Fernando Tambroni

politico italiano (1901-1963)

Fernando Tambroni Armaroli (Ascoli Piceno, 25 novembre 1901Roma, 18 febbraio 1963) è stato un politico italiano. Template:Membro delle istituzioni italiane

Fernando Tambroni

Presidente del Consiglio dei Ministri
Durata mandato25 marzo 1960 –
26 luglio 1960
PresidenteGiovanni Gronchi
PredecessoreAntonio Segni
SuccessoreAmintore Fanfani

Ministro dell'Interno
Durata mandato6 luglio 1955 –
15 febbraio 1959
PresidenteAntonio Segni
Adone Zoli
Amintore Fanfani
PredecessoreMario Scelba
SuccessoreAntonio Segni

Ministro del Bilancio
Durata mandato15 febbraio 1959 –
26 luglio 1960
PresidenteAntonio Segni
Fernando Tambroni
PredecessoreGiuseppe Medici
SuccessoreGiuseppe Pella

Ministro del Tesoro
Durata mandato15 febbraio 1959 –
25 marzo 1960
PresidenteAntonio Segni
PredecessoreGiulio Andreotti
SuccessorePaolo Emilio Taviani

Ministro della Marina Mercantile
Durata mandato17 agosto 1953 –
6 luglio 1955
PresidenteGiuseppe Pella
Amintore Fanfani
Mario Scelba
PredecessoreBernardo Mattarella
SuccessoreGennaro Cassiani

Dati generali
Partito politicoDemocrazia Cristiana
Titolo di studiolaurea
UniversitàUniversità degli Studi di Macerata

Primi anni

Avvocato ed esponente, sin da giovanissimo, del Partito Popolare Italiano, fu vicepresidente della Fuci e a ventiquattro anni fu eletto segretario provinciale per Ancona del PPI. Dopo l'instaurazione del regime fascista nel 1926 subì un fermo di polizia. Successivamente a quell'episodio ottenne l'iscrizione al Partito Nazionale Fascista e divenne centurione della Milizia contraerea ad Ancona.

Nel convulso triennio 1943-1945 abbandonò il PNF per iscriversi alla Democrazia Cristiana, senza però partecipare in prima persona alla Resistenza partigiana. Dopo la Liberazione fu eletto deputato della DC all'Assemblea Costituente e fu rieletto in questa carica alle elezioni politiche del 1948, 1953 e 1958.

Tambroni ricoprì l'incarico di sottosegretario e poi di ministro della marina mercantile (1950-1955), della giustizia (1953-1955) e detenne la guida del Viminale dal 1955 (anno in cui utilizzò il metodo Cesare Mori per catturare il boss della 'ndrangheta Salvatore Castagna che in una sola giornata aveva ucciso cinque suoi compaesani, invitando il questore di Trieste Carmelo Marzano[1]) al 1959 durante il primo governo Segni, il governo Zoli ed il primo governo Fanfani: da ministro degli Interni si dimostrò molto determinato e meticoloso, ma anche grintoso e spregiudicato, e su di lui si diffuse una vera e propria "leggenda nera".

Presidente del Consiglio

  Lo stesso argomento in dettaglio: Fatti di Genova del 30 giugno 1960.

A marzo del 1960 l'esponente democristiano Fernando Tambroni ricevette l'incarico di formare un governo per sostituire quello guidato da Antonio Segni appena dimessosi. L'obbiettivo politico era quello di superare l'emergenza, attraverso un "governo provvisorio", in grado di consentire lo svolgimento della XVII Olimpiade a Roma e di approvare il bilancio dello Stato. Nominato presidente del consiglio il 26 marzo ,l'8 aprile il governo monocolore democristiano, proposto da Tambroni ottenne la fiducia della Camera, per soli tre voti di scarto (300 sì e 297 no), con il determinante appoggio dei deputati missini. La circostanza causò l'abbandono dei ministri appartenenti alla sinistra della DC Bo, Pastore e Sullo. L'11 aprile, dietro esplicito invito del proprio partito, il governo rassegnò le dimissioni che furono respinte dal presidente Giovanni Gronchi, anzi ricevendo l'invito a presentarsi al Senato per completare la procedura del voto di fiducia. Il 29 aprile, sempre con l'appoggio dei missini e con pochi voti di scarto (128 sì e 110 no), il governo Tambroni ottenne la fiducia del Senato.[2]

La decisione presa nel maggio 1960 dal Movimento sociale italiano di convocare il suo sesto congresso a Genova, città decorata medaglia d'oro della Resistenza in cui era partita l'insurrezione del 25 aprile, spinse l'opposizione a scendere in piazza, con la conseguenza di un indebolimento del Governo Tambroni[3]. Va detto, inoltre, che il precedente congresso missino si era svolto a Milano, anch'essa decorata con la medaglia d'oro e dove i missini appoggiavano la giunta comunale fin dal '56, senza alcun tipo di protesta. La protesta si fece sentire sempre più forte. Tambroni scelse la linea dura, originando i noti fatti di Genova del 30 giugno 1960, che si estesero rapidamente al resto del paese.

Alla fine non ci fu altra scelta che impedire il congresso del MSI. I missini votarono conseguentemente contro la legge di bilancio del governo, facendolo cadere. Tambroni temporeggiò fino al 9 luglio, sperando in un nuovo incarico, ma alla fine dovette dimettersi.[senza fonte]

Ultimi anni

Il 26 luglio entrò a Palazzo Chigi un nuovo governo monocolore democristiano, guidato da Fanfani ed appoggiato da socialdemocratici, liberali e repubblicani, senza Tambroni.

Fernando Tambroni non ebbe più incarichi politici di rilievo, abbandonò poi la scena politica e morì meno di tre anni più tardi, per un arresto cardiaco, all'età di 61 anni.

Note

  1. ^ La lotta contro la mafia, su carabinieri.it. URL consultato il 6-7-2010.
  2. ^ Benedetto Coccia, Quarant'anni dopo: il sessantotto in Italia fra storia, società e cultura, Editrice APES, Roma, 2008, pagg.76-77
  3. ^ Piero Ignazi, Il polo escluso, edizioni Il Mulino, Bologna, 1989, pag 93: "L'occasione per mettere in difficoltà Tambroni è offerta dalla decisione del MSI di tenere il proprio Congresso Nazionale a Genova dal 2 al 4 luglio."

Voci correlate

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