Timone di Fliunte
Timone di Fliunte (in greco: Τίμων, Tìmon) (Fliunte, 320 a.C. circa – Atene, 230 a.C. circa) è stato un filosofo, poeta scettico greco antico , allievo di Stilpone di Megara e di Pirrone di Elide, il fondatore della scuola scettica.

Vita ed opere
Della sua vita e del suo pensiero sappiamo quanto ci ha tramandato il dossografo Diogene Laerzio. Timone era un mimo che «costretto dalle necessità di procurarsi i mezzi per vivere migrò nell'Ellesponto e nella Propontide. A Calcedonia, esercitando la professione di sofista, esercitò sempre più vasta ammirazione e di lì, dopo essersi arricchito se ne venne ad Atene, dove visse sino alla morte, eccetto un breve perioso che trascorse a Tebe» [1]. Fu a Megara che nel 300 conobbe Stilpone di cui divenne allievo. Dopo la morte del suo maestro fondò nel 275 una sua scuola ad Atene dove insegnò retorica e filosofia. [2]
Le sue opere di cui ci sono rimasti frammenti annoverano un dialogo intitolato Pitone (dove raccontava del suo incontro con Pirrone, Sulle sensazioni (Περὶ αἰσϑήσεων) e i Silli (Σίλλοι "Versi scherzosi"), un'opera satirica in versi dove imitando lo stile di Omero, critica aspramente i filosofi megarici, stoici, epicurei, accademici. Tutti egli chiama "dogmatici" che si accaniscono in contrastanti dispute [3] e che mirano soprattutto con vuote chiacchiere ad attirare i giovani per impossessarsi del loro denaro. Solo gli scettici, fra i quali include Platone, e il maestro Pirrone sono degni di rispetto e considerazione. [4] Scrisse anche un poema Le apparenze e un libro di polemica Contro i Fisici.
Non ebbe discepoli famosi, ma il suo pensiero scettico, attraverso Arcesilao di Pitane , attrasse i filosofi dell'Accademia platonica.
Pensiero
Timone riproduce fedelmente il pensiero del suo maestro e si deve a lui se conosciamo la dottrina di Pirrone poiché questi, seguendo l'esempio socratico, non aveva lasciato nulla di scritto. Secondo Aristocle non vi sono differenze tra il pensiero di Timone e quello del suo maestro ma c'è da considerare che egli mettendo per iscritto la sua filosofia fu costretto ad esporla in maniera più rigorosa e a confrontarla con quella degli altri filosofi rendendo così il pensiero scettico più organizzato sistematicamente e più ampiamente diffondibile.[5]
Timone affermava che per essere felice l'uomo dovrebbe conoscere tre cose[7],
- Qual è la natura delle cose;
- Quale atteggiamento bisogna assumere rispetto ad esse;
- Quali conseguenze risulteranno da questo atteggiamento.
Secondo Timone è impossibile conoscere queste tre cose, quindi l'unico atteggiamento possibile è quello di non pronunciarsi su alcunché (afasia)[8].
“Timone afferma che chi aspira alla felicità deve tendere a queste tre cose: in primo luogo a rendersi conto della natura delle cose, in secondo luogo ad assumere un adeguato comportamento nei confronti di queste, e, infine, a capire cosa accadrà a quelli che così abbiano agito. Aristotele osserva che, per quanto concerne le cose, Timone le dichiarava tutte quanti indifferenti, instabili e non-giudicabili e aggiungeva, perciò, che né i nostri sensi né le nostre opinioni sono nel vero o nel falso. Per questo motivo, allora, non si deve prestar fede né ai sensi né alle opinioni, ma dobbiamo essere privi di opinione, non essere inclini a nessuna soluzione e non lasciarci scuotere da nulla, ma dobbiano dire, a proposito di ogni cosa particolare, che essa esiste "non più" che non esista, oppure che essa "è e non è" e non semplicemente che essa non è. E Timone sostiene che a quanti si trovano in questa disposizione d'animo consegne anzitutto l'afasia e, in secondo luogo, l'imperturbabilità”. (Aristocle in Eusebio, P.E. 758 d)
Note
- ^ Diogene, IX 110
- ^ Cfr. Enciclopedia Garzanti di Filosofia alla voce corrispondente
- ^ Cfr. Enciclopedia Treccani alla voce corrispondente
- ^ Karl-Otto Apel, Filosofia, Editoriale Jaca Book, 1992, p.316
- ^ Giovanni Reale, Il pensiero antico, Vita e Pensiero, 2001, p.207
- ^ Aristocle in Eusebio, P.E. 758 d
- ^ Massimo di Marco, Timone di Fliunte, Silli, Volume 10 di Testi e commenti, Edizioni dell'Ateneo, 1989.
- ^ Guido Voghera, Timone di Fliunte e la poesia sillografica, breve studio critico-espositivo, Fratelli Drucker, 1904.