Battaglia di Stalingrado
Battaglia di Stalingrado | |||||||||||||||||||||
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Conflitto | Seconda guerra mondiale | ||||||||||||||||||||
Data | 19 settembre 1942 – 2 febbraio 1943 | ||||||||||||||||||||
Luogo | Stalingrado e dintorni | ||||||||||||||||||||
Risultato | Decisiva vittoria sovietica | ||||||||||||||||||||
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La Battaglia di Stalingrado è stata una delle battaglie fondamentali della seconda guerra mondiale. Si svolse sul fronte russo a Stalingrado (oggi Volgograd) tra il 1942 e il 2 febbraio 1943.
Nel settembre 1942 la sesta armata, al comando del generale tedesco Paulus, raggiunse il centro della città,incuneandosi profondamente nel fronte russo (tecnicamente si parla di saliente) ma, nonostante i prolungati sforzi, non riuscì ad eliminare i numerosi nuclei di resistenza che, agevolati dalla totale distruzione della città, diventarono in pratica l'esca principale della gigantesca trappola russa.
Infatti, mostrando doti organizzative di prim'ordine, i sovietici predisposero un piano (operazione Uranus) molto semplice nella sua articolazione ma complesso per le dimensioni richieste.
La complessità nasceva dall'esigenza di predisporre un'operazione prevedibile, nella più assoluta segretezza. Infatti, se un saliente non evolve in sfondamento, le buone regole della dottrina militare prevedono la rettifica del tratto di fronte interessato, prima che scattino le contromisure del nemico che attaccherà alla base e ai fianchi del saliente.
Ovviamente, per i sovietici si trattava di attaccare i due lati del saliente di Stalingrado, determinato, come detto, dal profondo incunearsi della sesta armata nel fronte russo, nel tentativo - non riuscito - di sfondare e raggiungere il Volga. La disperata resistenza russa, a parte gli aspetti propagandistici legati al nome della città, ebbe, quindi, due importanti conseguenze: in primo luogo, impedì appunto alla Wehrmacht di attestarsi sul Volga, interrompendo i collegamenti russi con i campi petroliferi ceceni. In secondo luogo, diede allo Stavka (Stato maggiore russo), il tempo necessario a portare in linea forze adeguate alla gigantesca manovra programmata.
Le divisioni corazzate affluite da oriente,(dove si era ridimensionata la minaccia nipponica verso l'URSS) erano in maggioranza siberiane, idonee a uno sforzo bellico prolungato in periodo invernale.
I concentramenti per gli attacchi avvennero a 160 km. a nord-ovest di Stalingrado sul Fronte del Don,(Rokossovskij e Zukov) e a 70 km. a sud (Vatutin e Romanenko).
Anche la scelta dei punti d'attacco mostra la cura con cui i sovietici scelsero le opzioni che offrivano le maggiori probabilità di ottenere risultati positivi: infatti, il tratto di fronte compreso fra i suddetti estremi era tenuto dalle forze rumene, collocate fra il contingente italiano (immediatamente a nord) e i reparti germanici a sud.
L'attacco scattò il 19 novembre 1942, sul fronte del Don (già sufficientemente gelato per sopportare il passaggio dei pesanti T-34) dopo una preparazione d'artiglieria con 3500 pezzi e, secondo tutte le testimonianze, risultò di estrema violenza.
Incidentalmente, il collasso dell'Armata rumena coinvolse le truppe italiane dislocate sul tratto di fronte adiacente che, ancorchè investito marginalmente era, a quel punto, letteralmente sospeso nel vuoto, non esistendo più una qualsiasi linea di difesa rumena.
Nel contempo, da sud-est muoveva la seconda branca della tenaglia a incontrare le colonne corazzate di Zukov che qui inizierà a costruire la sua fama di comandante abile e deciso.
Va sottolineato che questa offensiva si abbattè su reparti che già si erano attrezzati per il periodo di relativo rallentamento delle operazioni belliche.
In breve, l'accerchiamento della VI Armata germanica fu completato e rapidamente consolidato, rendendo vani i tentativi di Manstein di intervenire in soccorso dall'esterno.
Non va trascurata, naturalmente, la circostanza che favorì la perfetta riuscita del piano russo: Hitler, fermamente convinto che l'URSS non disponesse di ulteriori riserve da impiegare in operazioni di rilievo rifiutò qualsiasi suggerimento volto alla rettifica del saliente perchè avrebbe comportato l'abbandono di Stalingrado e, a trappola scattata, mantenne sino alla fine quella posizione priva di qualsiasi logica da un punto di vista puramente tecnico.
L'inevitabile conclusione per la VI Armata fu la resa, avvenuta il 2 febbraio 1943.
Da parte russa vi furono circa un milione di morti. Dei circa 100 mila soldati tedeschi caduti in prigionia ne sopravvissero solo 6 mila.
L'esito di questa battaglia determinò una svolta nelle vicende della Seconda Guerra Mondiale in quanto fu l'inizio delle sconfitte militari tedesche sul fronte russo che si concluderanno con la Battaglia di Berlino due anni dopo (1945).
Nel quadro bellico complessivo, poi, Stalingrado fu, con El Alamein e Midway il "giro di boa" della guerra che sino ad allora aveva visto prevalere le forze del Tripartito.
Le condizioni climatiche in cui si svolse e l'elevato numero di morti da entrambe le parti e la distruzione della città fecero sì che questa battaglia divenisse un simbolo degli orrori della guerra.