Area ex Pirelli L'area ex Pirelli è una zona facente parte della dismessa fabbrica Pirelli, a Livorno.

Storia

All'inizio del Novecento, le aree poste lungo il viale degli Acquedotti (ora viale Carducci) furono interessate da una crescente attività edilizia: l'apertura dello stabilimento termale Acque della Salute (1904), la realizzazione della nuova stazione ferroviaria (1910) e la costruzione del vicino quartiere di case popolari (1911). In questo contesto, nel 1906, un ampio lotto di terreno situato a margine del Parterre del Cisternone fu occupato dal complesso industriale SICE (Società Italiana Conduttori Elettrici).

Nel 1955 la fabbrica fu acquisita dalla Pirelli e nel 1962 contava circa 500 addetti. L'attività proseguì fino agli anni ottanta, quando il complesso fu chiuso. Nel 1983 il complesso fu acquisito nel patrimonio comunale; l'anno seguente, fu completata la demolizione dei fabbricati industriali prossimi al Parterre, mentre alcuni edifici, ritenuti un importante esempio di archeologia industriale, furono risparmiati. Nell'area interessata dalle demolizioni fu quindi costruita un'arena pavimentata, che nel 1995 divenne parte integrante del nuovo parco Pertini.

Tuttavia, ad oggi, gran parte del complesso, ad eccezione della palazzina prospicente il viale Carducci, risulta in completo stato di abbandono.

Descrizione

Note

Bibliografia

Voci correlate

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Cupola della cattedrale di San Paolo

La cupola della cattedrale di San Paolo costituisce la copertura della crociera della cattedrale di San Paolo a Londra.

Storia

Il Grande incendio di Londra, che divampò il 2 settembre 1666, in pochi giorni causò la distruzione di gran parte della città ed ebbe due conseguenze immediate: mise fine alla peste che aveva imperversato a Londra e rese necessaria la riedificazione di case, palazzi e soprattutto delle numerose chiese che avevano costituito il punto di riferimento della vita spirituale e sociale della città.[1] In un breve arco di tempo Christopher Wren elaborò un piano urbanistico per la nuova Londra; il piano non fu adottato, in quanto non teneva sufficientemente conto delle diverse proprietà del suolo,[2] ma consentì comunque all'architetto di essere il principale protagonista della ricostruzione. La sua successiva nomina ad "Ispettore generale delle fabbriche reali" lo portò ad occuparsi della ricostruzione di molte chiese cittadine; tra queste, le sue attenzioni si concentrarono in particolar modo sulla cattedrale di San Paolo.

Già alcuni mesi prima dell'incendio, era stato chiesto a Wren un progetto per il rinnovo dell'antica cattedrale medievale. In tale circostanza egli aveva proposto la sostituzione della torre centrale, che si ergeva all'intersezione del corpo longitudinale con il transetto, con una cupola sormontata da una svettante guglia. Wren aveva immaginato una cupola a doppia calotta, una esterna in legno ed una interna in muratura, in qualche modo influenzata dalla cupola della chiesa della Sorbona di Parigi, costruita solo alcuni decenni prima da Jacques Lemercier; un modello che poteva comunque essere ricondotto indietro nel tempo fino alle cupole della basilica di San Marco di Venezia.[3] L'incendio del 1666 vanificò ogni progetto e rese necessaria la ricostruzione integrale della cattedrale.

Già nei primi disegni, riportati in due piante della città realizzate subito dopo la fine dell'incendio, Wren ipotizzò la realizzazione di una struttura simile al Pantheon di Roma, con un corpo longitudinale unito ad una rotonda sormontata da una cupola. Malgrado gli studiosi abbiano attribuito scarsa importanza a questi primi disegni, essi dimostrano che però già la decisione di Wren di costruire un edificio coperto da una cupola.[4]

A partire dal 1670 Wren si dedicò intensamente al progetto della nuova cattedrale. Ricercando una sintesi tra l'austerità calvinista e lo spendore della Roma barocca,[2] l'architetto ideò una struttura centralizzata memore del Michelangelo della basilica di San Pietro in Vaticano. L'opposizione del clero costrinse Wren a rafforzare l'asse longitudinale della composizione, nell'intento di ricondurre la pianta ad un impianto basilicale a croce latina. A questo proposito, nel 1673 allestì anche un grande modello ligneo della cattedrale (il cosiddetto Great Model), con la grande cupola in stretto rapporto con quella di San Pietro a Roma.

Malgrado questo sforzo, anche questo progetto fu rifiutato e nel 1674 Wren presentò una nuova versione, completamente diversa dalle precedenti proposte: il Warrant Design. Si trattava di un progetto per un edificio a pianta longitudinale, con un'insolita cupola sormontata da un'altissima guglia a ben vedere anticipatrice di certe soluzioni formali realizzate da Alessandro Antonelli due secoli più tardi.[5]

Il progetto fu approvato da Carlo II d'Inghilterra nel 1675, il quale consentì pertanto l'inizio dei lavori di costruzione, riconoscendo a Wren il diritto di apportare alcuni cambiamenti in corso d'opera.[6] Ciò offrì all'architetto il pretesto per inserire molti elementi dei suoi progetti precedenti; anche la cupola fu notevolmente modificata.

Tuttavia l'aspetto definito della cupola fu oggetto di numerosi studi e ripensamenti. Al 1694 risalgono alcuni schizzi preparatori, mentre i disegni eseguiti 1703 sotto la sua direzione sono ancora diversi dal progetto finale. Tale incertezza potrebbe essere legata alle notizie relative ai gravi problemi strutturali che andava manifestando la cupola di San Pietro.[7] Del resto, verso la fine del XVII secolo Wren aveva già costruito i massicci pilastri centrali della cattedrale, ma questi, tra il 1691 ed il 1696, avevano mostrato cedimenti e segni di assestamento a causa della loro mole. Al fine di limitare l'entità delle grandi spinte in gioco, l'architetto mise appunto una cupola tripla straordinariamente leggera: la calotta più esterna fu realizzata in legno e rivestita in lamine di piombo; la calotta intermedia, invisibile agli occhi dell'osservatore, fu pensata come un sottile cono di mattoni, avvolto da una catena, avente il compito di sostenere la struttura esterna e la lanterna; una terza calotta, anch'essa in mattoni, andò a costituire il soffitto emisferico a chiusura dell'ingegnosa composizione.

Note

  1. ^ H. Dorn, R. Mark, L'architettura di Christopher Wren, in "Le Scienze", volume 27, n. 157, 1981, p. 108.
  2. ^ a b C. Norberg-Schulz, Architettura barocca, Martellago 1998, p. 192.
  3. ^ H. Dorn, R. Mark, L'architettura di Christopher Wren, cit., p. 109.
  4. ^ H. Dorn, R. Mark, L'architettura di Christopher Wren, cit., p. 110.
  5. ^ L. Re, The work of Alessandro Antonelli and Crescentino Caselli between the Architecture of the Raison and the architecture raisonnée, in "Proceedings of the first international Congress on Construction History", Madrid 2003, pp. 1709-1720.
  6. ^ H. Dorn, R. Mark, L'architettura di Christopher Wren, cit., p. 111.
  7. ^ H. Dorn, R. Mark, L'architettura di Christopher Wren, cit., p. 116.