Mattei (famiglia)

famiglia nobiliare italiana

La famiglia Mattei appartenne al più antico nucleo del patriziato romano. Già apparentata con i Conti di Tuscolo e gli Stefaneschi, si ritiene che discenda dai Papareschi o de Papa (de Domo Paparescorum) nella zona di Trastevere, che estendevano le loro radici con un Johannes de Papa a prima del 1000. Vantano nella famiglia di origine i cardinali Cinzio, Pietro, Gregorio e Guido dei Guidoni Papareschi; e con il cognome Mattei ben otto cardinali, oltre al cardinale Gregorio che divenne papa Innocenzo II.

Stemma lapideo dei Mattei.
Palazzetto Mattei su Piazza in Piscinula in Trastevere.
Veduta di un lato del cortile del palazzo Mattei dei duchi di Giove.
Veduta del portico nel cortile di palazzo Mattei di Giove.
Villa Celimontana.
Asdrubale Mattei in un dipinto della scuola del Caravaggio.

Aveva per blasone uno scaccato di argento e di azzurro alla banda d'oro attraversante.

La famiglia Mattei possedeva ampie estensioni lungo la via Portuense suburbana e feudi nei dintorni di Cerveteri: ancora sul finire del sec. XVIII, secondo il Catasto annonario dell'Agro romano, erano in loro possesso la tenuta della Casetta per una estensione di 650 rubbia, pari a circa Ha 1.170, e quella di Ponte Galera di rubbia 284, pari a circa Ha 511[1].

Storia

I primi Mattei, forse derivati da un Matteo de' Papareschi, costruirono il loro palazzetto, ancora visibile con il loro stemma con lo scudo scaccato con la banda, prospiciente la piazza in Piscinula, nei pressi degli argini del Tevere in prossimità del ponte Cestio sull'isola Tiberina. Il luogo in passato era noto anche come Capocroce dei Mattei: inoltre nella vicina chiesa di San Benedetto in Piscinula è conservata la più antica sepoltura della famiglia. Il palazzetto aveva funzione di controllo, perché la Gens Mattheia detenne sin dal 1271 e fino alla sua estinzione, la delicata carica di Guardiano dei ponti e delle ripe in Sede Apostolica vacante, che imponeva, ogniqualvolta moriva un papa, di reclutare cento uomini dai loro possedimenti, vestirli di uniforme rossa (da qui i soldati rossi) e armarli al fine di custodire la Porta Portese, che dava accesso diretto sul lato del Vaticano, e il porto fluviale (ripa) di Ripa Grande, oltre a tenere sotto controllo il transito su tutti i ponti di Roma anche esigendone un pedaggio.

Tra i secoli XIV e XV rami della famiglia con Giacomo di Matteo e Ludovico[2] suo figlio, grazie a un'intensa attività mercantile e creditizia, si trasferirono nel rione Sant'Angelo su un ampio comprensorio che prese il nome di Insula Mattheorum, compreso dalla piazza loro omonima con la famosa fontana delle Tartarughe, Via Paganica (dal nome di un loro feudo il cui palazzo, detto del ramo di Trastevere, iniziato da Ludovico, nipote del precedente, è attribuito a Nanni di Baccio Bigio, fu passato per eredità ai Canonici Mattei e ceduto nel 1927 a Giovanni Treccani, che ne fece la sede della Enciclopedia Italiana), via delle Botteghe Oscure, via Michelangelo Caetani (già via dei Funari e poi di S. Caterina de' Funari) e via dei Funari (già via del Melangolo): tutti gli immobili compresi in queste vie appartenevano ai vari rami del casato. L'attività edilizia della famiglia è altresì testimoniata dalla costruzione del palazzo costruito sul finire del sec. XVI su una preesistente vigna di loro proprietà, all'angolo delle Quattro Fontane, dopo che Sisto V fece passare di lì l'attuale via omonima all'incrocio con via del Quirinale, ora noto come Palazzo Del Drago.

Noti per le violente lotte intestine alla famiglia e da sempre aderenti al Papato, raggiunsero la massima potenza e ricchezza agli inizi del secolo XVI, dimostrate anche dall'elevato numero dei componenti della famiglia nel Censo della Città di Roma, fatto poco prima del Sacco dei Lanzichenecchi del 1527[3]. Esponente di spicco della famiglia in questo periodo era il noto collezionista d'arte Ciriaco Mattei, che fece costruire la villa omonima poi villa Celimontana. La famiglia aveva cappelle gentilizie nelle chiese di S. Maria in Aracoeli, di S. Maria della Consolazione e di S. Francesco a Ripa.

Altri rami dei Mattei, secondo quanto descritto dall'Armellini alla parrocchia di S. Angelo in Pescheria, e dal Censo della città di Roma del 1527, dovevano risiedere anche nella scomparsa Piazza Montanara nel Rione Campitelli, sita non lungi dalla piazza omonima nei pressi del Teatro Marcello e del Monastero di Tor de' Specchi.

Tra i feudi che gli appartennero, oltre alla citata Paganica, acquistata con Tempera e Onda dai De Torres al principio del Seicento, su cui successivamente conseguirono il titolo ducale, ebbero Rocca Sinibalda acquistata nel 1600 da Giuliano Cesarini dai fratelli Ciriaco e Asdrubale, e Giove acquistato dagli stessi da Mario Farnese del ramo di Latera nel 1597 per 65mila scudi. I duchi di Giove abitarono il Palazzo Mattei omonimo, eretto su disegno di Carlo Maderno all'angolo tra via dei Funari e via Caetani; nel sec XIX vi abitò Giacomo Leopardi come nipote della principessa Antici Mattei, mentre gli edifici più antichi sono quelli prospicienti la piazza omonima.

La famiglia ebbe notevoli tracolli immobiliari nei vari rami negli ultimi anni. Nella Roma dell'Ottocento, quando molti patrimoni passarono di mano per la dedizione al gioco di non pochi nobili, era noto l'adagio: «un quattro un cinque un sei perdé il palazzo il Duca Mattei...». Si estinse nel 1801 nell'ultimo ramo, quello dei duchi di Giove nella casa dei marchesi Antici.

Note

  1. ^ Per gran parte dei secc. XVI e XVII possedettero le tenute di Vaccarese, Villa San Giorgio e Cortecchia che cedettero alla famiglia Pallavicini
  2. ^ Dizionario Biografico degli Italiani, v. alla voce.
  3. ^ v. Descriptio Urbis, The roman census of 1517, al rione S. Angelo, alla famiglia di Ciriaco Mattei erano attribuite 199 bocche e a quella dello zio Pietro Antonio Mattei 200; per fare un confronto alla famiglia del ricchissimo Minico de Maximis nel rione Parione erano attribuite 160 bocche, e a quella del cardinale Farnese nel rione Regola 300.

Voci correlate

Collegamenti esterni

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