Castello Grifeo (Partanna)

castello nel comune italiano di Partanna (TP)

Il castello Grifeo è un edificio medievale collocato sulle pendici di una collina su cui si è poi sviluppato il paese di Partanna. È uno dei castelli della Sicilia occidentale meglio conservati [1] e, dopo i restauri del 2003 e 2007, è usato come sede di eventi culturali. [2]

La sua struttura risale al XIV secolo e venne commissionato dalla famiglia Grifeo da cui prese il nome e alla quale appartenne fino al 1890.

Storia e origini

Non ci sono dati certi sull’edificazione del castello, a causa della scarsa documentazione, ma una preesistente torre di guardia normanna può essere stata il primo nucleo.[3]

La costruzione fu voluta dal barone Giovanni IV Graffeo “signore del castello di Partanna al quale verosimilmente è attribuibile la costruzione”: [4] questo è certificato in un documento del 1355 che cita un “castrum Partannae cum habitatione", cioè il castello di Partanna con il suo centro abitato; nei documenti precedenti Partanna era definita solo come casale [5].

Il castello Grifeo, grazie alla sua posizione, dominava sul versante del fiume Belice e sull’abitato medioevale circondato da mura; la maestosità della sua struttura architettonica esprimeva simbolicamente la sottomissione dell’abitato all’autorità feudataria e religiosa. L’originario impianto del castello, che in epoca medievale si trovava in posizione dominante rispetto alle costruzioni, oggi, in seguito all’ampliamento urbano, domina soltanto sui piccoli quartieri posti sulla parte sud-occidentale della collina del Cozzo Rizzo [6].

Nel 1374 il castello di Partanna accolse il re Federico III ospitato dal barone Benvenuto Graffeo, figlio del barone Giovanni IV Graffeo. [7]

Nel 1700, quando da castello feudale divenne residenza baronale, l'edificio subì trasformazioni soprattutto all’interno, pur conservando elementi architettonici di tipo difensivo, quali torri e merlature, la cui funzione era ormai solamente decorativa. Anche le sale subirono trasformazioni e furono arricchite con affreschi dei quali soltanto uno è ancora oggi visibile.

Nel 1890 il castello fu venduto dalla famiglia Grifeo al barone Adragna di Trapani che risistemò, intorno al 1898, la parte antistante al castello e creò un belvedere che prese il suo nome.

Dal 1991 il castello è sotto la custodia della soprintendenza dei Beni Culturali ed Ambientali di Trapani che ha reso i locali idonei ad ospitare il museo civico della preistoria. [8]

Il castello e i Grifeo

Il castello Grifeo di Partanna identifica la sua storia con la baronia della famiglia Graffeo o Grifeo (quest’ultima grafia fu utilizzata a partire dal XVI secolo) [9] e con il barone Giovanni IV Graffeo.

Fino alla metà del XIII secolo i Grifeo ricoprivano spesso la carica di strategoto di Messina ed erano sporadicamente presenti nel territorio partannese: al tempo esisteva solo un casale. Durante la dominazione aragonese i Grifeo si stabilirono nel territorio partannese accrescendo il loro prestigio soltanto dopo la costruzione del castello. Solo nel XV secolo i Grifeo si stabilirono definitivamente nel castello.

Al 1468 si fa risalire, invece, la realizzazione dello stemma adottato dalla famiglia Grifeo e ancora oggi collocato nella parte alta del portone centrale del cortile. La sua realizzazione fu commissionata dal barone Onofrio e realizzato dalla bottega di Francesco Laurana.[10]

Nel 1658 il barone Domenico Grifeo iniziò i lavori di trasformazione del castello rendendolo una “piccola reggia[11], infatti ampliò e divise il giardino in quattro parti: grazie ai lavori di sistemazione e di demolizione delle case intorno, dal giardino si poteva così godere di un’ampia veduta fino al mare. Il giardino fu sistemato con viali, scale, aiuole, arricchito con vegetazione ornamentale e alberi da frutto e venne anche adornato con 12 statue che rappresentavano le stagioni, i pianeti e il tempo. Queste statue furono realizzate dallo scultore Carlo D’Aprile che realizzò anche il bugnato del nuovo ingresso a nord-est del castello, aperto dal barone per assecondare lo sviluppo urbanistico del paese lungo l’attuale Corso Vittorio Emanuele II.

Stemma

Lo stemma del castello Grifeo raffigura il grifo (animale fantastico) con gli artigli della zampa destra rampanti sulla lista e le sbarre dello scudo. [12] Questo stemma fu adottato dagli antichi baroni di Partanna, arrivati al seguito di Ruggero il Normanno, che solo dopo una leggendaria impresa, assunsero il cognome Grifeo e il grifo come loro stemma.

Secondo una leggenda popolare, infatti, il figlio del principe saraceno Anna, "signore di Partanna", riuscì nell'impresa e uccise il grifo che a quel tempo terrorizzava il territorio partannese. [13]

Struttura esterna

Il castello Grifeo ha una planimetria articolata su quattro lati, disposti attorno ad un cortile interno che presenta una pianta rettangolare. L’edificio è nel complesso una costruzione caratterizzata da torri e merlature: alcuni merli sono di tipo “guelfo”, cioè a forma di parallelepipedo e le sue mura sono spesse, realizzate con pietre tenute insieme da malta pozzolanica (tufo di colore grigiastro).

Il castello presenta:

  • a sud-ovest il prospetto principale con due ali simmetriche avanzate a forma di torre e collegate da una cortina. Al centro di questo prospetto si apre un portale strombato sul quale si trova una piccola torre difensiva (bertesca) con una feritoia che consentiva l’introduzione di un arco.

Ai lati del portale ci sono quattro finestre architravate, due per lato, incorniciate da pietre squadrate; merli guelfi completano la simmetria del prospetto.

Al primo livello sono presenti cinque aperture a forma di arco acuto; il livello è completato da merli guelfi. Il secondo livello presenta al centro una specie di torretta rialzata con coronamento merlato;

  • a nord-ovest una bertesca con caditoia e nell’angolo una piccola torre con basamento a scarpa. Questo lato era originariamente l’ingresso principale del castello.
  • a nord-est un portale a bugne con disposizione a raggiera, in stile tardo- manieristico, completato nella parte superiore da merli rettangolari. La costruzione del portale fu voluta nel 1658 dal principe Domenico Grifeo per assecondare lo sviluppo urbanistico verso nord e, oggi, è l’ingresso principale del castello.
  • orientato a sud-est, il quarto lato del castello che si affaccia su un giardino a terrazze; questo lato è visibile solo da una via secondaria che lo delimita.[14]

Struttura interna

Il castello si sviluppa su un piano terra e un seminterrato.

Dal portale del lato nord-est si accede al cortile interno a pianta rettangolare che consente, poi, di accedere ai vari ambienti; una scala coperta collega, invece, il cortile con il giardino collocato a un livello inferiore. Un altro ingresso, su cui è collocato lo stemma della famiglia Adragna, introduce nei locali baronali e un terzo ingresso (centrale), invece, sormontato dallo stemma Grifeo, dà accesso al salone più importante dell'edificio. [15]

Questo salone, che un tempo era usato come sala banchetti, è caratterizzato:

Il salone, detto anche “sala delle armi”, [16] conserva un affresco del 1777[17] che raffigura 3 cavalieri cristiani durante la battaglia di Mazara. In primo piano è affrescato il re Ruggero II mentre sta per uccidere l’arabo Mokarta e, al suo seguito, uno dei due cavalieri è identificabile con Benvenuto II Grifeo barone di Partanna. Il mare e un castello, quello Grifeo, fanno da sfondo all’affresco.

Nel salone delle armi è stata allestita una pinacoteca costituita da pale d’altare provenienti da alcune chiese distrutte; tra queste un polittico della Madonna del Rosario del 1585 ad opera del fiammingo Simon de Wobreck. In questa pala il volto dei Santi e della Madonna raffigurati sono stati rovinati e volutamente non ripristinati da un successivo restauro.

Altri ambienti comunicano con la “sala delle armi” e su un lato del salone vi è una piccola porta che conduce ad una stanza di clausura detta “cella della monaca”, luogo in cui forse viveva rinchiusa una religiosa della famiglia Grifeo.[18]

Le altre sale del castello non conservano più gli arredi di un tempo e sono adibite a museo archeologico della preistoria nel quale sono esposti reperti dell’età neolitica e dell’età del bronzo provenienti dalla Contrada Stretto, zona archeologica del territorio partannese. La collezione esposta consiste in vasellame, zanne di elefanti, scheletri umani, asce e bicchieri campaniformi.

Accanto al salone principale si trova la sala da pranzo collegata al giardino tramite una scala esterna.

Nel giardino vi sono gli ingressi che portano ai locali sotterranei: [19]

  • le scuderie con volte a botte e caratterizzate da cunicoli sotterranei che si presume collegassero il castello ad altri edifici dell’epoca (oggi sono utilizzate come sale conferenze);
  • le cantine dove si trovano le botti costruite in situ in noce di Slavonia e gli antichi torchi per la produzione dell’olio e del vino.

In alcuni locali delle cantine è allestito un museo etno-antropologico costituito da strumenti e arnesi della civiltà contadina.

Note

  1. ^ Saladino, Partanna ‘900, p. 56.
  2. ^ Russo, Partanna e il suo patrimonio, p.80.
  3. ^ Vergara, Gli archivi storici comunali, p. 496.
  4. ^ Fazello, De rebus siculis decades duae , p. 546 (vedi nota in Vergara, Gli archivi storici comunali, p. 493)
  5. ^ Militello, Santoro, Castelli di Sicilia, p. 355.
  6. ^ Vergara, Gli archivi storici comunali, p. 493.
  7. ^ Nastasi, Partanna: terra et castrum, p. 30.
  8. ^ Russo, Partanna e il suo patrimonio, p. 78, 80.
  9. ^ Vergara, Gli archivi storici comunali, p. 497.
  10. ^ Patera, Francesco Laurana in Sicilia, p. 25.
  11. ^ Nastasi, Partanna: terra et castrum, p. 45.
  12. ^ Nastasi, Partanna: terra et castrum, p. 34.
  13. ^ Varvaro, Partanna, p. 49; Saladino, Partanna ‘900, p. 55.
  14. ^ Per l'intero paragafo vedi: Nastasi, Partanna: terra et castrum, pp. 69-75; Davì, Demma, Paesi della Valle del Belice, p. 106; Militello, Santoro, Castelli di Sicilia, pp. 355-357.
  15. ^ Nastasi, Partanna: terra et castrum, pp. 70, 71, 77-79.
  16. ^ Russo, Partanna e il suo patrimonio, p. 81, 82.
  17. ^ Nastasi, Partanna: terra et castrum, p. 49.
  18. ^ Militello, Santoro, Castelli di Sicilia, p. 357.
  19. ^ Nastasi, Partanna: terra et castrum, p. 72.

Bibliografia

  • Antonio Varvaro Bruno. 1954. Partanna: nella storia nell’arte nella fede e nel folclore, Palermo, Scuola Grafica “Don Orione”.
  • Caterina Lucia Russo. 2007. Partanna e il suo patrimonio, ipotesi di musealizzazione diffusa del centro storico, Alcamo(TP), Arti Grafiche Campo s.r.l. .
  • Giulia Davì, Maria Pia Demma. 1981. Paesi della Valle del Belice: guida storico-artistica, Palermo, Rotary Club Castelvetrano.
  • Militello Fabio, Santoro Rodo. 2006. Castelli di Sicilia: città e fortificazioni, Palermo, Kalòs.
  • Nastasi, Vincenza. 2001. Partanna terra et castrum, Alcamo (TP), Arti Grafiche Campo s.r.l. .
  • Patera, Benedetto. 1992. Francesco Laurana in Sicilia, Palermo, Edizioni Novecento.
  • Saladino, Francesco. 1986. Partanna ‘900, Palermo, Edi Graf.
  • A cura di Francesco Vergara. 1999. Gli archivi storici comunali della Valle del Belice, Volume I, Palermo, Arti grafiche S. Pezzino.
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