Confine tra Germania Est e Germania Ovest

linea di demarcazione dei territori delle due Germanie tra il 1949 e il 1990

Il confine tra Germania Est e Germania Ovest (in tedesco innerdeutsche Grenze o deutsch–deutsche Grenze, inizialmente anche Zonengrenze) è stata la frontiera la Repubblica democratica tedesca (DDR, Germania Est) e la Repubblica federale di Germania (BRD, Germania Ovest) tra il 1949 ed il 1990. Escludendo il Muro di Berlino, analogo nella funzione ma fisicamente separato da essa, il confine misurava 1393 Km e correva dal mar Baltico alla frontiera con la Cecoslovacchia.

La mappa mostra le zone di occupazione della Germania post-bellica.
Le zone di occupazione della Germania post-bellica: la zona sovietica (rosso), il confine tra le Germanie (linea nera spessa) le zone da cui americani e britannici si ritirarono nel 1945 (viola). I confini esterni sono quelli della Repubblica di Weimar

Fu costituito formalmente il 1° luglio 1945 come confine tra le zone della Germania occupate dalle forze Alleate e dall'Unione Sovietica. Sul lato orientale divenne una delle frontiere più fortificate, definita da una linea continua di alte recinzioni metalliche, muri, fili spinati, fossati, torrette d'osservazione, allarmi, trappole e campi minati. Era pattugliato da 50.000 guardie armate della DDR a fronte di decine di migliaia di guardie e militari della Germania Ovest, del Regno Unito e degli Stati Uniti.[1] Nelle immediate retrovie del confine, erano di stanza oltre un milione di militari della NATO e del Patto di Varsavia.

Il confine fu la manifestazione fisica della metaforica cortina di ferro di Winston Churchill che separava i blocchi sovietico e occidentale durante la guerra fredda, segnando il confine tra i due sistemi ideologici della democrazia capitalista e del comunismo monopartitico. Fortificato a più riprese della Germania Est tra il 1952 e la fine degli anni 1980[2], fu realizzato per fermare l'emigrazione di cittadini tedesco-orientali verso l'ovest. Si calcola che nei suoi 45 anni di esistenza siano morte circa 1000 persone nel tentativo di attraversarlo[3]. Causò degrado economico e sociale su entrambi i lati; i cittadini della DDR che vivevano nelle sue vicinanze furono sottoposti a restrizioni draconiane.[4]

Il più noto Muro di Berlino ne era fisicamente separato, meno complesso e molto più corto - 155 Km - ed era una barriera che circondava Berlino Ovest, essendo stata Berlino suddivisa in zone di influenza come il resto della Germania nonostante si trovasse in piena zona di occupazione sovietica, facendone una enclave.

Il 9 novembre 1989 il governo della Germania Est annunciò l'apertura del Muro di Berlino e della frontiera intra-tedesca. Nei giorni successivi, milioni di cittadini tedesco-orientali si recarono a ovest, centinaia di migliaia si trasferirono permanentemente e i legami tra le due comunità a lungo divise venivano a rinsaldarsi ora che i controlli di frontiera erano divenuti poco più di una formalità. Il confine tra le due Germanie fu compeltamente abbandonato il 1° luglio 1990[5], esattamente 45 anni dopo la sua creazione e solo tre mesi prima della Riunificazione tedesca.

Poco rimane delle fortificazioni allora esistenti. Il suo percorso è divenuto parte di una "European Green Belt" che collega parchi nazionali e riserve naturali lungo il tracciato di quella che era la "cortina di ferro" dal circolo polare artico al mar Nero. Lungo il suo tracciato, musei, memoriali e elementi conservati delle strutture originarie ricordano la divisione e la riunificazione della Germania.[6]

Lo sviluppo

Le origini

Il confine intra-tedesco si originò dai piani delle forze Alleate della seconda guerra mondiale per dividere la Germania sconfitta in zone di occupazione.[7] I confini tra queste zone furono tracciati lungo i confini territoriali degli stati e delle province tedesche del XIX secolo, scomparsi con l'unificazione della Germania nel 1871.[8] Ci si accordò su tre zone, grossomodo di pari estesione: una britannica nel nord-ovest, una americana nel sud e una sovietica a est. Alla Francia fu successivamente concessa una quarta zona (piano Monnet) all'estremo ovest, ritagliandola dalle zone americana e britannica.[9]

La divisione della Germania fu messa in pratica il 1° luglio 1945. A causa di un loro inaspettatamente rapido avanzamento attraverso la Germania centrale nelle ultime settimane della guerra, le truppe britanniche e americane occuparono ampie parti del territorio assegnato alla zona sovietica. Il ripiegamento delle truppe occidentali spinse molti tedeschi a fuggire verso occidente per sottrarsi all'occupazione sovietica.[10]

Gli Alleati inizialmente lavorarono insieme sotto la direzione dell'Allied Control Council (ACC) per la Germania.[11] La cooperazione tra gli alleati occidentali e l'Unione Sovietica si ruppe per i disaccordi sul futuro politico ed economico della Germania. Nel maggio del 1949 le tre zone di occupazione occidentale furono fuse nella Repubblica Federale Tedesca (Bundesrepublik Deutschland, BRD) con un governo scaturito da libere elezioni. La zona sovietica divenne la Repubblica Democratica Tedesca (Deutsche Demokratische Republik, DDR) governata dal locale partito comunista.[12]

Fin dall'inizio, la Germania Ovest e gli Alleati non riconobbero alcuna legittimazione alla Germania Est.[13] La Germania Est fu ritenuta una creazione comunista/sovietica priva di un governo liberalmente e legalmente eletto. La Germania Ovest condiserò la cittadinanza tedesca applicabile anche ai cittadini dell'est, garantendo automaticamente piena cittadinanza, residenza e diritto al lavoro a ogni tedesco dell'est che riuscisse a emigrare a ovest. Questo fu un grosso incentivo alla fuga per i cittadini della Germania Est.[14]

Il governo della Germania Est, dal canto suo, ribadì la piena legittimità dell'esistenza dello stato[15] e definì la Germania Ovest come un territorio nemico (feindliches Ausland), una nazione capitalista e semi-fascista, sfruttatrice dei suoi cittadini e tesa a riconquistare i territori perduti del terzo Reich.[16]

1945–52: la "frontiera verde"

Nei primi giorni dell'occupazione, gli alleati controllarono il traffico tra le zone per gestire il flusso dei rifugiati e impedire la fuga di ex ufficiali nazisti e dell'intelligence.[17] Questi controlli furono gradualmente alleggeriti tra le zone occidentali, ma inaspriti tra le zone occidentali e quella sovietica già nel 1946, per arginare il flusso di rifugiati politici ed economici in uscita dalla zona sovietica.[18] Tra l'ottobre del 1945 e il giugno del 1946, si calcola che circa 1,6 milioni di tedeschi si trasferirono nelle zone occidentali.[19]

Il confine tra le zone occidentali e orientale divenne via via più rigido al deteriorarsi delle relazioni tra gli Alleati e i sovietici.[20] Dal settembre 1947, un regime sempre più severo fu imposto ai confini della zona orientale. Il numero di soldati sovietici sul confine fu aumentato e integrato con guardie di confine tratte dalla neo-costituita Volkspolizei ("polizia del popolo"). Molti punti di passaggio clandestini furono bloccati con fossati e barricate.[21] Anche i tedeschi occidentali aumentarono la sorveglianza con l'istituzione nel 1952 delle forze di protezione dei confini federali (Bundesgrenzschutz o BGS, 20.000 uomini), furono tuttavia le forze militari Alleate - britanniche a nord, americane a sud - a mantenere il controllo militare sulla sicurezza del confine.[22]

La linea di confine era comunque relativamente facile da attraversare. Gli abitanti delle zone limitrofe erano in grado di mantenere campi sull'altro lato, o vivere in una zona e lavorare nell'altra. Per i rifugiati era possibile attraversare il confine clandestinamente o corrompere le guardie e il contrabbando di beni in entrambe le direzioni era frequente.[23] Nonostante il rafforzamento ai confini, il flusso di emigrati verso ovest rimase consistente: 675.000 persone fuggirono verso la Germania Ovest tra il 1949 e il 1952.[24]

Fasi di sviluppo del confine tra le Germanie

1952–67: il "regime speciale"

La relativa permeabilità del confine terminò bruscamente il 26 maggio 1952, quando la DDR implementò un "regime speciale per la linea di demarcazione", giustificandolo come una misura per tenere lontani "spie, eversori, terroristi e contrabbandieri".[25] La Germania Est tentava di arginare il continuo esodo dei suoi cittadini, che minacciava la sostenibilità dell'economia dello stato.[26]

Una striscia di terreno arato larga 10 metri fu creata lungo l'intero dipanarsi del confine. Un'adiacente "striscia di protezione" (Schutzstreifen) larga 500 metri venne posta sotto stretto controllo. Fu inoltre creata una "zona limitata" (Sperrzone) di altri 5 chilometri, accessibile solo ai possessori di un adeguato permesso. Le zone lungo il confine furono disboscate per consentire una visuale ininterrotta ed eliminare potenziali rifugi. Furono abbattute le case troppo vicine al confine, chiusi ponti e installati numerosi sbarramenti di filo spinato. Ai contadini era permesso di lavorare nei campi lungo il confine solo nelle ore del giorno e in presenza di una scorta armata, autorizzata a far fuoco qualora i suoi ordini non fossero eseguiti.[25]

Entrambe le comunità di frontiera subirono una lacerazione sociale. Fattorie e miniere vennero spezzate in due dalla chiusura improvvisa del confine.[27][28] Oltre 8.300 cittadini tedesco-orientali che vivevano lungo il confine furono trasferiti a forza tramite un programma dal nome in codice "operazione parassiti" (Aktion Ungeziefer).[29] Altri 3.000 fuggirono a ovest.[24] Il sigillo attorno alla nazione fu esteso nel luglio 1962, quando la DDR dichiarò l'intera sua costa sul mar Baltico zona di confine, sottoposta a limitazioni e restrizioni.[30]

Anche il confine tra le due parti di Berlino fu irrigidito, ma non completamente chiuso; i tedeschi dell'est erano ancora in grado di passare nella parte occidentale. Questo rese Berlino la rotta principale per emigrare a ovest.[31] Si calcola che tra il 1949 e la costruzione del Muro di Berlino nel 1961, circa 3,5 di cittadini tedesco-orientali (un sesto dell'intera popolazione) siano emigrati a ovest principalmente passando per Berlino.[31] Le ferrovie tra Berlino Est e molte zone importanti della Germania Est attraversavano il territorio di Berlino Ovest rendendo possibile la fuga saltando da un treno. Un nuovo anello ferroviario di 125 chilometri attorno a Berlino Ovest fu completato nel 1961.

1967–89: la "frontiera moderna"

 
Un elicottero Bundesgrenzschutz Alouette II pattuglia il lato occidentale del confine intra-tedesco, 1985

La DDR decise di rafforzare le fortificazioni alla fine degli anni 1960, per realizzare una "frontiera moderna" che fosse difficile da attraversare. I reticolati di filo spinato furono sostituiti da alte barriere di metallo espanso, mine anti-uomo, fossati anti-veicolo, trappole, allarmi e strade di pattugliamento. Le torrette di legno furono sostituite con torrette prefabbricate in cemento e bunker di osservazione.[32]

La costruzione delle nuove strutture di frontiera iniziò nel settembre 1967.[33] Furono costruiti circa 1300 Km di sbarramenti, solitamente ancora più arretrati dalla linea geografica dei precedenti reticolati di filo spinato.[32] Il programma di rafforzamento proseguì oltre il 1980[34] e nel giro di un decennio ridusse il numero di fuggiaschi da circa 1000 all'anno a circa 120 l'anno negli anni 1970.[35]

L'introduzione della Ostpolitik del cancelliere della Germania Ovest Willy Brandt alla fine degli anni 1960 ridusse la tensione tra i due stati tedeschi. Portò ad una serie di accordi e trattati nei primi anni 1970, il più significativo fu quello con cui i due stati riconobbero reciprocamente le loro sovranità e si impegnarono ad appoggiarsi a vicenda nella richiesta di aderire alle Nazioni Unite, benché i tedeschi dell'est che raggiungevano la Germania Ovest mantennero il diritto di chiedere un passaporto occidentale.[36][37] L'obiettivo della riunificazione fu accantonato dalla Germania Ovest e interamente abbandonato dalla Germania Est.[36][37] Furono aperti valichi di passaggio tra i due stati, ma le fortificazioni vennero mantenute.[38]

Nel 1988 il governo della DDR considerò l'idea di sostituire le invasive e costose fortificazioni con un sistema ad alta tecnologia dal nome in codice Grenze 2000 basato su tecnologie adottate dall'Armata Rossa durante la guerra sovietica in Afghanistan. Il piano tuttavia non fu mai realizzato.[39][40]

Impatto sociale ed economico

 
Ciò che resta del villaggio tedesco-orientale di confine di Bardowiek, raso al suolo negli anni 1970. L'iscrizione sulla torre superstite recita: "Bardowiek: menzionato in fonti storiche risalenti al 1292; illegalmente distrutto tra il 1977 e il 1989 dal regime della DDR."

La chiusura del confine ebbe un sostanziale impatto sull'economia e sulla società delle due metà della Germania. Le vie di collegamento trans-frontaliere furono per la maggior parte interrotte; 10 linee ferroviarie principali, 24 linee ferroviarie secondarie, 23 autostrade e strade nazionali, 140 strade regionali e migliaia di strade minori, sentieri e canali furono bloccati o interrotti. Il massimo livello di chiusura fu registrato nel 1966, in cui vennero lasciati aperti solo sei linee ferroviarie, tre autostrade, una strada regionale e due canali. Quando le relazioni tra i due paesi si alleggerirono negli anni 1970, la DDR concesse di aprire più valichi in cambio di assistenza economica. Posta e telefono operarono senza interruzioni durante la guerra fredda, ma i pacchi e la corrispondenza venivano regolarmente ispezionati e le telefonate monitorate dalla polizia segreta della Germania Est.[7]

L'impatto economico della frontiera fu stridente. Molte città e centri abitati furono separati dai loro mercati e hinterland economici, provocando un declino economico e demografico delle aree a ridosso del confine. I due stati tedeschi risposero in maniera differente alla situazione. La Germania Ovest fornì sussidi economici alle comunità in un programma di "aiuto alle regioni di confine" varato nel 1971 per salvarle dal declino totale. Infrastrutture e business lungo il confine beneficiarono di sostanziali investimenti statali.[41]

Per le comunità della Germania Est fu molto più difficile, perché il paese era più povero e il governo impose loro forti restrizioni. Le regioni di confine furono progressivamente spopolate attraverso l'eliminazione di numerosi villaggi e il trasloco forzato dei loro abitanti. Le città di confine subirono draconiane restrizioni edilizie: agli abitanti fu proibito costruire nuove case e persino riparare quelle esistenti, provocando un netto degrado delle infrastrutture.[42] Lo stato aumentò del 15% l'introito degli abitanti della Sperrzone e della Schutzstreifen, ma questo non prevenne la contrazione della popolazione nelle zone di confine, a mano a mano che i giovani si spostavano altrove per cercare lavoro e milgiori condizioni di vita.[41]

La DDR pagò un grande costo economico per la creazione della zona di confine, la costruzione delle fortificazioni ed il loro mantenimento. Nei circa 6.900 Km² di territorio occupato della zone di confine - oltre il sei per cento della superficie dello stato[43] - l'attività economica fu pesantemente ridotta o cessò del tutto. L'effettivo costo del sistema della frontiera era un segreto di stato gelosamente custodito e ancora non v'è certezza su quanto sia costato realizzarlo e mantenerlo. Le torrette di osservazione BT-9 costarono circa 65.000 marchi ciascuna e le barriere in metallo espanso circa 151.800 marchi per chilometro. L'implementazione della "frontiera moderna" negli anni 1970 portò ad un aumento dei costi del personale. La spesa annua totale per le truppe di confine della DDR salì da 600 milioni di marchi l'anno nel 1970 a quasi un milione nel 1983. All'inizio del 1989 gli economisti tedesco-orientali calcolarono che ogni arresto costò l'equivalente di 2,1 milioni di marchi, tre volte il "valore" medio di ogni lavoratore per lo stato.[44]

Immagini del confine

 
Il confine visto dal lato occidentale. La scritta recita "La Germania non finisce qui. Anche dall'altra parte è patria!"

I due governi tedeschi promossero immagini molto diverse del confine. Per la DDR era una frontiera internazionale di uno stato sovrano, nonché una difesa contro l'aggressione occidentale.[45] Nel film Grenzer (guardia di frontiera), prodotto nel 1981 dalla propaganda dell'esercito tedesco-orientale, le truppe della NATO e della Germania Ovest venivano dipinte come forze spietate in marcia verso la Germania Est. I militari intervistati nel film descrivono la giustezza della loro causa e la minaccia posta da agenti occidentali, spie e agenti provocatori. I loro colleghi uccisi alla frontiera sono salutati come eroi e vengono mostrati gli scolari di Berlino Est salutare il loro memoriale.[46]

La propaganda della Germania Ovest si riferiva invece al confine come a nient'altro che "la linea di demarcazione della zona di occupazione sovietica" enfatizzando la crudeltà e l'ingiustizia della divisione della Germania.[47] Molti cartelli lungo il lato occidentale della frontiera recitavano "Hier ist Deutschland nicht zu Ende – Auch drüben ist Vaterland!" ("La Germania non finisce qui. Anche dall'altra parte è patria!").[48]

Mentre la DDR teneva i propri cittadini lontani dalla frontiera, i tedeschi occidentali incoraggiavano attivamente il turismo nell'area, le zone in cui il confine era particolarmente intrusivo divennero vere e proprie attrazioni. Un esempio fu il villaggio diviso di Mödlareuth, in Baviera. Nel 1976 Associated Press riportava che "autobus di turisti occidentali vengono per farsi fotografare sullo sfondo dell'ultima città comunista fortificata[,] delle casamatte in cemento armato e delle feritoie dei bunker visibili su un verde poggio su cui pascolano le mucche di un'azienda agricola collettiva."[35]

Sempre in Baviera, a Zimmerau, nel 1966 fu costruita una torre di 38 metri (la Bayernturm) per dare ai visitatori l'opportunità di osservare le colline della Germania Est.[49] Gli abitanti del villaggio tedesco-orientale di Kella si ritrovarono ad essere un'attrazione turistica per gli occidentali nei decenni 1970 e 1980: un punto di osservazione, la "finestra su Kella", fu allestito su una collina vicina da cui i turisti potevano guardare attraverso il confine con binocoli e telescopi.[50] Nel 1975 fu aperta una spiaggia nudista a ridosso del confine nel territorio della città portuale di Travemünde, sul mar Baltico. Spesso i visitatori cercavano di farsi fotografare nudi sotto l'incombente torretta di osservazione della frontiera; gli occidentali notarono "molto più movimento su quella torretta da quando la spiaggia nudista ha aperto".[51][52]

Le fortificazioni

 
Una parte preservata del confine tra Turingia e Assia: la recinzione di frontiera con una striscia minata e una strada di pattugliamento. Il confine effettivo era posto sul crinale alberato. Una croce segna il punto in cui l'operaio 34enne Heinz-Josef Große fu ucciso il 29 marzo 1982 tentando un Republikflucht ("fuga dalla repubblica").
 
Un diagramma della terza generazione del sistema di frontiera (circa 1984)

Il lato orientale della frontiera era dominato da un complesso sistema di fortificazioni e zone di sicurezza, lungo oltre 1.300 Km e ampio alcuni chilometri. Le fortificazioni furono realizzate nel 1952 e raggiunsero il picco di complessità e mortalità all'inizio degli anni 1980. Le guardie di frontiera orientali si riferivano ai due lati della frontiera come freundwärts - il "lato amico" - e feindwärts - il "lato nemico".[53]

La zona vietata

Una persona che avesse tentato un attraversamento clandestino della frontiera da est a ovest nel 1980 sarebbe dapprima entrato nella "zona vietata" (Sperrzone). Questa era un'area larga 5 chilometri che correva parallela al confine a cui l'accesso era severamente regolamentato. I suoi abitanti potevano entrarne e uscirne solo con un permesso speciale, non era loro permesso recarsi in altri villaggi della zona ed erano soggetti al coprifuoco notturno.[43][54][55] Non erano zone recintate, ma le vie d'accesso erano bloccate da checkpoint.[56]

Sull'altro lato della Sperrzone c'era la barriera di segnalazione (Signalzaun), una barriera continua in metallo espanso lunga 1.185 Km e alta due metri. La barriera era affiancata da filo spinato elettrificato a basso voltaggio. Se il filo era tagliato o toccato, scattava un allarme al posto di guardia più vicino.[57]

Striscia di protezione

Sull'altro lato della recinzione si trovava l'altamente sorvegliata "striscia di sicurezza" (Schutzstreifen), larga da 500 a 1000 metri, confinante con l'effettivo confine.[56] Era monitorata da guardie poste su torrette di osservazione in legno, cemento o acciaio, poste a distanza regolare l'una dall'altra lungo il confine. Oltre 700 torrette del genere furono costruite entro il 1989;[57] le più grandi delle quali erano equipaggiate con un riflettore da 1000 watt (Suchscheinwerfer) e postazioni di fuoco per poter sparare senza dover uscire.[58] I loro ingressi erano sempre posti verso il lato orientale, in modo che nessun osservatore da ovest potesse vedere le guardie avvicendarsi. Lungo il confine erano dislocati anche circa 1.000 bunker di osservazione.[58]

Torrette e bunker del lato orientale

I cani da guardia venivano impiegati come ulteriore deterrente. Nei settori ad alto rischio di fuga i cani erano legati ad un cavo sospeso lungo fino a 100 metri (Kettenlaufanlagen). I cani venivano occasionalmente lasciati liberi dentro recinti temporanei comunicanti con varchi o sezioni danneggiate della frontiera.[59]

 
Una sezione preservata delle fortificazioni a Hötensleben. La strada di pattugliamento è a sinistra, la prima striscia di controllo corre parallela nel mezzo, oltre essa sorgono una fila di cavalli di Frisia e la barriera di segnalazione.

Le strade di pattugliamento (Kolonnenweg) consentivano alle guardie di controllare la frontiera ed eventualmente muoversi rapidamente sul punto di una tentato attraversamento; consistevano di due linee parallele di blocchi di cemento perforato che seguivano il confine per circa 900 chilometri.[60]

Accanto alla Kolonnenweg vi era una striscia di controllo (Kontrollstreifen), una striscia nuda terra parallela agli sbarramenti lungo tutta la lughezza del confine. Le strisce di controllo erano due, entrambe sul lato interno del muro. La striscia secondaria "K2", larga 2 metri, correva lungo la barriera di segnalazione; la primaria "K6", larga 6 metri, lungo il lato interno del muro.[61] Nelle zone in cui il confine era paericolarmente vulnerabile, la striscia era illuminata a giorno da luci ad alta intensità (Beleuchtungsanlage), usate anche dove fiumi o torrenti intersecavano il confine.[59]

Chiunque attraversava una striscia di controllo lasciava impronte facilmente visibili. Questo consentiva alle guardie di rilevare tentativi di fuga altrimenti non visti, registrare quante persone fossero passate, i luoghi e le ore del giorno in cui i tentativi erano più frequenti. Da queste informazioni era deciso dove dislocare forze aggiuntive, torrette di osservazione, bunker e fortificazioni addizionali.[61]

Le barriere anti-veicolo erano poste sull'altro lato della striscia di controllo primaria. In alcuni punti, ai veicoli era impedito l'avvicinarsi al confine tramite cavalli di Frisia (Panzersperre o Stahligel. Altrove, fossati a sezione a V, noti come Kraftfahrzeug-Sperrgraben (KFZ-Sperrgraben) erano disposti lungo 829 chilometri della frontiera e assenti solo dove altri ostacoli naturali - torrenti, fiumi, burroni - rendevano il fossato superfluo.[62]

Recinzione esterna, mura e campi minati

Le recinzioni esterne vennero realizzate in più fasi, partendo dall'iniziale fortificazione della frontiera nel maggio 1952. La prima generazione di recinzione era una grezza recinzione di filo spinato (Stacheldrahtzaun) alta tra 1,2 e 2,5 metri e potsa molto vicina alla linea di confine effettiva.[63] Nei tardi anni 1950 fu sostituita da recinzioni parallele di filo spinato più compatte, a volte integrate da una concertina nel mezzo.[64]

Recinzioni e mura della frontiera tedesco-orientale
 
Una mina anti-uomo direzionale SM-70 montata sulla recinzione. Il cono contiene una carica esplosiva che spara schegge e frammenti quando viene attivata.

Una recinzione di "terza generazione", molto più solida, fu installata in un programma di miglioramenti svoltosi tra gli anni 1960 e gli anni 1980. La linea di sbarramento fu spostata indietro per creare una striscia esterna tra lo sbarramento e il confine effettivo. Le recinzioni di filo spinato furono rimpiazzate da una barriera alta tra 3,2 e 4 metri di pannelli a rete di metallo espanso (Metallgitterzaun). Le maglie della rete erano affilate e troppo piccole per consentire di aggrapparsi. I pannelli non potevano essere facilmente abbattuti, dato che erano sovrapposti, e non potevano essere tagliati con dei tronchesi. Nemmeno era facile passarvi sotto con un tunnel, dato che erano parzialmente interrati. In alcuni punti la barriera consisteva di recinzioni più leggere (Lichtsperren) di filo spinato e pannelli.[59] Le recinzioni non erano continue, ma intervallate in più punti. Vi erano installati cancelli per le guardie e gli ingegneri incaricati dalla manutezione del lato esterno della barriera.[59]

In alcune località, i villaggi adiacenti al confine furono recintati con barriere di legno (Holzlattenzaun) o di cemento (Betonsperrmauern) alte tra 3 e 4 metri. Le finestre di edifici adiacenti al confine vennero murate o sigillate, ed edifici ritenuti troppo vicini abbattuti. Solo una piccola frazione delle recinzioni - 29,1 Km - era effettivamente adiacente al confine dello stato.[61]

Mine anti-uomo furono installate lungo circa la metà della lunghezza del confine a partire dal 1966; nel 1980 erano state posizionate circa 1,3 milioni di mine di produzione sovietica.[65] Inoltre, a partire dal 1970, il lato esterno della recinzione fu attrezzato con 60.000 mine anti-uomo direzionali SM-70 (Splittermine-70), attivate da trappole collegate al meccanismo di detonazione. Queste mine esplodendo lanciavano una carica di shrapnel parallelamente alla recinzione ed erano potenzialmente letali a distanze inferiori a 70 metri. Le mine furono rimosse alla fine del 1984 in seguito alla condanna della comunità internazionale verso il governo della Germania Est.[66]

La linea del confine

Fino alla fine degli anni 1960 le fortificazioni erano realizzate lungo l'effettiva linea del confine. Quando furono realizzate le recinzioni di terza generazione, le barriere furono fatte arretrare dal confine a distanze variabili tra i 20 metri e i 2 chilometri, in modo da dare alle guardie un ampio margine per fermare i fuggiaschi senza che i colpi arrivassero nel territorio occidentale e agli ingegneri la possibilità di eseguire lavori di manutenzione sulla faccia esterna senza uscire dal territorio nazionale. L'accesso alla striscia esterna era rigidamente controllato, per assicurare che le guardie stesse non fossero tentate dalla fuga. benché fosse spesso descritta come una "terra di nessuno", la striscia esterna era comunque de jure pieno territorio della Germania Est. I violatori potevano essere arrestati o uccisi.[67]

La frontiera Est-Ovest

L'attuale linea di confine tra Germania Est e Ovest era posta sul lato esterno delle striscia esterna. Era indicata da pietre miliari in granito (Grenzsteine) con le lettere "DDR" incise sulla faccia rivolta a ovest. Circa 2.600 tipici pali (Grenzsäule or Grenzpfähle) in cemento furono posti dalla Germania Est sulla linea di confine a intervalli di circa 500 metri. Lo stemma nazionale (Staatsemblem) della Germania Est era posto sul lato del palo rivolto verso la Germania Ovest.[32]

Sul lato tedesco occidentale non vi erano fortificazioni di alcun genere, né vie di pattugliamento. Segnali di avvertimento (Grenzschilder) con messaggi del tipo Achtung! Zonengrenze! ("Attenzione! Zona di confine!") o Halt! Hier Zonengrenze ("Stop! Qui è zona di confine") avvertivano i visitatori. Al personale militare straniero era vietato avvicinarsi al confine per evitare incidenti. Cartelli in inglese e tedesco notificavano la distanza dal confine per prevenire attraversamenti involontari. nessuna restrizione era posta ai civili, che erano liberi di arrivare fino alla linea di confine e non trovavano ostacoli fisici al suo attraversamento.[32]

La frontiera marittima della Germania Est

Il sistema frontaliero intra-tedesco era esteso anche alla costa del mar Baltico, nota anche come la "frontiera blu" o "frontiera marittima" della DDR. La linea costiera fu parzialmente fortificata a est della foce del fiume Trave di fronte al porto tedesco occidentale di Travemünde. Torrette, barriere e reticolati erano disposti lungo la costa paludosa per scoraggiare tentativi di attraversamento, mentre le acque erano pattugliate dalle navi tedesco-orientali. La linea di confine terminava sulla penisola di Priwall, inclusa nel territorio di Travemünde ma già a est della foce del Trave. Da lì a Boltenhagen, lungo circa 15 chilometri della costa orientale della Baia di Meclemburgo, la costa della DDR era parte di una "striscia di controllo" ad accesso limitato (Schutzgebiet). Altri controlli di sicurezza erano eseguiti sulla costa tra Boltenhagen a Altwarp, sul confine polacco, incluse le isole di Poel, Rügen, Hiddensee, Usedom e le penisole di Darß e Wustrow.[30]

La DDR implementò una serie di misure di sicurezza lungo la sua costa sul mar Baltico per impedire tentativi di fuga. Il campeggio e l'accesso alle barche era severamente limitato[30] e 27 torrette di osservazione furono erette lungo la costa.[68] Quando un tentativo di attraversamento del confine veniva individuato, veniva inviata una nave pattuglia ad intercettare i fuggitivi. Pattuglie armate equipaggiate con riflettori mobili ispezionavano le spiagge.[69]

I fuggitivi via mare puntavano alla costa occidentale della Baia di Meclemburgo, alla nave-faro danese del porto di Gedser, alle isole danesi meridionali di Lolland e Falster o, più semplicemente, a farsi intercettare e raccogliere dalle navi in transito sulle rotte internazionali. Il mar Baltico era tuttavia una via piuttosto pericolosa da percorrere. Si stima che 189 persone siano morte tentando la fuga via mare.[70]

Alcuni tentavano la fuga saltando fuori bordo dalle navi della Germania Est ancorate nei porti baltici. Così tanti tedeschi dell'est tentavano questa via nei porti danesi, che le capitanerie di porto installarono dispositivi salva-vita extra sulle banchine destinate alle navi della Germania Est. Il governo della DDR rispose collocando sulle navi passeggeri pattuglie armate della Transportpolizei (Trapos) autorizzate a usare la forza. In una occasione, nell'agosto 1961, i Trapos causaroon un incidente diplomatico nel porto danese di Gedser, catturando alcuni fuggitivi sulla banchina e aprendo il fuoco, colpendo una nave danese all'ancora. Il giorno seguente, migliaia di danesi protestarono contro "i metodi dei Vopo" (Volkspolizei). Coloro che venivano catturati subivano ulteriori restrizioni della loro già ridotta libertà di movimento.[71]

I confini fluviali

Il confine correva anche lungo parte del corso di tre dei maggiori fiumi della Germania centrale: l'Elba tra Lauenburg e Schnackenburg (circa 95 chilometri), il Werra e la Saale. I confini fluviali erano particolarmente problematici; nonostante gli Alleati e la Germania Ovest sostenessero che il confine corresse lungo la riva orientale, per la Germania Est e i sovietici, era invece collocato nel mezzo del fiume (il principio di Thalweg). In pratica, le vie d'acqua erano condivise tra i due stati, ma le rotte navigabili spesso attraversavano la linea di confine. Questo portò a tesi confronti tra le navi dei due stati nel rivendicare i loro diritti di passaggio.[72]

Anche i fiumi erano sorvegliati quanto le altre parti del confine. Sull'Elba la Germania Est mantenne una flotta di circa 30 navi pattuglia e la Germania Ovest sedici navi della dogana. Molti tentativi di attraverso del confine portarono alla morte per annegamento.[73] Molti ponti distrutti durante la seconda guerra mondiale non furono ricostruiti, altri vennero fatti saltare o bloccati sul loro lato orientale.[74] Non c'erano servizi di attraversamento via ferryboat e le chiatte venivano regolarmente ispazionate dai soldati della DDR.[75] Le rive tedesco-orientali vennero barricate con una linea continua di recinzioni metalliche e muri di cemento. In una località sull'Elba, Rüterberg, le fortificazioni circondarono completamente l'abitato, isolandolo anche dal resto della Germania Est.[76]

Le guardie di frontiera

Le guardie del confine intra-tedesco annoverarono decine di migliaia di militari, paramilitari e personale civile di entrambe le Germanie, nonché del Regno Unito, degli Stati Uniti e, inizialmente, dell'Unione Sovietica.

Germania Est

Dopo la seconda guerra mondiale, il lato orientale della frontiera fu inizialmente controllato dalle truppe di confine (Пограничные Войска, Pograničnye Vojska) dell'NKVD (successivamente KGB) sovietico. Furono integrate dal 1946 da una forza paramilitare reclutata localmente, la "polizia di frontiera tedesca" (Deutsche Grenzpolizei o DGP) fino a quando il controllo passò integralmente nelle mani del governo della DDR nel 1955-56. Nel 1961 la DGP fu convertita in una forza militare inclusa nell'esercito nazionale popolare (Nationale Volksarmee, NVA). Le truppe di confine presero il nome di Grenztruppen der DDR, comunemente note come Grenzer, e vennero poste sotto il comando dell'NVA. A loro fu affidata la responsabilità di controllare le frontiere verso la Germania Ovest, la Cecoslovacchia, la Polonia, il mar Baltico e Berlino Ovest. Al loro picco, le Grenztruppen contavano un organico di 50.000 unità.[77]

Circa metà delle Grenztruppen provenivano dalle file dei militari di leva, una proporzione inferiore ad altre branche dell'esercito della DDR. Molte potenziali reclute venivano scartate perché potenzialmente inaffidabili, per esempio persone molto attive nella religione o persone con parenti prossimi in Germania Ovest. Tutti venivano esaminati per poterne assicurare l'affidabilità politica e seguivano un addestramento ideologico.[78]

Un'unità speciale della polizia segreta (Stasi) lavorò in congnito tra le Grenztruppen tra il 1968 e il 1985 per individuare potenziali disertori.[79] Si calcola che la Stasi reclutò un ufficiale ogni dieci e un limitare di truppa ogni trenta come informatori. La Stasi interrogava regolarmente le guardie e manteneva dossier su ognuna di esse. Gli agenti operativi della Stasi erano direttamente responsabili di alcuni aspetti della sicurezza; le postazioni di controllo dei passaporti nei valichi erano gestite da ufficiali della Stati nell'uniforme delle Grenztruppen.[80]

Le Grenztruppen erano sottoposte a sorveglianza per impedir loro di trarre vantaggio dalla loro buona conoscenza del confine. Pattuglie, torrette e punti di osservazione avevano sempre due o tre guardie non autorizzate a uscire l'una dalla vista delle altre in nessuna circostanza. Se una guardia tentava la fuga, i suoi colleghi avevano l'ordine di spararle senza esitazione e senza alcun avvertimento.[80] 2.500 guardie fuggirono a ovest, 5.500 furono catturate e condannate fino a cinque anni di carcere[81] ed un numero imprecisato venne ucciso o ferito nel tentativo.

Il lavoro delle guardie comprendeva la manutenzione delle strutture, il monitoraggio dell'area da torrette e bunker e il pattugliamento della linea di confine diverse volte al giorno. I soldati della Grenzaufklärungszug (GAK), una forza di ricognizione d'élite, eseguivano pattugliamenti ed ispezioni sul lato occidentale delle fortificazioni e fotografavano i visitatori occidentali della frontiera. Gli operai addetti alle manutenzioni erano sempre sotto tiro di mitragliatrici per scoraggiarne i tentativi di fuga.[82]

Germania Ovest

 
Personale civile della Bundesgrenzschutz della Germania Ovest, e una guardia di confine della Germania Est su lati opposti del confine a Herrnburg, vicino a Lubecca

Diverse agenzie nazionali erano responsabili della sorveglianza del confine sul lato occidentale. Tra queste, la Bundesgrenzschutz (BGS, la guardia di confine federale), la Bayerische Grenzpolizei (la polizia di frontiera bavarese) e la Bundeszollverwaltung (l'amministrazione federale delle dogane).[32] I militari della Germania Ovest non erano autorizzati ad avvicinarsi al confine senza essere accompagnati da personale della BGS.[2]

La BGS, fondata nel 1951, era responsabile della sorveglianza di una fascia larga 30 chilometri lungo il confine.[83] I suoi 20.000 effettivi erano equipaggiati con carri armati, fucili anticarro, elicotteri, camion e fuoristrada. Alla BGS erano concessi anche limitati poteri di polizia per gestire minacce alla quiete del confine.[84]

La Bundeszollverwaltung (BZV) controllava buona parte del confine e gestiva i valichi di frontiera. Il suo personale, con le loro famiglie, viveva lungo il confine ed eseguiva regolari ispezioni in una fascia di circa 10 chilometri. Aveva il potere di ricercare e arrestare sospetti nella propria area operativa, con l'eccezione della parte bavarese del confine.[85] Il suo mandato si sovrapponeva ampiamente a quello della BGS, generando attriti tra le due organizzazioni.[84]

La Bayerische Grenzpolizei (BGP) fu una forza di polizia organizzata dal governo bavarese per sorvegliare i 390 Km di confine nel proprio territorio. Alla fine degli anni 1960 contava 600 uomini che pattugliavano il confine insieme a forze della BZV, delle BGS e dell'esercito degli Stati Uniti. I suoi compiti erano molto simili a quelli della BZV e anche qui si generarono frizioni tra le due agenzie.[86]

Alleati occidentali

L'esercito britannico (British Army) condusse pattugliamenti poco frequenti lungo il proprio settore di competenza del confine, principalmente a scopo addestrativo e simbolico. Negli anni settanta la frequenza era di un pattugliamento al mese, raramente con elicotteri o altri mezzi, e senza posti di osservazione fissi. La zona britannica del confine, lunga circa 650 Km, era divisa in due settori.[87] A differenza degli americani, i britannici non assegnarono specifiche unità al confine, ma ruotarono il compito di sorveglianza tra le divisioni dell'Armata britannica del Reno (British Army of the Rhine).[88]

Nel settore britannico operava anche il servizio di frontiera britannico (British Frontier Service, BFS), la più piccola delle organizzazioni operanti sul lato occidentale del confine. Il suo personale era il tramite tra i militari e gli interessi politici britannici e le agenzie di frontiera tedesche.[89] Il BFS è stato sciolto nel 1991 a seguito della riunificazione tedesca.[90]

L'esercito degli Stati Uniti (United States Army) mantenne una presenza militare sostanziale e continua sul confine intra-tedesco dal 1945 fino alla fine della "guerra fredda". Truppe regolari presidiarono il confine dalla fine della guerra finché non vennero rimpiazzate nel 1946 dalla United States Constabulary,[91] successivamente sciolta nel 1952 col trasferimento delle competenze alle autorità tedesche. Fu sostituita da tre reggimenti di cavalleria destinati a fornire un servizio di difesa permanente.[92] Il 3rd Armored Cavalry Regiment di stanza a Bamberg, il 2nd Armored Cavalry Regiment di stanza a Nuremberg e il 14th Armored Cavalry Regiment di stanza a Fulda (successivamente rimpiazzato dall'11th Armored Cavalry Regiment, monitorarono il confine usando posti di osservazione, pattuglie di terra, mezzi aerei per contrastare intrusioni e raccogliere informazioni sulle attività dei paesi del Patto di Varsavia.[93]


Note

si vedano i dettagli delle opere citate nella bibliografia

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  • Staff, Berlin reunites, borders fade, in The Record, 2 July 1990.
  • Staff, Escape Into East Germany Not Blocked by Wire, Mines, in The Spokesman-Review, 7 July 1963. URL consultato il 25 October 2009.
  • Staff, History hits the wall – Tourists warm to Berlin's Cold War, in The Sunday Telegraph, 30 May 2004.
  • Staff, Sonntagsreden am Todesstreifen?, in Thüringen Journal, Mitteldeutscher Rundfunk, 18 September 2009.
  • Staff, Two Soldiers Go To E. Germany, in The Times, 11 July 1959.
  • Staff, Baltic Coast Made Border Zone, in The Times, 21 July 1962.
  • Staff, Two Families Flee From East Germany, in The Times, 11 September 1964.
  • Staff, Border "No Man's Land" Officially Declared Mine-Free, in The Week in Germany, German Information Center, 13 May 1996.
  • Larry Thorson, Former German border almost free of mines, in Austin American-Statesman, 11 November 1995.
  • Tracy Walmer, Wall's fall coaxes 2nd deserter back, in USA Today, 14 February 1990.
Altre fonti
  • Ephemera: Ministry of Federal Affairs, Displaced Persons and Refugees, Bonn. "Attention Demarcation Line!". Leaflet published c. mid-1960s.
  • Film Synopsis: Synopsis of Grenzer (Filmstudio der Nationalen Volksarmee, 1981, dir. Reiner Bachmann, Jochen Hoffmann). Progress Film-Verleih, Berlin. Retrieved 6 August 2009.
  • Government archives: Bild 175-P05-00002-0001 (Picture 175-P05-00002-0001) in the collection of the Gesamtdeutsches Institut – Bundesanstalt für gesamtdeutsche Aufgaben (All-German Institut – Federal Institute for All-German Affairs). Photographer: n.a. Dated: c. 1961/7. Held in: Bundesarchiv Deutschland (Federal Archive of Germany) Last accessed: 26 October 2009.
  • Law: Gesetz über die Staatsgrenze der Deutschen Demokratischen Republik (Law on the State Border of the German Democratic Republic) (25 March 1982)
  • Museum Displays: Gedenkstätte Deutsche Teilung Marienborn (Memorial to the division of Germany in Marienborn).
  • Museum Displays: Grenzmuseum Eichsfeld (Border Museum Eichsfeld).
  • Museum Displays: Zonengrenze-Museum Helmstedt (Zonal Border Museum Helmstedt)
  • Museum Website: Grenzturm e.V, Kühlungsborn (Baltic Border Tower in Kühlungsborn). English German

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

Immagini
Video
  • Walled In (2009). Deutsche Welle animated documentary describing the border security systems. (In English)
    • Making of Walled In (2009) Deutsche Welle documentary describing the making of the documentary animation. (In English)
  • Border Crossing (2009). Deutsche Welle documentary film about the preserved border installations at Hötensleben and Marienborn. (In English)
  • Victim and Border Guard (2009). Deutsche Welle documentary reuniting an East German border guard and an attempted escapee who was seriously injured on the border. (In English)
  • Grenzalarm (1970s). East German film depicting how border guards responded to alerts on the border. (In German)
  • Grenzer (1981). East German propaganda film illustrating the work of the East German border guards. (In German)
  • Die innerdeutsche grenze (1970s). West German documentary film about the inner German border. (In German)
  • DDR-Grenze: Vom Todesstreifen zum grünen Band (2009). Focus Online documentary film about the greening of the inner German border since 1989. (In German)
  • Drei Meter zur Freiheit – Grenzgänger (2009). ARD documentary about those who attempted to escape from East Germany. (In German)
  • Grenzimpressionen aus den 70er und 80er Jahren (2009). Amateur footage of the inner German border in the 1970s and 1980s.
Informazioni di base sul confine
Altro
  • European Green Belt. An initiative to turn the length of the former Iron Curtain into an international network of protected areas for wildlife. (In English)
  • Das Grünes Band. Project of the conservation organisation BUND to preserve the inner German border as a nature reserve. (In German)

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