Enrico De Nicola
Template:Membro delle istituzioni italiane Template:Membro delle istituzioni italiane Template:Membro delle istituzioni italiane Enrico De Nicola (Napoli, 9 novembre 1877 – Torre del Greco, 1º ottobre 1959) è stato un politico e avvocato italiano, primo Presidente della Repubblica Italiana.
Enrico De Nicola | |
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Capo provvisorio dello Stato | |
Durata mandato | 1º luglio 1946 – 31 dicembre 1947 |
Predecessore | Nessuno |
Successore | Luigi Einaudi |
1º Presidente della Repubblica Italiana | |
Durata mandato | 1º gennaio 1948 – 11 maggio 1948 |
Predecessore | Nessuno |
Successore | Luigi Einaudi |
Presidente della Camera | |
Durata mandato | 26 giugno 1920 – 25 gennaio 1924 |
Predecessore | Vittorio Emanuele Orlando |
Successore | Alfredo Rocco |
Presidente del Senato | |
Durata mandato | 28 aprile 1951 – 24 giugno 1952 |
Predecessore | Ivanoe Bonomi |
Successore | Giuseppe Paratore |
Presidente della Corte costituzionale | |
Durata mandato | 23 gennaio 1956 – 26 marzo 1957 |
Successore | Gaetano Azzariti |
Dati generali | |
Partito politico | Partito Liberale Italiano |
Università | Università degli Studi "Federico II", Napoli |
Firma | ![]() |
Fu eletto Capo provvisorio dello Stato dall'Assemblea Costituente il 28 giugno 1946 e ricoprì tale carica dal 1º luglio 1946 al 31 dicembre 1947. Il 1º gennaio 1948, a norma della prima disposizione transitoria della Costituzione, esercitò le attribuzioni ed assunse il titolo di Presidente della Repubblica, mantenendoli fino al successivo 11 maggio.
De Nicola ricoprì numerosi altri incarichi pubblici: in particolare, è l'unico ad aver ricoperto sia la carica di Presidente del Senato sia quella di Presidente della Camera dei deputati. Nella sua vita è stato anche il primo Presidente della Corte Costituzionale, trovandosi così ad esser stato a capo di quattro delle cinque maggiori cariche dello Stato.
Vita
Giovinezza
Nacque a Napoli da Angelo De Nicola e Concetta Capranica. Dopo aver compiuto gli studi secondari al liceo classico Antonio Genovesi, nel 1896 si laureò in giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Napoli.
I primi anni in politica
Avvocato penalista di notorietà nazionale, politicamente di area liberale giolittiana, ebbe la sua prima esperienza amministrativa nel Consiglio comunale di Napoli nel 1907, mentre fu eletto per la prima volta deputato nel 1909 per la XXIII legislatura nel collegio di Afragola. Riconfermato sino alla XXVI legislatura, all'epoca della marcia su Roma del 1922 si ritrova garante del patto nazionale di pacificazione tra fascisti e socialisti, poi abortito. Ricoprì, per brevi periodi, incarichi di governo: fu due volte sottosegretario di Stato, al Ministero delle Colonie nel governo Giolitti IV (1913-1914) e al Ministero del Tesoro nel governo Orlando (1919). Il 26 giugno 1920 fu eletto Presidente della Camera dei deputati.
Il periodo fascista
Dopo l'incarico a Mussolini di formare un governo in funzione antisocialista e stabilizzatrice, si ritrovò, assieme agli altri liberali e ai popolari, ad appoggiarne la fiducia.
Mantenne la presidenza della Camera fino al 25 gennaio 1924 quando, seppur rieletto nelle votazioni che decretarono la vittoria del listone nazionale dei fascisti, decise di non prestare giuramento, decadendo automaticamente. Nel 1929 fu nominato senatore del Regno su proposta dell'Alto Commissario di Napoli, ma non prese mai parte ai lavori assembleari, ma solo ad alcune commissioni giuridiche.
Nel 1943, dopo la caduta del regime, considerato figura autorevole della politica pre-fascista, fu chiamato a mediare fra gli Alleati e la Corona per consentire un più agevole passaggio di poteri. Si deve in particolare a De Nicola l'intelligente soluzione che evitò a Vittorio Emanuele III l'abdicazione: propose di istituire la figura del Luogotenente, da affidare all'erede al trono Umberto. La creazione di questa figura, pur limitando la sovranità monarchica, permise di ridurre l'impatto formale della sconfitta.
Le ragioni dell'elezione
Fu eletto dall'Assemblea Costituente capo provvisorio dello Stato il 28 giugno 1946. L'elezione fu il frutto di un lungo lavoro "diplomatico" fra i vertici dei principali partiti politici, i quali, superata una iniziale contrapposizione fra le candidature di Benedetto Croce e Vittorio Emanuele Orlando, avevano finalmente convenuto che si dovesse eleggere un presidente capace di riscuotere il maggior gradimento possibile presso la popolazione affinché il trapasso al nuovo sistema fosse il meno traumatico possibile; si convenne perciò che dovesse scegliersi un meridionale, a compensazione della provenienza settentrionale della maggioranza dei leader politici, e che (stante il risicato - e da parte monarchica contestato - scarto dei risultati del referendum istituzionale) dovesse trattarsi di un monarchico.
La contrapposizione delle candidature di Orlando (proposta da DC e destre) e di Croce (proposta dalle sinistre e dai laici) si protrasse sterilmente per lungo tempo e tardò ad essere composta (principalmente dall'incessante opera di convincimento condotta da De Gasperi) per evolvere alfine nella comune indicazione di De Nicola, ma anche dall'interessato venne un supplemento di ritardo, esasperante per l'alternanza di orientamenti, ora positivi, ora negativi, che pareva esternare.
I dubbi, l'umiltà
Noto infatti per una prudenza ai limiti dell'indecisione, De Nicola era contrastato da sentimenti diversi e morso da profondi dubbi, mal tollerati da chi desiderava conoscere una volta per tutte il suo volere definitivo. Andreotti avrebbe ricordato che in tale occasione Manlio Lupinacci scrisse sul Giornale d'Italia« Onorevole De Nicola, decida di decidere se accetta di accettare»[1]. Fu eletto il 28 giugno 1946, con 396 voti su 501, e assunse la carica il 1º luglio.
Una delle questioni più scottanti sottoposte alla sua attenzione fu quella relativa alla sorte degli autori della strage di Villarbasse che avevano ucciso dieci persone a scopo di rapina: i tre autori del massacro catturati, una volta condannati a morte, gli inoltrarono una richiesta di grazia ma egli, considerando l'efferatezza del delitto, la rifiutò. La sentenza, eseguita il 4 marzo 1947, fu l'ultima pena di morte eseguita in Italia[2].
Il 25 giugno 1947 rassegnò le dimissioni, additando motivi di salute; la rinuncia dell'incarico non poteva essere respinta dalla Costituente, che però lo rielesse il giorno dopo.
Con l'entrata in vigore della Costituzione, il 1º gennaio 1948, esercitò le attribuzioni e assunse il titolo di Presidente della Repubblica italiana, a norma della prima disposizione transitoria della Costituzione. Successivamente, in occasione delle prime elezioni parlamentari del Presidente della Repubblica, la maggioranza elesse nuovo presidente il liberale Luigi Einaudi, che assunse le funzioni il 12 maggio 1948.
Cariche successive
Come ex Presidente della Repubblica, Enrico De Nicola divenne di diritto senatore a vita. Fu Presidente del Senato della Repubblica dal 28 aprile 1951 al 24 giugno 1952, durante la I Legislatura. Si dimise in occasione delle votazioni per la legge elettorale sul cosiddetto premio di maggioranza, altrimenti detta legge truffa.
Il 2 dicembre 1955 fu nominato giudice della Corte Costituzionale dal Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi. Ricoprì l'incarico di Presidente della Corte Costituzionale dal 23 gennaio 1956 al 26 marzo 1957, quando si dimise e si ritirò a vita privata.[3]
Il 1º ottobre 1959 morì nella sua casa di Torre del Greco ad 81 anni.
Personalità
Era particolarmente stimato per l'onestà, l'umiltà e l'austerità dei costumi.
Enrico De Nicola, giunto discretamente a bordo della sua auto privata a Roma dalla sua Torre del Greco, per assumere la carica (ponendo in subbuglio il mondo della politica e la polizia fino al suo arrivo), rifiutò lo stipendio previsto per il capo dello Stato (12 milioni di lire) ed anzi spese preferibilmente sempre di tasca propria. Divenne famoso il suo cappotto rivoltato, dignitosissimo co-protagonista di numerosissime occasioni ufficiali; fu riparato gratuitamente da un sarto napoletano, anche contro la volontà dell'ex-presidente.[4]
Considerando la provvisorietà della sua carica, ritenne improprio stabilirsi al Quirinale, optando per Palazzo Giustiniani; durante la sua presidenza, ostentava un'agendina nella quale, asseriva, andava prendendo appunti sul corretto modo di esercitare la funzione presidenziale, quasi una sorta di codice deontologico per capi di stato. Il suo successore, Luigi Einaudi, fra le prime cose che fece da presidente volle dunque ricercare quest'agendina ma, sostiene Andreotti, la trovò incredibilmente vuota, senza che De Nicola vi avesse scritto alcunché[5].
Il ricordo
Ad Afragola, il podestà Ciaramella ottenne dall'alto commissario per la provincia di Napoli l'autorizzazione ad intitolargli una strada quando era ancora in vita, in pieno regime fascista. Alla cerimonia inaugurale della strada intervenne lo stesso Enrico De Nicola, al quale fu conferita la cittadinanza onoraria.
Nel cinquantesimo anniversario della morte, De Nicola è stato commemorato a Napoli presso Castel Capuano da Giorgio Napolitano, Gianfranco Fini e alcuni esponenti del Foro Partenopeo tra cui Vincenzo Maria Siniscalchi.
In occasione della ricorrenza, inoltre, la casa editrice Kairòs ha dato alle stampe la prima biografia dedicata a De Nicola, opera del giornalista e scrittore napoletano Andrea Jelardi, presentata a Napoli da Ermanno Corsi e a Roma dall'on. Siniscalchi e dal decano dei giornalisti partenopei Antonio Ghirelli.
Giorgio Napolitano ha scritto di suo pugno a Jelardi che il volume "ha il pregio di ricostruire i momenti salienti della vita di un grande giurista ed eminente uomo politico, protagonista della nascita delle istituzioni repubblicane".
Portano il nome di Enrico De Nicola numerose strade, piazze e istituzioni pubbliche in tutta Italia. A Napoli un busto che lo ritrae si trova a Castel Capuano e gli è stata intitolata la piazza antistante il tribunale, mentre a Roma il viale che costeggia Piazza dei Cinquecento.
Un altro busto è stato invece inaugurato nel 2010 presso l'atrio dell'Istituto Tecnico che porta il suo nome a Sesto San Giovanni, in occasione di una solenne manifestazione denominata De Nicola Day alla presenza dello scultore prof. Messina, del biografo Jelardi e di autorità comunali e provinciali.
Onorificenze
Note
- ^ Bruno Vespa. Storia d'Italia da Mussolini a Berlusconi, pag. 32.
- ^ Pena di morte quell'ultima volta nell'Italia '47
- ^ Giudici costituzionali dal 1956, su cortecostituzionale.it, Corte costituzionale. URL consultato il 20 novembre 2012 (archiviato il 20 novembre 2012).
- ^ Salvatore Maria Sergio, Elogio dell'Avvocato, su videos.orange.es, Pironti. URL consultato il 27-10-2010.
- ^ Cristina Mascheroni, Enrico De Nicola, su infobergamo.it, Infobergamo. URL consultato il 5-10-2008.
- ^ http://www.ilgiornale.it/interni/il_generale_guerra_bertinotti_sceglie_vivere_nellex_leningrado/15-10-2006/articolo-id=126256-page=3-comments=1 Aneddoto ripetuto con datazione corretta (1954)su Libero del 31-12-2010
- ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
Bibliografia
- Andrea Jelardi, Enrico De Nicola. Il presidente galantuomo, Kairòs [1], Napoli 1 ottobre 2009
Voci correlate
Altri progetti
- Wikisource contiene una pagina dedicata a Enrico De Nicola
- Wikiquote contiene citazioni di o su Enrico De Nicola
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Enrico De Nicola
Collegamenti esterni
- Ulteriori informazioni nella scheda sul database dell'Archivio Storico del Senato, I Senatori d'Italia.
- Enrico De Nicola, su quirinale.it, Presidenza della Repubblica. URL consultato il 5-10-2008.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 71463994 · ISNI (EN) 0000 0000 2978 337X · SBN RAVV054165 · BAV 495/166885 · LCCN (EN) n85384492 · GND (DE) 118968963 · BNF (FR) cb123415879 (data) |
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