Ponte Sfondato

frazione del comune italiano di Montopoli di Sabina

Ponte Sfondato è una frazione del comune di Montopoli di Sabina, da cui dista 6,46 chilometri, situata lungo la strada regionale 313 di Passo Corese (ex strada statale 313), o via Ternana[1]. Il suo nome è dovuto al caratteristico ponte naturale, da tempo crollato, scavato in un costone di tufo dal torrente Farfa[2].

Ponte Sfondato
frazione
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione Lazio
Provincia Rieti
ComuneMontopoli di Sabina
Territorio
Coordinate42°15′00″N 12°41′00″E
Altitudine130 m s.l.m.
Abitanticirca 135
Altre informazioni
Cod. postale02034
Prefisso0765
Fuso orarioUTC+1
Nome abitantiPontesfondatesi
PatronoS. Maria Assunta
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Ponte Sfondato
Ponte Sfondato

Storia

Età antica

La zona, per la sua particolare collocazione geografica lungo la riva sinistra del Tevere, dovette essere abitata e percorsa fin dall'epoca preromana. Maria Pia Muzzioli, docente di topografia antica, in uno studio del 1980 censisce nel territorio compreso fra Montopoli e Passo Corese decine di siti archeologici, dal paleolitico alle varie età romane.[3]

In località Grotte di Torri è stato rinvenuto un notevole reperto murario (probabilmente la cinta ciclopica di un oppidum), descritto per la prima volta da Pierluigi Galletti nel 1757, che ritenne erroneamente di avere qui rinvenuto la sede dell'antico insediamento di Gabio[4]; secondo altri, il manufatto rappresenterebbe piuttosto una propaggine dell'antica e non distante Cures Sabini. Su questo importante reperto si veda l'apposita voce Grotte di Torri.

In località San Vittore e Villa Caprola, presso il corso del Tevere, sono stati rinvenuti i ruderi di antiche ville romano-sabine. Alcuni resti rinvenuti fanno pensare all'esistenza di un tempio dedicato al dio fluviale Farfaro (Farfarus è, in Ovidio, il nome del fiume Farfa).

Dal Medioevo all'Ottocento

A guardia del ponte naturale di tufo, nell'Alto Medioevo fu edificato un castello, Castel Tribuco (o anche Tribico e Trivico), così detto per via delle tre porte di cui era dotato.[5] L'area occupata dal castello era chiusa da tre lati dal Farfa, che qui formava un'ansa. Il castello, ampiamente documentato nei documenti farfensi, fu senz'altro uno dei più potenti della Sabina, a lungo conteso fra l'abbazia di Farfa e i nobili Crescenzi, spesso teatro di lotte sanguinose; dal 16 febbraio al 2 aprile del 1111, in piena lotta per le investiture, papa Pasquale II con sei cardinali vi fu tenuto prigioniero dall'imperatore tedesco Enrico V di Franconia.

 
Il Ponte sfondato in una foto d'epoca; ne rimangono oggi due enormi tronconi caduti nel letto del Farfa

Papa Innocenzo II, in guerra con l'antipata Vittore IV, ne ordinerà il diroccamento nel 1138. Di tale maniero non resta più traccia se non qualche muro a blocchi di tufo, ancora visibile dalla strada, che si confonde col tufo circostante.[6]

Il castello nacque anche a difesa del gualdo di San Getulio. La comunità rurale che aveva abbandonato vaste aree della campagna sabina in seguito alle invasioni barbariche, si accentrò infatti intorno alla tomba ricavata in una grotta che raccoglieva le spoglie di San Getulio, protomartire sabino, che a Ponte Sfondato fu martirizzato (in fundo capriolis) sotto l'imperatore Adriano (117-138), e qui sepolto e venerato nei secoli successivi.[7] La successiva traslazione della salma all'interno del monastero farfense, avvenuta nell'867 per preservarla dalle incursioni saracene, causò lo spopolamento pressoché totale dell'area, che da quel momento in poi sarà dedicata alla sola pastorizia e abbandonata fino alla fine del XIX secolo.

I territori alla sinistra del fiume Farfa (la cosiddetta terra di Coltimoni o Turris, oggi distribuiti fra le frazioni di Ponticchio e Ponte Sfondato, in località Grotte di Torri) risultano acquisiti al territorio di Montopoli dal 15 gennaio 1489.

L'età contemporanea

File:BARONI DURANTI VALENTINI 2.JPG
Stemma della famiglia baronale dei Duranti Valentini

Dopo la Prima guerra mondiale alcuni agiati possidenti terrieri, di estrazione prettamente contadina, acquistarono e colonizzarono queste terre. Le tre grandi famiglie fondatrici di Ponte Sfondato agli albori del XX secolo sono le famiglie De Santis, D'Alessandri e Duranti.[8]

Durante la ritirata delle truppe tedesche nei primi giorni di giugno 1944, il ponte tufaceo fu minato nel tentativo di procurarne il crollo e rallentare l'avanzata degli Alleati, che comunque di qui passarono il 6 giugno 1944, due giorni dopo aver liberato Roma. Il ponte non crollò subito ma, gravemente danneggiato, finì per collassare in una notte del 1961[9]. Già nel 1960 era in avanzata fase di costruzione l'odierno ponte carrabile in cemento armato, che ha in parte variato il tracciato della via Ternana.

Nel 1973 venne costruita la prima chiesa del nuovo borgo dedicata all'Assunta, di cui ogni anno si celebra la ricorrenza con diversi giorni di festa a ridosso del 15 agosto. Culmine dei festeggiamenti sono i meravigliosi fuochi d'artificio, tra i più spettacolari di tutta la Sabina, che illuminano la mezzanotte del Ferragosto in una grandiosa esplosione di colori, raccogliendo ogni anno un cospicuo numero di spettatori che vengono proprio per assistere a tale spettacolo.

Origine del toponimo

 
Il Ponte Sfondato in un disegno di Ludovico Prosseda (1828)

La denominazione Ponte Sfondato è antica, e non deriva, come si potrebbe immaginare, dall'evento del crollo del ponte, sopra descritto. La troviamo già documentata, ad esempio, nel 1757 (il fiume Farfa «imbocca nel Tevere poco lungi da Ponte sfondato, meno di un miglio distante da Torri»)[10]; e cfr. anche la nota etimologica di Giuseppe Antonio Guattani (1827): «il tronco [della via Salaria] si divide in tre rami. Il settentrionale prossimo al Tevere [odierna via Ternana] traversa il Farfa sopra il ponte sfondato [...]. Si passa sopra un ponte detto sfondato per un foro che l’impeto della corrente si è aperto a traverso del monte tufaceo, lasciando il suo primiero letto. Passava anticamente circa 150 passi più innanzi, sotto ponte artificiale rimasto in secco».[11] Già nel secolo XVI, come attestato dalla cartografia dell'epoca, il torrente aveva rettificato il suo corso; la vecchia ansa è evidente nei rilievi aerofotografici del territorio. Analoga l’origine del toponimo Ponticchio, località situata poco prima: «alle miglia 24 s’incontra il fiume detto di Ponticchio; la cui capacità mal corrisponde alla tenuità del nome che porta».[12]

Va tuttavia segnalato che nella carta di Giubilio Mauro, incisa nel 1617, il luogo è denominato «Môte (=monte) sfondato», e con lo stesso nome figurerebbe nel 1743 sulla Tavola generale della Sabina di G.D. Campiglia. Sulla base di questa circostanza il Maxia, ritenendo inoltre che la locuzione Ponte sfondato sia, «per se stessa, priva di senso alcuno», ipotizza che la denominazione originaria sia stata «Monte sfondato» o «Ponte di Monte sfondato», poi divenuta «Ponte sfondato» o per abbreviazione, oppure per trasformazione della labiale m in p[13].

Tradizioni

Sentito, così come in tutta la Sabina, il culto di Sant'Antonio abate, di cui si festeggia la memoria il 17 gennaio con la rituale benedizione di animali addobbati e delle automobili, seguita dalla tradizionale distribuzione delle ciambelle all'anice.

Iconografia

La particolarità paesaggistica del sito costituì un'attrattiva per artisti romantici e viaggiatori: «si godono qui d'intorno bellissime vedute, per cui questo sito è bene spesso visitato da' pittori paesisti».[14]

Il ponte fu disegnato nel 1828 da Lodovico Prosseda (1780-1860), artista, pittore e incisore di Moricone, autore delle tavole pubblicate sull'opera citata del Guattani.

Un olio su tela di cm 150 × 200, che rappresenta il ponte sfondato con scena pastorale, è attualmente di proprietà di una galleria d'arte privata, con sede in Roma; l'opera, non firmata, è attribuita al paesaggista Andreas Marko (Vienna 1824, Firenze 1895), anche sulla base del fatto che un dipinto di identico soggetto a sua firma sarebbe stato di recente presentato in un'asta a Parigi.

Del territorio di Ponte Sfondato, oltre alle levate aerofotografiche disponibili sul Portale Cartografico Nazionale, esistono fotografie planimetriche effettuate per rilievi bellici dalla RAF nel 1943: due (più una terza del 1973) sono pubblicate alle pagine 120 e 121 del volume L'aerofotografia ecc., indicato in Bibliografia.

Note

  1. ^ La strada, fino almeno alla metà del secolo scorso, era anche denominata via Cantalupese, una delle varie vie consolari che, fino ad alcuni secoli fa, si fregiavano del nome di Salaria.
  2. ^ Che si trattasse di un ponte naturale, è tradizione storica e ipotesi scientificamente argomentata: cfr. C. Maxia, cit. in biliografia
  3. ^ M. Bulgarelli e A. Tagliacozzo, Il Paleolitico superiore di Ponte Sfondato in Montopoli di Sabina, in "Atti della XXIV Riunione Scientifica Il Paleolitico e il Mesolitico nel Lazio", 1982; Maria Pia Muzzioli, Cures Sabini, Firenze, Olschki, 1980
  4. ^ Pierluigi Galletti, Gabio antica città sabina scoperta ove è ora Torri ovvero Le Grotte di Torri, Roma, Ottavio Puccinelli, 1757 (on-line)
  5. ^ Tuttavia questa etimologia, riportata da alcune fonti, non persuade, perché non spiega le varianti, né lo slittamento semantico per cui buco significherebbe «porta». Sarebbe inoltre necessario conoscere la sede dell'accento (Tribùco o Trìbuco). Forse più convincente ipotizzare un originario Trivīcus, dal lat. vicus «strada; villaggio; tenuta, podere», variamente attestato nella toponomastica italiana (cfr. Trevico).
  6. ^ In anni recenti (ancora nel 2009), sono stati operati scavi archeologici presso le rovine del castello. Resti di costruzioni forse romane sono a sud del ponte, in luogo alto e dominante.
  7. ^ La memoria liturgica del santo ricorre il 10 giugno.
  8. ^ I Duranti, peraltro originari di Mompeo e non di Montopoli, vantano una verosimile discendenza nobiliare dai baroni Duranti Valentini, tramandata per tradizione orale dalla gente del posto, ma ancora non accertata documentalmente.
  9. ^ La notizia del minamento dei prospetti del ponte da parte dei tedeschi è raccolta già nel 1948 da Carmelo Maxia, che interpellò gli abitanti del posto; lo studioso sostenne l'affidabilità della notizia anche sulla base del confronto con le raffigurazioni antiche dell'arcata (cfr. C. Maxia cit., p. 637).
  10. ^ Galletti, Gabio cit., p. 21
  11. ^ Giuseppe Antonio Guattani, Monumenti Sabini (3 voll., Roma, Crispino Puccinelli, 1827, 1828 e 1832), vol. 1, pp. 50 e 76
  12. ^ Guattani, Monumenti cit., I, p. 76
  13. ^ Maxia cit., p. 633
  14. ^ Guattani, Monumenti cit., vol. 1, pp. 76-77; cfr. anche vol. 2, p. 349, rivolto al lettore: «védine [...] lo sbocco pittoresco, deliziati sull'ameno orizonte che qui si gode della Sabina, osserva e passa: seppure non vi trovi qualche paesista in bisellio a togliere qualche levata o calar di sole».

Bibliografia

  • Laura Bernardini, Ponte Sfondato: storia di un ponte naturale, in «Fidelis Amatrix», n. 34 (anno 7, aprile-maggio 2009), pp. 32-33
  • Maria Pia Muzzioli, Ponte Sfondato, in L'aerofotografia da materiale di guerra a bene culturale. Le fotografie aeree della RAF, Roma, Multigrafica Editrice, 1980, pp. 120-121; si tratta del catalogo della omonima mostra tenuta a Roma, 24 giugno - 10 luglio 1980, a cura della The British School at Rome. Library and Photographic Archive (Accademia Britannica di Archeologia, Storia e Belle Arti – Biblioteca e Archivio Fotografico,, via A. Gramsci 59-61 - Roma)
  • Carmelo Maxia, Un singolare fenomeno d'erosione nella Sabina occidentale: il ponte sfondato sul torrente Farfa, in «L'Universo», XXVIII, n. 6, novembre-dicembre 1948, pp. 633 e sgg. (Firenze, Istituto Geografico Militare); prima di lui, aveva trattato del Ponte Sfondato, in una nota a piè di pagina, il geofisico tedesco Friedrich Keller, Sull'intensità orizzontale del magnetismo terrestre nei pressi di Roma (Frammenti concernenti la geofisica nei pressi di Roma, Quaderno n. 4), Roma, 1896.