USS Arizona (BB-39)
USS Arizona (BB-39) | |
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Descrizione generale | |
Tipo | Nave da battaglia |
Classe | Pennsylvania |
In servizio con | ![]() |
Ordine | 4 marzo 1913 |
Cantiere | Brooklyn Navy Yard, Brooklyn, New York |
Impostazione | 16 marzo 1914 |
Varo | 19 giugno 1915 |
Costo originale | $16,000,000[1] |
Entrata in servizio | 17 ottobre 1916 |
Fuori servizio | 29 dicembre 1941[2] |
Radiazione | 1º dicembre 1942 |
Caratteristiche generali | |
Dislocamento | 31400 t |
Lunghezza | 185 m |
Larghezza | 32 m |
Pescaggio | 8,8 m |
Velocità | 21 nodi (39 km/h) |
Equipaggio | 93 ufficiali e 1639 marinai[2] |
Armamento | |
Artiglieria | 12 cannoni da 14" (356 mm)/45 , 22 cannoni da 5" (127 mm)/51, 4 cannoni da 4" (76 mm)/3 |
Siluri | 2 lanciasiluri da 2" (533 mm)/21 |
Naval Vassel Register | |
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La USS Arizona (BB-39) è stata una nave da battaglia della Marina degli Stati Uniti (US Navy) appartenente alla classe Pennsylvania. Fu chiamata così in onore dell'ammissione dello stato dell'Arizona all'interno dell'Unione nel 1912. Nonostante fosse entrata in servizio alla fine del 1916, non prese parte alla prima guerra mondiale e fu tenuta nelle acque territoriali USA.
Poco dopo la fine della guerra, nel 1919, l'Arizona fu utilizzata, assieme ad altre navi americane, per scortare il presidente degli Stati Uniti d'America Thomas Woodrow Wilson alla Conferenza di pace di Parigi (1919) e all'inizio della guerra greco-turca fu inviata in Turchia in difesa degli interessi americani nell'area. Alcuni anni più tardi, fu trasferita alla Flotta del Pacifico e vi rimase per il resto della sua .
Nel periodo fra le due guerre mondiali, dopo una modernizzazione globale della nave tra il 1929 e il 1931, fu regolarmente utilizzata per le esercitazioni con il resto della flotta. Nell'aprile 1940, insieme al resto della Flotta del Pacifico fu trasferita dalla California a Pearl Harbor, nelle Hawaii, in funzione di deterrente contro l'imperialismo giapponese.
Durante l'attacco giapponese su Pearl Harbor del 7 dicembre 1941, fu colpita da una bomba sganciata da un bombardiere giapponese che penetrò nella santabarbara di prora dando luogo ad una violenta esplosione che provocò l'affondamento della nave in pochi secondi e la morte di 1177 membri dell'equipaggio rimasti intrappolati al suo interno: quasi la metà del totale delle vittime dell'attacco giapponese.
Il relitto della nave si adagiò sul fondo della baia e, a differenza di molte delle altre navi affondate o danneggiate nell'attacco, l'Arizona non fu mai completamente recuperata anche se la Marina rimosse parti della nave per il loro riutilizzo. È una delle tre corazzate della storia della marina militare mondiale del cui affondamento esistono immagini filmate; le altre sono la SMS Szent Istvan e la HMS Barham.
Lo scafo giace ancora sul fondo della baia di Pearl Harbor e sopra di esso fu inaugurato un memoriale il 30 maggio 1962, chiamato USS Arizona Memorial, per commemorare le vittime dell'affondamento i cui resti sono ancora all'interno della nave.
Descrizione
Le navi della classe Pennsylvania erano un po' più grandi rispetto a quelle appartenenti alla precedente classe di corazzate, la Nevada. L'Arizona aveva una lunghezza complessiva di 185,3 m (608 piedi) — 7,6 m (25 piedi) più lunga delle corazzate della classe Nevada — e, a pieno carico, un'altezza di 29,6 m (97 piedi) sulla linea di galleggiamento, un pescaggio di 8,9 m (29 piedi e 3 pollici), un dislocamento di 32.429 t (4.060 t in più rispetto a quelle della classe Nevada) e un'altezza metacentrica di 2,4 m (7,82 piedi).[3]
L'apparato di propulsione era formato da quattro turbine a vapore direct-drive Parsons, ognuna delle quali muoveva un'elica di 3,7 m di diametro.[4] Le turbine erano state progettate per produrre una potenza complessiva di 31.500 cavalli (23.500 kW), ma durante la fase di test ne furono misurati solamente 29.366 CV (21.898 kW) che le consentirono comunque di superare di poco la velocità progettuale di 21 nodi (39 km/h; 24 mph).[3] Nel corso di una prova nel settembre 1924, riuscì a raggiungere i 21,5 nodi (39,8 km/h; 24,7 mph) .[5] La nave fu progettata per trasportare normalmente 1.573 t di olio combustibile, con una capacità massima di 2.342 t., e a regime poteva tenere una velocità di 12 nodi (22 km/h; 14 mph) per circa 7.552 miglia nautiche (13.990 chilometri, 8.690 mi). Inoltre aveva quattro generatori elettrici a turbina da 300 kilowatt (402 CV) ciascuno.[3]
L'armamento principale era rappresentato da dodici cannoni da 14 pollici (355,6 mm) con canna lunga 45 calibri in torrette trinate[3] numerate da I a IV procedendo da prua a poppa. I cannoni di ogni singola torretta non potevano innalzarsi in maniera indipendente e l'elevazione massima era limitata a 15°, cosa che consentiva una gittata massima di 21.000 yard (19 km),[6] con una dotazione di 100 proiettili per ogni cannone. La difesa contro il naviglio minore era affidata a cannoni calibro 5"/51 montati in casematte singole ai lati dello scafo; in tale posizione, si rivelarono vulnerabili agli spruzzi dell'acqua di mare, cosa che ne impediva l'utilizzo con mare agitato;[7] con un'elevazione massima di 15°, avevano una gittata di 14.050 yard (12,85 km).[8] e una dotazione di 230 proiettili.[3] La nave era prevista per montare quattro cannoni calibro 3"/50 per la difesa antiaerea ma ne furono montati solo due una volta che la nave fu completata. La seconda coppia di cannoni fu aggiunta in seguito sulla cima della torretta III.[9] L'Arizona includeva anche due tubi lanciasiluri da 21 pollici (533 mm) con una riserva di 24 siluri.[3]
Per quanto riguardava la corazzatura, la classe Pennsylvania era stata progettata secondo il principio del "tutto-o-nulla", cioè solo le parti più importanti della nave erano ben difese. La cintura di armatura lungo la linea di galleggiamento era una corazzatura Krupp di 13.5 pollici (343 mm) di spessore che copriva solamente i locali macchine e i depositi delle munizioni; aveva un'altezza totale di 17 piedi e 6 pollici (5,3 m), di cui 8 piedi 9,75 pollici (2,7 m) sotto la linea di galleggiamento; a cominciare da 2 piedi e 4 pollici (0,7 m) al di sotto della linea di galleggiamento, la cintura raggiungeva il suo spessore minimo di 8 pollici (203 mm).[3] Alle estremità della nave, le paratie trasversali avevano uno spessore compreso tra gli 8 e i 13 centimetri. La corazzatura delle torrette aveva uno spessore di 18 pollici (457 mm) frontalmente, di 9 ÷ 10 pollici (230-250 mm) sui lati e 5 pollici (127 mm) sulla parte superiore. L'armatura delle barbette era invece di 4,5 ÷ 18 pollici (da 114 a 457 mm). La torre di comando era protetta da un'armatura di 16 pollici (406 mm) lateralmente e 8 pollici (203 mm) superiormente.[10]
L'armatura del ponte principale era composta da tre lastre con uno spessore totale di 3 pollici (76 mm). In corrispondenza dei meccanismi del timone l'armatura aumentava a 6,25 pollici (159 mm) attraverso l'aggiunta di due piastre. Il ponte inferiore variava da 1,5 a 2 pollici (da 38 a 51 mm) di spessore.[11] I fumaioli delle caldaie erano protetti da uno scudo conico con uno spessore che andava dai 9 ai 15 pollici (da 230 a 380 mm).[10] La protezione anti-siluri era formata da una paratia posta all'interno della nave ad una distanza di 9 piedi e 6 pollici (2,9 m) dalle fiancate esterne ed inoltre la nave era dotata di un doppio fondo completo. Un test effettuato a metà del 1914, rivelò che questo sistema di protezione avrebbe potuto sopportare l'onda d'urto provocata dall'esplosione di 140 kg di tritolo.[11]
Costruzione e test
Il 4 marzo 1913 il Congresso degli Stati Uniti autorizzò la costruzione dell'Arizona, seconda e ultima nave, insieme alla Pennsylvania, della sua classe. La posa della chiglia avvenne la mattina del 16 marzo 1914 alla presenza dell'allora assistente segretario della marina Franklin Delano Roosevelt.[12] I proprietari dei cantieri navali avrebbero voluto stabilire un nuovo record mondiale per i tempi di costruzione, impiegando solo dieci mesi tra la posa della chiglia e il varo[13] di quella che ilThe New York Times definì "... la più grande e potente, sia in senso difensivo che offensivo, super-corazzata mai costruita al mondo", ma un anno più tardi solo poco più della metà della nave era stata completata.[14] Il 19 marzo 1915, ovvero a circa 15 mesi dalla posa della chiglia, avvenne il varo della nave a cui il Segretario alla Marina degli Stati Uniti d'America, Josephus Daniels, diede il nome del più recente stato entrato a far parte dell'Unione, l'Arizona .[15]
Il New York Times stimò che 75.000 persone parteciparono al varo della nave, tra cui John Purroy Mitchel, sindaco di New York, George Hunt WP, governatore dell'Arizona, e molti alti ufficiali. Molte navi da guerra erano ancorate nelle vicinanze, tra cui diverse delle nuove corazzate già entrate in servizio (USS Florida, USS Utah, USS Wyoming, USS Arkansas, USS New York e USS Texas). A Esther Ross, figlia di una famiglia di pionieri dell'Arizona, fu dato l'onore di varare e battezzare la nave. Come segno di apprezzamento per la recente legge sul proibizionismo, il governatore dello stato decise che sarebbero state utilizzate due bottiglie: una piena di spumante proveniente dall'Ohio, e una seconda contenente acqua proveniente dalla diga Roosevelt. Dopo il varo, l'Arizona fu rimorchiata al New York Navy Yard in modo da poterla armare.[16]
L'Arizona entrò infine in servizio il 17 ottobre 1916 sotto il comando di John D. McDonald.[17] Dopo aver testato il sistema di propulsione nel bacino di carenaggio e aver provveduto alla compensazione della declinazione magnetica della bussola, la nave salpò da New York il 10 novembre 1916 dirigendosi verso sud per la "crociera di collaudo".[18] Il 7 dicembre, nei pressi della baia di Guantanamo, un malfunzionamento di una turbina costrinse la Marina ad ordinare il ritorno dell'Arizona a New York per effettuare le opportune riparazioni. Durante il viaggio, tra il 19 e il 20 dicembre, presso la baia di Chesapeake, la nave riuscì comunque a testare le batterie di cannoni principali e secondari. Tornata in porto, la turbina danneggiata non potette essere riparata dall'interno della nave, fu quindi necessario tagliare parte dei ponti superiori per poterla estrarre e riparare. Il tutto fu rimontato dopo quasi quattro mesi di riparazioni.[19]
Prima guerra mondiale
L'Arizona lasciò il cantiere dove era stata riparata il 3 aprile 1917 e solamente tre giorni dopo gli Stati Uniti dichiararono guerra alla Germania dando inizio dell'intervento americano nella prima guerra mondiale.[20] L'Arizona fu assegnata alla Battleship Division 8 che operava al largo della foce del fiume York.[20][21] Qui venne impiegata solo come nave da addestramento al tiro per i membri degli equipaggi della Marina che prestavano servizio a bordo delle navi mercantili armate utilizzate nei convogli che attraversavano l'Atlantico. Poco dopo l'inizio della guerra, otto dei suoi cannoni secondari da 5 pollici furono rimossi per equipaggiare con essi alcune navi mercantili. Durante il primo conflitto mondiale, l'Arizona raramente si avventurò in mezzo alle acque dell'Atlantico, soprattutto per timore della presenza degli U-Boot; quando lo fece, fu solo in compagnia di altre unità da battaglia e di scorta.[22]
La guerra si concluse con l'armistizio di Compiègne l'11 novembre 1918 e una settimana dopo l'Arizona lasciò gli Stati Uniti per il Regno Unito, dove arrivò il 30 novembre 1918.[20] Dopo essere rimasta ormeggiata a Portland Harbor per due settimane, l'Arizona salpò per la Francia,[23] il 13 dicembre 1918, unendosi ad altre 9 navi da guerra e a 28 cacciatorpediniere per scortare a Brest il transatlantico SS George Washington su cui viaggiava il presidente Woodrow Wilson per partecipare alla Conferenza di Pace di Parigi.[24] Le dieci navi ripartirono dalla Francia il 13 dicembre[25] e impiegarono meno di due settimane per attraversare l'Atlantico, arrivando a New York il 26 dello stesso mese per le parate e i festeggiamenti per la vittoria e per la rivista navale da parte del Segretario Daniels. Insieme a molte altre navi da guerra, l'Arizona fu ancorata nel porto di New York e lasciata aperta al pubblico.[26]
Anni 1920
Nel gennaio 1920 l'Arizona salpò da New York per Hampton Roads continuando poi verso sud e arrivando l'8 febbraio a Guantanamo.[20] Il tempo trascorso nelle acque dei Caraibi venne principalmente utilizzato per l'addestramento al combattimento dell'equipaggio e nelle manovre con la flotta. Nel mese di aprile, l'equipaggio dell'Arizona vinse per il secondo anno consecutivo la Battenberg Cup e subito dopo la nave fu inviata in Europa per scortare il presidente degli USA durante il viaggio di ritorno dalla Francia. Mentre la nave si trovava in Francia, in attesa della partenza del presidente, fu dirottata a Smirne in Turchia per il sorgere delle tensioni tra Grecia e Regno d'Italia sull'assegnazione di Smirne alla Grecia sancito dal trattato di Sèvres.[27] Sia il governo greco che quello italiano avevano entrambi inviato nell'area una propria nave da guerra (Georgios Averof e Caio Duilio, rispettivamente) per far valere i propri interessi. Poco dopo l'arrivo dell'Arizona a Smirne, le forze greche di terra riuscirono a sbarcare nel porto e la situazione caotica che ne derivò fece sì che molti civili americani cercassero rifugio a bordo della nave.[28]
Quando la crisi si placò, all'Arizona fu ordinato di fare ritorno in patria passando per Costantinopoli (oggi Istanbul); la nave arrivò a New York il 15 giugno. Il 30 giugno fu portata nel cantiere navale di New York per una revisione durante la quale i suoi sei cannoni da 5 pollici furono rimossi e il sistema di controllo del fuoco fu ammodernato. Nel mese di gennaio 1920 i lavori furono completati e la corazzata poté salpare in direzione della baia di Guantanamo per poter continuare l'addestramento dell'equipaggio. Durante questo periodo, l'Arizona venne dotata di una piattaforma, per permettere il decollo di piccoli aerei, simile a quella montata sul Texas nel marzo 1919. Nel mese di aprile, l'Arizona perse la Battenberg Cup contro la Nevada e nel mese di giugno fu presente per la cerimonia della consegna dei diplomi dell'Accademia Navale. Nel mese di agosto la nave divenne l'ammiraglia della Battleship Division 8, sebbene soltanto alla fine degli anni venti fu raddobbata per poter diventare una vera nave ammiraglia.[29]
In compagnia di 6 navi da battaglia e 18 cacciatorpediniere, l'Arizona venne inviata nuovamente a sud, transitando per il Canale di Panamá, nel gennaio 1921. Dopo l'incontro con la flotta del Pacifico, l'Arizona continuò la navigazione verso il Perù dove per una settimana le due flotte combinate si esercitarono in diverse manovre. Dopo un breve ritorno nell'oceano Atlantico, comprendente una piccola revisione a New York, l'Arizona fece ritorno in Perù durante l'estate ed infine iniziò ad operare dal porto di San Pedro, vicino a Los Angeles in California, dove rimase fino al 1940.[20][30]
Per il resto degli anni 20, il servizio dell'Arizona consistette in esercitazioni di routine. Lo storico navale Paul Stillwell osservò che "gli anni del Pacifico furono un periodo di grande monotonia" e la cronologia dei movimenti della nave era piena di frasi come "esercitazione di difesa anti-siluri", "esercitazioni di battaglia", "esercitazioni di artiglieria", "in rotta verso ...", e "ancorata a ...".[31] In quegli anni vi erano anche delle competizioni annuali, che iniziarono nel 1923, dove si simulavano grandi operazioni tra flotte contrapposte. Le prime due simularono un attacco al Canale di Panamá da ovest e nel 1925 una prova di difesa delle isole Hawaii. Altre simulazioni compresero azioni nei Caraibi, in America Centrale e nelle Indie Occidentali. Il 27 luglio 1923 la nave partecipò alla rivista navale da parte del presidente Warren G. Harding presso Seattle. Harding morì appena una settimana dopo, e l'Arizona raggiunse la flotta del Pacifico per un saluto in suo onore il 3 agosto.[20][32]
Modernizzazione
Quattro mesi dopo l'esercitazione Fleet problem IX del gennaio 1929, l'Arizona fu modernizzata nel cantiere navale di Norfolk.[20] Furono sostituiti i vecchi sistemi di puntamento con tipi più moderni, il numero dei cannoni da 5 pollici (130 mm) fu ridotto a 12 e spostato nella parte più alta, e gli 8 cannoni contraerei da 5"/25 furono sostituiti con cannoni da 3 pollici (76 mm). Le torrette principali della nave furono modificate per aumentare la massima elevazione delle loro armi.[33] La catapulta ad aria compressa sul cassero di poppa fu sostituita da una a polvere nera.[34] La corazzatura del ponte venne aumentata mediante l'aggiunta di uno spessore da 1,75 pollici (44 mm) in acciaio speciale e alla nave fu aggiunta una controcarena anti-siluro e una paratia supplementare ai lati dei vani caldaia. Le turbine ad alta pressione vennero sostituite da turbine più potenti, con riduttore ad ingranaggi, provenienti dalla corazzata Washington, la cui costruzione era stata cancellata, e sei nuove caldaie sostituirono le originali. I miglioramenti icrementarono il dislocamento come dimostrarono le prove in mare: l'Arizona era in grado di raggiungere una velocità di 20,7 nodi (38,3 km/h; 23,8 mph), con una potenza di 35.081 hp (26.160 kW,) ad un dislocamento di 38.258 t.[33]
Anni 1930
Il 19 marzo 1931, prima che fosse sottoposta alle prove post-modernizzazione in mare, ospitò il presidente Herbert Hoover per una breve vacanza nei Caraibi. Il presidente visitò anche Puerto Rico e le Isole Vergini. Ritornando dai Caribi il 29 marzo, l'Arizona poté condurre le prove in mare presso Rockland nel Maine, dove fu dotata di un'altra catapulta montata sulla parte superiore della terza torretta. Nel mese di agosto fu trasferita sulla costa occidentale con la nave sorella Pennsylvania. Nel febbraio del 1932, la nave partecipò nuovamente alla XIII edizione dei Fleet problem durante i quali, assieme ad un portaerei, riuscì con successo a simulare un attacco a Pearl Harbor. Dopo il ritorno sulla costa ovest dalla XIV edizione dei Fleet problem del 1933, la nave era ancorata a San Pedro, quando un terremoto colpì la California, il 10 marzo, nei pressi di Long Beach. I marinai della nave si unirono agli sforzi per assicurare i soccorsi curando i feriti, fornendo cibo e assicurando la sicurezza contro i saccheggi.[35]
Nei primi mesi del 1934, la nave e il suo equipaggio presero parte ad un film di James Cagney per la Warner Brothers, Marinai all'erta (Here Comes the Navy), che fece ampio uso di riprese esterne e a bordo. La mattina del 26 luglio l'Arizona entrò in collisione con un peschereccio, l'Umatilla, mentre questo era rimorchiato da un altro peschereccio a largo del capo Flattery. Due uomini a bordo della Umatilla morirono nella collisione e la Marina americana convocò una commissione d'inchiesta per indagare sull'incidente. La Corte raccomandò che il capitano della nave, MacGillivray Milne, venisse giudicato dalla corte marziale. Questo avvenne presso la base navale di Guantanamo a Cuba, mentre la nave stava partecipando ai Fleet problem di quell'anno al largo della costa orientale. Il capitano Milne fu giudicato colpevole e quindi sostituito, dopo che la nave tornò sulla West Coast, dal capitano George Baum. Nel frattempo, l'ammiraglio Samuel W. Bryant assunse il comando della Battleship Division Two il 4 settembre, con l'Arizona come nave ammiraglia.[36]
L'ammiraglio George Pettengill sollevò Bryant il 4 marzo 1935 e la nave partecipò due mesi più tardi alla XVI edizione dei Fleet Problem. L'Arizona fece una visita al porto di Balboa, a Panamá, e nel maggio del 1936 partecipò alla XVII edizione dei Fleet Problem. L'8 giugno, il capitano George A. Alexander sollevò Baum come capitano, e, dopo 15 giorni, il contrammiraglio Claude C. Bloch sollevò Pettengill. Durante una delle esercitazioni d'artiglieria, il 24 luglio, i gas di combustione derivanti dal cannone della torretta II entrarono nella torretta stessa, dando fuoco ad un membro dell'equipaggio. Il sistema di spegnimento incendi della torretta era acceso per evitare esplosioni di polvere, ma l'acqua che si riversò sul quadro elettrico della torretta provocò un piccolo incendio che fu facilmente spento. A causa del budget limitato della Marina, la nave trascorse la maggior parte di questo periodo in porto, in modo tale da poter risparmiare carburante. Tra il 1936 e il 1937, la nave rimase ancorata per 267 giorni, mentre l'anno successivo vi rimase per 255 giorni. La nave trascorse il resto della sua carriera ormeggiata sulla West Coast o alle Hawaii.[37]
Il 2 gennaio 1937, l'ammiraglio John Greenslade assunse il comando della Battleship Division Two e trasferì la sua bandiera sulla corazzata Maryland il 13 aprile. L'ammiraglio Manley Simons, comandante della Battleship Division One, trasferì invece la propria bandiera sull'Arizona il 7 agosto e fu sostituito dall'ammiraglio Adolphus Wilson l'8 novembre, mentre il capitano Alfred Winsor Brown sostituì Baum l'11 dicembre. La nave partecipò alla XIX edizione dei Fleet Problem al largo delle Hawaii nei mesi di aprile-maggio 1938. Il capitano Brown morì nel sonno il 7 settembre e il capitano Isaac C. Kidd assunse il comando della nave il 17 settembre 1938. Lo stesso giorno, l'ammiraglio Chester Nimitz assunse il comando della Battleship Division One venendo poi sollevato il 27 maggio 1939 dall'ammiraglio Russell Willson.[38]
L'ultima edizione dei Fleet Problem a cui l'Arizona partecipò fu quella che si svolse al largo delle Hawaii tra aprile e maggio 1940. Alla sua conclusione, la flotta del Pacifico fu mantenuta nelle acque delle Hawaii, di base a Pearl Harbor, come elemento di dissuasione verso i giapponesi.[39] Fu revisionata presso la base navale di Puget Sound, presso Bremerton nello stato di Washington, tra ottobre 1940 e gennaio 1941 e il suo armamento antiaereo venne aumentato a dodici cannoni da 5 pollici; furono inoltre installate le strutture per un radar di ricerca e, in cima all'albero maestro, furono montate 4 postazioni per altrettante mitragliatrici Browning M2.
Il suo ultimo cambiamento di bandiera si verificò il 23 gennaio 1941, quando Willson fu sostituito dall'ammiraglio Isaac C. Kidd e il 3 febbraio il capitano Franklin Van Valkenburgh assunse il comando della nave.[40] L'ultima esercitazione della corazzata si svolse la notte del 4 dicembre in compagnia delle corazzate Nevada e Oklahoma. Tutte e tre le navi furono ormeggiate sulle banchine dell'Isola Ford (Hawaii) il giorno successivo.[20] Il 6 dicembre, la nave Vestal si affiancò per assistere l'equipaggio della nave nell'effettuare alcune piccole riparazioni.[41]
Attacco di Pearl Harbor
Poco prima delle 08:00, ora locale, del 7 dicembre 1941, aerei giapponesi provenienti da sei portaerei colpirono la Flotta del Pacifico ancorata nel porto di Pearl Harbor devastando l'intera linea delle navi da battaglia e le strutture difensive della base. A bordo dell'Arizona, l'allarme antiaereo venne dato circa alle 07:55 seguito poco dopo dall'ordine di raggiungere i posti di combattimento. Poco dopo le 08:00, la nave fu attaccata da 10 aerosiluranti Nakajima B5N "Kate", cinque dalla Kaga e cinque dalla Hiryū. Tutti i B5Ns trasportavano bombe perforanti da 797 kg (1.760 lb). I primi 5 aerei provenivano dalla Kaga e volando ad un'altitudine stimata di 3.000 metri (9.800 piedi) bombardarono dal centro barca verso la poppa della nave, mentre poco dopo i bombardieri provenienti dalla Hiryu, bombardarono la prua.[42]
Quattro bombe colpirono in pieno la nave e altre tre la sfiorarono. Inizialmente si ritenne che la nave fosse stata silurata, anche se nessun danno da siluro fu riscontrato. La prima bomba rimbalzò sulla torretta IV e penetrò il ponte fino a esplodere nella cambusa del capitano, provocando un piccolo incendio. La seconda cadde a prua, a lato del boccaporto vicino all'albero maestro, esplodendo poi probabilmente in prossimità della protezione antisiluri. La bomba successiva esplose invece vicino alla parte posteriore del cannone AA da 5 pollici.[43]
Esplosione della santabarbara di prora
L'ultima bomba colpì alle 08:06 nei pressi della torretta II, probabilmente penetrando il ponte corazzato vicino ai depositi munizioni situati nella parte anteriore della nave. Anche se i resti della nave non erano molti per poter giudicare la posizione esatta dell'impatto, i suoi effetti furono indiscutibili. Circa sette secondi dopo il colpo, la santabarbara esplose squarciando i fianchi della nave e distruggendo gran parte della struttura interna della parte anteriore della nave. Ciò provocò il collasso delle torri anteriori e della torre di comando che si abbassarono di circa 7-9 m.[44] L'esplosione uccise 1.177 su 1.512 membri dell'equipaggio che si trovavano a bordo al momento dell'esplosione: oltre la metà delle vite perdute durante l'intero attacco.[20] In seguito si scatenarono furiosi incendi che continuarono a bruciare per due giorni; vi fu una continua pioggia di detriti sull'isola Ford e nelle sue vicinanze. L'esplosione produsse incendi anche sulla Vestal.[45]
Due teorie sorsero circa la causa dell'esplosione. Secondo la prima la bomba esplose nella zona della polvere nera per i cannoni utilizzati per le salve di saluto e per le catapulte. Questa sarebbe esplosa ed avrebbe a sua volta provocato l'esplosione del magazzino della polvere senza-fumo utilizzata per l'armamento principale della nave. Nel 1944 il Navy Bureau of Ships scrisse una relazione dove si suggeriva che uno dei boccaporti che portavano al magazzino della polvere nera poteva essere stato lasciato aperto, forse anche con la presenza di materiali infiammabili stoccati nelle vicinanze. Il Naval History & Heritage Command spiegò che la polvere nera poteva essere accumulata al di fuori del magazzino corazzato.[46] La spiegazione alternativa vuole che la bomba avesse penetrato il ponte corazzato e fosse esplosa direttamente all'interno di uno degli scomparti di dritta contenenti il munizionamento principale.[44][47]
Premi e riconoscimenti
Il capitano di corvetta Samuel G. Fuqua, responsabile del controllo dei danni, ottenne la medal of Honor per il sangue freddo dimostrato mentre cercava di spegnere gli incendi sulla nave e salvare i superstiti. Premi postumi andarono al contrammiraglio Isaac Kidd, il primo ufficiale ucciso durante la guerra del Pacifico, e al capitano Franklin Van Valkenburgh, che raggiunto il ponte stava cercando di difendere la nave quando la bomba colpì i depositi delle munizioni.[48] Alla nave stessa fu assegnata una service star per il suo servizio durante la seconda guerra mondiale.[20]
Salvataggio e memoriale
L'Arizona fu dichiarata temporaneamente fuori servizio a Pearl Harbor il 29 dicembre 1941, e fu radiata dal registro navale Naval Vessel Register il 1° dicembre 1942.[49][50] Era così gravemente danneggiata dall'esplosione del deposito munizioni che non fu ritenuto opportuno recuperarla, anche se poteva essere salvata, a differenza di molte delle altre navi affondate nelle vicinanze.[51] La sovrastruttura superstite fu demolita nel 1942, e il suo armamento principale fu recuperato nel corso dell'anno successivo.[52] Le torrette di poppa con i cannoni principali furono smontate e rimontate lungo le coste delle isole Hawaii. Una di queste batteria, denominata "Pennsylvania", sparo con i suoi cannoni per la prima e ultima volta nell'agosto del 1945 durante il VJ Day, mentre la vicina batteria "Arizona" non fu mai fu completata.[53] Entrambe le torrette anteriori furono lasciate sul posto, nonostante i cannoni della torretta II fossero stati recuperati e successivamente installati sulla corazzata USS Nevada nell'autunno del 1944.[54] La Nevada utilizzò in seguito questi cannoni contro le isole giapponesi di Okinawa e Iwo Jima.[20]
Arizona Memorial
Comunemente si crede erroneamente che l'Arizona sia ancora nominalmente in servizio, come la USS Constitution.[55] Invece l'Arizona è sotto il controllo del National Park Service (il servizio dei Parchi nazionali), anche se l'US Navy ne conserva ancora formalmente la titolarità.[56] All'Arizona è riservato il diritto, in perpetuo, di battere la bandiera degli Stati Uniti come se fosse ancora un vascello in servizio attivo.[55]
Il relitto dell'Arizona restò a Pearl Harbor per commemorare gli uomini dell'equipaggio morti quella mattina di dicembre del 1941. Il 7 marzo 1950, l'ammiraglio Arthur W. Radford, allora comandante in capo della Flotta del Pacifico, istituì l'alzabandiera sul relitto della nave.[57] La legislazione, durante le amministrazioni dei presidenti Dwight D. Eisenhower e John F. Kennedy, portarono alla designazione del relitto a monumento commemorativo nazionale nel 1962. Il monumento fu costruito sopra i resti sommersi della nave, tra cui una sala della memoria che elenca su una parete di marmo i nomi dei membri dell'equipaggio caduti. Il monumento fu inserito, il 15 ottobre 1966, nel National Memorial, il registro nazionale dei luoghi storici. La stessa nave è stata designata il 5 maggio 1989 come National Historic Landmark, ovvero monumento storico nazionale.[58] Ai membri dell'equipaggio sopravvissuti all'attacco giapponese è riservata la possibilità che le loro ceneri siano collocate all'interno della nave, assieme ai loro compagni caduti. Invece i veterani che hanno servito a bordo della nave in altri momenti, possono richiedere che le loro ceneri siano disperse in acqua presso i resti della nave.[59]
Mentre la sovrastruttura e due delle quattro torrette principali sono state rimosse, la barbetta di una delle torrette rimane visibile appena fuori dall'acqua.[55] Settantuno anni dopo il suo affondamento, ancora vi sono perdite di olio dallo scafo, con più di 2,18 litri che fuoriescono verso il porto tutti i giorni.[60] La Marina, in collaborazione con il National Park Service, ha recentemente curato una mappatura completa e computerizzata dello scafo, facendo sempre attenzione a onorare e rispettare il suo ruolo di cimitero di guerra.[61] La Marina sta prendendo anche in considerazione mezzi non intrusivi per diminuire la perdita continua di olio evitando un ulteriore degrado ambientale del porto.[62]
Una delle campane originali dell'Arizona pende ora dal campanile dallo studentato dell'Università dell'Arizona e viene suonata dopo ogni vittoria casalinga della squadra di football dell'università.[63] Un albero e un'ancora appartenenti all'Arizona sono esposti presso il Wesley Bolin Memorial Plaza poco ad est del museo Arizona State Capitol a Phoenix (Arizona).[64] Altri reperti dalla nave, come ad esempio il servizio d'argento, sono in mostra permanente presso l'Arizona State Capitol Museum.[65]
Bibliografia
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