Reggiane Re.2001
Il Reggiane Re.2001, noto anche, non ufficialmente, come "Falco II", era un aereo da caccia monomotore, monoplano e monoposto prodotto dall'italiana Officine Meccaniche Reggiane (controllata dalla Caproni) all'inizio degli anni quaranta.
Reggiane Re.2001 | |
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Descrizione | |
Tipo | aereo da caccia cacciabombardiere |
Equipaggio | 1 |
Progettista | Roberto Longhi Antonio Alessio |
Costruttore | ![]() |
Data primo volo | luglio 1940 |
Data entrata in servizio | 1942 |
Utilizzatore principale | ![]() |
Altri utilizzatori | vedi qui |
Esemplari | 237[1] |
Sviluppato dal | Reggiane Re.2000 |
Altre varianti | Reggiane Re.2005 |
Dimensioni e pesi | |
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Lunghezza | 8,36 m |
Apertura alare | 11,00 m |
Altezza | 3,15 m |
Superficie alare | 20,40 m² |
Peso a vuoto | 2 460 kg |
Peso carico | 3 240 kg |
Propulsione | |
Motore | un Alfa Romeo RA 1000 RC.41 |
Potenza | 1 175 CV (864 kW) |
Prestazioni | |
Velocità max | 545 km/h a 5 470 m |
Velocità di stallo | 120 km/h |
Velocità di salita | a 7 000 m in 7 min 59 s[2] |
Corsa di decollo | 168 m |
Atterraggio | 255 m |
Autonomia | 1 100 km a 469 km/h a 6 000 m[2] |
Tangenza | 11 000 m[2] |
Armamento | |
Mitragliatrici | 2 Breda-SAFAT calibro 7,7 mm da 600 colpi ciascuna 2 Breda-SAFAT calibro 12,7 mm da 350 colpi ciascuna |
Bombe | una bomba da 250 o 640 kg nella versione CB[2] |
I dati sono estratti da Dimensione cielo 2[3] salvo diversamente specificato | |
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Sviluppato dal Reggiane Re.2000 "Falco", ne rappresentava l'evoluzione con un più potente motore a V. Costruito in 237 esemplari, venne impiegato dalla Regia Aeronautica nel teatro del Mediterraneo durante la seconda guerra mondiale, soprattutto su Malta, con diversi ruoli quali intercettore, cacciabombardiere e caccia notturno.
Rappresentò la base dei successivi Reggiane Re.2005 e Re.2006.
Storia del progetto
Lo sviluppo del Reggiane Re.2001 ha le sue origini nella possibilità per il Ministero dell'Aeronautica italiano di disporre per la realizzazione di prove tecniche di valutazione[4], nell'estate 1939, di motori tedeschi Daimler-Benz DB 601 a V rovesciata raffreddati a liquido, da dodici cilindri, capaci di erogare 1 175 hp (864 kW).
Il periodo coincideva con i test del prototipo del Reggiane Re.2000 "Falco", che se fornito del motore tedesco sarebbe potuto diventare un caccia con prestazioni superiori [4] mentre risulta, per altro, che lo stesso ingegner Roberto Longhi avesse pensato ad una versione del Re.2000 motorizzata con il V-12 Hispano-Suiza 12Y.[5] Alle Reggiane venne così richiesto di rivedere il progetto del loro velivolo, al fine di installare il propulsore tedesco[4].
Le modifiche che Longhi ed il team da lui guidato dovettero apportare per adattare la cellula del "Falco" al motore Daimler-Benz non furono radicali: venne infatti ridotta la sezione della parte anteriore fusoliera e, in ragione della maggior lunghezza, venne rivisto il baricentro,[6] mentre rimase inalterata, nonostante le critiche suscitate negli organi valutatori della Regia Aeronautica, la soluzione con i serbatoi integrati nelle ali pentalongherone.[4]
Il primo prototipo (MM.409)[7] uscì dalle Officine Meccaniche Reggiane, di proprietà della Caproni, il 10 luglio 1940, per eseguire il primo volo qualche giorno dopo dall'aeroporto di Reggio Emilia ai comandi del tenente colonnello Piero Scapinelli.[8] Il 9 agosto successivo venne trasferito in volo a Guidonia per le prove comparative. La Regia Aeronautica richiese alcune modifiche da introdurre anche in un secondo prototipo: ala trilongherone con serbatoi blindati, ruotino di coda retrattile e aggiunta di due mitragliatrici Breda-SAFAT calibro 7,7 mm da 600 colpi ciascuna nelle ali e di altre due mitragliatrici Breda-SAFAT calibro 12,7 mm da 350 colpi ciascuna sistemate sopra il motore. Le modifiche vennero completate nel primo prototipo nel novembre 1940, mentre il secondo prototipo (MM.408, lo stesso numero di matricola del primo prototipo del Re.2000) fu pronto poco dopo. Questo secondo esemplare si schiantò al suolo il 14 marzo 1941 dopo un guasto al motore, uccidendo il collaudatore Piero Scapinelli che, per tentare di salvare il velivolo, decise di effettuare un tentativo di atterraggio d'emergenza.[4]
Fu proposta la costruzione di un terzo prototipo (chiamato Re.2001bis) con i radiatori annegati nelle ali per migliorare l'aerodinamica: le fonti non concordano sull'effettiva realizzazione del velivolo e mentre alcuni indicano che tale modifica sia stata realizzata direttamente nel primo prototipo,[4] altri indicano che fu realizzata una cellula con matricola MM.538[9], dettagliando anche trattarsi di una sorta di ibrido, frutto dell'accoppiamento della fusoliera del Re.2000 matricola MM.5068 e della deriva del primo prototipo MM.409.[10]
Il velivolo, portato in volo da Francesco Agello (nell'aprile[9] o nel luglio del 1941[4][10]) nonostante avesse fatto registrare una velocità 50-60 km/h superiore rispetto alla configurazione standard[11], non trovò seguito nella produzione di serie e, dopo una serie di valutazioni utili ad acquisire dati successivamente utilizzati per la progettazione del Re.2006,[7] venne successivamente riconvertito allo standard dei primi modelli consegnati.
Nel frattempo, il 31 ottobre 1940, dopo un piccolo ordine alla Reggiane di dieci Re.2001 per accelerare le prove tecniche (la cosiddetta "Serie Zero", di cui fece parte, tra l'altro, il velivolo che nel marzo 1943 sganciò una sperimentale bomba propulsa da ossigeno liquido, che tuttavia non esplose),[12] vennero ordinati duecento esemplari alla Reggiane, cento alla fabbrica Caproni di Taliedo e cinquanta (aumentati poi a cento) a quelle di Predappio. I velivoli, che avrebbero inglobato tutte le modifiche apportate ai due prototipi eccetto il ruotino di coda, ora fisso,[7] avrebbero avuto come propulsore un Alfa Romeo RA 1000 RC.41, versione del Daimler-Benz DB 601 prodotta su licenza.[1]
Subito ci si accorse che le scadenze di consegna sarebbero state impossibili da rispettare: le fabbriche Reggiane erano ben attrezzate per produrre un gran numero di aerei, ma la manovalanza, assunta in massa per far fronte alle necessità di guerra, non aveva, per la maggior parte, esperienza di costruzioni aeronautiche;[13] oltretutto le forniture del motore Alfa Romeo, la cui costruzione era rallentata dalla carenza di materie prime, e dei cannoni[14] non seguirono mai il ritmo di produzione dei Re.2001, diventando una delle cause della lentezza con cui vennero consegnati i caccia ai reparti di linea.[1]
Il primo Re.2001 Serie Zero venne spedito alla Regia Aeronautica nel maggio 1941 e l'ultimo in settembre, quando era in spedizione il primo esemplare della Serie I.[1] Considerate le difficoltà di produzione, la Regia Aeronautica cancellò l'ordine alle fabbriche di Taliedo e alla Breda, cui nel frattempo si era appoggiata la Caproni, mentre l'ordine alla Reggiane venne diminuito di cento unità (gli aerei che scaturirono da questo ordine sono inquadrati dalle fonti nella "Serie I") e quello fatto alle fabbriche di Predappio ridotto a dieci aerei. Per la fine del 1941 la Regia Aeronautica aveva ricevuto solo i dieci esemplari della Serie Zero più altri ventisette della Serie I.[12]
Fu proprio per sopperire alla lentezza degli approvvigionamenti dei motori Alfa Romeo che la Regia Aeronautica richiese alla Caproni di Taliedo l'installazione del motore a dodici cilindri a V invertito Isotta Fraschini Delta IV RC.16-48, raffreddato ad aria, nella cellula di un Re.2001.[10]
Consapevoli della ridotta potenza del motore, 840 CV (626 kW) a 5 300 m, i vertici dell'aeronautica speravano che la riduzione di peso consentisse di mantenere prestazioni paragonabili a quelle del Re.2001 di serie. Nell'estate 1942 venne costruito un prototipo (MM.9920) denominato Re.2001 Delta, ordinato in cento esemplari l'8 settembre seguente, quattro giorni prima che il velivolo fosse portato in volo.[10] Le prestazioni raggiunte (523 km/h a 5 600 m, 10 minuti e 30 secondi per toccare i 6 000 m) erano inferiori a quelle dei Re.2001 di serie, inoltre il prototipo venne distrutto da un incendio dovuto al surriscaldamento del motore il 27 gennaio 1943, e l'ordine venne cancellato.[12]
Nel frattempo, nel dicembre 1941 il Ministero dell'Aria aveva modificato l'ordine dei cento Re.2001 fatto alla Reggiane: trentanove aerei avrebbero dovuto ospitare un aggancio ventrale per una bomba da 250 kg, due dovevano essere attrezzati per il lancio dalle navi tramite una catapulta, e dodici sarebbero dovuti essere stati equipaggiati con dei ganci d'arresto per impiegarli nelle portaerei Aquila e Sparviero, che tuttavia non entrarono mai in servizio. Alcuni dei trentanove cacciabombardieri, designati Re.2001 CB, vennero testati con bombe speciali, o con siluri, insieme ad un sistema che correlava il passo dell'elica con i comandi motore, compiendo anche voli di prova ospitando uno speciale attacco ventrale per una bomba da 250 kg. I dodici aerei per le portaerei più i due "catapultabili" vennero completati, e l'entusiasmo fu tale che il Ministero dell'Aeronautica ordinò cinquanta Re.2001 OR nella versione imbarcata, le cui uniche differenze rispetto al progetto originale erano il gancio d'appontaggio e la predisposizione ad essere lanciati dalle catapulte.[12]
Mentre erano in costruzione i primi Re.2001 OR il Ministero dell'Aeronautica chiese di adattare l'aereo per la caccia notturna. Il progetto del Re.2001 CN (Caccia Notturna) prevedeva scarichi antifiamma e una gondola sotto ogni ala dove era alloggiato un cannone Mauser da 20 mm con sessanta colpi ciascuno. Vennero eliminate le mitragliatrici da 7,7 mm nelle ali. Ne vennero ordinati duecento, ma in totale se ne costruirono solo settantaquattro prima che l'annuncio dell'armistizio di Cassibile ponesse fine ad ogni lavoro.[12]
Un piccolo numero aerei venne fornito di fotocamere/cineprese orizzontali e verticali posizionate sul bordo d'entrata di entrambe le ali, ma sembra che questa versione non venne mai impiegata a livello operativo. Venne anche sviluppata una versione in grado di trasportare un siluro (Re.2001G) e anticarro (Re.2001H).[12]
Oltre all'Italia, l'unico altro paese che si interessò al caccia della Reggiane fu la Svezia, che aveva in mente di acquistare cento Re.2001 sprovvistidel motore, viste le difficoltà dell'Alfa Romeo, che invece sarebbe stato acquistato direttamente dalla Germania. Nel luglio 1941 la Svezia chiese ufficialmente la disponibilità della Reggiane a produrre gli aerei, ma un ordine vero e proprio non si materializzò mai.[1]
Tecnica
L'abitacolo aveva un seggiolino corazzato ma non era standard il parabrezza blindato, forse perché all'epoca si considerava ancora preminente il ruolo del velivolo da caccia italiano in funzione della superiorità aerea invece che dell'intercettazione. Presente la radio, raramente il radiogoniometro. Il carrello era retrattile con movimento all'indietro, quello di coda era invece fisso. L'armamento disponeva di 700 colpi calibro 12,7 mm e 1.200 calibro 7,7 mm.
Impiego operativo
Regno d'Italia
La prima unità ad essere riequipaggiata con il Re.2001 fu il 2º Gruppo C.T. del tenente colonnello Giuseppe Baylon, ritornato dal Nordafrica nel settembre 1941 privo di velivoli. Il 9 di quel mese arrivò il primo Re.2001 al reparto, che per la fine dell'anno inquadrava ventotto di questi caccia.[15] Le sue tre squadriglie, la 150ª, la 152ª e la 358ª, cominciarono un lavoro di messa a punto del nuovo aereo a Ravenna, ma per le avverse condizioni meteorologiche un nucleo di piloti completò l'addestramento a Gorizia alla fine dell'anno.[16] Il 12 gennaio 1942 venne ordinato alla 152ª Squadriglia di volare a Palermo, con scalo a Roma-Ciampino e Napoli-Capodichino.[17] Tuttavia, a causa di problemi tecnici, la Sicilia verrà raggiunta solamente il 4 maggio, quando diciotto Reggiane atterrarono a Caltagirone.[18] Il ridispiegamento dell'intero gruppo venne completato sei giorni dopo.[15][19] Un'altra fonte scrive invece che l'intero gruppo era a Caltagirone già il 4 maggio.[20]
Il 2º Gruppo venne destinato alla scorta di bombardieri italo-tedeschi diretti contro l'isola britannica di Malta, e già il 10 maggio i Reggiane Re.2001, assieme ai Macchi M.C.202 del 4º Stormo, scortarono cinque bombardieri CANT Z.1007bis in volo per colpire un'istallazione radar dell'isola. Nell'occasione si verificò il primo scontro con gli Spitfire Mk.V, che riuscirono ad abbattere un bombardiere ed un M.C.202. al prezzo di tre caccia distrutti più altri due danneggiati dai Reggiane, che abbatterono anche un caccia pesante Bristol Beaufighter.[15] Due giorni dopo ci fu un'azione analoga tra nove Spitfire e quindici Reggiane 2001 del 2º Gruppo, mentre scortavano (insieme ad altri quindici Macchi MC.200) tre S.M.84 del 4º Gruppo Bombardamento Terrestre. I caccia britannici abbatterono un bombardiere e ne danneggiarono gravemente un secondo, ma i piloti dei Reggiane rivendicarono l'abbattimento di due Spitfire, uno per opera del sergente Paolo Morcino che però fu obbligato a fare un atterraggio di emergenza nei pressi di Ispica, in quanto il suo carrello (come era avvenuto al suo comandante di gruppo) era stato danneggiato dal fuoco nemico.[19] In effetti, quel giorno la RAF perse due Spitfire: un pilota, il Sergeant Charles Graysmark del 601 Squadron, ucciso, e il parigrado C. Bush del 603 Squadron, ferito.[21] Per lo stesso 12 maggio una fonte parla anche di un tale sergente Marchio che rivendicò due abbattimenti nel tardo pomeriggio della giornata, dovendo tuttavia effettuare un atterraggio di emergenza vicino Siracusa a causa dei danni inflitti dal nemico, morendo qualche tempo dopo per le ferite riportate nell'azione.[15] Non è tuttavia chiaro se si tratti dello stesso episodio del sergente Morcino ricostruito in diverso modo. Il bilancio dell'attività dei Reggiane dal 10 al 18 maggio mostra l'abbattimento di sedici aerei britannici abbattuti più un altro probabile, e altri tre danneggiati, di fronte alla perdita di un Re.2001 e al danneggiamento di altri tre.[15] Proprio il 18 maggio Malta venne rinforzata da diciassette Spitfire decollati dalla portaerei HMS Eagle. Il giorno successivo i Re.2001 ribatterono facendo precipitare uno Spitfire e un Beaufighter, danneggiando anche cinque ulteriori Spitfire, anche se i bombardieri italiani (a cui i Re.2001 facevano da scorta) dovettero desistere dalla missione a causa dell'intervento avversario. Il 25 maggio cinque piloti del 2º Gruppo rivendicarono ciascuno l'abbattimento di un aereo; da parte sua la RAF dichiarò di aver abbattuto un Re.2001, ma in realtà non ci furono perdite tra le fila italiane. Gli scontri continuarono: dal 26 maggio al 2 giugno i caccia Reggiane privarono la RAF di otto aerei (cinque distrutti e tre danneggiati) al prezzo di tre aerei caduti, come i tre Re.2001 abbattuti dal fuoco contraereo maltese il 6 giugno (altri tre vennero danneggiati e di un altro non si seppe nulla). Il giorno dopo, 7 giugno, i Re.2001 in collaborazione con gli M.C.202 intercettarono alcuni aerei britannici posti a copertura di un convoglio navale, facendo precipitare in mare un Beaufighter e due aerosiluranti Albacore.[15] Diciassette Re.2001 furono impiegati anche durante la battaglia di mezzo giugno, assieme a sette M.C.202, per scortare quattordici aerosiluranti Savoia-Marchetti S.M.79 all'attacco contro uno dei due convogli britannici.[20]
Il Reggiane 2001 era tecnicamente più evoluto e operativamente comparabile o di poco superiore all'Hurricane, rispetto al quale risultava più agile ma meno prestante alle alte quote. Lo Spitifire Mk.V risultava più veloce ed era più potentemente armato.[senza fonte] Nella mani di un pilota esperto, però, come ammise l'asso britannico Laddie Lucas, nel suo Malta: The thorn in Rommel's side, il caccia italiano poteva rivelarsi un avversario davvero temibile per lo Spitfire Mk.V, specialmente sotto i 7.000 m, mentre a quote superiori il caccia britannico era più prestante.[18][22] Il 13 luglio 1942 (quando i Reggiane 2001 operativi del 2º Gruppo sono solo sei sui ventidue in carico all'unità[23]), su Malta, il pilota neozelandese Jack Rae e il suo abile gregario, Alan Yates, del 249 Squadron, avvistarono un Reggiane che stava per lasciare il combattimento e tornare alla base. Quello che seguì impressionò Rae, che in seguito dichiarò:
Ed il giorno dopo, attaccato da due direzioni diverse, da Bf 109 e Reggiane, l'asso canadese George Beurling, l'abbattitore dell'asso italiano Carlo Seganti e del suo commilitone Aldo Quarantotti (comandante del 2º Gruppo), ai comandi dello Spitfire matricola BR130/2-H, costretto a scegliere, scelse quello che riteneva il male minore:
Il 1º luglio 1942 il 22º Gruppo, con le sue 359ª, 362ª, 369ª e 371ª Squadriglia di stanza a Roma-Ciampino, venne dotato di Re.2001 CB, assegnati inizialmente alla 362ª Squadriglia.[18][26] Fino al 10 agosto il 2º Gruppo si limitò a qualche missione di scorta e caccia libera, ma alla fine del mese gli specialisti riuscirono a rimettere il linea venti velivoli.[27] In precedenza, in vista della battaglia aeronavale di mezzo agosto, il 2º Gruppo si era spostato a Monserrato, in Sardegna, assieme alla 362ª Squadriglia proveniente da Roma-Ciampino. Durante lo scontro due Re.2001 attaccarono per la prima e ultima volta con una bomba perforante da 640 kg di nuova concezione, ottenuta da proiettili navali modificati con una carica esplosiva portata a 120 kg, le navi britanniche del convoglio Pedestal. La portaerei HMS Victorious venne centrata in pieno da una bomba che però non esplose. Lo stesso giorno, 12 agosto, il 22º Gruppo battezzò i suoi Reggiane 2001 scortando bombardieri e cacciabombardieri italiani contro un convoglio a La Galite, abbattendo un velivolo britannico.[26] Il giorno successivo, 13 agosto, il 2º Gruppo tornò in Sicilia, perdendo il giorno dopo il comandante e asso Pier Giuseppe Scarpetta, abbattuto dagli Spitfire insieme ad altri due piloti italiani mentre scortava tre bombardieri tedeschi Heinkel He 111 in ritorno da Malta, tutti e tre atterrati indenni alla base.[18] Con questa battaglia ebbero praticamente termine gli scontri con i velivoli britannici.[28]
A settembre anche il 22º Gruppo atterrò in Sicilia e, assieme al 2º Gruppo con diciotto Re.2001 a Lecce, si impegnò ad attaccare nuovamente Malta. Durante questo mese i due gruppi avevano in totale una disponibilità media giornaliera di ventidue Re.2001. Lo sbarco in Marocco e Algeria delle forze Alleate obbligò il 22º Gruppo a ritornare in Sardegna, da dove intraprese alcuni attacchi contro le teste di ponte di Bona e Bugia. Il 17 ottobre il 2º Gruppo si trasferì a Castelvetrano con una quindicina di apparecchi, alzandosi in volo il giorno dopo per Pantelleria.[29] Nell'aprile 1943, quando aveva solo dieci aerei in grado di volare, il gruppo si spostò a Sarzana, in Liguria; il 22º Gruppo invece era già passato all'aeroporto di Napoli-Capodichino agli inizi dell'anno o alla Vigilia del Natale 1942.[30][31]
Il Re.2001 venne impiegato anche come caccia notturno con il 59º (232ª e 233ª Squadriglia) e 60º Gruppo Autonomo Intercettori Notturni (234ª e 235ª Squadriglia) e con il 160º Gruppo Autonomo Caccia e il 167º Gruppo Autonomo Intercettori, che impiegarono il caccia a partire dai primi mesi del 1943 per la difesa aerea dell'Italia con risultati nulli.[22] Alla data dello sbarco Alleato in Sicilia (10 luglio 1943) ne erano operativi cinquanta, o settantuno,[22] ma al 7 settembre, vigilia dell'annuncio dell'armistizio, ne restavano solo trentatré in grado di volare: 3 del 2º Gruppo a Sarzana e Albenga, 4 del 59º Gruppo a Venegono, 7 del 60º Gruppo a Venegono e Lonate Pozzolo, 12 del 160º Gruppo a Casa Zeppera, Milis e Venafiorita e 7 del 167º Gruppo a Littoria.[30]
Luftwaffe, RSI, Regno del Sud e dopoguerra
Alcuni dei velivoli superstiti vennero bruciati perché non venissero requisiti dai tedeschi, che comunque si impossessarono di qualche Reggiane 2001 utilizzandoli poi come addestratori da caccia nella Luftwaffe.[32] Qualche esemplare operò con il 2º Gruppo caccia "Gigi Tre Osei" dell'Aeronautica Nazionale Repubblicana della Repubblica Sociale Italiana per compiti di addestramento e collegamento.[33] Gli esemplari che ripararono al sud operarono dall'ottobre 1943 con le insegne dell'Aeronautica Cobelligerante Italiana, presso il 21º Gruppo in operazioni di appoggio dei partigiani jugoslavi e presso la Squadriglia Addestramento Caccia. Quando il 21º Gruppo venne sciolto il 1º gennaio 1944, la sua 82ª Squadriglia, che aveva in carico i Re.2001, li cedette alla 208ª Squadriglia del 101º Gruppo Tuffatori di Foggia; presto l'unità si spostò a Lecce, da dove i Reggiane Re.2001 eseguirono le loro ultime missioni di guerra, l'ultima delle quali avvenne alla metà di maggio sopra il Montenegro a supporto dei partigiani. I nove aerei sopravvissuti andarono, il mese successivo, in carico alla Scuola Addestramento Caccia di Leverano, mentre altri due Re.2001 finirono nell'organico di un'unità da collegamento. Al termine della guerra solo un Re.2001, dell'unità da collegamento, era ancora utilizzabile.[34]
Nel dopoguerra la neonata Aeronautica Militare rimise cinque Re.2001 in condizioni di volare: tre vennero destinati al centro meteorologico di Venezia-Lido e due ad un'unità da collegamento a Roma-Centocelle. Tutti e cinque rimasero in servizio per alcuni anni.[33]
Versioni
Descrizione | Esemplari costruiti | Matricole | Note |
1º prototipo | 1 | MM.409 | Convertito in Re.2001bis e riconvertito poi alla versione originale |
2º prototipo | 1 | MM.408 | |
Prototipo Re.2001 Delta | 1 | MM.9920 o 9020[36] | Fabbriche Caproni a Taliedo |
Serie Zero (pre-produzione) | 10 | MM.8071-MM.8080 | |
Serie I | 100 | MM.7209-MM.7308 | 47 normali, 39 versione CB, 2 per prove con catapulte e 12 con ganci d'appontaggio. |
Serie II | 50 | MM.90751-MM.90800 | Versione CN |
Serie III | 30 | MM.9921-MM.9950 | Versione CN |
Serie IV | 34 | MM.7209-MM.7308 | Ordinati 50, ultimi 16 mai realizzati |
Fabbriche Caproni a Predappio | 10 | MM.6551-MM.6560 o 6547-6556[36] | |
Totale Re.2001 prodotti: 237 |
I dati, salvo diversamente specificato, sono tratti da Brindley 1972.[37]
- Re.2001bis: versione con i radiatori annegati nelle ali per migliorare l'aerodinamica. Inizialmente si pensò alla costruzione di un terzo prototipo, ma alla fine la modifica venne fatta alla fine del 1940 nel primo prototipo. Tale modifica comportava l'abolizione delle mitragliatrici alari. Portato in volo per la prima volta da Francesco Agello nell'aprile 1941, raggiunse il 7 agosto seguente i 600 km/h a 6 000 m d'altitudine. Nonostante avesse una velocità 50-60 km/h superiore rispetto alla configurazione originale, non trovò seguito nella produzione di massa, venendo invece usato come banco di prova durante la primavera 1942 per il Reggiane Re.2006. In seguito l'aereo fu riconvertito come Re.2001 e spedito alla Regia Aeronautica nel settembre 1942.[38]
- Re.2001 Delta: per sopperire alla lentezza degli approvvigionamenti di motori Alfa Romeo la Reggiane studiò l'applicazione del motore a dodici cilindri a V invertito Isotta Fraschini Delta IV RC.16-48, raffreddato ad aria, con soli 840 hp (626 kW) a 5 300 m, ma si sperava che la riduzione di peso consentisse di mantenere prestazioni paragonabili a quelle del Re.2001 di serie. Nell'estate 1942 venne costruito a Taliedo un prototipo (MM.9920) denominato Re.2001 Delta, ordinato in cento esemplari l'8 settembre seguente, prima ancora che potesse essere provato in volo per la prima volta, cosa che avvenne il 12 settembre. Il prototipo venne trasferito a novembre a Guidonia, ma le prestazioni raggiunte (523 km/h a 5 600 m, 10 minuti e 30 secondi per toccare i 6 000 m) erano inferiori a quelle dei Re.2001 di serie. Il prototipo venne distrutto da un incendio dovuto al surriscaldamento del motore il 27 gennaio 1943 e l'ordine di cento unità venne cancellato.
- RE 2001 CB: cacciabombardiere, con rastrelliera ventrale per bombe da 250 kg. Ne vennero realizzati trentanove esemplari a partire dall'ordine iniziale di cento esemplari in versione normale fatto alla Reggiane (cosiddetta "Serie I"). Alcuni di questi cacciabombardieri vennero usati per dei voli sperimentali. Uno venne equipaggiato con una speciale bomba da 640 kg, o con un siluro, unitamente ad un sistema che correlava il passo dell'elica con i comandi motore; l'aereo fu testato nel settembre 1942 a Guidonia, raggiungendo i 950 km/h dopo una picchiata da 6 000 a 2 000 m d'altitudine durante la quale andò in frantumi il cupolino, ma il motore non andò troppo su di giri e la sincronizzazione passo dell'elica/acceleratore funzionò bene. Nell'ottobre 1942 un altro Re.2001 CB, dotato di uno speciale attacco ventrale per una bomba da 250 kg studiato al Nucleo Sperimentale Armamento di Furbara, mandò a segno 15 bombe su 20 durante degli attacchi in picchiata contro delle navi bersaglio. Eccezionalmente, poteva essere caricata anche una bomba da 640 kg.[2]
- Re.2001 OR: versione di cacciabombardiere imbarcato ordinata in cinquanta unità destinata alle portaerei Aquila e Sparviero. Differiva dalla versione originale per il gancio d'appontaggio e la predisposizione ad essere lanciato da una catapulta. Questi aerei, che andarono a formare la cosiddetta "Serie II" del Re.2001, non prevedevano le ali ripiegabili dal momento che era previsto di risparmiare spazio attaccando i velivoli al soffitto degli hangar delle portaerei con delle speciali imbracature. La Serie II venne completata costruendo dei Re.2001 CN al posto della versione OR.
- RE 2001 CN: variante da caccia notturna. Vedeva diverse modifiche, come i tubi di scappamento antifiamma, la mimetizzazione scura, e la sostituzione delle due mitragliatrici alari con due cannoni MG 151 da 20 mm da sessanta colpi ciascuno in gondole subalari, anche se non tutti gli esemplari contemplavano questo armamento. Ne vennero ordinati trenta nel giugno 1942 (la cosiddetta "Serie III"), seguiti da altri cinquanta ("Serie IV") tre mesi dopo; ancora, nel marzo e nell'aprile 1943 la Reggiane ricevette una commessa per ulteriori centoventi Re.2001 CN. In ogni caso i numeri richiesti dall'aeronautica italiana non vennero raggiunti e uscirono dalle fabbriche solo settantaquattro aerei in versione CN (trenta della Serie III, trentaquattro della Serie IV, dieci recuperati dalla commessa del 1941 alla Caproni di Predappio e un numero non specificato della Serie II) prima che l'annuncio dell'armistizio di Cassibile pose fine ad ogni lavoro. L'armamento pesante su una cellula dove originariamente non era previsto inficiava però le prestazioni e la maneggevolezza nel confronto con la caccia avversaria.[senza fonte]
- Re.2001 fotografico: variante da ricognizione con macchine fotografiche/cineprese sul bordo d'attacco alare. Il nomignolo "fotografico" non era ufficiale, dato che in realtà non venne adottato nessun nome particolare, ma è usato dalle fonti per distinguerlo dalle altre versioni.
- RE 2001G: un esemplare della Serie IV in versione silurante, con attacco per un siluro e ruotino di coda rialzato. Inviato al Nucleo Addestramento Aerosiluranti di Gorizia, andò distrutto in epoca successiva all'armistizio.
- RE 2001H: altro esemplare della serie IV in versione anticarro, in grado di trasportare agganciate alle ali, di fianco ai cannoni da 20 mm presenti nella versione da caccia notturna, delle bombe. Anche in questo caso l'armistizio fermò ogni lavoro.
- Re.2001S: alcuni esemplari della Aeronautica cobelligerante vennero convertiti a questo standard con l'adozione di un serbatoio ventrale supplementare.
Altri modelli riguardarono modelli in legno per ovviare alla scarsità delle consegne di alluminio, aerei d'attacco anticarro ed altro ancora.[senza fonte]
Utilizzatori
Esemplari attualmente esistenti
Uno degli esemplari di preserie, matricola MM08071, è attualmente in corso di restauro presso il Museo storico dell'Aeronautica Militare di Vigna di Valle. L'esemplare è stato recuperato nel mare di Sardegna.
Note
- ^ a b c d e Brindley, p. 220.
- ^ a b c d e Brindley, p. 240.
- ^ Dimensione Cielo 2, p. 31.
- ^ a b c d e f g Brindley, p. 218.
- ^ Sgarlato, p. 4.
- ^ Dimensione Cielo, p. 33.
- ^ a b c Brindley1972, p. 219.
- ^ Piero Scapinelli, conte di Leguigno, decorato con la Medaglia d'oro al valore aeronautico e vincitore nel 1933 della coppa Blériot volando su un Macchi-Castoldi M.C.72, morì pilotando il secondo prototipo del Re.2001. Brindley, p. 218, nota a fine pagina.
- ^ a b Dimensione Cielo, p. 35.
- ^ a b c d Sgarlato, p. 19.
- ^ Brindley, pp. 218 e 220.
- ^ a b c d e f Brindley, p. 222.
- ^ Dimensione Cielo, p. 34.
- ^ Sgarlato, p. 29.
- ^ a b c d e f Punka, p. 34.
- ^ Apostolo 1996, p. 26.
- ^ Apostolo 1996, pp. 26-27.
- ^ a b c d Brindley, p. 224.
- ^ a b Caruana, p. 183.
- ^ a b Apostolo 1996, p. 27.
- ^ Rogers, p. 156.
- ^ a b c Punka, p. 35.
- ^ Apostolo 1996, pp. 27-28.
- ^ Lucas, pp. 251-252.
- ^ Cull, Galea, p. 211.
- ^ a b Apostolo 1996, p. 32.
- ^ Apostolo 1996, p. 28.
- ^ Apostolo 1996, p. 29.
- ^ Apostolo 1996, p. 31.
- ^ a b Brindley, p. 226.
- ^ Apostolo 1996, p. 34.
- ^ Punka, p. 38.
- ^ a b Brindley, p. 230.
- ^ Brindley, pp. 226 e 230.
- ^ Brindley, p. 240.
- ^ a b Apostolo 1996, p. 47.
- ^ Brindley, pp. 222 e 240.
- ^ Brindley, pp. 218-219.
Bibliografia
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- Nico Sgarlato, "Reggiane" 2001 Ariete I, in I Grandi Aerei Storici, n° 51, Parma, Delta Editrice, aprile 2011.
Altri progetti
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Collegamenti esterni
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