Invasione turca di Cipro
L'invasione turca di Cipro, che iniziò il 20 luglio 1974, fu la risposta della Turchia al colpo di Stato militare cipriota che depose il presidente cipriota, l'arcivescovo greco-ortodosso Makarios, alterando gli equilibri faticosamente raggiunti con il Trattato di Zurigo e Londra del 1960 tra l'ex potenza coloniale, il Regno Unito, e la Grecia e la Turchia, cui facevano riferimento linguistico, culturale e politico le due comunità isolane (percentualmente la comunità greco-cipriota costituiva all'incirca il 78% dell'intera popolazione e quella turca il 22%). In quel Trattato si legittimava l'intervento militare di ciascun garante in caso di sensibile alterazione dello status politico dell'isola mediterranea.
L'intervento - giudicato dalla Grecia e dai suoi sostenitori un'invasione - fu invece chiamato dalla Turchia Operazione di pace a Cipro (turco Kıbrıs Barış Harekâtı), semplicemente Operazione Cipro (Kıbrıs Harekâtı) ma il nome in codice dato dalle forze armate turche fu Operazione Atilla (Atilla Harekâtı).
Prodromi
Il 15 luglio 1974 la Guardia Nazionale cipriota con l'appoggio di membri dell'organizzazione nazionalista paramilitare EOKA-B e sotto il comando di ufficiali greci, attuò un colpo di Stato (Operazione Niki)[1] contro il presidente cipriota, l'arcivescovo Makarios, con il pieno appoggio del Regime dei colonnelli che dal 1967 governava la Grecia. I golpisti insediarono come nuovo presidente Nikos Sampson, giornalista nazionalista e membro del parlamento[2][3], mentre Makarios riuscì fortunosamente a sfuggire alla morte e si rifugiò in Gran Bretagna.
Fine ultimo del golpe era la realizzazione del ricongiungimento del territorio cipriota con la madre patria greca (enosis).
Antefatti storici
Nel 1571 i Greci di Cipro furono assoggettati all'Impero ottomano, a seguito degli esiti della Guerra di Cipro (1570–1573), facente parte delle Guerre turco-veneziane. L'isola e la sua popolazione furono poi ceduti alla Gran Bretagna in ottemperanza alla Convenzione di Cipro: un accordo raggiunto durante il Congresso di Berlino del 1878 tra il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda e l'Impero ottomano. La Gran Bretagna annetté formalmente Cipro (assieme al Khedivato di Egitto e Sudan) il 5 novembre 1914[4] come rappresaglia per la decisione ottomana di allearsi con gli Imperi Centrali nella Prima guerra mondiale. Di conseguenza l'isola divenne una Colonia della Corona britannica. L'articolo 20 del Trattato di Losanna del 1923 segnò la fine delle pretese turche sull'isola.[4] L'articolo 21 del Trattato dava alla minoranza turca dell'isola la possibilità di scegliere di lasciare Cipro e vivere come turchi in Turchia, oppure di restare sull'isola come sudditi britannici.[4]
A quel tempo la popolazione dell'isola era composta da greci e turchi, che si vedevano come appartenenti alla loro rispettiva madrepatria. Tuttavia le élites di entrambe le comunità condividevano l'idea di essere socialmente più progredite (meglio istruite e meno conservatrici) dei loro compatrioti di Grecia e Turchia. Greco-ciprioti e turco-ciprioti vissero pacificamente gli uni accanto agli altri per molti anni.[5]
Le tre componenti dell'isola – greco-ciprioti, turco-ciprioti e britannici – parteciparono alla trasformazione delle due comunità etniche dell'isola in due componenti nazionali: l'istruzione, le pratiche coloniale britanniche e l'insegnamento religioso delle due comunità etniche, accompagnarono strettamente lo sviluppo economico di Cipro. Anche la politica di Londra facilitò la polarizzazione etnica, applicando l'antico ma non sempre intelligente principio del divide et impera, agevolando l'antagonismo tra greci e turchi per impedire l'alleanza delle due componenti ai suoi danni.[6]
Per esempio, quando i greco-ciprioti si ribellarono negli anni Cinquanta, le autorità coloniali britanniche rafforzarono la Polizia Ausiliaria e, nel settembre del 1955, istituirono la Riserva Mobile Speciale, per la quale furono reclutati esclusivamente elementi turco-ciprioti, per contrastare l'EOKA.[7] Questa pratica e altre simili contribuirono a incrementare l'animosità tra le due componenti cipriote.
Sebbene lo sviluppo economico e l'aumentata istruzione riducessero il confessionalismo delle due comunità, l'aumento del nazionalismo mantenne tra le due componenti isolane una spiccata contrapposizione. Il nazionalismo laico turco era al centro del programma rivoluzionario attuato dal padre della moderna Turchia, Mustafa Kemal Atatürk (1881–1938),[8] e attrasse i turco-ciprioti che ne seguirono i principi.
L'educazione tradizionale basata sui principi della religione islamica fu abbandonata progressivamente e sostituita da una secolarizzata, del tutto privata dalle sue componenti originariamente arabe e persiane, a vantaggio della sola componente turca. I turco-ciprioti rapidamente adottarono il programma laico del nazionalismo della Turchia repubblicana.
Ai primi degli anni Cinquanta, fu creato un gruppo nazionalista greco chiamato Ethniki Organosis Kyprion Agoniston (EOKA, ossia "Organizzazione Nazionale dei Combattenti Ciprioti").[9] Il loro obiettivo era quello di indurre la Gran Bretagna a lasciare l'isola e in seguito di integrare Cipro con la Grecia. L'EOKA era un'organizzazione nazionalista greca e alcuni dei suoi membri assassinarono vari turco-ciprioti che si riteneva fossero collusi con la potenza coloniale. L'EOKA voleva eliminare ogni ostacolo che si frapponesse al suo intento d'indipendenza e di fusione con la Grecia. L'EOKA avviò le sue attività di guerriglia con attentati dinamitardi 1º aprile del 1951, attuando le direttive del Primo ministro greco Stefanopoulos.
Il primo incontro segreto tra membri dell'EOKA fu avviato sotto la presidenza dell'arcivescovo Makarios III ad Atene il 2 luglio del 1952. A seguito di quell'incontro fu creato un "Consiglio della Rivoluzione" il 7 marzo 1953. Ai primi del 1954 giunse a Cipro un carico segreto di armi, di cui era a piena conoscenza il governo greco. Il tenente Georgios Grivas, già ufficiale dell'esercito greco, sbarcò sotto segrete spoglie sull'isola il 9 novembre del 1954 e subito dopo iniziò la campagna armata dell'EOKA contro le forze coloniali britanniche.[10]
Il primo turco ad essere ucciso dall'EOKA il 21 giugno 1955 era un poliziotto ma furono colpiti in seguito anche collaborazionisti greci.
Un anno dopo l'EOKA rinnovò il suo tentativo di liberare Cipro dal giogo britannico. L'organizzazione turca Türk Mukavemet Teşkilatı (Movimento di Resistenza Turco, MRT) dichiarò per conto suo guerra ai ribelli greco-ciprioti.[11] Dopo una manifestazione di massa congiunta greco-cipriota e turco-cipriota, il MRT cominciò a uccidere i membri del sindacato turco-cipriota.
Il 12 giugno 1958, otto civili greco-ciprioti del villaggio di Kondemenos furono trucidati dal MRT nei pressi del popoloso villaggio turco-cipriota di Geunyeli. Dopo di che il governo turco ordinò al MRT di far saltare in aria gli uffici della stampa turca a Nicosia per fare accusare falsamente i Greco-ciprioti dell'attentato e impedire così negoziati per l'indipendenza dell'isola.[12]
Iniziò anche una sequela di uccisioni di eminenti personalità turco-cipriote favorevoli all'indipendenza di Cipro.[11][12] L'anno seguente, dopo la conclusione degli accordi per l'indipendenza di Cipro, la marina militare turca inviò a Cipro una nave carica di armi per il Movimento di Resistenza Turco. La nave fu bloccata e l'equipaggio colto in flagrante in quello che fu chiamato "incidente Deniz" (che in lingua turca significa “mare”).[13] Il governo britannico finì nel 1960, quando l'isola fu dichiarata Stato indipendente in base al Trattato di Zurigo e Londra. La Costituzione della Repubblica di Cipro del 1960 non superò neppure il terzo anno di vita. I greco-ciprioti seguitavano ostinatamente a preconizzare l'Enosis e a esprimere tutta la loro contrarietà a quei comuni turco-ciprioti, consentiti dal Regno Unito nel 1958, prima della fine della loro dominazione, considerati dall'elemento greco isolano come il primo passo verso la partizione (il cosiddetto Taksim) che essi consideravano come una iattura e come la tomba per le loro ambizioni panelleniche.
Il risentimento greco-cipriota era palpabile anche a causa del fatto che essi rimproveravano il Regno Unito di aver concesso a suo tempo troppi posti pubblici a personalità turco-cipriote: il 30% complessivo, più cioè del 18,3% costituito dai turco-ciprioti rispetto al totale complessivo della popolazione di Cipro.[14] Inoltre il posto di vicepresidente assegnato a un turco-cipriota (nella fattispecie Ra'uf Denktaş) prevedeva non senza logica anche il diritto di veto in questioni di grande importanza che avessero coinvolto tutta la popolazione dell'isola.[15]
1963–1974
Nel dicembre del 1963, il Presidente della Repubblica di Cipro, Makarios, propose tredici emendamenti costituzionali al Trattato di Zurigo e Londra dopo che il governo cipriota ebbe ricevuto il veto dei turco-ciprioti, vanificando qualsiasi importante riforma e il bilancio federale. Makarios credeva che ciò avrebbe facilitato il funzionamento della macchina statale. Gli emendamenti avrebbero voluto coinvolgere maggiormente la minoranza turco-cipriota, inclusa una revisione delle aliquote etniche nel governo isolano, eliminando il potere di veto presidenziale e vicepresidenziale.[15] Tali emendamenti vennero rifiutati dai turchi-ciprioti e la rappresentanza turca abbandonò anzi la compagine governativa, sebbene sussistano interrogativi sul fatto che ciò fosse avvenuto per libera scelta o dietro minaccia della Guardia Nazionale, tutt'altro che imparziale. La Costituzione del 1960 fu di fatto disapplicata e le violenze intercomunali proseguirono. La Turchia, il Regno Unito e la Grecia - garanti degli accordi che avevano condotto all'indipendenza di Cipro – pensarono addirittura a un intervento pacificatore della NATO, al comando del Generale Peter Young.
Tra il 21 e il 26 dicembre 1963, il conflitto ebbe come suo baricentro l'area suburbana di Nicosia, chiamata Omorphita, che era stata una regione sottoposta a gravi tensioni nel 1958. I dimostranti che vi parteciparono furono greco-ciprioti e turco-ciprioti, nonché appartenenti al MRT, noti come "combattenti" durante la disputa cipriota precedente all'indipendenza. L'elemento turco era decisamente inferiore quanto a numeri e fu in qualche misura costretto all'interno dei propri "ghetti" dalla superiorità delle forze greco-cipriote, assai meglio armate con le armi sequestrate all'EOKA dal Regno Unito, nel corso delle attività paramilitari messe in atto prima del 1960. Molti civili greci e turchi furono vittima dell'ostilità armata e del caos che seguì agli scontri. Il governo turco di Ankara usò gli avvenimenti come scusa per negare il permesso di residenza a circa 12.000 cittadini greci che vivevano a Istanbul e per procedere alla confisca delle loro proprietà.
Tanto il Presidente Makarios quanto il dott. Küçük lanciarono appelli per la pace, ma essi rimasero inascoltati. Nel frattempo, a una settimana dallo scoppio delle violenze, un contingente delle forze armate di Ankara presente, come nella sua legittima veste di garante a Cipro, lasciò i propri acquartieramenti e prese posizione nei punti maggiormente strategici dell'isola, da Nicosia alla strada di Kyrenia, la storica arteria dell'isola di Cipro. Tale via era talmente cruciale per gli alti comandi turchi che i militari ne mantennero il controllo fino al 1974, sì da trasformarli in un essenziale strumento di collegamento al momento dell'intervento militare di Ankara. Dal 1963 al momento dell'Operazione Atilla del 20 luglio 1974, i greco-ciprioti che avessero voluto usare quella strada potevano farlo solo se accompagnati da un convoglio delle Nazioni Unite.
Settecento ostaggi turchi, inclusi donne e bambini, furono presi dai suburbi settentrionali di Nicosia. Dal 1964, 193 turco-ciprioti e 133 greco-ciprioti furono uccisi, mentre scomparvero letteralmente 209 turco-ciprioti e 41 greco-ciprioti. Il britannico Daily Telegraph più tardi definì tutto ciò come il "pogrom anti-turco ".[16]
Ancora una volta la Turchia tornò a meditare sulla sua idea di giungere a una partizione di Cipro. La Turchia fu sul punto d'invadere l'isola allorché il Presidente statunitense Lyndon B. Johnson affermò, in un suo famoso messaggio del 5 giugno del 1964, che gli USA erano ostili a una possibile invasione, dichiarando che egli non si sarebbe mosso in aiuto della Turchia se un'invasione di Cipro avesse condotto a un conflitto con l'Unione Sovietica.[17] Un mese dopo, nel quadro di un piano approntato dal Segretario di Stato Dean Acheson, furono avviati negoziati tra Grecia e Turchia.[18]
Dopo la crisi del 1963–64 la popolazione turco-cipriota cominciò a costituire una sorta di enclaves in varie aree dell'isola, bloccate peraltro dalla Guardia Nazionale filo-greca, sostenute direttamente dalla Turchia. In reazione a ciò, I loro movimenti e l'accesso a rifornimenti basilari furono sempre più ostacolati dalle forze greco-cipriote.[19] Gli scontri ripresero nel 1967, dal momento che l'elemento turco isolano spingeva per una maggior libertà di movimento. Una volta ancora, ciò si risolse solo dopo la minaccia turca d'invadere l'isola, con la giustificazione che Ankara mirava a proteggere la popolazione di cultura turca dalla possibile pulizia etnica greco-cipriota. Per evitare ciò, fu raggiunto un compromesso in base al quale alcune forze greche si sarebbe ritirate da Cipro e Georgios Grivas, leader dell'EOKA avrebbe dovuto abbandonare Cipro, mentre il governo di Nicosia avrebbe dovuto garantire libertà di movimento e possibilità di rifornimento ai turco-ciprioti.[20]
Colpo di Stato militare in Grecia e invasione turca
Golpe militare greco del luglio 1974
Nella primavera del 1974, i servizi segreti greco-ciprioti scoprirono che l'EOKA-B stava progettando un colpo di Stato ai danni del Presidente Makarios[21] con la complicità della Giunta militare greca.[22]
La giunta greca s'era impadronita del potere con un colpo di Stato militare nel 1967, condannato dall'intera Europa ma poteva contare sul sostegno neppure troppo velato della CIA e degli Stati Uniti. Nell'autunno del 1973, dopo la rivolta studentesca del 17 novembre nel Politecnico di Atene vi fu un ulteriore colpo di scena nella capitale greca, per cui la primitiva giunta era stata rimpiazzata da una ancor più oscurantista, guidata dal Capo delle Polizia Militare, il Brig. Dimitrios Ioannides, malgrado restasse come capo di Stato il Generale Phaedon Gizikis. Ioannides credeva a ragione che Makarios non fosse più un sostenitore dell'Enosis e addirittura lo sospettava, non senza rozzezza di analisi, di essere un simpatizzante comunista.[22] Ciò portò Ioannides ad appoggiare l'EOKA-B e la Guardia Nazionale Cipriota nel loro intento di deporre Makarios.[23]
Il 2 luglio 1974, Makarios scrisse una lettera aperta al Presidente golpista greco Gizikis lamentando senza mezzi termini il fatto che i quadri del regime militare greco sostenessero e dirigessero le attività dell'organizzazione terroristica EOKA-B. Egli ordinò anche alla Grecia di richiamare i suoi 600 ufficiali della Guardia Nazionale Cipriota.[24] Il governo golpista Greco rispose immediatamente accelerando la realizzazione del golpe anti-Makarios. Il 15 luglio 1974 intere sezioni della GNC, guidate da ufficiali greci, rovesciarono il legittimo governo di Makarios.[22]
Makarios scampò a malapena alla morte nel corso dell'attacco e abbandonò il palazzo presidenziale a bordo di un taxi dopo aver scortato un automezzo di scolari fuori dall'edificio e si recò a Paphos, dove i Britannici riuscirono a recuperarlo con un elicottero Westland Whirlwind nel pomeriggio del 16 luglio per portarlo dalla loro base di Akrotiri a quella della Royal Air Force a Malta a bordo di un trasporto Armstrong Whitworth AW.660 Argosy e quindi alla volta di Londra su un De Havilland Comet la mattina dopo.[22]
Nel frattempo Nikos Sampson fu dichiarato Presidente provvisorio del nuovo governo golpista. Sampson era un ultra-nazionalista greco-cipriota, noto per il suo fanatismo anti-turco e per aver preso parte ad azioni violente contro civili turco-ciprioti nei primi conflitti interetnici.[22][25]
Il regime di Sampson s'impadronì delle stazioni radio da cui divulgò la falsa informazione che Makarios era stato ucciso,[22] mentre il deposto presidente, ormai sano e salvo a Londra, riusciva immediatamente a far sentire la sua voce ai suoi compatrioti e al mondo.[26] Si calcola che le vittime dell'azione siano state 650 circa, uccise o ferite, ma ad esse si devono aggiungere i 2.000 sostenitori di Makarios – tra cui molti membri dell'AKEL (il Partito comunista cipriota) - caduti o imprigionati nei giorni seguenti, in logica attuazione dell'ideologia dei militari golpisti di Atene, ferocemente anticomunisti.[27] A quel punto i principali obiettivi dei golpisti restavano i simpatizzanti di Makarios e gli altri oppositori politici ciprioti. La violenza etnica divenne sempre più preponderante da tutte le parti coinvolte nel conflitto.
In risposta al golpe, il Segretario di Stato USA Henry Kissinger inviò Joseph Sisco a cercare di mediare nel conflitto.[22] La Turchia sottopose una serie di richieste alla Grecia attraverso il mediatore statunitense, richiedendo l'immediata rimozione di Nikos Sampson, il ritiro dei 650 ufficiali greci dalla Guardia Nazionale Cipriota, l'ingresso di truppe turche incaricate di proteggere la popolazione turco-cipriota, uguali diritti per entrambe le comunità dell'isola e l'accesso al mare lungo le coste settentrionali cipriote per la popolazione turca isolana.[28] Queste richieste furono respinte come inaccettabili intromissioni turche negli affari interni ciprioti. La Turchia, guidata dal Primo ministro Bülent Ecevit, chiese allora al Regno Unito di far valere le clausole di garanzia che avevano portato all'indipendenza di Cipro e che prevedevano la sua neutralità. Londra rifiutò di dar corso a quella richiesta e negò ad Ankara l'uso delle sue basi sull'isola nel caso di applicazione del diritto d'intervento “restauratore” riservato come ultima ipotesi a Londra, Atene o Ankara.[29]
Prima invasione turca (luglio 1974)
La Turchia invase Cipro sabato 20 luglio 1974.
Truppe di terra possentemente armate sbarcarono rapidamente poco sotto Kyrenia (Girne) sulla costa settentrionale cipriota, incontrando una certa resistenza da parte delle truppe greche e greco-cipriote. Ankara invocò il suo presunto diritto d'intervento, in base al Trattato di garanzia, per proteggere la comunità turco-cipriota e garantire l'indipendenza di Cipro: affermazione giustamente contestata da Atene.[30] L'operazione, il cui nome in codice era Operazione Atilla, viene ingannevolmente chiamata nella zona turca di Cipro “Operazione di pace del 1974”.
Le forze turche dispiegarono una chiara e decisa strategia, forzando numerosi greco-ciprioti a riparare nel sud dell'isola. Tre giorni più tardi fu raggiunto un accordo di cessate il fuoco, quando l'esercito turco aveva posto sotto il proprio controllo il 3% del territorio di Cipro e cinquemila greco-ciprioti erano stati costretti a quel punto a lasciare le proprie abitazioni. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite poté infatti ottenere un cessate il fuoco il 22 luglio, quando i militari di Ankara avevano conquistato uno stretto corridoio tra Kyrenia e Nicosia, che però furono in grado di ampliare durante I pochi giorni seguenti, in violazione del cessate il fuoco deciso con la Risoluzione 353 delle Nazioni Unite.[31]
Il 23 luglio 1974 la Giunta militare greca collassò, per lo più a causa proprio degli eventi di Cipro. I leader politici greci in esilio cominciarono a tornare in patria. Il 24 luglio 1974 Konstantinos Karamanlis ritornò da Parigi e ricevette subito l'incarico di Primo ministro. Egli si dichiarò ostile a un coinvolgimento bellico del suo Paese, dal momento che le forze turche erano assai più forti di quelle greche.[32] Poco dopo, Nikos Sampson dovette abbandonare la Presidenza e Glafcos Clerides assunse temporaneamente il ruolo di Presidente di Cipro.[33]
Il primo turno di trattative di pace ebbe luogo a Ginevra (Svizzera) dal 25 al 30 luglio 1974, alla presenza del rappresentante dei greco-ciprioti, Glafcos Clerides, di quello dei turco-ciprioti, Rauf Denktaş, e del ministro degli Esteri turco, Turan Güneş. I colloqui mostrarono l'impossibilità di giungere a un compromesso e al secondo giro di trattative, che cominciò il 14 agosto di quello stesso anno, la Turchia chiese al governo di Nicosia di accettare il suo piano mirante alla costituzione di un'entità federale e a un opportuno spostamento di parte della popolazione, per consentire alle due comunità di vivere in modo maggiormente compatto e omogeneo.[34] Quando il presidente provvisorio cipriota Clerides chiese un periodo di 36-48 ore per consultare Atene e i leader greco-ciprioti, il ministro degli Esteri turco negò questa opportunità a Clerides per il timore che Makarios e altri politici greco-ciprioti avrebbero preteso poi ancora maggior tempo.[35]
Seconda invasione turca (14-16 agosto 1974)
Il ministro degli Esteri turco Turan Güneş aveva dichiarato al suo Primo ministro Bülent Ecevit, Quando dico "Ayşe è andata in vacanza" (in lingua turca: "Ayşe Tatile Çıksın"[36]), intendo dire che le nostre forze armate sono pronte a entrare in azione. Anche se il telefono è sotto controllo, ciò non susciterà alcun sospetto.[37] Un'ora e mezzo dopo il fallimento della conferenza, Turan Güneş chiamò Ecevit e pronunciò quella frase in codice. Il 14 agosto la Turchia lanciò la sua "Seconda Operazione di Pace", assumendo il controllo di circa il 40 per cento di Cipro.
Il Segretario di Stato britannico dell'epoca e presto Primo ministro di Sua Maestà, James Callaghan, più tardi rivelò che il Segretario di Stato americano Henry Kissinger aveva "posto il veto" almeno una volta a un'azione militare britannica per impedire un nuovo sbarco turco. Le truppe di Ankara occuparono ben più di quanto era stato da loro chiesto a Ginevra.
Nel mentre, un gran numero di greco-ciprioti si trovano trasformati in rifugiati nella loro stessa patria. Il governo cipriota di Nicosia The stima che il loro numero sia stato di circa 200.000 unità,[38] mentre alter fonti fissano a 140.000 o 160.000 la cifra, comunque enorme.[39] Molti di loro furono costretti ad abbandonare le loro case dall'esercito turco: cosa riconosciuta dalla Corte europea dei diritti dell'uomo.
La linea di cessate il fuoco dal 1974 a oggi separa le due comunità dell'isola e ad essa ci si riferisce di norma con l'espressione Linea Verde.
Al termine del conflitto, I rappresentanti ciprioti e l'ONU acconsentirono al trasferimento a nord dell'isola dei 51.000 turco-ciprioti che non avevano lasciato le loro abitazioni nel sud, se a questo fosse essi avessero voluto acconsentire.
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite contesta la legalità dell'azione turca, in quanto a suo dire l'art. 4 del Trattato di Garanzia dava il diritto ai garanti di intraprendere azioni al solo fine di ristabilire lo status quo ante.[40] Le conseguenze dell'invasione della Turchia tuttavia non salvaguardava la sovranità della Repubblica di Cipro e la sua integrità territoriale, ma aveva avuto anzi l'effetto opposto: La partizione di Cipro de facto e la creazione di un'entità politica separata nel nord dell'isola.
Il 13 febbraio, la Turchia dichiarò le aree occupate della Repubblica di Cipro uno "Stato Federale Turco", malgrado la condanna universale della comunità internazionale (vedere la Risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU n. 367 del 1975).[41] L'ONU riconosce la sovranità della Repubblica di Cipro secondo i termini che portarono alla sua indipendenza nel 1960. Il conflitto costituisce un grave intralcio alle relazioni tra la Turchia da un lato e Cipro, Grecia e Unione Europea dall'altro.
Atrocità e abusi relative ai diritti dell’uomo
Furono commesse atrocità contro i civili turco-ciprioti e quelli greco-ciprioti nel corso del conflitto.
Atrocità contro i turco-ciprioti
Atrocità contro la comunità turco-cipriota furono commesse durante l'invasione dell'isola. Quotidiani dell'epoca riportarono anche le notizie relative l'esodo forzato di turco-ciprioti dalle loro abitazioni. Secondo il giornale The Times, minacce, spari e attentati incendiari furono portati a segno contro I turchi-ciprioti per costringerli ad abbandonare le loro case.[42] Il Daily Express scrisse che "25.000 turchi sono stati già costretti ad abbandonare le proprie case".[43] The Guardian riferì di un massacro di turchi a Limassol il 16 febbraio 1964.[44]
Si ebbero anche carneficine contro i turco-ciprioti durante l'invasione dell'isola, incluso il massacro di Maratha/Muratağa, Santalaris/Sandallar e Aloda/Atlılar, in cui 126 persone furono uccise il 14 agosto 1974,[45][46] e il massacro di Tokhni/Taşkent.[47] L'elenco delle persone scomparse della Repubblica di Cipro conferma che 83 turco-ciprioti scomparvero a Tokhni il 14 agosto 1974.[48] Un veterano dell'EOKA B, Andreas Dimitriu, dichiarò in un'intervista riportata da un quotidiano turco di lingua inglese che l'EOKA B aveva operato congiuntamente a ufficiali greco-ciprioti al tempo dell'omicidio degli 89 turco-ciprioti a Taşkent.[49] Il Washington Post divulgò un'altra notizia di atrocità, scrivendo che: "In un raid Greco contro un piccolo villaggio turco vicino Limassol, 36 persone, su una popolazione complessiva di 200 erano state trucidate. I greco-ciprioti dissero che erano stato impartiti loro ordini di uccidere gli abitanti dei villaggi turco-ciprioti prima dell’arrivo delle forze militari di Ankara".[50]
Atrocità contro i greco-ciprioti
Circa un terzo della popolazione cipriota fu espulsa dalla parte settentrionale dell'isola, in cui i greco-ciprioti costituivano l'80% della popolazione. La politica turca di espellere un terzo della popolazione greca dell'isola dalle loro case nella zona settentrionale occupata dai suoi militari, impedendole di tornare e d'insediare al loro posto turco-ciprioti è considerata un esempio di pulizia etnica.[51][52][53][54][55][56][57][58][59][60][61][62][63][64]
Note
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Bibliografia
Pubblicazioni e fonti ufficiali
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Altre fonti
- ITN documentary, Cyprus, Britain's Grim Legacy
- Channel 4 Television documentary, Secret History – Dead or Alive?
- CIA World Factbook
- UN Chronicle
Voci correlate
Collegamenti esterni
- Nilgun Gulcan, Cronologia – Cyprus Issue, Journal of Turkish Weekly.
- Aspetti del problema cipriota, The Republic of Cyprus Press and Information Office
- Associazione dei turco-ciprioti all'estero
- CYPRUSNET