Guerra d'inverno
parte della seconda guerra mondiale

Postazione di una squadra di mitraglieri finlandese
Data30 novembre 1939 - 13 marzo 1940
LuogoFinlandia
EsitoTrattato di pace di Mosca
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
130.000÷360.000 uomini[N 1]
32 carri armati[1]
145÷287 aerei[2][3]
540.000÷900.000 uomini[N 2]
1.500÷2.485 carri armati[N 3]
670÷1.000 aerei[N 4][4][5][3]
Perdite
22.849÷26.662 morti e dispersi[6][7]
43.500 feriti[6][8]
prigionieri
62 aerei[9][3]
126.875 morti e dispersi[10][11]
264.908 feriti[6][11]
5468 ÷ 5572 prigionieri[12][11]
2000 carri armati[13]
521 aerei[9][3]
Voci di guerre presenti su Wikipedia

La Guerra d'inverno, nota anche come Guerra russo-finlandese, è un conflitto che fu combattuto, tra il 30 novembre 1939 ed il 12 marzo 1940, dalla Finlandia e dall'Unione Sovietica. Come conseguenza del conflitto, l'Unione Sovietica fu espulsa dalla Società delle Nazioni.

La guerra fu provocata da una parte dall'aspirazione dell'URSS ad acquisire alcuni territori finlandesi, di importanza strategica dal punto di vista militare, scambiandoli con propri territori di maggore superficie, e dall'altra dalla volontà della Finlandia di non cedere alle richieste sovietiche, sia per motivi patriottici legati a sentimenti politici anti-russi che per il timore dei pericoli insiti in una dimostrazione di debolezza verso un potente vicino come poteva apparire la cessione di territori nazionali.

La guerra ebbe fine nel marzo 1940 con la firma di un accordo di pace (Trattato di Mosca) in conseguenza del quale la Finlandia cedette all'Unione Sovietica circa il 10% del proprio territorio con gran parte della Carelia, alcune isole nel Golfo di Finlandia nonché, all'estremo nord, la propria porzione della Penisola dei Pescatori.


Antefatti

Il territorio dell'attuale stato della Finlandia fu conquistato dalla Svezia nel XII secolo e annesso al Regno di Svezia come parte integrante del territorio del regno. Nel 1709 la parte meridionale prospiciente il Golfo di Finlandia, fino alla sponda settentrionale del lago Ladoga, e l'Istmo di Carelia fu annesso all'Impero russo a seguito della sconfitta svedese nella Battaglia di Poltava. Nel 1809 l'intero territorio fu ceduto alla Russia. Lo zar Alessandro I lo incorporò nell'Impero russo aggregando ad esso territori già facenti parte dell'impero per formare il Granducato di Finlandia, dotato di grandi privilegi ed autonimia, creando così le premesse storiche per la nascita dello stato finlandese.[14] Nella seconda metà dell'800, lo zar Alessandro III abolì gran parte dei privilegi di cui godeva il Granducato nell'intento di rendere più omogeneo il suo vasto impero in termini di linguaggio, amministrazione e burocrazia. Il crescere del nazionalismo e del panslavismo in Russia portarono ad una politica di russificazione forzata da parte dall'ultimo zar, Nicola II. Questo processo fu visto dalla élite intellettuale finlandese come una minaccia alla propria cultura e alla propria autonomia, e fece nascere l'aspirazione ad una completa indipendenza.[15]

La Prima guerra mondiale, la Rivoluzione russa e il collasso dell'impero diedero alla Finlandia l'occasione per guadagnare l'indipendenza. Il 6 dicembre 1917 la Finlandia si proclamò ufficialmente indipendente. Ne seguì lo scoppio della guerra civile fra i comunisti, supportati dalla Russia bolscevica, ed i "bianchi", supportati dalla Germania, con truppe e armi, e guidati dal generale Mannerheim, aristocratico ed ex ufficiale dell'armata imperiale zarista. La guerra fu breve e sanguinosa e terminò con la sconfitta dei comunisti, i cui superstiti furono massacrati o costretti a fuggire in Russia.[16][17]

Nel 1919 la Finlandia divenne una repubblica, il partito comunista fu dichiarato fuorilegge e, fra il 1919 e il 1920, i finlandesi sostennero direttamente con l'invio di proprie truppe la guerriglia antisovietica delle forze bianche nella Carelia orientale, aspirando ad annetterne il territorio — in cui era presente una consistente minoranza, i careliani orientali, che era ritenuta parte del popolo finlandese, anche se fra i due popoli non era mai esistito alcun rapporto storico a parte la comune origine linguistica ugro-finnica — insieme a quello della Penisola di Kola, per creare una "Grande Finlandia".[18] La pace fra Finlandia e Russia sovietica fu firmata a Tartu, in Estonia, il 2 febbraio 1920. Poiché all'epoca della pace la Russia sovietica era ancora impegnata nella guerra civile e in quella sovietico-polacca, la Finlandia riuscì ad ottenere frontiere molto vantaggiose, comprese quelle lungo l'Istmo di Carelia (una zona di grande importanza strategica) dove la frontiera fu fissata lungo il fiume Sestra a soli 32 km da Pietrogrado (poi Leningrado), allora capitale della Russia; in pratica la stessa frontiera che la Finlandia aveva quando, come granducato, apparteneva all'Impero russo.[19][20] Per tutti gli anni venti e trenta i rapporti fra le due nazioni restarono ostili. La propaganda sovietica additò più volte la Finlandia come uno degli stati nemici della rivoluzione; il governo sovietico nutriva sospetti riguardo la politica estera finlandese: la Finlandia nel 1918 aveva aperto il proprio territorio all'intervento delle truppe tedesche e, un anno dopo, aveva concesso l'uso delle proprie basi navali alla Gran Bretagna per attaccare le navi russe. Mentre la Finlandia, dal canto suo, non abbandonò mai le proprie rivendicazioni territoriali sulla Carelia sovietica e fu periodicamente percorsa da agitazioni politiche, provocate da movimenti di ispirazione fascista (Movimento di Lapua, Guardia Civile), che culminarono agli inizi degli anni trenta in veri e propri tentativi di colpo di stato (Ribellione di Mäntsälä); nella propaganda dei "bianchi" finlandesi dominavano temi di odio etnico verso i russi, considerati una razza inferiore e il "nemico acerrimo".[21] Né valse a mitigare la reciproca diffidenza la firma di un patto di non aggressione nel 1932 che fu rinnovato nel 1934 per altri dieci anni.

L'Armata Rossa

L'esercito finlandese

 
A Finnish soldier with a Lahti-Saloranta M/26 in battle stations during the Winter War in February, 1940.

La geografia del teatro d'operazioni

I negoziati

«Noi non possiamo cambiare la geografia, né lo potete voi. Siccome Leningrado non può essere trasportata via, la frontiera deve essere spostata più lontano»

Nella primavera del 1938, il secondo segretario della Legazione sovietica ad Helsinki, Boris Yartsev, telefonò al ministro degli esteri finlandese Rudolf Holsti chiedendo un incontro urgente per discutere, in via confidenziale, alcune questioni della massima importanza. L'incontro avvenne il 14 aprile e Yartsev riferì delle preoccupazioni del governo sovietico circa una possibile guerra con la Germania chiedendo quale sarebbe stato l'atteggiamento della Finlandia in tal caso. Più precisamente, essendo molto probabile ad avviso del governo sovietico che i tedeschi avrebbero cercato di portare l'attacco anche dal territorio finlandese, se la Finlandia avrebbe permesso ai tedeschi di passare attraverso il proprio territorio o si sarebbe opposta con la forza a una tale evenienza. Nel primo caso la Russia non avrebbe potuto far altro che invadere il territorio finlandese prima ancora dell'eventuale arrivo delle truppe tedesche, mentre, nel secondo caso, era pronta ad offrire alla Finlandia ogni supporto economico e militare, con l'impegno di ritirare le proprie truppe non appena la guerra fosse finita. L'Unione sovietica era anche pronta ad offrire immediati vantaggi economici, impegnandosi a comprare i prodotti agricoli e industriali finlandesi.[24]

Le conversazioni continuarono nei mesi successivi coinvolgendo anche altri membri del governo di Helsinki e poiché i finlandesi chiedevano una proposta concreta, il 18 agosto, Yartsev precisò le richieste sovietiche: qualora il governo finlandese avesse ritenuto di non poter concludere un trattato militare, l'Unione sovietica avrebbe considerato sufficiente un impegno scritto con il quale la Finlandia si fosse dichiarata pronta a respingere ogni possibile attacco e ad accettare l'aiuto militare russo; l'Unione sovietica avrebbe consentito alla Finlandia di fortificare le isole Åland [N 5] se le fortificazioni fossero state effettuate sotto il controllo di osservatori sovietici. In contropartita, l'Unione sovietica avrebbe garantito l'inviolabilità delle frontiere finlandesi di terra e di mare e avrebbe stipulato un trattato economico vantaggioso per la Finlandia, di cui avrebbero beneficiato sia l'industria che l'agricoltura finlandese, acquistando, senza limiti quantitativi, prodotti come macchinari, gomma, carta e cellulosa.[25]

L'accettazione di queste proposte fu considerata dal governo centrista del primo ministro finlandese Cajander come una violazione della sovranità finlandese ed in conflitto con la politica di neutralità perseguita dalla finlandia in concerto con le nazioni scandinave, per cui le proposte vennero lasciate cadere. Ufficialmente la politica estera finlandese era di equidistanza fra la Germania e l'Unione sovietica, tuttavia certi episodi sembravano indicare una certa sintonia col regime nazista tali da alimentare la diffidenza e la preoccupazione delle autorità sovietiche. Infatti, i più alti ufficiali delle forze armate finlandesi avevano continuatamente intrattenuto contatti con la gerarchia militare nazista ed avevano più volte effettuato visite in Germania. Il 30 giugno 1939, il capo di Stato Maggiore dell'esercito tedesco, generale Franz Halder, era stato cordialmente ricevuto ad Helsinki come ospite del governo finlandese, insignito di una decorazione ufficiale ed invitato ad assistere alle manovre delle forze armate finlandesi nell'Istmo di Carelia. Due mesi dopo avevano auto luogo, lungo la frontiera con l'URSS, le più grandi manovre militari mai organizzate dalla Finlandia e, come osservatori, erano stati invitati tutti gli addetti militari esteri tranne quelli sovietici. Inoltre, all'inizio dell'anno, le fortificazioni lungo la frontiera istmica con l'URSS erano state dimostrativamente rafforzate da migliaia di volontari della Società accademica di Carelia (Akateeminen Karjala-Seura, AKS), un movimento politico studentesco e accademico di estrema destra, fortemente anti-russo, che mirava dichiaratamente all'espansione della Finlandia nella Carelia sovietica[26]

 
L'arrivo di Paasikivi a Mosca il 16 ottobre 1939. Da sinistra: Yrjö-Koskinen, Paasikivi, Nykopp e Paasonen.

Dopo l'occupazione nazista, nel marzo 1939, della Cecoslovacchia e del Territorio di Memel in Lituania, in aprile Stalin avviò trattative con la Francia e la Gran Bretagna proponendo una "triplice alleanza", una coalizione militare che avrebbe dovuto garantire la sicurezza in Europa contro l'espansionismo tedesco e, se necessario, entrare in guerra contro la Germania. Alla fine di luglio i colloqui giunsero ad un punto morto: a Stalin sembrava che le Potenze occidentali non prendessero sul serio la proposta di una tale alleanza e fossero più interessate a brandirne la possibilità come uno spauracchio nei confronti della Germania.[27] In marzo, il ministro degli esteri sovietico, Maxim Litvinov, propose alla Finlandia l'affitto di 5 isolette nel Golfo di Finlandia come posti di osservazione per la marina sovietica. Il governo finlandese rigetto la proposta, nonostante il generale Mannerheim, allora presidente del Consiglio di difesa finlandese, avesse avvisato di non respingerla senza tentare di giungere ad un accordo. Allora Litvinov inviò ad Helsinki un proprio emissario speciale, Boris Stein, per discutere la questione offrendo 183 km² di territorio lungo la frontiera orientale in cambio delle isole. Mannerheim di nuovo chiese al governo di cercare una soluzione, ma il governo fu contrario ad ogni compreomesso territoriale ed i colloqui si interruppero il 6 aprile.[28] La strategia militare sovietica era basata sulla convinzione che in un modo o nell'altro la Finlandia sarebbe stata utilizzata dalla Germania per portare l'attacco verso Leningrado. Tale convinzione fu ulteriormente rafforzata dalla riluttanza mostrata dalle potenze occidentali ad accettare le richieste sovietiche riguardo la propria sicurezza nel Baltico durante i negoziati dell'estate del 1939. Stalin si convinse che le potenze occidentali speravano in una guerra fra Germania e URSS e di, conseguenza, accettò le proposte di accordo avanzate dai tedeschi all'inizio di maggio: il 23 agosto 1939 firmò il patto di non aggressione con Hitler (Patto Molotov-Ribbentrop).[29] Stalin ottenne dalla Germania ciò che Francia e gran Bretagna gli avevano decisamente negato durante i negoziati per la "triplice alleanza": mano libera nel Baltico per mettere al sicuro le posizioni strategiche sovietiche in un area ritenuta vitale per la sicurezza di Leningrado. Nel contesto del negoziato, "mano libera" significava il diritto di procedere preventivamente per contrastare sul nascere ogni possibile tentativo di sovversione o invasione nazista degli Stati Baltici, indipendentemente dalla volontà dei loro governi.[30] Il patto sovietico-tedesco includeva una appendice segreta nella quale la Finlandia, gli Stati baltici, la Polonia orientale e la Bessarabia (occupata dalla Romania nel 1918), erano classificate come zona di sicurezza sovietica. [N 6]Una settimana dopo i tedeschi attaccarono la Polonia, a metà settembre le truppe sovietiche varcarono i confini polacchi occupando la Polonia orientale (un territorio pressappoco corrispondente a quello occupato dai polacchi nel 1920) e gli stati baltici furono obbligati ad accettare basi militari sovietiche sul loro territorio (l'Estonia firmò l'accordo il 28 settembre, la Lettonia il 5 ottobre e la Lituania l'11 ottobre).[29]

 
Mappa dei territori oggetto del negoziato: in rosso i territori finlandesi che Stalin chiedeva, in verde quelli che era disposto a dare in cambio

Il primo incontro a Mosca

Il 5 ottobre il Commissario agli esteri sovietico Molotov telefonò all'ambasciatore finlandese a Mosca, Yrjö-Koskinen, chiedendo un incontro urgente con il ministro degli esteri finlandese Eljas Erkko per avere uno scambio di vedute su "questioni politiche concrete". I finlandesi presero tempo, mobilitarono le forze armate e decisero di non impegnarsi nei colloqui a livello di governo ma di inviare a Mosca una delegazione guidata dall'ambasciatore a Stoccolma, Juho Kusti Paasikivi, e composta dal capo dipartimento al ministero degli esteri, Johan Nykopp, e dal colonnello Aladár Paasonen.[31] Le istruzioni date a Paasikivi erano di enfatizzare che la politica di neutralità, il fatto di essere un piccolo paese, il Trattato di Tartu e il Patto di non aggressione con l'URSS rendevano difficile che la Finlandia potesse diventare una minaccia per l'Unione sovietica. Mentre ogni concessione territoriale era da scartare, come pure l'installazione di basi militari sovietiche sulla terraferma finlandese o sulle isole Åland, e ogni aggiustamento di confine sull'Istmo di Carelia. Solo se strettamente necessario Paasikivi poteva concedere qualche piccola isola nel golfo, ma non Suursaari. Ogni concessione doveva essere reciproca e le compensazioni dovevano apparire ragionevoli se viste dall'estero. Nessuna discussione era permessa riguardo a trattati di mutua assistenza.[32]

I colloqui iniziarono il 12 ottobre, alla delegazione finlandese si unì l'ambasciatore a Mosca, Aarno Yrjö-Koskinen; per i sovietici erano presenti sia Molotov che Stalin. Le richieste sovietiche, giustificate con la necessità di poter controllare l'ingresso al Golfo di Finlandia e garantire la sicurezza di Leningrado, erano:

  • lo spostamento della frontiera sull'Istmo di Carelia in modo che la stessa fosse a 70 km da Leningrado, cioè oltre il raggio d'azione delle artiglierie pesanti;
  • la cessione della parte occidentale della Penisola di Rybachi (Penisola dei Pescatori), per meglio proteggere l'accesso al porto di Murmansk, sull'estuario del fiume Kola — l'unico porto della Russia settentrionale sempre libero dai ghiacci — e contemporaneamente controllare l'accesso al porto finlandese di Petsamo;
  • la cessione delle isole di Suursaari, Lavansaari, Tytärsaari e Koivisto, nel Golfo di Finlandia;
  • l'affitto di una base navale all'imbocco del Golfo di Finlandia, preferibilmente Hanko, che insieme alla base di Paldiski in Estonia, avrebbe assicurato di poter sbarrare col fuoco incrociato delle artiglierie costiere l'ingresso nel golfo a navi nemiche;
  • la distruzione delle fortificazioni in Carelia in cambio di un'analoga azione da parte russa;
  • il rafforzamento del patto di non aggressione in vigore mediante l'addizione di una ulteriore clausola per cui le parti contraenti si sarebbero impegnate ad astenersi dalla partecipazione ad alleanze che potessero essere direttamente o indirettamente ostili all'altra parte contraente.

In tutto 2761 km² di suolo finnico, in compensazione del quale, Stalin è pronto a cedere 5529 km² di territorio sovietico a Repola e Porajärvi, nella Carelia orientale.[33][N 7] [N 8] Impressionato dall'ampiezza delle richieste sovietiche, che oltretutto riguardavano cose sulle quali gli era stato assolutamente proibito di trattare, e impossibilitato quindi a rispondere, Paasikivi tornò a Helsinki per nuove istruzioni.

Le proposte sovietiche divisero il governo finlandese. Nel Consiglio di stato finlandese si contrapposero la posizione dura, contraria ad ogni compromesso territoriale e politico, del ministero degli esteri Erkko e di quello della difesa Niukkanen, con quella più possibilista di Yrjö-koskinen, del ministro delle finanze Väinö Tanner e del maresciallo Mannerheim, favorevoli a trovare un accordo. Fra l'altro, tra il 18 e il 19 settembre, il ministro Erkko, insieme al presidente Kallio, partecipò ad un meeting internazionale a Stoccolma durante il quale rese partecipe il primo ministro svedese Hansson delle trattative in corso, chiedendo quale aiuto sarebbe stato possibile aspettarsi dalla Svezia in caso di guerra. La risposta che ricevette fu negativa, ma Erkko evitò di informare il proprio governo della posizione svedese[34] Alla fine prevalse la linea dell'intransigenza e, nella risposta scritta preparata dallo stesso Erkko, il governo finlandese concluse che sotto nessuna circostanza la base di Hanko poteva essere affittata all'URSS, né poteva essere ceduta la parte finlandese della Penisola di Rybachi; cinque piccole isole potevano essere cedute dietro compensazione; un piccolo aggiustamento della frontiera sull'istmo poteva essere accettato (la cosiddetta "curva di Kuokkala": una piccola striscia di terra sul lato del golfo che già all'epoca della Pace di Tartu era stata al centro delle discussioni e la cui cessione avrebbe portato a 45 km la distanza della frontiera da Leningrado); il Patto di non aggressione del 1932 poteva essere modificato in modo da affermare che nessuna delle due parti contraenti avrebbe aiutato un altro stato ad attaccare l'altra parte. Se necessario, Paasikivi fu autorizzato a cedere la parte meridionale di Suursaari e, eccezionalmente, anche l'intera isola, per tenere Hanko fuori dalla contrattazione. Non volendo più condurre il negoziato senza un membro del governo, Paasikivi fu accompagnato a Mosca dal ministro delle finanze Väinö Tanner.[35]

Il secondo incontro a Mosca

Quando le nuove proposte furono presentate ai negoziatori sovietici il 23 ottobre, Stalin espresse la propria delusione dichiarandole inadeguate e rimarcando più volte che le richieste sovietiche erano minime e non potevano essere ridotte. Poi, presa una mappa militare, cominciò a tracciare a mano libera alcune possibili linee di frontiera sull'istmo che, però, lasciavano tutte l'isola di Koivisto dal lato sovietico: un punto sul quale la delegazione finlandese non aveva il potere di trattare. Al centro della discussione, improvvisamente, Stalin chiese che cosa il governo finlandese pensasse dei territori che aveva offerto in contropartita, Paasikivi rispose diplomaticamente che avrebbero affrontato il tema delle compensazioni territoriali solo dopo aver raggiunto un accordo sulle aree richieste dai sovietici. Dopo due ore di colloqui infruttuosi la discussione era virtualmente finita, mentre la delegazione finlandese si preparava a lasciare il Cremlino, Molotov chiese come stupito: «È vostra intenzione provocare un conflitto?».[36] La sessione terminò e Paasikivi e Tanner si prepararono a ritornare ad Helsinki, ma poche ore dopo Molotov telefonò chiedendo un nuovo incontro. Quando la delegazione finlandese ritornò al Cremlino, Molotov offrì una riduzione delle truppe di terra da schierare ad Hanko a 4.000 uomini, con la condizione che sarebbero state mantenute solo fino al termine della guerra franco-anglo-tedesca in Europa, una riduzione delle richieste territoriali sull'Istmo di Carelia, e l'accettazione della proposta finlandese di modifica del Patto di non aggressione. Ma anche così, le richieste sovietiche rimanevano molto al di là di ciò che i finlandesi erano disposti a concedere: 4000 soldati sovietici ad Hanko rappresentavano una minaccia dal punto di vista finlandese; le modifiche territoriali sull'istmo avrebbero lasciato una parte delle fortificazioni dal lato sovietico e avrebbero portato Viipuri - la seconda città della Finlandia - a soli 30 km dalla frontiera. Non potendo impegnarsi su queste proposte, Paasakivi e Tanner ritornarono a Helsinki per consultarsi col proprio governo. Nello stesso tempo, Tanner, inviò una lettera al governo svedese chiedendo se, in caso di guerra, la Finlandia avrebbe potuto contare sull'aiuto svedese. Il primo ministro svedese Hansson rispose che la Svezia avrebbe continuato a rifornire la Finlandia di armi e cibo, avrebbe consentito il passaggio sul proprio territorio dei rifornimenti di paesi terzi e avrebbe offerto il proprio supporto diplomatico, ma solo finché ciò non avesse implicato un proprio diretto coinvolgimento in un conflitto armato.[37]

 
La richieste sovietiche e le controfferte finlandesi riguardo la frontiera sull'Istmo di Carelia. I sovietici chiesero che la linea di frontiera fose spostata sulla linea Lipola-Koivisto.

Le proposte sovietiche furono di nuovo discusse dal Consiglio di stato finlandese, dapprima in seduta segreta per analizzare le possibilità di difesa in caso di guerra. Il maresciallo Mannerheim era dell'opinione che la Finlandia non fosse in condizioni di affrontare una guerra: l'equipaggiamento dell'esercito era carente, con munizioni sufficienti per non più di due settimane, egli sperava che fosse possibile trovare un accomodamento con i sovietici che permettesse di evitare la guerra. Era anche dell'opinione che, da un punto di vista strategico, la cessione di Repola e Porajärvi fosse la migliore offerta che i sovietici potessero fare; tra l'altro, in tal modo la linea di confine, dall'estremo nord al lago Ladoga, avrebbe seguito la linea dello spartiacque fra la Carelia finlandese e quella sovietica. Riguardo ad Hanko, propose di offrire ai sovietici l'isola di Jussarö, ad est di Hanko.[38][39] Il ministro della difesa Niukkanen, invece, era ottimista circa le possibilità delle forze armate finlandesi ed era convito che avrebbero potuto resistere per non meno di sei mesi.[40]

Il terzo incontro a Mosca e la fine del negoziato

Sulla strada per Mosca, Paasikivi e Tanner appresero che, il 31 ottobre, Molotov aveva reso noti i dettagli dei negoziati nel suo discorso al Soviet supremo, ma, nonostante il parere contrario di Erkko e Cajander, decisero di continuare comunque il viaggio, anche perché l'annuncio di Molotov era avvenuto dopo che i finlandesi avevano considerevolmente ecceduto il tempo entro il quale Paasikivi aveva promesso una risposta a Stalin. Decisero anche di rendere la risposta finlandese meno drastica eliminando l'espressione "termini finali".[41]

Il 3 novembre alla presenza di Molotov e Potemkin (Stalin era assente), Paasikivi lesse la risposta finlandese: le domande riguardo Hanko e la baia di Lappohja non potevano essere accettate; le isole di Seiskari, Peninsaari, Lavansaari e Tytärsaaris potevano essere cedute contro una compensazione; sull'istmo venne proposta una nuova linea che andava dal Folfo di finlandia alla foce del fiume Vammerljoki, lungo la linea Vammerljoki-Lintulanjoki-Kaukjärvi fino alla linea di frontiera esistente; a Petsamo la Finlandia era pronta a cedere la parte occidentale della Penisola di Rybachi ma solo a nord del fiordo di Pummanki; sulle compensazioni territoriali doveva essere preso in conto l'ineguale valore delle aeree cedute e di quelle proposte in compensazione (Su questo punto i sovietici si dichiareranno disposti a pagare in denaro la differenza di valore dei territori[42]); nessuna concessione sulla distruzione delle fortificazioni in Carelia, avendo queste solo uno scopo difensivo. Le istruzioni date ai negoziatori finlandesi prevedevano, inoltre, di non trattare sulla cessione della parte settentrionale dell'isola di Suursaari. L'incontro fu molto breve, Molotov ascoltò incredulo le dichiarazioni finlandesi e le dichiarò non adeguate. Alla fine dell'incontro aggiunse: «Noi civili non abbiamo alcun ulteriore ruolo nella questione; ora tocca ai militari dire la loro».[43]

Invece, il giorno dopo, i finlandesi vennero di nuovo convocati al Cremlino; questa volta erano presenti sia Molotov che Stalin. Stalin insistette per la cessione di Hanko, in qualsiasi forma i finlandesi volessero (affitto, vendita o scambio), rimarcando la sua importanza per la difesa dell'URSS e di come, a suo tempo, l'Unione sovietica avesse assicurato l'indipendenza alla Finlandia[N 9] al contrario di ciò che avevano fatto il governo zarista e quello di Kerenski. Ora però il governo sovietico richiedeva delle garanzie per la propria sicurezza, in questo senso il Golfo di Finlandia era di estrema importanza per l'URSS ed era per questa ragione che chiedevano Hanko e la baia di Lappohja. Quando i finlandesi ribadirono l'impossibilità di trattare su Hanko, con loro sorpresa, Stalin propose in alternativa un gruppo di isole ad est di Hanko: Hermansö, Koö, Hästo e Busö; e dopo aver tracciato sulla mappa una linea rossa intorno ad esse chiese: «Avete necessità di queste isole?» Paasakivi rispose che si trattava di una nuova questione riguardo alla quale non avevano istruzioni.[44]

l'8 novembre un telegramma cifrato fu ricevuto dalla delegazione finlandese con nuove istruzioni. Il telegramma non era firmato e faceva riferimento a posizioni espresse dal presidente Kallio, delle quali i gruppi parlamentari erano stati informati: la cessione di Hanko, in qualsiasi forma, era fuori discussione; lo stesso valeva per le altre isole proposte dai sovietici in alternativa ad Hanko; la menzione dell'isola di Jussarö fu ugualmente incondizionatamente proibita; la cessione della fortezza di Ino (Jussarö e Ino erano state proposte da Mannerheim durante le discussioni nel Consiglio di stato), era da escudersi, a meno che i sovietici non avessero abbandonato la domanda per Koivisto ed Hanko. Le compensazioni da richiedere per le cessioni sull'istmo sarebbero state date successivamente. Interrogato in proposito alla linea da tenersi nel caso nessun accordo potesse essere raggiunto su queste basi, il governo, in un successivo telegramma firmato da Erkko, dava ai delegati il potere di interrompere i negoziati. La paternità del primo telegramma restò oscura: in una riunione segreta del Consiglio di stato del 25 febbraio, il presidente Kallio dichiarò di non essere stato a conoscenza dell'invio del telegramma; nel suo libro sulla Guerra d'inverno, Väinö Tanner adombrò la possibilità che fosse opera di Erkko, che aveva firmato il secondo telegramma, o di Cajander.[45] Il 9 novembre Paasikivi e Tanner misero i sovietici al corrente della risposta del proprio governo. Stalin e Molotov li guardarono stupiti, Stalin indicò sulla mappa l'isola di Russarö e chiese: «Potreste forse cedere questa?» Al diniego finlandese, disse: «Quindi non sembra che possa venirne fuori qualcosa. Non ne verra fuori nulla». Dopo un'ora di discussioni inconcludenti, non avendo l'autorità di negoziare oltre, la delegazione finlandese lasciò il Cremlino salutata cordialmente da Stalin e Molotov.[46]

Incapaci di rassegarsi al fallimento dei negoziati, Paasikivi e Tanner, attesero invano per quattro giorni una qualche comunicazione da parte di Molotov che riaprisse il dialogo, poi, la sera del 13 novembre ripartìrono per Helsinki. Per Tanner e Paasikivi la responsabilità principale della rottura del negoziato fu della posizione di Erkko e Cajander; Paasikivi si riferì alla guerra come "La guerra di Erkko".[47] Sembra anche che Erkko avesse detto a Paasikivi, alla vigilia della partenza per il primo viaggio a Mosca, «Dimenticati che la Russia è una grande potenza».[48].

Lo scoppio della guerra e il Governo di Terijoki

Nelle settimane seguenti vi fu una calma apparente, segnata solo da toni sempre più accesi della propaganda anti-finlandese sulla stampa sovietica e da ripetute violazioni dello spazio aereo finnico da parte dei ricognitori sovietici. Poi, il 26 novembre, nel villaggio di frontiera di Mainila, alcuni militari e civili russi furono uccisi da colpi di artiglieria; di provenienza finlandese secondo i russi, sovietica secondo i finnici. La Finlandia inviò una nota al governo sovietico chiedendo che sull'incidente indagasse una commissione internazionale, ma ormai non vi era più tempo per i negoziati: tre giorni dopo l'Unione sovietica interruppe le relazioni diplomatiche e il 30 novembre le forze armate sovietiche terrestri, navali e aeree attaccarono la Finlandia.

Scrisse Khrushchev nelle sue memorie:

«Tutto ciò che avevamo da fare era alzare appena un po' la nostra voce e i finlandesi avrebbero obbedito. Se ciò non avesse funzionato, ci sarebbe bastato sparare un colpo e i finlandesi avrebbero alzato in alto le mani e si sarebbero arresi. O almeno così noi credevamo... Nessuno di noi pensava che ci sarebbe stata la guerra. Eravamo sicuri che i finlandesi avrebbero accettato le nostre richieste senza costringerci alla guerra... Ci si potrebbe chiedere se avevamo qualche diritto legale o morale per le nostre azioni contro la Finlandia. Di certo non avevamo alcun diritto legale. Per quanto riguarda la moralità, il nostro desiderio di proteggere noi stessi era una sufficiente giustificazione ai nostri occhi.[49]»

Lo scoppio della guerra provocò un radicale cambiamento politico in Finlandia: il governo Cajander[N 10] fu dimissionato e sostituito da un governo guidato dal governatore della Banca di Finlandia, Risto Ryti; il ruolo di ministro degli esteri fu affidato a Väinö Tanner; Paasikivi fu nominato ministro senza portafoglio e al maresciallo Mannerheim fu dato il comando supremo delle forze armate. Invece il ministro della difesa Niukkanen, altro "duro" del governo Cajander, restò al suo posto. Da parte finlandese si sperava che il nuovo governo potesse riesumare i colloqui con i sovietici, ma la speranza risultò vana: all'ambasciatore svedese a Mosca, incaricato dal governo finlandese di intervenire presso il governo sovietico per riavviare il negoziato, Molotov rispose che era impossibile poiché l'Unione sovietica riconosceva come governo finlandese unicamente quello della "Repubblica democratica finlandese".[50] Questo governo fu insediato il 1° dicembre a Terijoki, un villaggio di frontiera occupato dall'Armata Rossa nel primo giorno di guerra, era presieduto da Otto Kuusinen e formato da comunisti fuggiti dalla Finlandia dopo la sconfitta nella guerra civile. Il suo compito era di anticipare un futuro governo filo-sovietico della Finlandia, condurre la propaganda contro il governo "bianco" di Helsinki per fomentare il dissenso interno ed ottenere il sostegno dei lavoratori finlandesi all'avanzata dell'Armata Rossa. Un trattato di amicizia, assistenza e cooperazione fu concluso con il governo dell'URSS, in base al quale la Finlandia cedeva i territori inizialmente richiesti dall'Unione Sovietica e riceveva in cambio circa 70.000 km² di territorio nella Carelia sovietica. Tuttavia il "Governo di Terijoki" fallì nel suo scopo; la sua attività ottenne l'effetto contrario: compattò il fronte interno finlandese e portò all'isolamento internazionale dell'URSS e alla sua espulsione dalla Società delle Nazioni[51]

La guerra

Ai principi di novembre, quando era ormai evidente il fallimento dei colloqui, Stalin scelse l'opzione militare per ottenere ciò che non aveva potuto raggiungere per via negoziale. Fu affrettatamente preparato un nuovo piano di guerra e furono dislocate le truppe lungo i 1300 km della frontiera sovietico-finlandese, dall'estemo nord al Golfo di Finlandia.[52] Stalin affidò il ruolo di condurre l'offensiva contro la Finlandia alle forze del Distretto Militare di Leningrado guidate dal generale Meretskov. L'attacco doveva essere condotto secondo quattro principali direttrici e il suo scopo principale era la cattura di Viipuri e l'avanzata verso Helsinki.[53] Subito prima dell'inizio della guerra, Stalin ordinò al generale Meretskov di assumere il comando della 7ª armata schierata lungo l'Istmo di Carelia, eliminando in tal modo il comando operazionale del teatro di guerra. I comandanti delle varie armate venivano così a dipendere direttamente da Stalin e dall'Alto Comando sovietico, che fungevano sia da comando strategico che da comando operazionale.[54]

File:Winter War 12-1939 1-1940.png
Le operazioni militari fra il 30 novembre e il 31 gennaio

Lo schieramento sovietico era il seguente:

  • all'estremo nord, la 14ª armata, formata da tre divisioni di fanteria (55.000 uomini, 165 carri armati, 220 cannoni), aveva il compito di attaccare il porto di Petsamo per poi marciare verso sud in direzione di Kemijarvi-Rovaniemi ed unirsi con la 9ª armata;
  • al centro, la 9ª armata, su cinque divisioni di fanteria (95.000 uomini, 275 carri armati, 360 cannoni), doveva avanzare verso il Golfo di Bothnia per tagliare le vie di comunicazione con la Svezia;
  • al sud, centro del massimo sforzo sovietico, erano schierate l'8ª e la 7ª armata:
  • l'8ª armata, formata da sette divisioni di fanteria e una brigata corazzata (150.000 uomini, 500 carri armati, 500 cannoni), era schierata ad est del lago Ladoga e doveva avanzare lungo la sponda settentrionale del lago per attaccare il fianco e le retrovie delle difese nemiche congiungendosi con l'ala destra della 7ª armata in modo da impedire alle difese finlandesi di stabilire una difesa organizzata ad ovest della linea dei laghi Saimaa.
  • la 7ª armata doveva condurre l'attacco principale lungo l'Istmo di Carelia; era formata da 10 divisioni di fanteria e 6 brigate corazzate (240.000 uomini, 1500 carri armati, 900 cannoni). Il suo compito era quello di rompere le difese della Linea Mannerheim e avanzare con l'ala sinistra verso Viipuri e il cuore della Finlandia, e con l'ala destra attraversare il fiume Vuoksi e prendere la ferrovia Sortavala-Imatra, tagliando così le linee di comunicazione che collegavano le forze finniche a sud.

In totale 540.000 uomini, 2485 carri armati, 2000 cannoni e 670 aerei. [55][56]

Di contro era lo schieramento finlandese:

  • a nord un battaglione di fanteria e due compagnie di guardie di frontiera;
  • nel settore centrale inizialmente vi erano solo due compagnie di guardie di frontiera presto incrementate ad una forza corrispondente a quella di una divisione e mezza;
  • a sud, il IV Corpo con due divisioni di fanteria si opponeva all'8ª armata sovietica; mentre il II e il III corpo, con un totale di sei divisioni, difendevano l'Istmo di Carelia; la 6ª divisione, schierata presso Viipuri, costituiva la riserva principale mentre la 9ª divisione era in via di equipaggiamento a Oulu.

Le forze incaricate di eseguire missioni di copertura e di ritardare l'avanzata sovietica sull'Istmo di Carelia consistevano in 14 battaglioni e 9 compagnie, organizzate in 4 gruppi (Uusikirkko, Muolaa, Lipola e Rautu) più un gruppo di riserva, mentre, lungo la frontiera fra il lago Ladoga e l'estremo nord, tali forze erano costituite solo da un battaglione delle guardie di frontiera.
In totale circa 300.000 uomini (a cui si aggiungevano 100.000 riservisti e a altri 200.000 uomini e donne dei corpi ausiliari), 32 carri armati Vickers 6-Ton (facenti parte di una compagnia corazzata), un gruppo di obsoleti carri Renault FT-17, 548 cannoni e 117 aerei.[57][58][59]

Finlandia settentrionale, Lapponia e Fronte dell'Artico

All'estremo nord, la 14ª armata ebbe rapidamente ragione dei pochi difensori finnici occupando il porto di Petsamo, avanzando verso la frontiera con la Norvegia e la Svezia e mantenendo le posizioni per tutta la durata della guerra, al fine di impedire il transito dei rifornimenti o l'intervento di paesi terzi attraverso la frontiera o, eventualmente, attraverso sbarchi lungo la costa artica. Due divisioni avrebbero dovuto avanzare verso sud, lungo i 480 km dell'autostrada artica, in direzione di Rovaniemi, capitale della Lapponia finlandese, per congiungersi con le forze della 9ª armata avanzanti da ovest, ma avanzò solo fino a Nautsi. I finlandesi cercarono di portare coraggiosi attacchi contro le posizioni della 14ª armata e le sue vie di rifornimento utilizzando mobili truppe di sciatori, ma nel terreno aperto della tundra, senza la copertura che più a sud offrivano le foreste, sostanzialmente fallirono. La 14ª armata ebbe a soffrire perdite minime[60][61]

Il compito della 9ª armata di Vasilij Čujkov, era quello di tagliare in due la Finlandia marciando su Kemi e Oulu, all'estremità settentrionale del Golfo di Botnia. Per raggiungere questo obiettivo furono organizzate due azioni indipendenti. A nord, la 122ª divisione doveva raggiungere Kemi marciando verso Rovaniemi, capitale della Lapponia finlandese, lungo la strada che correva attraverso il villaggio di Salla e lo snodo ferroviario di Kemijärvi. L'unica forza finlandese disponibile per contrastarla era data dal 18° battaglione di fanteria che, il 10 dicembre, fu costretto ad abbandonare Salla, aprendo così alle truppe sovietiche la strada verso Rovanieni, a soli 105 km di distanza. L'avanzata fu arrestata dal 40° reggimento di fanteria, affrettatamente inviato in quel settore del fronte, che riuscì ad aggirare la 122ª divisione costringendola a ritirarsi verso Markajarvi e Salla. Una linea difensiva fu stabilita dai finlandesi a Kemijärvi.[62][63]

Battaglia di Suomussalmi

 
Battaglia di Suomussalmi: l'avanzata sovietica
File:Suomussalmi battle 1939-1940.png
Battaglia di Suomussalmi: il contrattacco finlandese

Più a sud, la forza principale di Čujkov avanzò verso l'interno della Finlandia su tre colonne. Due reggimenti della 163ª divisione, l'81° e il 662°, mossero lungo la strada di Juntusranta. Un terzo reggimento, il 759°, avanzò verso ovest per la strada di Raate, circa 50 km più a sud della strada di Juntusranta. Una terza colonna, formata da elementi della 54ª divisione di base a Repola, avanzò verso nord-ovest lungo la strada per il villaggio di Kuhmo. Le tre colonne erano separate l'una dall'altra da decine di kilometri di terreno fitto di boschi e laghi, già coperto di neve, impraticabile ai mezzi meccanici, senza alcuna possibilità di cooperare, potendosi muovere solo in lunghe file seguendo il percorso delle strade, senza potersi raggruppare per meglio organizzare la difesa o l'attacco. Intanto, sulla strada di Raate, la 44ª divisione ucraina di fanteria motorizzata era in attesa di intervenire in supporto delle altre forze. Raggiunta Palovaara, il 666° e l'81° reggimento si separarono. Mentre l'81° avanzò verso sud in direzione di Suomussalmi, il 662° fu inviato a nord per sviluppare una manovra di aggiramento ma, bloccato alle strettoie di Piispajärvi dal 16° battaglione di fanteria finlandese, spese due giorni cercando di forzare le difese finlandesi. L'arrivo di rinforzi consentì, l'8 dicembre, ai finlandesi di contrattaccare costringendo i sovietici a ritirarsi verso Haapavaara. Nel frattempo, l'81° e il 759° reggimento sovietici si erano riuniti e avevano catturato, alla sera del 9 dicembre, il villaggio di Suomussalmi, abbandonato e dato alle fiamme dai finlandesi.


Dopo la fine della battaglia a Suomussalmi, Siilasvuo diresse le sue forze verso sud, dove la 54ª divisione, sebbene allungata lungo la strada di Kuhmo, si era preparata alla difesa trincerandosi in buche scavate nel terreno. Il 28 gennaio i finlandesi attaccarono bloccando la strada della ritirata ai sovietici e frazionando la divisione in tre motti; tuttavia questa volta i sovietici, grazie anche ai rifornimenti aerei, riuscirono a resistere agli attacchi finlandesi fino alla fine della guerra.[64][65][66][67]

A nord del lago Ladoga

Istmo di Carelia

 
Carri leggeri T-26 e camion GAZ-A della 7ª armata durante l'avanzata sovietica lungo l'Istmo di Carelia, 2 dicembre 1939.
 
Una pattuglia di sciatori finlandesi appostata nella neve ai margini di una foresta, 12 gennaio 1940.

Il sostegno straniero

 
Volontari norvegesi

L'opinione pubblica mondiale si schierò a favore della causa finlandese. La guerra mondiale, dopo l'invasione della Polonia da parte di Hitler e la dichiarazione di guerra di Francia e Gran Bretagna alla Germania, era in una situazione di stallo con le opposte forze che si fronteggiavano lungo le linee Maginot e Sigfrido in quella che fu definita una "guerra per burla". Pertanto l'attenzione dell'opinione pubblica si concentrò sulla Guerra d'inverno. L'aggressione sovietica venne considerata priva di giustificazioni, dato che nessuno si preoccupò di analizzarne le possibili cause, e diverse organizzazioni e stati stranieri inviarono aiuti materiali al piccolo stato. Molti emigranti rientrarono in Finlandia e molti volontari stranieri si unirono alle forze finlandesi. La Svezia, che si era dichiarata non belligerante e non paese neutrale, fu la nazione che contribuì maggiormente a portare aiuto alla Finlandia con rifornimenti militari, aiuti umanitari e circa 8.000 volontari.

L'Italia fascista, pur essendo alleata della Germania nazista che era allora in ottimi rapporti con l'Unione Sovietica (il patto Molotov-Ribbentrop era appena stato firmato), concesse aiuti militari alla Finlandia, soprattutto fucili modello 91/38.

Il supporto delle grandi potenze liberali, Inghilterra e Francia, fu limitato e tardivo. Si formularono piani ambiziosi per l'invio di truppe, che avrebbero dovuto unirsi a quelle finlandesi passando per la Norvegia e la Svezia, e addirittura per il bombardamento dei pozzi petroliferi del Caucaso partendo dalle basi francesi e britanniche nel medio oriente, ma la costituzione di un corpo di spedizione alleato, di circa 20.000 uomini, fu effettivamente decisa soltanto quando ormai la situazione militare finlandese era irrimediabilmente compromessa. Tre divisioni britanniche, due battaglioni di truppe alpine francesi, due battaglioni della legione straniera e un battaglione polacco, al comando dall'ammiraglio François Darlan, avrebbero dovuto sbarcare a Narvik sulla costa settentrionale norvegese. Tra l'altro, l'obiettivo non dichiarato del corpo di spedizione era non tanto aiutare la Finlandia, quanto piuttosto minacciare, o addirittura tagliare, gli indispensabili rifornimenti di minerale ferroso e di nickel che giungevano alla Germania dalla Svezia attraverso il porto di Narvik. Lo sbarco fu bloccato dall'armistizio tra Finlandia ed URSS, che privava gli Alleati anglo-francesi di un valido pretesto, ma intanto Norvegia e Svezia avevano già negato il permesso di sbarco e transito agli alleati. Alla fine reparti inglesi, francesi e polacchi sbarcheranno comunque in Norvegia ma quando già i tedeschi, con l'avvio dell'Operazione Weserübung, avevano dato inizio all'invasione della Norvegia. La Norvegia sarà occupata dai tedeschi e gli Alleati saranno costretti a ritirarsi.

La guerra aerea

 
Fokker D.XXI dell'aviazione militare finlandese

L'Aeronatica militare finlandese (Ilmavoimat) fu creata ufficialmente come arma indipendente nel 1928 ma dovette soffrire di una cronica carenza di fondi e di scarsa considerazione da parte degli stati maggiori militari dominati da ufficiali dell'esercito e della marina. A capo dell'aviazione fu posto il generale Jarl F. Lundqvist, proveniente dall'artiglieria e la cui predilezione per le forze da bombardamento e da pattugliamento marittimo impedì una reale modernizzazione delle forze da caccia. Comunque, grazie all'opera di uomini come il colonnello Richard Julus Lorentz e il capitano Gustav Erik Magnusson, i piloti da caccia finlandesi avevano un eccellente addestramento, gli aerei erano forniti di radio e l'Ilmavoimat era stata la prima aviazione militare ad adottare la più flessibile ed efficace formazione su due caccia (leader e gregario) in luogo di quella su tre aerei allora universalmente in uso. In mancanza del radar, era stata creata un'efficiente rete di avvistamento tramite osservatori a terra e l'aviazione era preparata ad operare, nelle difficili condizioni operative dell'inverno nordico, con grande mobilità degli impianti a terra avvalendosi di veicoli su cui erano caricate parti di ricambio, munizioni, attrezzature e quant'altro occorresse per la manutenzione dei velivoli.[9]

Ilmavoimat all'inizio del conflitto disponeva di 145 aerei, di cui 114 operativi. I velivoli di punta erano rappresentati da 14 Bristol Blenheim (bombardiere leggero bimotore capace di una velocità di 418 km/h), dei due reparti da bombardamento PLeLv 44 e 46, e da 41 caccia Fokker D.XXI (monoplano ad ala bassa con carrello fisso e abitacolo chiuso capace di 446 km/h a 2740 m ed armato con quattro mitragliatrici MC M36 da 7,92 mm), di cui 7 acquistati direttamente dalla ditta olandese e, i restanti, costruiti su licenza dalla Fabbrica Nazionale Aeronautica di Tampere. A questi aerei si aggiungevano 10 caccia biplani Bristol Bulldog (due mitragliatrici da 7,7 mm e 280 km/h di velocità), pochi antiquati ricognitori Fokker C.V e C.X e alcuni idrovolanti Blackburn Ripon e Junkers K 43. In Italia erano stati ordinati 35 caccia Fiat G.50 (monoplano ad ala bassa, con carrello retrattile e abitacolo aperto, armato con due mitragliatrici da 12,7 mm e capace di 472 km/h) ma nessuno di essi era ancora stato consegnato.[3][9]

 
Un Tupolev SB-2 catturato dai finlandesi
 
Polikarpov I-153 Čajka con i colori finlandesi

Le forze aeree sovietiche potevano contare su un totale di circa 2318 aerei, di cui 1044 caccia e 855 bombardieri, di base in Estonia o schierati fra l'estremo Nord ed il Golfo di Finlandia.[9] I velivoli sovietici comprendevano bombardieri Tupolev SB-2 (bombardiere leggero bimotore, 424 km/h e 600 kg di bombe) e Ilyushin DB-3 (bombardiere medio bimotore a largo raggio, 390 km/h e 1000 kg di bombe), caccia Polikarpov I-15 (biplano armato con due mitragliatrici da 7,62 mm e capace di 346 km/h a 5000 m), Polikarpov I-153 Čajka (sviluppo dell'I-15 con carrello retrattile e ala superiore a gabbiano invertito, 415 km/h col motore M-25V dell'I-15 e 444 km/h col più potente M-62 da 1.100 CV), e I-16 (monoplano ad ala bassa con carrello retrattile, due mitragliatrici Shpitalny-Komaritsky da 7,62 mm e una velocità massima di 455 km/h a 3000 m di quota), e ricognitori e bombardieri tattici biplani Polikarpov R-5.[3]

Il 30 novembre 1940, alle 9,42 del mattino, i bombardieri sovietici attaccarono Viipuri, cogliendo la caccia finlandese di sorpresa. Nello stesso giorno, coperti dal cielo nuvoloso, otto bombardieri russi che dovevano bombardare il porto e i depositi di combustibile vicino Helsinki, mancarono l'obiettivo e colpirono invece la città, uccidendo circa 100 civili e provocando lo sdegno internazionale. Le bombe sovietiche vennero ironicamente battezzate dai finlandesi "ceste del pane di Molotov", dopo che il commissario agli esteri sovietico aveva dichiarato alla radio che gli aerei russi avevano gettato pane su Helsinki, dove la gente moriva di fame. Per economizzare le forze disponibili, ai piloti finlandesi venne raccomandato di attaccare preferibilmente i bombardieri, ingaggiando battaglia con i caccia nemici solo quando strettamente necessario o per proteggere i propri bombardieri e ricognitori. L'indomani si ebbe il primo scontro aereo: il tenente Eino Luukkanen, ai comandi di un Fokker D.XXI, intercettò sopra Koljola due Tupolev SB-2 e ne abbattè uno.[9][3]

 
Edifici distrutti a Helsinki dopo un bombardamento sovietico

Intanto, in soccorso della Finlandia, stavano arrivando aiuti e volontari dall'estero: la Svezia fornì — su base volontaristica — 12 Gloster Gladiator II (biplani a cabina di pilotaggio chiusa armati con quattro mitragliatrici da 7,7 mm e capaci di 407 km/h a 4400 m di quota) e 4 Hawker Hart (vecchio bombardiere leggero monomotore biplano che vola a 300 km/h), con personale di volo e di terra inquadrati nella Flygflottilj 19 (F19) comandata dal maggiore Hugo Beckhammar. La F19 entrò in combattimento all'inizio di gennaio portando a termine 464 sortite in 62 giorni, perdendo 6 aerei, di cui 5 in combattimento, e accreditandosi della distruzione di 8 aerei sovietici (più altri 12 probabili), incluso un quadrimotore Tupolev TB-3 abbattuto vicino a Kemijärvi il 10 marzo;[9][3] la Francia donò 30 Morane-Saulnier MS.406 (monoplano ad ala bassa, carrello retrattile, abitacolo chiuso e una velocità massima di 480 km/h a 5000 m), privi però del cannoncino da 20 mm sparante attraverso il mozzo dell'elica ed armati con sole due mitragliatrici leggere nelle ali, che raggiunsero la Finlandia nel dicembre 1939; la Gran Bretagna donò 24 anziani caccia biplani Gloster Gauntlet II e 10 Gloster Gladiator II (altri 20 vennero invece venduti insieme a 12 bombardieri Bristol Blenheim IV). Invece, i Fiat G.50, comprati dall'Italia e spediti a mezzo ferrovia, vennero bloccati e rispediti indietro dalla Germania, in rispetto del trattato con l'Unione Sovietica, ma due esemplari del caccia italiano raggiunsero comunque la Finlandia nel dicembre 1939 e altri 30 prima della fine della guerra, mentre fra i piloti volontari italiani si distinsero il sergente maggiore Diego Manzocchi, che morì in un incidente, e il tenente colonnello Giuseppe Cesaro. La Finlandia ordinò anche caccia americani Brewster F2A-1 e 44 aerei di questo tipo, facenti parte di un lotto originariamente destinato all'US Navy, riequipaggiati con motori Wright Cyclone da 950 CV (che consentiva loro di toccare i 500 km/h) e armati con quattro mitragliatrici da 12,7 mm, furono consegnati – per ragioni diplomatiche – alla Svezia con la nuova designazione B-239, ma quanto raggiunsero la Finlandia, insieme a 10 Hawker Hurricane ordinati in Gran Bretagna, era però troppo tardi perché potessero partecipare ai combattimenti.[3]

 
Gloster Gladiator della Flygflottilj 19

Mentre i reparti da bombardamento, data la scarsa consistenza numerica, poterono influire poco sulle operazioni aeree, la caccia finlandese fu invece attivissima e, in breve tempo, i Fokker D.XXI diventarono i protagonisti delle battaglie aeree sulla Finlandia, imponendosi tanto ai bombardieri quanto ai caccia sovietici. Contro un nemico numericamente molto superiore, ma deficitario nell'addestramento e poco motivato, i piloti finlandesi ottennero risultati eccezionali: il 1º dicembre vennero abbattuti 10 bombardieri sovietici contro la perdita di un Fokker D.XXI e di un Bristol Bulldog; il 19 dicembre i caccia finlandesi abbatterono ben 13 bombardieri e due caccia avversari senza perdite e quattro giorni dopo 11 bombardieri contro una sola perdita; per la fine dell'anno la Lentolaivue 24 (LeLv 24), la squadriglia di punta della caccia finlandese, aveva abbattuto 54 aerei nemici al prezzo di una sola perdita. Il 6 gennaio 8 Ilyushin DB-3 vennero intercettati, vicino Utti, dal Fokker D.XIII pilotato dal tenente Per-Erik Sovelius, che ne abbatté subito uno. I rimanenti vennero attaccati dal tenente Jorma Sarvanto che, in soli quattro minuti, ne abbatté sei. Il settimo venne abbattuto ancora da Sovelius in prossimità della costa. Il 17 gennaio 25 Tupolev SB vennero intercettati sulla Carelia perdendo nove aerei mentre i rimanenti riuscirono a tornare alle loro basi per quanto seriamente danneggiati. I caccia finlandesi solevano operare da basi disperse, con piste in neve battuta, o dalla superficie dei laghi ghiacciati usando sci al posto delle ruote del carrello. Da queste basi, quando una formazione nemica veniva individuata, i caccia finnici erano diretti via radio in modo da concentrarsi ed attaccare in massa. I piloti dei caccia era stati istruiti ad evitare il combattimento manovrato contro i più lenti ma più agili biplani sovietici I-15 e I-153, preferendo invece sfruttare la maggiore velocità dei loro Fokker. Tuttavia, data la sproporzione delle forze in campo, mentre i sovietici potevano facilmente rimpiazzare le perdite, le forze aeree da caccia finlandesi andarono inesorabilmente esaurendosi col passare dei giorni.[9][3]

 
Un Tupolev SB-2 precipitato

In conseguenza delle forti perdite, i bombardieri sovietici vennero man mano dotati di blindature a protezione degli equipaggi, le missioni di bombardamento e appoggio tattico all'esercito vennero condotte sotto forte scorta di caccia e venero messi in linea sempre più numerosi reparti equipaggiati con i più moderni monoplani da caccia Polikarpov I-16. Dal punto di vista finlandese la giornata peggiore fu quella del 29 febbraio, quando 7 caccia finnici vennero abbattuti su Immola dai caccia sovietici. Verso la fine del conflitto, la caccia finlandese si convertì con sempre maggiore frequenza nell'attacco al suolo, nel tentativo di rallentare l'avanzata sovietica.[3][9]

Scrisse Eino Luukkanen:

«La guerra era cambiata radicalmente durante il conflitto. Nelle prime sei settimane di combattimento le nostre perdite erano state minime, le incursioni russe sul territorio finlandese timide e il loro personale di volo aveva evidentemente ricevuto un addestramento estremamente modesto. A dispetto del forte fuoco incrociato che le loro formazioni di bombardieri avrebbero potuto opporre, preferivano più spesso tagliare la corda alla vista di due o tre dei nostri caccia, utilizzando la loro superiore velocità per fuggire... Ma come le settimane passarono incominciammo a capire che i nostri avversari stavano maturando. La loro abilità nel combattimento migliorava e sembrava che l'aggiunta di grandi formazioni di caccia in supporto delle loro azioni avesse rafforzato il loro morale e aumentato il loro spirito combattivo. Mentre noi fin dall'inizio non avevamo che scarne forze da caccia che, senza speranza di poter ricevere rimpiazzi, andavano riducendosi giorno per giorno, la forza della caccia russa aumentava irresistibilmente[68]»

La fase finale della guerra

L'armistizio

L'Ilmavoimat, che nel corso del conflitto era arrivata a schierare un totale di 287 aerei, dei quali 162 caccia, aveva perso in tutto 62 aerei, contro i 900 aerei perduti dai sovietici. Di questi ultimi, 207 erano stati abbattuti dalla caccia, 314 dalla contraerea e i rimanenti risultavano persi in incidenti.[9][3]

Pace di Mosca

Conseguenze

 
Pace di Mosca: cessioni territoriali finlandesi
 
Evacuees from Finnish Karelia going to Western Finland, after their homes were ceded to the Soviet Union in 1940.

Note a piè pagina

  1. ^ 130.000 uomini prima della mobilitazione, fra i 260.000 e i 300.000 uomini all'inizio della guerra, circa 360.000 uomini come schieramento massimo
  2. ^ Da 450.000 a 540.000 uomini (a seconda delle fonti) dispiegati il 30 novembre 1939, e 900.000 uomini dispiegati il 3 febbraio 1940
  3. ^ 2.485 carri armati dispiegati il 30 novembre 1939, e 1.500 il 3 febbraio 1940
  4. ^ 670 aerei dispiegati il 30 novembre 1939, e 1.000 il 3 febbraio 1940
  5. ^ Le isole Åland, sotto sovranità finlandese ma con popolazione quasi esclusivamente di lingua svedese, erano, in forza di un trattato internazionale, smilitarizzate. Svezia e Finlandia avevano avviato trattative per fortificare le isole nel timore che potessero facilmente cadere nelle mani di una potenza straniera rappresentando così una minaccia per ambedue le nazioni e per la loro politica di neutralità. Tuttavia, mentre la Svezia era convinta che la fortificazione delle isole dovesse avvenire con l'accordo dell'URSS, la Finlandia si era decisamente opposta ad una tale eventualità causando il ritiro della Svezia dalle trattative.
  6. ^ "In caso di riassetto politico e territoriale nelle aeree appartenenti agli Stati Baltici — Finlandia, Estonia, Lettonia e Lituania — la frontiera settentrionale della Lituania dovrà rappresentare la frontiera delle sfere d'influenza fra Germania e Unione Sovietica". In seguito questa clausola fu modificata in modo da portare la Lituania nella zona d'influenza sovietica e i territori polacchi fra la Vistola e il Bug occupati dai sovietici in quella tedesca.
    (Lunde, op. cit., p. 11)
  7. ^ Il testo scritto delle richieste sovietiche presentate alla delegazione finnica è il seguente:
    “La principale preoccupazione dell'Unione sovietica nei suoi negoziati con la Finlandia è relativa a due problemi:
    • garantire la sicurezza di Leningrado;
    • assicurarsi che la Finlandia, sulla base di relazioni amichevoli, mantenga una stretta associazione con l'Unione sovietica.
    Entrambi i punti sono indispensabili per salvaguardare le coste sovietiche sul Golfo di Finlandia, come pure la porzione di quella costa appartenente all'Estonia, la cui indipendenza l'Unione Sovietica ha garantito contro l'attacco di nemici esterni. Al fine di risolvere questi problemi, è necessario che:
    1. l'Unione Sovietica sia posta in grado di sbarrare l'imbocco del Golfo di Finlandia attraverso il fuoco di artiglieria da entrambe le coste;
    2. l'Unione Sovietica sia in grado di prevenire l'accesso nemico alle isole del Golfo di Finlandia poste lungo i canali ad ovest e nord-ovest di Leningrado;
    3. la frontiera finlandese sull'Istmo di Carelia, che ora è a 32 km da Leningrado (cioè entro il raggio d'azione dell'artiglieria pesante), sia spostata verso nord e nord ovest.
    Separatamente sorge la questione della correzione della linea di frontiera sulla Penisola di Rybachi, nel territorio di Petsamo, che è tracciata artificialmente e in modo poco opportuno, e che deve essere corretta in accordo con la mappa allegata. Procedendo sulla base delle predette proposte è necessario risolvere le seguenti questioni in armonia e per il comune vantaggio:
    1. affittare all'Unione Sovietica il porto di Hanko per un periodo di 30 anni, compresa l'area circostante entro un raggio da 5 a 6 miglia nautiche verso sud ed est, e 3 miglia nautiche verso verso nord e ovest, al fine di stabilirvi una base navale armata con artiglieria costiera che sia capace, insieme a quella installata a Paldiski di sbarrare l'ingresso al Golfo di Finlandia. Per la protezione della base, permettere all'Unione Sovietica di stabilirvi 1 reggimento di fanteria, 2 batterie antiaeree, 2 reggimenti d'aviazione e 1 battaglione di carri armati; il tutto per non più di 5000 uomini;
    2. assicurare alle forze navali sovietiche il diritto di ancoraggio nella la baia di Lappohja;
    3. la cessione, contro compensazione territoriale da parte dell'Unione Sovietica, delle seguenti aree: le isole di Suursaari, Lavansaari, Tytärsaari e Koivisto, la porzione dell'Istmo di Carelia dal villaggio di Lipola fino al bordo meridionale della città di Koivisto, la parte occidentale della Penisola di Rybachi, in tutto 2761 km² in accordo con la mappa allegata;
    4. come compensazione alle aeree ritorno cedute secondo il punto 3, l'Unione Sovietica cederà alla Repubblica di Finlandia i territori di Repola e Porajärvi per 5529 km², in accordo con la mappa allegata;
    5. il rafforzamento del patto di non aggressione in vigore mediante l'addizione di una ulteriore clausola per cui le parti contraenti si impegnano ad astenersi dalla partecipazione a gruppi o alleanze di potenze che possano essere direttamente o indirettamente ostili all'altra parte contraente;
    6. la distruzione da parte di ambo le parti delle aree fortificate situate lungo la linea di frontiera comune sull'Istmo di Carelia, lasciando a presidio della stessa unicamente forze di guardie di frontiera;
    7. l'Unione Sovietica non si opporrà alla militarizzazione delle isole Åland da parte della Finlandia con l'uso delle proprie forze a condizione che nessuna potenza straniera, inclusa la Svezia, partecipi alla loro fortificazione.”
    (Tanner, op. cit., pp. 28-30)
  8. ^ Stalin spiegò a Paasikivi le ragioni sovietiche con queste parole:
    «Non è colpa di nessuno di noi se la situazione geografica è quella che è. Noi dobbiamo essere in grado di sbarrare l'entrata al Golfo di Finlandia in caso di necessità. Se l'approccio navale verso Leningrado non corresse lungo le vostre coste, noi non avremmo avuto la più esile motivazione per sollevare la questione. Il vostro memorandum è unilaterale e troppo ottimistico. Noi dobbiamo considerare anche la peggiore delle ipotesi. La Russia zarista aveva le fortezze di Porkkala e Naissaar con i lori cannoni da 300 mm, ed anche la base navale di Tallinn. A quel tempo era impossibile per un nemico passare attraverso l'imbocco del golfo. Noi non chiediamo né Porkkala e né Naissaari, perché sono troppo vicine alle capitali di Finlandia ed Estonia. D'altra parte, un efficace sbarramento può essere creato fra Hanko e Paldiski. È una legge della strategia navale che il passaggio nel Golfo di Finlandia può essere bloccato dal fuoco incrociato di batterie poste su entrambe le coste all'imbocco del golfo. Il vostro memorandum suppone che un nemico non possa penetrare nel golfo, ma una volta che una flotta ostile fosse nel golfo, il golfo non potrebbe più essere difeso. Voi chiedete quale potenza potrebbe attaccarci? Inghilterra o Germania. Noi adesso siamo in buone relazioni con la Germania, ma tutto può cambiare in questo mondo. Yudenich attaccò attraverso il Golfo di Finlandia ed in seguito i Britannici fecero lo stesso. Questo può accadere di nuovo. Se voi avete timore di concederci basi sulla terraferma, noi possiamo scavare un canale attraverso l'istmo di Hanko, ed allora la nostra base non sarebbe più sulla vostra terraferma. Per come stanno le cose ora, sia l'Inghilterra che la Germania possono inviare grandi unità navali all'interno del golfo. Io dubito che voi sareste in grado di evitare una crisi in tal caso. L'Inghilterra sta giusto pressando la Svezia per ottenere delle basi. La Germania sta facendo altrettanto. Quando la guerra fra le due sarà finita, la flotta del vincitore verrà nel golfo. Voi chiedete perché noi vogliamo Koivisto? Vi dirò il perché. Io chiesi a Ribbentrop perché la Germania fece guerra alla Polonia e la risposta fu: "Dovevamo allontanare la frontiera polacca da Berlino". Prima della guerra la distanza di Poznan da Berlino era di circa 200 km, ora è stata spostata 300 km più ad est. Noi chiediamo che la distanza fra Leningrado e la frontiera sia di 70 km. Questa è la nostra richiesta minima, e voi non dovete pensare che noi siamo preparati a ridurre questa distanza un pezzo alla volta. Noi non possiamo spostare Leningrado, perciò si deve spostare la frontiera. Riguardo Koivisto, dovete considerare che se cannoni da 150 mm fossero piazzati lì, potrebbero impedire qualsiasi movimento della nostra flotta all'estremità del Golfo. Noi chiediamo 2700 km² e ne offriamo più di 5500 in cambio. Un'altra grande potenza farebbe altrettanto? No. Noi siamo semplicemente gli unici.»
    (Tanner, op. cit. pp. 27-28)
  9. ^ La Finlandia aveva presentato una formale petizione per l'indipendenza alla Russia sovietica, petizione approvata dal Consiglio dei Commissari del Popolo il 31 dicembre 1917 e suggellata da una stretta di mano fra Lenin e il rappresentante finlandese Pehr Edvind Svinhufund.
    Lunde, op. cit., p. 8.
  10. ^ Quando di primo mattino, il 30 novembre, il ministro degli interni, Urho Kekkonen, telefonò al primo ministro Cajander per avvertirlo dell'inizio dell'attacco sovietico e chiedere un'immediata riunione del governo, Cajander rispose stupito: «Intende veramente dire che dobbiamo riunirci prima dell'orario d'ufficio?». Venviläinen, op. cit., p. 47

Note

  1. ^ Irincheev, p. 4.
  2. ^ Venviläinen, p. 52.
  3. ^ a b c d e f g h i j k l Enciclopedia dell'Aviazione, EDIPEM, Novara, 1978, pp. 210-212, volume 7}
  4. ^ Keravuori, allegati 3.1-3.2.
  5. ^ Venviläinen, p. 50.
  6. ^ a b c Massimo Longo Adorno, La guerra d'inverno: Finlandia e Unione Sovietica, 1939-1940, FrancoAngeli, 2010, p. 339
  7. ^ Antti Juutilainen, Talvisodan pikkujättiläinen, Söderström, 1999, p. 825
  8. ^ Carl Gustaf Mannerheim, The Memoirs of Marshal Mannerheim, trans. by Court Eric Lewenhaupt, Dutton, New York, 1954, p. 370
  9. ^ a b c d e f g h i j Richard P. Hallion, The Winter War, in AIR FORCE Magazine, Settembre 2012, pp. 112-117
  10. ^ Longo Adorno, op. cit., p. 336
  11. ^ a b c G.F. Krivosheev, The Secret stamp has removed: casualties of the Soviet Armed Forces in wars and military conflicts, Voenizdat, Moscow, 1993
  12. ^ Longo Adorno, op. cit. p. 341
  13. ^ Venviläinen, p. 52.
  14. ^ Venviläinen, p. 1-2.
  15. ^ Irincheev, p. 1-2.
  16. ^ Irincheev, p. 1-2.
  17. ^ Venviläinen, p. 6.
  18. ^ Lauri Hannikainen, Raija Hanski, Allan Rosas,Implementing Humanitarian Law Applicable in Armed Conflicts: The Case of Finland, Martinus Nijhoff Publishers, 1992, p. 32
  19. ^ Irincheev, p. 1-2.
  20. ^ Venviläinen, p. 9-10.
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  24. ^ Tanner, p. 3.
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  35. ^ Keravuori pp. I-8, 9, 10
  36. ^ Tanner pp. 40-42
  37. ^ Keravuori p. I-10
  38. ^ Carl Gustaf Mannerheim, op. cit., p. 302
  39. ^ Tanner pp. 48, 54
  40. ^ Tanner pp. 48, 54
  41. ^ Tanner p. 59
  42. ^ Tanner p. 69
  43. ^ Tanner pp. 65-66
  44. ^ Tanner pp. 67-68
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  50. ^ Venviläinen p. 47
  51. ^ Bozek, pp. 28, 31.
  52. ^ Irincheev, pp. 5-6.
  53. ^ Bozek, p. 28.
  54. ^ Bozek, p. 30.
  55. ^ Bozek, pp. 28, 29, 30.
  56. ^ Keravuori, allegato 3.2.
  57. ^ Bozek, pp. 28, 29.
  58. ^ Keravuori, pp. III-2-III-3, allegati 1.4-1.5.
  59. ^ Irincheev, p. 4.
  60. ^ Irincheev, pp. 104, 105
  61. ^ Keravuori, p. III-8.
  62. ^ Irincheev, pp. 104, 105
  63. ^ Keravuori, p. III-8, III-9.
  64. ^ Irincheev, pp. 104, 105
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Bibliografia

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