Scriptio continua

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La scriptio continua (in latino, "scrittura continua") è quel fenomeno per cui, nella scrittura, le parole non vengono separate l'una dall'altra mediante l'uso degli spazi.

La scriptio continua caratterizza in particolare la produzione scrittoria antica, fino ai codici medievali.

Testi antichi

Nella maggior parte delle epigrafi e dei manoscritti antichi (ad es. latini e greci) che ci sono pervenuti non c'è alcuna divisione grafica delle parole, per cui i versi che noi conosciamo come:

Arma virumque cano Troiae qui primus ab oris
Italiam fato profugus Laviniaque venit
litora... (Virgilio, Eneide I.1)

si possono trovare scritti così:

ARMAVIRV^QCANOTROIÆQPRIMVSABORISITALIA^FATOPFVGVSLAVINIAQVENITLITORA

Ovviamente la mancanza di divisione tra le parole (insieme al complesso sistema di abbreviazioni e compendi, e alle mille altre insidie legate alla trasmissione di un testo antico attraverso i secoli) può creare seri problemi in fase di edizione di un testo.

Un semplice esempio può essere questo: al cap. 43 della Cena Trimalchionis, contenuta nel Satyricon di Petronio, la tradizione manoscritta presenta il testo abbas secrevit, che Scheffer ha corretto in ab asse crevit. Quello che è successo è che il testo originale, per l'appunto ab asse crevit (ABASSECREVIT in scriptio continua), è stato interpretato dal copista come ab(b)as ("l'abate", errore facile da spiegare supponendo che chi scriveva fosse un monaco) secrevit".