Punteggiatura

sistema di regole e tradizioni sull'uso dei segni come i punti e le virgole
Segni di punteggiatura
apostrofo '
barra /
due punti :
lineetta ondulata
lineetta
parentesi ( ) [ ] { } ⟨ ⟩ < >
punti di sospensione ...
punto e virgola ;
punto esclamativo ! ¡
punto fermo .
punto interrogativo ? ¿
punto mediano ·
spazio     
tratto d'unione
virgola ,
virgolette « » ‘ ’ “ ”
Segni tipografici
asterisco *
asterismo
barra rovesciata \
barra verticale | ¦
cancelletto #
chiocciola o a commerciale @
circonflesso ^
copyright ©
e commerciale (et) &
foglia aldina
grado °
indicatore ordinale º ª
punto esclarrogativo
ironia
losanga
manina
marchio ®
meno
nota
numero
obelisco † ‡
obelo ÷
paragrafo §
per ×
perciò
per cento/mille/punto base %
piede di mosca
più +
primo
punto elenco
tilde ~
tombstone
trattino basso _
trattino-meno -
uguale =
Simboli monetari

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Ortografia · Segno diacritico

La punteggiatura è quell'insieme di simboli grafici convenzionali, detti "segni di punteggiatura" o "segni d'interpunzione", che vengono usati nella forma scritta di un linguaggio. Serve a conferire tonalità ed espressione al testo, ma svolge anche funzioni di pausa e sintassi. La punteggiatura è indispensabile per la corretta lettura dei testi e ne facilita la comprensione.

Tipi

Nella lingua italiana i principali segni di punteggiatura sono:[1]

Questi segni sono comuni nelle principali lingue indoeuropee. Una caratteristica distingue le lingue della Spagna dalle altre: una frase che in italiano, inglese, in catalano o altre lingue finisce con "?" o "!", in spagnolo viene invece racchiusa tra "¿" e "?" e tra "¡" e "!".

Storia

I primi esempi di segni grafici per indicare pause nel discorso compaiono nella stele di Mesha dei Moabiti (IX secolo a.C.). Con lo stesso scopo i Greci usavano punti variamente disposti (spesso uno sopra l'altro, come l'attuale due punti) e così pure i Romani, che introdussero anche la virgola (dal latino virgula, "piccola verga"). Tuttavia furono soprattutto gli amanuensi medievali a farne uso e a idearne di nuovi. Per esempio il punto esclamativo, che deriva dalla parola latina io ("evviva"), posta alla fine della frase per indicare gioia o sorpresa. Col tempo la "i" si spostò sopra la "o": quest'ultima si ridusse a un punto mentre la "i" diventò la parte superiore del segno esclamativo. Una sorte simile ebbero la "q" e la "o" della parola quaestio ("domanda"), posta al termine delle frasi interrogative: la "q" si spostò sopra la "o" che divenne un punto, mentre la "q" si trasformò nella parte superiore del punto interrogativo.[2] Gli antichi Greci invece usavano il punto e virgola come punto interrogativo.

Nel corso dei secoli, intorno all'uso "corretto" della punteggiatura vi è stata un'intensa attività di elaborazione e una serie di discussioni (più o meno vivaci a seconda dei periodi storici), soprattutto in relazione all'uniformità e alla stabilità delle sue "regole". Non va tuttavia dimenticato che un determinato uso della punteggiatura (se non addirittura la sua eliminazione) può rappresentare la "cifra stilistica" di alcuni autori. Sull'odierna tendenza a un impiego ridotto dei segni d'interpunzione, può essere utile ricordare l'affermazione (tuttora valida) di Francesco Flora, secondo il quale «i moderni tendono con ragione a diradare i troppi segni di interpunzione. Ma sono anche capaci di abolirli affatto, talvolta per eccesso di raffinatezza, talvolta per manifesta ignoranza».[3]

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Bibliografia

Voci correlate

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  1. ^ Maurizio Dardano e Pietro Trifone, Grammatica italiana. Con nozioni di linguistica, Bologna, Zanichelli, 1995. ISBN 88-08-09384-0.
  2. ^ Focus Storia, ottobre 2011, n. 60, p. 80.
  3. ^ "Punteggiatura (segni d'interpunzione): regole ed esempi pratici", su Dossier.Net.