Gianfranco Funari

opinionista e conduttore televisivo italiano (1932-2008)
«Sono un pentito del centrodestra e un deluso dal centrosinistra.»

Gianfranco Funari (Roma, 21 marzo 1932Milano, 12 luglio 2008) è stato un opinionista, conduttore televisivo e cabarettista italiano, autodefinitosi il giornalaio più famoso d'Italia. Si rese celebre con uno stile comunicativo particolare, intenso, caratterizzato da un linguaggio molto diretto, caustico e spesso volgare. Trattava temi politici e di attualità riuscendo a creare spesso polemiche e rappresentando il bersaglio di critiche e di attacchi da più parti.

Gianfranco Funari
Gianfranco Funari in una foto degli anni settanta
NazionalitàItalia (bandiera) Italia
GenereCabaret e conduzione televisiva
Periodo di attività musicale1969 – 2008
EtichettaKing Universal, Ciao Records
[www.gianfrancofunari.com Sito ufficiale]

Biografia

Nacque in una famiglia un tempo benestante essendo stato suo bisnonno il cocchiere ufficiale di papa Pio IX[1]; la sua azienda con i cavalli e le carrozze andò però distrutta a causa di un'esondazione del fiume Tevere e la famiglia Funari divenne perciò poverissima. Il padre era un tipografo romano di idee socialiste e la madre Laura una casalinga. Come primo impiego lavorò presso la Manetti & Roberts, in seguito presso una ditta di acque minerali in qualità di rappresentante e successivamente, grazie ad un incontro fortuito con un ispettore esperto di gioco d'azzardo, si appassionò al mondo dei casinò e decise di lavorare come croupier prima a Saint-Vincent (dove prestava servizio anche suo fratello maggiore come comandante della tenenza dei Carabinieri di Aosta) e poi per undici anni a Macao, diventando il direttore di una casa da gioco.

Gli inizi come cabarettista

Dopo alcune esibizioni amatoriali come cabarettista in vari locali romani come Il Giardino dei Supplizi e il Sette per Otto, nel 1967 fu notato da Oreste Lionello, che gli propose di entrare nei suoi spettacoli, e dall'entourage di Mina, che lo fece approdare al Derby di Milano, dove debuttò il 30 aprile 1969 interpretando dei monologhi di satira di costume.

Il 1970 fu l'anno del debutto televisivo con la partecipazione al programma La domenica è un'altra cosa condotto da Raffaele Pisu, cui fece seguito il programma di Castellano e Pipolo Foto di gruppo (1974), condotto dallo stesso Pisu. Per la seconda rete, nel 1975, conduce, insieme a Minnie Minoprio e il Quartetto Cetra, la trasmissione "Più che altro un varietà". Nel 1976 condusse insieme a Claudio Lippi il programma televisivo Per una sera d'estate.

Del 1973 è l'incisione discografica di un singolo con due canzoni: Io faccio niente e A 80 anni è vietato morire il 14 agosto e dell'LP Ma io non canto... faccio finta! per la King Universal.

Nel 1978 scrisse un romanzo, Famiglia svendesi, e l'anno seguente recitò nel film di Domenico Paolella Belli e brutti ridono tutti.

Conduttore TV: i talk show di attualità

«[In televisione] per essere eccezionali bisogna mascherarsi da normali, abbassarsi al gradino più basso, corteggiare senza pudore le casalinghe[2]

Come conduttore di programmi di attualità debuttò sul piccolo schermo a Telemontecarlo nel 1980, con la trasmissione Torti in faccia (che qualche anno più tardi proporrà a Bruno Voglino, dirigente RAI, senza riceverne un riscontro positivo), con una formula innovativa che proponeva contenziosi verbali fra categorie di semplici cittadini, formula che ripropose con successo nella seconda serata del venerdì di Rai 2, chiamato da Giovanni Minoli a condurre Aboccaperta , che andrà in onda dal 1984 al 1987. Nella prima parte del 1985 conduce anche il programma domenicale Jolly goal.

Nel 1987 Funari sposò in seconde nozze Rossana Seghezzi, ballerina della Scala (da cui si separerà nel 1997) e iniziò a condurre su Rai 2 la trasmissione Mezzogiorno è, che andrà avanti per tre stagioni nella fascia meridiana, fino a quando, a causa dell'invito fatto a La Malfa e non gradito dai vertici dell'azienda, fu allontanato; riprese ad arringare il pubblico mettendo i politici alla gogna, sulla stessa falsariga e secondo il suo stile ormai delineato, con Mezzogiorno italiano su Italia 1 (1991-1992). In precedenza per la RAI aveva anche condotto anche Improvvisando assieme a Ramona Dell'Abate e a Giorgio Mastrota, programma andato in onda nell'estate e all'inizio dell'autunno 89.

In quegli anni inventò un nuovo modo di fare pubblicità, "sposando" letteralmente il prodotto (mortadella, pigiami), che Funari portava in trasmissione all'interno dei programmi.[3] Ciò fu poi vietato dalle più stringenti normative sugli spot entrate in vigore nel 1995. Ma indubbiamente Funari fu « il maestro incontrastato nell'esercizio dell'evocazione del desiderio mangereccio attraverso un'immagine elettronica. Nessuno come lui riuscì ad imporre l'acquisto immediato di cibo con un solo schiocco di lingua ».[4]

Fu testimonial dal 1988 al 1990 per la carne in gelatina Manzotin, e dal 1992 al 1995 per il quotidiano nazionale L'Indipendente (da lui anche diretto, con scarsa fortuna, nel 1994), oltre ad essere stato sempre nei primissimi anni '90 testimonial dell'Innocenti.

Nel periodo di Mani Pulite, la critica politica dei programmi di Funari si fece molto più serrata, attaccando ancora di più i partiti coinvolti negli scandali. Successivamente su questi temi intervistò ad Hammamet Bettino Craxi, condannato in contumacia.

L'allontanamento dalle TV nazionali

A causa di alcuni dissapori con Berlusconi (spinto da Bettino Craxi a censurare il conduttore)[5], Funari fu costretto a lasciare anche la Fininvest, presso cui sarebbe tornato, dopo una stagione di distacco, con le strisce giornaliere Funari news e Punto di svolta (1993-1995) e il programma del sabato sera L'originale su Retequattro (1994-1995).

Dopo la breve parentesi alla direzione del quotidiano L'Indipendente tornò alla televisione con il suo debutto su Odeon Tv e Cinquestelle tv, per cui condusse Funari live e L'edicola di Funari. Fu il primo esperimento in Italia di una diffusione satellitare in diretta su circuiti televisivi minori. Nella stagione 1995-1996 tornò in Rai con Napoli capitale, un talk-show politico diretto da Anna La Rosa che ebbe vita breve.

Di nuovo senza contratto, Funari riprovò, andando in onda in tutta Italia tramite un circuito di piccole emittenti locali, con Zona Franca, un esperimento già tentato qualche anno prima durante il momentaneo distacco dalle reti Fininvest. Ad Antenna 3 Lombardia conobbe Morena Zapparoli, che sarebbe diventata sua terza moglie il 24 aprile 2004.[6]

Nel 1997 decise di candidarsi a sindaco di Milano con una sua "Lista Funari", ma all'ultimo momento rinunciò al progetto, nonostante il buon riscontro ottenuto nei sondaggi.

Subì un delicato intervento al cuore che minò la sua salute ma non la sua verve polemica, e celebre rimane il suo attacco alla sanità pubblica gestita dal ministro Rosy Bindi durante la prima serata di Rai Uno nella trasmissione di Fabrizio Frizzi Per tutta la vita.

Dal 2000 al 2007

Nel 2000 fu ospite fisso di Antonella Clerici e Maria Teresa Ruta in A tu per tu di Mediaset, tornato alla sua fascia oraria prediletta, quella delle "casalinghe". La trasmissione durò solo una stagione e Funari tornò sui circuiti minori come quello di Odeon e Cinquestelle, dove realizzò diverse trasmissioni, tra cui Extra Omnes e Virus, con buoni ascolti. Mandò in onda, tra l'altro, nel 2006, un'intervista esclusiva di Morena Zapparoli a Piergiorgio Welby, la cui battaglia per l'eutanasia fu appoggiata dal conduttore, che partecipò successivamente anche ad eventi per ricordarlo.[7]

Negli anni del nuovo millennio, Funari intervenne più volte a dibattiti sulla storia della televisione, della quale è considerato una vera e propria leggenda.

Nel 2005 fu spesso ospite a Markette e Matrix. In quest'ultimo programma, condotto da Enrico Mentana, avviò una polemica con Michele Santoro per la sua partecipazione a Rockpolitik. Considerandosi anch'esso un epurato, non accettò il vittimismo del giornalista. Ma si lanciò anche in memorabili battute: «Nei cinque anni di governo, Berlusconi ha pensato ai cazzi propri e a quelli degli italiani. I suoi je so riusciti, i nostri un po' meno!», ed ancora «Nella mia carriera televisiva mi son fatto due scopate, Rai e Mediaset, per il resto tutte pippe». Nella trasmissione di LA7 invece, entrò in polemica con l'avvocato Carlo Taormina, all'epoca difensore di Annamaria Franzoni: «Son contento di non aver fatto il giudice, perché se mi fossi trovato di fronte l'avvocato Taormina, avrei dato al suo assistito l'ergastolo, anche se questo fosse stato innocente». Taormina si sentì offeso e Piero Chiambretti organizzò una puntata riparatrice, che si concluse con la pace tra i due.

Nell'estate del 2005 registrò per Italia 1 un programma chiamato La commedia divina, con la partecipazione di Anna Falchi. La trasmissione non andò mai in onda, ma alcuni spezzoni sono stati mostrati durante lo speciale di Studio Aperto andato in onda il giorno della sua scomparsa.

Nel dicembre dello stesso anno fece ancora parlare di sé con il suo appello lanciato durante l'intervista-verità di Paolo Bonolis, nel corso di una puntata del talk-show Il senso della vita: «Ho fatto cinque by pass, tutt'e due le coronarie e tra poco tocca all'arteria femorale. Io ormai la vita me la so' giocata, ma voi ragazzi, vi prego, non fumate. Non fumate!»[8].

Sempre nel corso di quella puntata disse commosso queste parole rivolto a sua moglie: «Mi auguro di poter morire con tanta serenità, da poter sottrarre a mia moglie con un sorriso il dolore che le darò quando morirò.»

Nel 2007 Funari pubblicò un calendario curato da Marco Falorni, "marzo 2007 - febbraio 2008, anno secondo GF", in cui mese per mese ripercorreva con Marco Travaglio e Giancarlo Caselli gli scandali che hanno colpito l'Italia in questi ultimi anni.

Funari apparve anche come attore in film per il cinema (Simpatici e antipatici di Christian De Sica nel 1998, Nessun messaggio in segreteria, di Paolo Genovese e Luca Miniero nel 2005), in fiction televisive (Lo sbirro di Pasquale Squitieri) e in opere teatrali (Candido soap opera musical, diretto da Andrea Liberovici e liberamente tratto dal Candido di Voltaire[9]). Recitò infine nei cortometraggi Re Lear - otto Flashback e 500 mila leoni, entrambi diretti da Andrea Liberovici su testo di Aldo Nove. Nel secondo, di cui era unico protagonista, venivano raccontati gli ultimi momenti di vita di Johnny Weissmuller, l'attore che negli anni trenta aveva interpretato Tarzan e che morì il 20 gennaio 1984 di edema polmonare nella sua casa di Acapulco, con accanto Maria Bauman, sua moglie dal 1963. Questo cortometraggio fu premiato al festival di Locarno.[10]

Breve ritorno in Rai

Funari tornò in video su circuiti nazionali nell'aprile del 2007, il sabato sera in prima serata su Rai Uno, con la trasmissione Apocalypse Show, uno spettacolo che univa lo show alla denuncia sociale, ideato da Diego Cugia ed incentrato su un'ipotetica, prossima apocalisse ecologica. I co-conduttori erano la showgirl spagnola Esther Ortega, Fabio De Luigi, imitatore e showman reso celebre dalla Gialappa's Band, invece la valletta era Oksana Andersson.

La trasmissione era stata lanciata da un promo che, citando una famosa scena del film di Federico Fellini Amarcord, vedeva il conduttore arrampicato su un albero gridare in dialetto romanesco:

«VOJO RAIUUUUUUUNOOOOOOOOOO»

Gli ascolti bassi della prima puntata segnarono già una brusca battuta d'arresto all'entusiasmo per il ritorno di Funari su una rete RAI. La settimana seguente la trasmissione ottenne il più basso tasso d'ascolti registrato da Rai Uno in prima serata e l'autore Diego Cugia e i presentatori Fabio De Luigi ed Esther Ortega abbandonarono il programma, che cambiò nome in "Vietato Funari". La terza puntata registrò un ulteriore calo di share, ma nonostante ciò il direttore della rete Fabrizio Del Noce decise comunque di non chiudere lo show e di farlo giungere fino alla quinta e ultima puntata.

A fine 2007 Gianfranco Funari condusse su Odeon TV i suoi due ultimi programmi, "La storia siamo io" e "Funari Late show".

La malattia e la morte

All'inizio del 2008, Funari viene ricoverato all'ospedale San Raffaele di Milano dove, dopo essere andato in coma diabetico e per 2 volte in coma farmacologico, a causa dell'insorgere di gravissime complicazioni polmonari si è spento all'alba del 12 luglio all'età di 76 anni.

Le esequie si sono celebrate nella chiesa di San Marco di Milano. La bara è stata ricoperta da fiori di girasole e come chiesto da Funari, all'interno della sua bara sono stati posti tre pacchetti di sigarette, un accendino, alcune fiches, e un telecomando per la televisione.[11]

La salma è stata tumulata nel Cimitero Monumentale di Milano.

Discografia

45 giri

LP

Filmografia

Libri

Note

  1. ^ La Rai? Datela a me farà soldi a palate, quotidiano la Repubblica del 17/06/1994, p.11
  2. ^ Tratto da Aldo Grasso, Il bel paese della TV - Viaggio nell'Italia delle emittenti locali - In abbinamento a Il Corriere della Sera, 2004
  3. ^ Pippo Baudo, intervista a SkyTG24 del 12 luglio 2008
  4. ^ Gianluca Nicoletti, Ectoplasmi. Tipi umani nell'universo TV, Bologna, Baskerville, 1994, p. 49.
  5. ^ «Potevo essere sindaco: mi ritirai perché amavo la moglie di un ministro» - Corriere della Sera
  6. ^ http://www.gianfrancofunari.com/morena.htm
  7. ^ Roma Città - La metropoli in diretta
  8. ^ L'intervista clou a Bonolis: ´Sto morendo, spero con serenit‡ª - Corriere della Sera
  9. ^ http://www.direonline.it/portal/page/categoryItem?contentId=87593
  10. ^ Funari attore drammatico
  11. ^ Girasoli e Dylan per l’addio a Funari Corriere della Sera 14/07/2008

Bibliografia

Altri progetti

Collegamenti esterni