San Donaci
San Dònaci[3] (Sàntu Tonaci in leccese[4]) è un comune italiano di 7.090 abitanti della provincia di Brindisi in Puglia.
San Donaci comune | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Provincia | ![]() |
Amministrazione | |
Sindaco | Domenico Serio (lista civica L'Unione per Sandonaci) dal 15-4-2008 |
Territorio | |
Coordinate | 40°27′00″N 17°55′00″E |
Altitudine | 42 m s.l.m. |
Superficie | 34 km² |
Abitanti | 7 050[1] (31-12-2010) |
Densità | 207,35 ab./km² |
Comuni confinanti | Brindisi, Cellino San Marco, Guagnano (LE), Mesagne, San Pancrazio Salentino |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 72025 |
Prefisso | 0831 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 074013 |
Cod. catastale | H822 |
Targa | BR |
Cl. sismica | zona 4 (sismicità molto bassa)[2] |
Nome abitanti | sandonacesi |
Patrono | santa Maria delle Grazie, san Vincenzo Ferrer |
Giorno festivo | 5 agosto |
Cartografia | |
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Sito istituzionale | |
È situato nel Salento lungo la direttrice fra Lecce e Taranto.
Il Decreto Legge n. 188 del 2012 ha sancito il passaggio del Comune di San Donaci alla Provincia di Lecce a partire dal 1° gennaio 2014.
Storia
Ci sono stati ritrovamenti di oggetti preistorici nella grotta in contrada Mariana (alcuni vasi e rudimentali armi litiche).
Resti romani emersi in contrada "Cuciulina" (una piccola necropoli di 4 tombe ed alcune epigrafi), in contrada Palazzo (resti di una villa prediaria) e in contrada Mea (villa rustica) fanno pensare ad una presenza sporadica dell'uomo in età preclassica e poi romana, probabilmente popolazioni messapiche poi colonnizzate dai tarantini e infine inglobate nella Regio II Apulia et Calabria dall'Impero Romano.
Le prime tracce di un insediamento consistente risalgono al X secolo, quando il territorio del Salento era sotto il dominio dell'Impero Romano d'Oriente. Molti ritengono che Sandonaci sia stata originariamente un casale della Foresta oritana, prima di essere data in feudo dai conti di Conversano all'Arcivescovo di Brindisi, Baiardo, nel XII secolo. Tale rimase fino alla fine del XVIII secolo, quando Ferdinando IV di Borbone la assegnò insieme al feudo di San Pancrazio ad un governatore regio.
La feudalità arcivescovile su Sandonaci subì una interruzione formale e non sostanziale, nel 1461, allorché Ferdinando d'Aragona assegnò a Giorgio Castriota Scanderbeg parecchi feudi in Puglia, tra cui Sandonaci, in compenso dell'aiuto nella guerra contro Giovanni d'Angiò. Ma lo Scanderbeg e la colonia albanese che aveva preso possesso di Sandonaci preferirono lasciare il feudo all'arcivescovo di Brindisi.
Il nome del paese non fa riferimento ad alcun santo esistente (San Donaci), ma piuttosto potrebbe derivare dall'idronimo indoeuropeo "San" o "Sand" e dal vocabolo greco "Donakeus" per significare la vita tra le paludi, ossia l'acqua che scorre nel luogo ove c'è il canneto.
Monumenti e luoghi di interesse
La struttura architettonica di carattere storico più rilevante è il Castello, o Palazzo arcivescovile dell'arcidiocesi di Brindisi di cui il borgo di San Donaci costituiva parte del Feudo.
La Chiesa Matrice di Santa Maria Assunta è un esempio di attardato neoclassicismo architettonico. Costruita nel 1899 su una precedente chiesa, mostra sulla piazza la facciata elegante e sobria, con l'alto campanile visibile da ogni parte. All'interno l'altare in pietra dedicato all'Addolorata.
Nella chiesetta di Santa Maria delle Grazie, ora cappella del cimitero (a 300 metri dall'abitato), è conservata la venerata immagine ad affresco di una Madonna col Bambino (Madonna delle Grazie) del XV secolo, certamente ridipinta successivamente.
In contrada Monticello (sulla strada per Mesagne) è presente il rudere abbandonato del Tempietto di San Miserino, considerato il luogo di culto paleocristiano tra i più antichi dell'intera regione (VI-VIII secolo); è un edificio di grande interesse architettonico per la sua pianta centrale a forma ottagonale con copertura a cupola, che richiama la tradizione costruttiva romana. Per secoli abbandonato e quasi distrutto, è stato solo in piccola parte ripristinato; mostra ancora la tipica copertura a cupola (in opus cementicium) che poggia su pilastri e capitelli con foglie d'acanto. L'interno è a circa 2 metri sotto il piano di campagna con quattro piccole absidi contrapposte; sulle pareti rimangono tracce di intonaco rosso, ma sono del tutto scomparsi gli affreschi di epoca bizantina e le decorazioni in stucco, così come il pavimento. Si accede da un pronao affiancato da due piccoli ambienti in buona parte demoliti. Probabilmente nato come tempio pagano (o ninfeo), fu successivamente utilizzato come battistero dai primi cristiani. Il monumento è a circa 100 metri a sud del Limitone dei Greci, un antico muro di divisione tra la zona bizantina (a sud) e quella Longobarda (a nord).
La zona delle Paludi, un tempo sede di una colonia rupestre di Monaci di San Basilio, è oggi in parte coltivata, è luogo di passaggio di uccelli migratori. In progetto il ripristino dell'area naturalistica e la realizzazione di un parco protetto.
Attività economiche
La componente essenziale dell'economia sandonacese è l'agricoltura (vino, olio, cereali, frutta, bambagia); piuttosto diffusi l'allevamento degli ovini, gli stabilimenti vinicoli, i frantoi e gli stabilimenti per la lavorazione dei fichi secchi. San Donaci è un importante centro di viticoltura.
Società
Evoluzione demografica
Abitanti censiti[5]

Economia
L'economia è basata in maniera quasi totale sull'agricoltura caratterizzata da olivicoltura (principalmente piante giovani) e viticoltura, sono presenti alcune piccole aziende vinicole e centri di assistenza fiscale.
Amministrazione
Note
- ^ Dato Istat - Popolazione residente al 31 dicembre 2010.
- ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
- ^ http://www.dizionario.rai.it/poplemma.aspx?lid=9905&r=76255 DOP
- ^ AA. VV., Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani, Milano, GARZANTI, 1996, p. 573.
- ^ Dati tratti da:
- Popolazione residente dei comuni. Censimenti dal 1861 al 1991 (PDF), su ebiblio.istat.it, ISTAT.
- Popolazione residente per territorio – serie storica, su esploradati.censimentopopolazione.istat.it.
Nota bene: il dato del 2021 si riferisce al dato del censimento permanente al 31 dicembre di quell'anno.