unione economica e monetaria quella fiscale porterebbe ad una maggiore integrazione economica.

Nella primavera 2010 la Germania spinse gli altri stati membri ad inasprire le regole sul raggiungimento del pareggio di bilancio: questo comporterà una rigorosissima applicazione del requisito riguardante il rapporto deficit/PIL inferiore al 3%. Alla fine del 2010 furono avanzate proposte emendative del Patto di stabilità e crescita volte al rafforzamento del coordinamento delle politiche fiscali. Nel febbraio 2011 la Germania e la Francia proposero il Patto di competitività, volto a rafforzare il coordinamento economico nella zona euro; tale proposta è stata approvata anche dalla Spagna. Il cancelliere tedesco Angela Merkel, diversi ministri delle finanze europei ed il presidente della Banca centrale europea hanno sostenuto l'idea di un'unione fiscale.

Nel marzo 2011 fu proposta una nuova riforma del Patto di stabilità e crescita, volta a rendere automatiche le sanzioni per chi viola i parametri riguardanti il 3% nel rapporto deficit/PIL e il 60% nel rapporto debito/PIL. Angela Merkel insistette affinché la Commissione europea e la Corte di giustizia dell'Unione europea svolgessero un ruolo importante di garanzia nel controllare il rispetto degli obblighi da parte dei paesi. Nel 2011 la Germania, la Francia e altri paesi più piccoli dell'Unione europea hanno fatto un altro passo verso l'unione fiscale della zona euro, con regole di bilancio molto rigorose e sanzioni automatiche per chi sfori.

Il 9 dicembre 2011, nel Consiglio europeo, tutti i 17 membri della zona euro hanno concordato le linee fondamentali del Trattato di stabilità fiscale che irrigidisce i parametri riguardanti il rapporto deficit/PIL e quello debito/PIL, introducendo anche sanzioni automatiche per chi li violi. Dopo aver chiesto un parere ai rispettivi parlamenti, anche i paesi che non hanno adottato l'euro si sono detti pronti a partecipare, con l'eccezione del Regno Unito. Originariamente i leader europei volevano modificare i trattati vigenti, ma questa soluzione si è scontrata con il veto del Regno Unito, che ha chiesto che la Città di Londra fosse esclusa dalla regolamentazione dei mercati finanziari e dall'applicazione della tassa sulle transazioni finanziarie.

Dopo qualche mese di trattative, il 30 gennaio 2012 il Consiglio europeo, con l'eccezione del Regno Unito e della Repubblica Ceca, ha approvato il nuovo patto fiscale.[6] A fine febbraio il capo del governo dell'Irlanda Enda Kenny annunciò che il suo paese intendeva sottoporre a referendum popolare l'accordo sul patto di bilancio europeo.[7]

Il nuovo trattato entrerà in vigore quando sarà stato ratificato da almeno 12 dei paesi interessati e a partire dal 1º gennaio 2013. Ogni paese, dopo la ratifica del trattato, avrà tempo fino al 1º gennaio 2014 per introdurre la regola che impone il pareggio di bilancio nella legislazione nazionale. Solo i paesi che avranno introdotto tale regola entro il 1º marzo 2014 potranno ottenere eventuali prestiti da parte del Meccanismo Europeo di Stabilità.[8] L'obiettivo, dopo l'entrata in vigore, è quello di incorporare entro cinque anni il nuovo trattato nella vigente legislazione europea.

Contenuti

I principali punti contenuti nei 16 articoli del trattato sono:[9]

  • l'impegno ad avere un deficit pubblico strutturale che non deve superare lo 0,5% del PIL e, per i paesi il cui debito pubblico è inferiore al 60% del PIL, l'1%;
  • l'obbligo per i Paesi con un debito pubblico superiore al 60% del PIL, di rientrare entro tale soglia nel giro di 20 anni, ad un ritmo pari ad un ventesimo dell'eccedenza in ciascuna annualità;
  • l'obbligo per ogni stato di garantire correzioni automatiche con scadenze determinate quando non sia in grado di raggiungere altrimenti gli obiettivi di bilancio concordati;
  • l'impegno a inserire le nuove regole in norme di tipo costituzionale o comunque nella legislazione nazionale, che verrà verificato dalla Corte europea di giustizia;
  • l'obbligo di mantenere il deficit pubblico sempre al di sotto del 3% del PIL, come previsto dal Patto di stabilità e crescita; in caso contrario scatteranno sanzioni semi-automatiche;
  • l'impegno a tenere almeno due vertici all'anno dei 17 leader dei paesi che adottano l'euro.

Iter di ratifica

Firmatari che adottano l'euro

Stato membro Data Istituzione e risultato Deposito[10]
  Grecia 28 marzo 2012 Approvata dal Vulì ton Ellìnon (Parlamento): 194 favorevoli, 47 astenuti e 59 contrari.[11] 10 maggio 2012
  Slovenia 19 aprile 2012 Approvata dal Državni zbor (Assemblea Nazionale): 74 favorevoli, 2 astenuti e nessun contrario[12] 30 maggio 2012
30 aprile 2012 Promulgata dal presidente della Repubbica Danilo Türk
  Portogallo 13 aprile 2012 Approvata dall'Assembleia da República (Assemblea della Repubblica): 204 favorevoli, 2 astenuti e 24 contrari[13] 5 luglio 2012
Promulgata dal dal presidente della Repubbica Aníbal Cavaco Silva
  Cipro 28 aprile 2012 Approvata dal Consiglio dei Ministri 26 luglio 2012
29 giugno 2012 Promulgata dal presidente della Repubblica Dimitris Christofias
  Austria 4 luglio 2012 Approvata dal Bundesrat (Consiglio federale): 103 favorevoli, nessun astenuto e 60 contrari 30 luglio 2012
6 luglio 2012 Approvata dal Nationalrat (Consiglio nazionale): 42 favrevoli, nessun astenuto e 13 contrari
17 luglio 2012 Promulgata dal presidente federale Heinz Fischer
  Italia 12 luglio 2012 Approvata dal Senato della Repubblica: 216 favorevoli, 24 astennuti e 21 contrari 14 settembre 2012
19 luglio 2012 Approvata dalla Camera dei deputati: 368 favorevoli, 65 astennuti e 65 contrari
23 luglio 2012 Promulgata dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
  Spagna 18 giugno 2012 Approvata dal Senado de España (Senato del Regno di Spagna) 27 settembre 2012
21 luglio 2012 Approvata dal Congreso de los Diputados de España (Congresso dei Deputati di Spagna)
25 luglio 2012 Promulgata dal re Juan Carlos I
  Germania 29 giugno 2012 Approvata dal Bundestag (Deta federale): 491 favorevoli, 6 astennuti e 11 contrari 27 settembre 2012
29 giugno 2012 Approvata dal Bundesrat (Germania) (Consiglio federale): 65 favorevoli, 4 astennuti e nessus contrario
13 settembre 2012 Promulgata dal presidente federale Joachim Gauck

Su ricorso del partito Die Linke, la Corte Costituzionale Federale tedesca ha stabilito che il Bundestag non può mettere in atto procedure permanenti da cui derivi l'assunzione di responsabilità per le decisioni volontarie di altri stati membri e che per la ratifica del patto di bilancio in Parlamento occorre la maggioranza dei due terzi, prevista per le leggi costituzionali.

A settembre, un'altra sentenza aveva stabilito che la gestione del bilancio da parte del Bundestag non può essere alienata a favore di alcuna istituzione europea.

Firmatari che non adottano l'euro

Stato membro Data Istituzione e risultato Deposito
  Lettonia 31 maggio 2012 Approvata dal Saeima (Parlamento): 67 favorevoli, 1 astenuto e 29 contrari.[14] 22 giugno 2012
Promulgata dal dal presidente della Repubbica Andris Bērziņš.
  Danimarca 31 maggio 2012 Approvata dal Folketing (Parlamento): 80 favorevoli e 27 contrari.[15] 19 luglio 2012
21 giugno 2012 Promulgata dal regina Margherita II.
  Lituania 30 agosto 2012 Approvata dal Seimas (Seimas): 59 favorevoli, 6 astenuti e 34 contrari. 6 settembre 2012
Promulgata dal presidente della Repubblica Toomas Hendrik Ilves

Critiche

Non tutti gli economisti (soprattutto di scuola keynesiana) concordano sui vincoli imposti dal patto di bilancio.

I premi Nobel Kenneth Arrow, Peter Diamond, William Sharpe, Eric Maskin e Robert Solow, in un appello[16] rivolto al presidente Obama, hanno affermato che «Inserire nella costituzione il vincolo di pareggio del bilancio rappresenterebbe una scelta politica estremamente improvvida. Aggiungere ulteriori restrizioni, quale un tetto rigido della spesa pubblica, non farebbe che peggiorare le cose»; soprattutto «avrebbe effetti perversi in caso di recessione. Nei momenti di difficoltà diminuisce il gettito fiscale e aumentano alcune spese tra cui i sussidi di disoccupazione. Questi ammortizzatori sociali fanno aumentare il deficit, ma limitano la contrazione del reddito disponibile e del potere di acquisto». Nell'attuale fase dell'economia «è pericoloso tentare di riportare il bilancio in pareggio troppo rapidamente. I grossi tagli di spesa e/o gli incrementi della pressione fiscale necessari per raggiungere questo scopo, danneggerebbero una ripresa già di per sé debole». Nell'appello si afferma che «anche nei periodi di espansione dell'economia, un tetto rigido di spesa potrebbe danneggiare la crescita economica, perché gli incrementi degli investimenti a elevata remunerazione - anche quelli interamente finanziati dall'aumento del gettito - sarebbero ritenuti incostituzionali se non controbilanciati da riduzioni della spesa di pari importo. Un tetto vincolante di spesa», poi, «comporterebbe la necessità, in caso di spese di emergenza (per esempio in caso di disastri naturali), di tagliare altri capitoli del bilancio mettendo in pericolo il finanziamento dei programmi non di emergenza».[17]

Critico anche l'economista e premio Nobel Paul Krugman, il quale ritiene che l'inserimento in costituzione del vincolo di pareggio del bilancio, possa portare alla dissoluzione dello stato sociale.[18]

Note

  1. ^ Firmato il patto di bilancio europeo Monti: impegni precisi sulla crescita, La Stampa, 2 marzo 2012. URL consultato il 2 marzo 2012.
  2. ^ Europa, firmato il nuovo patto di bilancio, la Repubblica, 2 marzo 2012. URL consultato il 2 marzo 2012.
  3. ^ Ue: in 25 firmano il patto di bilancio, Corriere della Sera, 2 marzo 2012. URL consultato il 2 marzo 2012.
  4. ^ The fiscal compact ready to be signed
  5. ^ http://www.bancaditalia.it/eurosistema/unione/convergenza
  6. ^ Firmato il trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance
  7. ^ L'Irlanda ha deciso: referendum sul Fiscal compact europeo, Il Sole 24 ORE, 28 febbraio 2012. URL consultato il 12 marzo 2012.
  8. ^ Meccanismo di stabilità: Parlamento approva necessarie modifiche al Trattato
  9. ^ Ecco le regole d'oro del fiscal compact, Il Sole 24 ORE, 2 marzo 2012. URL consultato il 2 marzo 2012.
  10. ^ L'articolo 14, comma 2, del Trattato dispone che, affinché lo stesso possa entrare in vigore il 1º gennaio 2013 dodici firmatari che adottano l'euro entro il 1º gennaio 2013 dovranno depositare il loro strumento di ratifica presso il Segretariato generale dell'Unione europea
  11. ^ Grecia, Parlamento approva Patto bilancio europeo
  12. ^ Slovenia ratifies fiscal compact
  13. ^ Il Portogallo approva il patto fiscale europeo
  14. ^ Crisi: Lettonia ratifica patto fiscale europeo, ASCA, 31 maggio 2012. URL consultato il 1º giugno 2012.
  15. ^ Crisi: Danimarca e Svezia ratificano fiscal compact, ASCA, 31 maggio 2012. URL consultato il 1º giugno 2012.
  16. ^ (EN) Il testo dell'appello
  17. ^ L'appello dei premi nobel contro il pareggio di bilancio
  18. ^ Cinque premi Nobel: “Pareggio di bilancio? Una camicia di forza per l’economia” – Il Fatto Quotidiano

Voci correlate

Collegamenti esterni

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