Cosimo Corsi

cardinale e arcivescovo cattolico italiano (1798-1870)
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Cosimo Corsi (Firenze, 10 giugno 1798Villa di Agnano, 7 ottobre 1870) è stato un cardinale e arcivescovo cattolico italiano.

Cosimo Corsi
cardinale di Santa Romana Chiesa
 
Incarichi ricopertiVescovo di Jesi,
Arcivescovo di Pisa,
Primate di Sardegna e Corsica
 
Nato10 giugno 1798, Firenze
Consacrato vescovo26 gennaio 1845 dal cardinale Ludovico Micara
Elevato arcivescovo19 dicembre 1853
Creato cardinale24 gennaio 1842 da papa Gregorio XVI
Deceduto7 ottobre 1870, Agnano

Biografia

Nato da nobile famiglia fiorentina, abbracciò lo stato ecclesiastico nel 1815. Ottenne la laurea in diritto canonico a Roma, nel giugno del 1818.

Fu ordinato sacerdote nel 1821. Nel 1825 divenne segretario della Congregazione dei Sussidi e nel 1835 decano degli uditori del Tribunale della Sacra Rota.

Nel concistoro del 24 gennaio 1842 fu elevato da papa Gregorio XVI al rango di cardinale del titolo dei Santi Giovanni e Paolo.

Il 20 gennaio 1845 fu nominato vescovo di Jesi e il 26 gennaio dello stesso anno fu consacrato vescovo dal cardinale Ludovico Micara. L'anno successivo partecipò al conclave che elesse papa Pio IX.

Divenne arcivescovo di Pisa il 19 dicembre 1853, mantenendo la carica fino alla morte.

Deciso oppositore dell'unità d'Italia, il 19 maggio 1860 fu arrestato dai Carabinieri, su ordine di Cavour, per aver vietato di cantare il Te Deum alla festa dello Statuto del 13 maggio e condotto a Torino. L'arresto fu giudicato arbitrario perché in Toscana era ancora in vigore la legislazione leopoldina, che non imponeva al clero di celebrare solennemente le feste civili, ma l'arresto fu eseguito a norma del codice penale piemontese del 1859, che puniva il clero per l'«indebito rifiuto dei propri uffizi»[1][2]. In breve tempo fu rilasciato e poté riprendere il suo episcopato.

Tra il 1860 e il 1866 aiutò il partito federalista-cattolico legato ai giornali Patria e Firenze e a personalità come Eugenio Alberi.

Partecipò al Concilio Vaticano I.

Morì nella villa di Agnano all'età di 72 anni e fu sepolto temporaneamente nella cappella della villa.[3] Il governo italiano si oppose alla sua sepoltura nella cattedrale di Pisa.[4]

Bibliografia

Note

  1. ^ Giordano Bruno Guerri, Antistoria degli italiani, Mondadori, Milano, 1997, p. 226
  2. ^ Giacomo Margotti, Memorie per la storia de' nostri tempi, vol. 2, Torino 1864, pp. 161-169
  3. ^ Secondo Pius Bonifacius Gams, in Series episcoporum Ecclesiae catholicae, quotquot innotuerunt a beato Petro apostolo, il cardinale morì tre giorni dopo, il 10 ottobre.
  4. ^ Rassegna stampa - Centro Cattolico di Documentazione di Marina di Pisa

Voci correlate