Bhaktī
Bhakti è un termine sanscrito che nella filosofia induista indica un concetto difficilmente esprimibile nella nostra lingua. La traduzione più comune è "devozione" o adorazione (a Dio); tuttavia, se si vuole ricercare il significato esatto del termine, è importante notare che la tradizione orientale presenta un concetto di “devozione” più ampio rispetto alla cultura occidentale. Pertanto il termine Bhakti non può trovare una trasposizione fedele, se non nell’espressione "Amore verso Dio".
Una persona che pratica la Bhakti è definito Bhakta.
Scrittori, teologi e filosofi induisti hanno distinto nove forme di Bhakti, come ad esempio nel Bhagavata Purana; mentre il Narada Bhakti Sutra (scritto da autore sconosciuto) ne identifica undici forme, basate sui differenti tipi di relazione che il devoto può assumere verso Dio. Una delle più conosciute forme di bhakti presenti in occidente è quella proposta dal movimento Hare Krishna e dai movimenti Gaudiya Vaisnava in genere: il coinvolgimento emotivo tra devoto e Dio è del tutto personale, intimo, ed escludente qualsiasi forma d'intermediazione sacerdotale: è espressione amorosa che si trasmette reciprocamente tra uomo e Dio.
Al Bhakti Yoga (la filosofia della pratica della Bhakti) è dedicato il capitolo 12 della Bhagavad Gita, uno dei Testi Sacri induisti più diffusi e venerati.
Storicamente il movimento devozionale alla divinità personale si sviluppa tra il V-VII secolo d.C[senza fonte]
Nonostante alcuni elementi della Bhakti fossero presenti già nell’India Vedica, è durante gli ultimi 500 anni circa che si è sviluppata nella sua interezza. Il Movimento Bhakti ebbe origine nel Tamil Nadu e si diffuse lentamente verso nord, divenendo una caratteristica intrinseca dell’Induismo. Gli Alvar ed i Nayanar introdussero il concetto di Bhakti come mezzo per raggiungere la salvezza. Jayadeva (XI-XII secolo), Vallabhadeva (XV secolo), Rūpa Gosvāmin, Jīva Gosvāmin (morti entrambi nel 1591) e Jagannatha panditaraja (1590 circa-1665 circa) sono fra i più noti pensatori che espressero, anche in forma poetica, i contenuti e gli obiettivi della bhakti.
La Bhakti è comunemente considerata il cammino spirituale più facile da praticare durante il Kali Yuga. Differenti sono tuttavia le correnti di pensiero. Taluni, come gli Hare Krishna, reputando di essere ancora nel Kali Yuga si dedicano solo alla pratica della Bhakti, altri come ad esempio la Self-Realization Fellowship di Yogananda e gli allievi di Sri Aurobindo, affermando di essere del Dvapara Yuga, si dedicano ad altre forme di Yoga come ad esempio il Kriya Yoga di Shiv Goraksha Babaji.
Il Kulārṇava Tantra considera la bhakti una delle forme di pratica più basilari e semplici. Considera il Karma Yoga, il Raja Yoga, lo Jnana Yoga ed in fine il Kaula come forme via via sempre più complesse e complete per poter giungere allo Yoga, ossia l'Unione con l'Assoluto. Secondo Swami Vivekananda il Bhakti Yoga è uno dei 4 aspetti con il quale ci si può rapportare con Brahman, ma un vero Yogi dovrebbe sviluppare in equal misura il suo lato Bhakti, Karma, Raja e Jnana.
Bibliografia
- [Giorgio Renato Franci]. La bhakti. L'amore di Dio nell'induismo. Fossano, Esperienze, 1970. IT\ICCU\CSA\0025056
- Laxman Prasad Mishra. Mistici indiani medievali. Torino, UTET, 1979. ISBN 8802017646
- Giorgio Milanetti. Il divino amante. La pratica spirituale indiana della via dell'amore. Roma, Ubaldini, 1988. ISBN 8834009134
- Daniela Rossella. Poetry and Poetic Devotionalism in the Indian and Western Traditions. Parma, L'Oca del Cairo, 2004. ISBN 8889750065
- Rasik Vihari Joshi. Vita di un saggio (Shri-Ramapratapa-charita): Śrīrāmapratāpacaritamahākāvya: il poema delle gesta del venerabile Rāmpratāp. Traduzione dal sanscrito di Daniela Rossella. Parma, L'Oca del Cairo, 2005. ISBN 8889750081 9788889750087
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