Facino Cane

condottiero italiano

Bonifacio Cane, detto Facino (Casale Monferrato, 1360Pavia, 16 maggio 1412), è stato un condottiero italiano, famoso per esser stato un crudele mercenario nell'Italia settentrionale, tra il XIV-XV secolo.

Bonifacio Cane
Presunto ritratto di Bonifacio Cane
SoprannomeFacino
NascitaCasale Monferrato, 1360
MortePavia, 1412
Luogo di sepolturaBasilica di san Pietro in ciel d'oro, Pavia
Dati militari
Paese servitoPrincipato di Grubenhagen, Scaligeri, Marchesato del Monferrato, Visconti
Forza armataMercenari
GradoCondottiero
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Biografia

Bonifacino Cane, fu Emanuele di Borgo San Martino vicino ad Alessandria, fu l'ultimo rampollo dei rami meno ricchi della casata piemontese dei Cane. Imparò l'arte delle armi sin già da giovane, combattendo per Ottone IV di Brunswick-Grubenhagen (allora governatore di quella contrada) contro Carlo di Durazzo, intorno al 1382.

A soli 26 anni anni divenne condottiero militare per la famiglia veronese degli Scaligeri (Della Scala), partecipando alla disastrosa battaglia di Castagnaro, contro la città di Padova. Rimastovi prigioniero, passò quindi al servizio dei vincitori (cioè la famiglia Carraresi di Padova), combattendo in favore di essi nella guerra del Friuli.

Nel 1387 divenne poi, condottiero per il marchese Teodoro II del Monferrato, dove gli vennero affidati ben 400 cavalieri. Furono per lui gli anni più interessanti, cioè quelli compresi tra il 1391 ed il 1394 e tra il 1396 ed il 1397, dove combatté contro i Savoia e gli Acaia appunto, al soldo del marchese piemontese. Saccheggiando e invadendo barbaramente alcuni territori del vercellese sabaudo, quest'ultimo lo ricompensò, infeudandogli tutto il Borgo San Martino[1], il borgo natale del padre. Ma ciò che lo spinse a combattere, fu soprattutto il danaroso compenso, motivazione per la quale le sue imprese divennero particolarmente cruente. Per tal motivo, lo stesso marchese Teodoro II si dissociò da lui, portando il guerriero a una sorta di isolamento sociale e costringendolo quindi, ad abbandonare definitivamente il Piemonte, per spostarsi verso nord-est, a combattere per delle fazioni principalmente ghibelline.

Formatosi completamente come capo militare, Facino tornò dapprima al servizio dei Carraresi e, successivamente, anche dei Visconti di Milano. Nel 1401 poi, ottenne dei primi risultati politici, sia come padrone della già citata signoria di Borgo San Martino, sia nel controllo del Ducato di Milano dal 1402, cioè dopo la morte del duca Gian Galeazzo Visconti. Il suo dominio territoriale, tra il 1404 e il 1411, comprese, oltre alcuni ex-territori sabaudi, anche alcune note città, quali, ad esmepio, Alessandria, Novara, Como, Tortona, Piacenza, Cantù, Melegnano e, per ultima, Pavia. Nel 1411 sostenne anche le conquiste venete dell'imperatore Sigismondo.

All'apice della vita politica lombarda, in quel periodo sposò Beatrice di Lascaris, contessa di Tenda-Ventimiglia, donna tenace e combattiva come lui.
Non ebbero figli legittimi; già cinquantaduenne, nel maggio 1412, durante una occupazione nella città di Bergamo, fu colpito da un violento attacco di gotta, e costretto d'urgenza a ritornare presso il suo castello di Pavia. [2]. Ormai conscio della sua malattia, prima di morire raccomandò all'arcivescovo Bartolomeo della Capra d'aver cura della moglie e dell'ultimo duca di Milano rimasto in vita, Filippo Maria Visconti.

Furono queste benevole volontà fatte in punto di morte o, molto più semplicemente, la sua influenza politica sul territorio, a permettere la sua sepoltura presso la basilica di san Pietro in ciel d'oro, a Pavia, tuttavia senza cerimonia nè lapide. Solo qualche anno più tardi, la moglie, erede dei suoi patrimoni, fece erigere un monumento che, però, verrà distrutto all'inizio del XX secolo per ricavarne della calce.
Beatrice di Lascaris-Tenda si risposò quindi, qualche anno dopo la morte di Cane, con Filippo Maria Visconti, di vent'anni più vecchio di lei; ma quest'ultimo la farà uccidere, ereditando tutto il patrimonio a sua volta.

Il termine italiano facinoroso (cioè persona violenta e ribelle) non deriva dal suo nome, come spesso erroneamente si pensa, ma semplicemente dal latino facĭnus-nŏris , cioè azione vigorosa, violenta, scellerata.

Note