Per Storia della psicologia si intende: la storia della psicologia come scienza a se stante. La qui presente voce, non poteva non essere che una sintesi di varie punti di vista, estrapolati da manuali accademici ed universitari specifici.

I precursori. Dalla Filosofia...

Nascita del termine psicologia

 
Filippo Melantone

La nascita del termine psicologia può essere fatta risalire al XVI secolo, con il tedesco Filippo Melantone, latinista e grecista. Per lui la psicologia era l’insieme di conoscenze filosofiche, letterarie e religiose sull’animo umano. Per inciso il termine del Melantone fu psychologia, e comparve nelle opere dei suoi discepoli Rodolfo Goclenio, Psychologia (in greco) hoc est de hominis perfectione (1597), e in Otto Cassmann Psychologia anthropologica sive animae humanae doctrina (1594). Ricerche recenti hanno individuato che ne esiste una presenza ne Psychologia de ratione animae humanae (1511-1518) del dalmata Marcus Marulus (1450-1524), ma la semantica del termine poco di simile ha con l'uso contemporaneo.[1]

L'empirismo inglese: Jhon Locke

 
John Locke

Nel 1690 John Locke, filosofo inglese, pubblica il Saggio sull’intelletto umano in cui cerca di ricostruire il funzionamento della mente, per capire come nascono i nostri contenuti mentali, astratti e complessi.
Per lui all’origine delle idee c'è l'esperienza, e studia il comportamento animale e umano. Egli vuole arrivare a capire quale sia il modo migliore per ragionare. La mente viene però analizzata solo attraverso ragionamenti e osservazioni, senza esperimenti.
Difatti nel testo Saggio sull’intelletto umano egli immagina (letteralmente) che cosa possa capitare ad un apersona, cieca dalla nascita, quando questa riacquista la vista; e si chiede se riuscirà a comprendere le forme degli oggetti senza l'utilizzo del tatto, o ne avrà bisogno. Locke letteralmente immagina un esperimento, non ne compie uno. Per questo il tentativo di studiare la mente di Locke non avrà successo in psicologia, anche se molti filosofi prenderanno spunto da lui per dare una base solida ai propri ragionamenti.

...alla nascita della psicologia scientifica. La Psicologia sul finire del secolo XIX

La psicologia scientifica moderna nasce nella seconda metà dell'Ottocento.

Tra il 1850 e il 1870 fisici e medici si occupano dello studio della psiche: le sensazioni, le emozioni, le attività intellettive. Gli scienziati applicarono allo studio della mente le metodologie che già applicavano alle scienze naturali, ma senza rendersi conto che stavano creando una nuova scienza, la moderna psicologia scientifica, in cui fusero le scienze naturali con lo studio della mente.

 
Charles Darwin

Nel 1872 Charles Darwin pubblica L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali in cui descrive per la prima volta le somiglianze che dimostrano come uomini e animali comunicano sensazioni e manifestano e emozioni mediante il comportamento e il movimento di parti del corpo. Nasce così la teoria fisiologica delle emozioni: per Darwin le emozioni sono scariche di energia che attraversano l'organismo, scatenate da stimoli esterni.

La paura è il brusco cambiamento fisiologico che un organismo incontra in presenza di un ostacolo. I movimenti con cui noi esprimiamo un'emozione, sono residui di quei movimenti che un tempo usavamo per uno scopo preciso. E così la pensa anche l’etologia. Quindi, per Darwin si comunica anche attraverso il corpo. La CNV, o comunicazione non verbale, è diventata importante dopo le ricerche con le api di Karl Von Frisch.

Tra il 1860 e il 1870, Franciscus Donders studia i tempi di reazione, cioè il tempo che un individuo impiega per rispondere allo stimolo. Ancora oggi si usano per valutare le persone idonee alla guida di autobus ed autocarri. Donders li studiò per misurare le attività mentali. Più sono i passaggi mentali per rispondere a uno stimolo e più tempo viene impiegato per rispondere. Ci sono tre esperimenti tipici.

  1. esperimento studia quanto tempo occorre a un individuo per tirare una leva quando vede una luce.
  2. esperimento studia quanto tempo occorre a un individuo per tirare una leva quando vede una luce intensa e non debole.
  3. esperimento: oltre che a reagire a uno stimolo, l’individuo deve anche scegliere se tirare o no la leva.

La differenza tra il secondo e il primo caso era la scelta di tirare o no la leva.

 
Ernst Weber
 
Gustav Fechner

Gustav Theodor Fechner laureato in medicina, è passato alla storia della psicologia, per aver fondato la psicofisica. Egli studiò per sette anni il rapporto tra gli stimoli fisici e sensazioni mentali.

In Germania vi erano conflitti sul meccanicismo, che considerava tutti i fenomeni pari a quelli fisici, mentre il vitalismo considerava tutti i fenomeni appartenenti alla vita e alla mente. Fechner studiava il rapporto mente-corpo, per risolvere la questione tra vitalismo e meccanicismo.

Ernst Weber aveva notato che la risposta agli stimoli varia a seconda della loro intensità. Nasce la legge di Weber-Fechner la quale afferma che la soglia sensoriale differenziale varia a seconda della grandezza degli stimoli, ed è proporzionale alla loro intensità. Quindi, essa serve per dire che la sensibilità di un corpo aumenta se gli stimoli aumentano di intensità.

Il merito di aver fondato la psicologia come disciplina accademica, va a Wilhelm Wundt, in Germania, che tra il 1858 e il 1862 scrisse il libro Contributi alla teoria della percezione sensoriale e più tardi il suo Manuale di psicologia. Nel 1875 divenne professore di filosofia a Lipsia, dove fondò il suo laboratorio nel 1879. Nonostante vi fossero ancora termini fisiologia e filosofia, Wundt voleva fare psicologia.

Al laboratorio affluirono allievi e osservatori di tutto il mondo. Veniva studiata la psicofisica ed i tempi di reazione. Era nata la psicologia come disciplina scientifica ed accademica. La cultura di Wundt, la biologia, la fisica, la filosofia, gli avevano permesso di sintetizzare la nuova disciplina.

Nello stesso periodo Hermann Ebbinghaus realizza il primo importante lavoro sulla memoria. Hermann Ebbinghaus fu il primo ad effettuare un lavoro di psicologia sperimentale. Egli si era interessato alla psicologia per caso, trovando un libro di Fechner. Ebbinghaus si occupò della memoria, lo studio alla quale si erano applicati Aristotele e molti filosofi, studiandola nel laboratorio di Lipsia, dove oltre a studiare sensazioni, percezioni, non si studiavano il pensiero, l’apprendimento, la volontà e la memoria. Egli imparava a memoria gruppi di consonanti e vocali senza senso. Combinandole, ottenne 2 300 sillabe. Per impararle, leggeva ripeteva dall'inizio alla fine, e se si inceppava nella ripetizione, leggeva il resto e poi tutto, e così riprovava a ripetere tutte le sillabe. Si può memorizzare attraverso tre tipi di prove:

  • di rievocazione, con la quale gli viene chiesto a un individuo di ripetere ciò che ha memorizzato
  • di riconoscimento, l'individuo deve riconoscere cose già viste o sentite tra altre
  • di riapprendimento, Ebbinghaus usò queste prove, infatti nella prima seduta imparava delle sillabe, nella seconda, imparava la medesima lista, questa volta per imparare la seconda lista gli occorreva un tempo molto minore rispetto alla prima.

Ebbinghaus arrivò ad alcune conclusioni.

  • Effetto del superapprendimento: a forza di ripetere la memoria migliora (aumentando il numero di ripetizioni, aumenta anche la memoria).
  • Curva dell'oblio: al trascorrere dei giorni la memoria diminuisce.
  • Apprendimento massivo e distributivo: più sedute sono più efficaci di una lunga seduta singola.
  • Effetto seriale: la memorizzazione dipende da come sono messe le sillabe, infatti quelle in fondo e le prime si memorizzano meglio di quelle di mezzo.

Nella Germania dell'800, che era diventato il principale centro scientifico del mondo, molti allievi di Wundt fondarono laboratori e scuole. Tra esse la scuola di Wurzburg che, con Kulpe, introdusse il metodo di introspezione (dal latino guardare dentro), consistente nell'osservazione delle nostre esperienze personali e interiori. Kulpe utilizzò l'introspezione (tra la fine del XIX secolo ed il primo decennio del XX) per indagare sperimentalmente sugli stati di coscienza che appaiono irriducibili alle immagini mentali e alle sensazioni, così come risulta per esempio durante i giudizi comparativi fra i pesi di due oggetti.

In precedenza questa tecnica veniva usata molto poco con Wundt, perché vi era la preoccupazione che la descrizione di fatti troppo personali facesse perdere di vista gli obiettivi. I soggetti riferivano allo psicologo fatti interiori, con cui egli cercava di non interferire, chiedendo fatti semplici, senza andare a riallacciarli con il passato.

A Wurzburg, oltre che limitarsi a studiare le sensazioni, si comincia a studiare pure il pensiero, e si studia ciò che accade nella mente in qualunque momento.

 
Franz Brentano

Più o meno negli stessi anni Franz Brentano propone un approccio filosofico alla psicologia con la sua scuola di Brentano (prima a Wurzburg e poi a Vienna).

Brentano può essere considerato il secondo padre della psicologia (insieme a Wundt). La sua scuola influenzò Sigmund Freud e precorse i concetti della Psicologia della Gestalt e della Psicologia sociale.

La Psicologia nella prima metà del '900

All'inizio del 1900 si ha un fiorire di diramazioni all'interno della psicologia, assai varie e profonde. Talune di esse sono riscontrabili ancor oggi.

La Psicologia nel nord-America

Con la diffusione della psicologia gli Stati Uniti subentrarono alla Germania verso la fine del XIX secolo. Edward Titchener (1867-1927), inglese, terminò gli studi a Lipsia. Dopo aver studiato con Wundt, a soli 25 anni si trasferì negli Stati Uniti, a Ithaca, per diffondere la psicologia. Egli tradusse il manuale di Wundt in inglese, scrisse anche altri manuali e diresse una rivista di psicologia. Inoltre fondò una scuola, basata sullo strutturalismo, ovvero sulla descrizione di come è formata la mente.

La psicologia ritrae la sua struttura, la mente è formata da tanti pezzi che la compongono come un mosaico di sensazioni, emozioni, concetti, il lavoro dello strutturalista è analizzare tutti questi affetti, emozioni, concetti.

Al laboratorio di Lipsia approdarono molti ricercatori, attratti dall'idea di una psicologia come disciplina sperimentale indipendente. Colui che più di tutti apprese la lezione dello sperimentalismo wundtiano fu l'inglese Edward Bradford Titchener.

Titchener tradusse in inglese l'opera di Wundt, nascondendo di proposito l'eclettismo e le numerose componenti non sperimentalistiche. La riflessione sui testi wundtiani fu per lui il punto di partenza verso l'elaborazione di un sistema personale che va sotto il nome di strutturalismo o esistenzialismo titcheneriano o introspezionismo, e trova il proprio manifesto in The Postulates of a Structural Psychology (1898) e A Textbook of Psychology (1910).

Titchener lavorò in campo teorico e sperimentale per oltre trentacinque anni, pubblicando dieci libri e oltre duecento articoli, soprattutto sull'American Journal of Psychology, che rappresentò per anni la bandiera della psicologia scientifica in terra americana.

Lavorò nella sua università alla costituzione di un gruppo selezionato di allievi che volle contrassegnare con il nome di "sperimentalisti". Scrisse quattro volumi conosciuti come i manuali titcheneriani di laboratorio, contenenti istruzioni relative alla conduzione dell'esperimento psicologico nei suoi aspetti tecnici e strumentali.

Con la morte di Titchener rimasero alcuni allievi, fra essi va ricordato Boring, padre della moderna storiografia psicologica.

 
William James

Il funzionalismo ebbe il suo riferimento principale con William James, egli partiva dalla definizione che i processi mentali erano considerati in primo luogo nella loro tensione verso un fine, uno scopo, ai fini dell’adattamento all’ambiente; e in secondo luogo nella loro dinamica continua per cui il pensiero è sempre in cambiamento e non è frantumabile in elementi separati, come per gli Strutturalisti. L’idea di corrente di pensiero o corrente di coscienza, fu la più importante nozione anti-strutturalista, per cui la coscienza non sembra fatta a pezzi, essa scorre. Nell’ambito funzionalista spiccavano alcuni temi di ricerca assenti o secondari in quello strutturalista: l’apprendimento, la motivazione, le differenze individuali, la psicologia evolutiva e le sue applicazioni nel campo dell’educazione, la psicologia animale. Sviluppatasi nel primo novecento, tra pragmatismo e funzionalismo, la teoria di Mead poneva in primo piano il ruolo dei fattori sociali nello sviluppo dei processi psichici, sicché fu denominata comportamentismo sociale. In Mead è centrale la tematica del , di cui aveva già trattato ampiamente James. Il Sé è spiegato nella sua genesi dalle interazioni sociali, in quanto la mente presuppone sempre un contesto sociale per potersi spiegare. Thorndike affrontò il problema dell’apprendimento attraverso esperimenti condotti su animali. L’apprendimento era regolato da 2 leggi: la legge dell’esercizio, per cui l’apprendimento migliorava con l’esercizio e la ripetizione delle prove; e la legge dell’effetto, per cui l’apprendimento si sviluppava in funzione degli effetti (piacere, soddisfazione di un bisogno) conseguenti a un determinato movimento dell’animale. Thorndike fu inoltre il primo a formulare chiaramente una teoria Connessionistica dell’apprendimento: apprendere è connettere e la mente è un sistema di connessioni tra situazioni-stimolo e risposte. Queste connessioni vengono descritte come processi che si verificano a livello sinaptico. Le ricerche sull’apprendimento animale sono alla base degli studi che Thorndike fece nel campo della psicologia pedagogica. In Europa il funzionalismo ebbe una certa diffusione grazie soprattutto all’opera di Claparéde che focalizzò il suo interesse allo sviluppo psichico infantile e ai problemi psicopedagogici.

Una definizione che si dà oggi della psicologia è quella di scienza che studia il comportamento umano in prospettiva di stimolo-risposta, incluse le funzioni psichiche ed i processi mentali quali intelligenza, memoria, percezione e le esperienze soggettive come i sentimenti, le emozioni, le aspettative, le motivazioni sia coscienti sia inconsce.

Le sfere o strati, pur raggruppando complessi di attività e di contenuti con diversi gradi di coscienza in una integrazione sintetica, hanno proprietà impersonali, che servono solo per lo studio di modalità generali dell'attività psichica. Con ciò però non si esaurisce la psicologia. Accanto all'analisi dei singoli elementi dell'attività mentale, lo studio psicologico dell'individuo in quella sua totalità che lo caratterizza come singolo tipo. Questa branca della psicologia, denominata "tipologia", studia le caratteristiche dei singoli individui da vari punti di vista; nelle loro qualità intellettive e affettivo-volitive.

In questi concetti generali dell'attività psichica si usano le seguenti distinzioni:

  • contenuti psichici o di coscienza: l'elemento che è oggetto in un determinato istante di una funzione;
  • funzioni psichiche: modalità specifiche dell'attività cosciente indipendentemente dal loro contenuto;
  • meccanismi psichici: modalità specifiche dell'attività dell'inconscio;
  • sfere o strati: insieme di funzioni e meccanismi ravvicinabili in un piano (per es. sfera affettiva, conoscitiva, ecc.);
  • tipo psicologico: l'insieme di caratteristiche individuali intellettive e affettivo-volitive che può schematizzarsi in un modello astratto (personalità).

La scuola sovietica

 
Ivan Petrovic Pavlov

Intanto, in Russia stavano nascendo altre scuole, più interessate ai riflessi. Per questo si fa riferimento a queste scuole come riflessologia russa. La scuola più importante fu quella di psicologia dell'apprendimento fondata da Ivan Pavlov, noto per i suoi studi sulla digestione.

Tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX secolo, Ivan Petrovic Pavlov (1849-1936), insegnante all'accademia militare di Pietroburgo, si dedicava a ricerche sui riflessi nervosi. A Pavlov non andava molto a genio la psicologia, perché secondo lui era basata su discorsi fumosi e poco rigorosi.

Egli cominciò a studiare il condizionamento classico, ovvero una forma semplice di apprendimento. Il condizionamento classico si distingue da quello operativo, utilizzato dagli americani. Per Pavlov un individuo per imparare deve essere ricompensato e punito. Per i suoi esperimenti egli utilizzava dei cani, esponendoli a stimoli, a cui essi avrebbero dovuto rispondere attraverso la salivazione. Egli deviava la saliva dall’interno per farla affluire in appositi contenitori. Tramite fistole salivari creava un contatto del cavo orale con l’esterno. Essi venivano messi in delle apposite torri del silenzio. Attraverso chirografi, Pavlov registrava la quantità di saliva prodotta in ogni momento. Se si metteva del cibo in bocca al cane, esso rispondeva con la salivazione, mentre il chirografo incrementava la quantità di saliva. Fin qui tutto è normale e non vi è nulla di strano, perciò viene chiamato riflesso incondizionato o assoluto; questo avviene quando uno stimolo proveniente dall’esterno causa una reazione all’interno di un organismo. Pavlov notò che i cani salivavano anche quando sentivano i passi del cameriere che arrivava per dar loro il cibo. Nel momento in cui sentiva i passi avvicinarsi, il cane immaginava il momento in cui avrebbe avuto il cibo in bocca, si aveva una salivazione psichica.

Il riflesso condizionato, era invece quel riflesso che dipendeva dalla situazione. Grazie al condizionamento classico, le risposte degli individui possono essere determinate anche da alcuni stimoli che non sono importanti. Pavlov associò il cibo ad altri stimoli come un campanello o delle luci. Il cane si adattava all’ambiente del laboratorio poiché ad alcuni stimoli come il campanello, dopo la salivazione veniva dato il cibo al cane. Pavlov studiò tutte le risposte condizionate e gli stimoli. Così vennero fissati i principi del condizionamento classico, che ottiene una risposta nota da un nuovo stimolo.

File:Lev Vygotsky.gif
Lev Semenovich Vygotsky

La scuola pavloviana fu considerata in Occidente la scuola psicologica sovietica per eccellenza.

La rivoluzione ebbe, come è noto una profonda influenza sulla cultura, l'arte, la filosofia e la scienza nel nuovo stato sociale. Le questioni da affrontare erano sia teoriche (rapporti tra psicologia e marxismo, psicologia e scienze naturali), sia pratiche (quale ruolo doveva avere la psicologia nella società comunista, quali compiti doveva svolgere lo psicologo nelle scuole, nelle fabbriche, negli ospedali).

Lev Semyonovich Vygotskij nato nel 1896 a Gomel, scrisse La tragedia di Amleto (nel 1915) e La psicologia dell'arte. Nel 1924 entrò a lavorare all'Istituto di psicologia di Mosca, dando inizio alle ricerche sui processi cognitivi che furono alla base della scuola storico-culturale. A soli trentotto anni morì di tubercolosi.

La prima formulazione sistematica dei concetti e metodi della teoria storico-culturale venne data negli Studi sulla storia del comportamento (1930), trattazione suddivisa in tre parti, ciascuna delle quali esamina le funzioni psichiche dei primati, del bambino e dell'uomo adulto, con l'illustrazione dei metodi impiegati e degli esperimenti condotti. Il problema principale affrontato è il rapporto tra il comportamento degli animali e quello dell'uomo, da una parte, e lo sviluppo delle funzioni psichiche dal bambino all'uomo dall'altra.

La prospettiva è di tipo evolutivo, sia in senso filogenetico (animale-uomo), sia in senso ontogenetico (bambino-uomo). Lo studio evolutivo mostra che vi è una continuità strutturale e funzionale e una serie di momenti critici che distinguono nettamente i vari comportamenti.

I riflessi condizionati possono essere comuni agli animali e all'uomo, ma mentre per i primi costituiscono l'unità fondamentale di comportamento, per il secondo sono solo i processi più elementari e rappresentano i processi meno tipici.

Tra animali e uomini vi è una specie di salto nelle modalità di interazione con l'ambiente. L'uomo usa gli strumenti intesi come utensili e simboli, in primis il linguaggio. L'uso degli strumenti è appreso nel contesto sociale durante lo sviluppo. Nei primi anni di vita il bambino usa i simboli (sia nel senso di parole che di regole dell'attività comportamentale) in base all'interazione che ha con i propri genitori o con gli altri adulti nella vita quotidiana. In seguito userà i suoi simboli senza bisogno degli altri.

In "Pensiero e linguaggio", uno dei classici della psicologia dei processi cognitivi, Lev Vygotskij elabora una teoria che ancora oggi rappresenta un punto di riferimento fondamentale. Il pensiero ed il linguaggio hanno due radici genetiche differenti. Sia nel bambino che nell'animale ci sono forme evolute di attività intellettiva relative alla soluzione di problemi e all'adattamento all'ambiente. Queste attività possono essere indipendenti dal linguaggio.

Il bambino può usare forme primitive di linguaggio senza implicare processi intellettivi o di pensiero, ma per comunicare stati emotivi, richiamare l'attenzione dei genitori. Intorno ai due anni il pensiero e linguaggio iniziano ad interagire. Il linguaggio diventa il mezzo per comunicare il proprio pensiero agli altri e strumento di regolazione del comportamento.

Una distinzione importante, ripresa da membri della scuola storico-culturale e in particolare da Lurija, è quella tra linguaggio come strumento di comunicazione e come strumento di regolazione del comportamento. Le due funzioni del linguaggio si sviluppano in tempi diversi, la funzione comunicativa si sviluppa intorno ad un anno e mezzo ­ due anni, la funzione regolativa intorno ai quattro anni.

Un aspetto importante di questa teoria è l'interiorizzazione:

  1. Primo stadio: il linguaggio è espresso a voce alta per comunicare con altri viene chiamato
  2. Stadio successivo: viene usato interiormente come strumento di regolazione delle proprie azioni

L'interiorizzazione è quindi un processo graduale che si compie non prima dei 7 anni. E' sulle fasi di sviluppo che si centrano le critiche di Vygotskij a Jean Piaget. Molti autori contemporanei hanno concentrato la loro attenzione sulla polemica Vygotskij-Piaget, perché attraverso essa è possibile impostare un discorso assai più generale su tutto lo sviluppo mentale del bambino.

Secondo la teoria espressa da Piaget in Il linguaggio e il pensiero del fanciullo (1923), il linguaggio egocentrico del bambino è la manifestazione immediata dell'egocentrismo, che è un compromesso tra l'autismo iniziale e la progressiva socializzazione del pensiero infantile, mentre per la teoria di Vygotskij si ha invece una considerazione del tutto opposta: il linguaggio egocentrico del bambino rappresenta uno dei fenomeni di transizione dalle funzioni interpsichiche a quelle intrapsichiche e cioè un passaggio da forme di attività sociale a forme di attività interamente individuale.

Per Vygotskij il linguaggio è una funzione psichica complessa che si sviluppa nel bambino nell'interazione con l'ambiente sociale, è una funzione interpsichica, che mette in rapporto una persona con l'altra. Successivamente diviene una funzione intrapsichica che permette di regolare dall'interno i propri processi cognitivi e il proprio comportamento.

Per Piaget il percorso è l'opposto. Da funzione interna e propria del bambino, il linguaggio diviene gradualmente una funzione socializzata. Per la teoria storico-culturale, lo sviluppo di funzioni complesse come il linguaggio ha come condizione necessaria l'interazione dell'individuo con l'ambiente sociale.

La struttura del linguaggio è innata, ma la lingua che un individuo parla è determinata dall'ambiente sociale e dalla cultura in cui l'individuo nasce e cresce. V. distingue: il linguaggio interiore abbreviato, dal linguaggio esteriore che usiamo quando parliamo con un'altra persona è più disteso e completo.

Dopo i lavori degli anni tra il 1925 e il 1935 vi fu un rallentamento dovuto alla svolta politico-culturale dello stalinismo e alla graduale egemonizzazione della scuola pavloviana. La ripresa avvenne nella seconda metà degli anni '50, con la riedizione di alcuni scritti psicologici di Vygotskij. Lurija si interessò dei processi emotivi e dinamici. Durante la seconda guerra mondiale cominciò ad interessarsi delle lesioni cerebrali, con tutta una serie di opere tra cui funzioni corticali superiori nell'uomo 1962.

Le funzioni cerebrali che mediano funzioni psichiche complesse non sono traducibili nei termini di riflessi condizionati, ma sono sistemi funzionali, sistemi di interazione cerebrale molto più complessi, la cui organizzazione, in accordo con la teoria generale storico-culturale, si sviluppa in stretta relazione con l'ambiente.

Il linguaggio, per esempio, non ha come struttura fisiologica di base il riflesso condizionato come sostenevano i pavloviani, ma risulta dall' interazione di strutture celebrali diverse che si sviluppa e modifica nel corso dell'ontogenesi. Data questa stretta relazione tra cervello e ambiente, si spiega come le lesioni cerebrali producano disturbi differenziati da individuo a individuo a seconda delle loro abitudini, della loro lingua, della loro cultura.

La psicologia in Europa

Alcuni punti essenziali che caratterizzarono la Teoria della Forma e permettono di introdurre la trattazione su una delle principali scuole della psicologia del Novecento possono essere:

  1. l’attacco della Gestalt all’introspezione analitica, il suo rifiuto dell’attenzione, dei processi inconsci, dell’esperienza passata e dell’associazione come spiegazione dei processi percettivi e ideativi, il suo programma di procedere dal sopra al sotto piuttosto che dal sotto al sopra secondo le impostazioni passate, tutto ciò spinse a riconsiderare non solo i metodi né le teorie correnti fino al 1912, ma anche i dati scelti per la manipolazione sperimentale;
  2. nella Teoria della Forma la ricerca teorica fu il fondamento di concrete indagini empiriche, e gli psicologi della Gestalt si basarono su esperimenti compiuti in condizioni di laboratorio controllate con cura;
  3. un aspetto fondamentale di questa teoria fu la ricerca di una corrispondenza tra il dato fenomenologico e il processo neurofisiologico, rimaneva caratteristica della Teoria della Forma l’esigenza di una risposta neurofisiologica sulle basi dei processi mentali;
  4. un altro aspetto importante è il fatto che tale teoria ha descritto fenomeni psichici che restano incontrovertibili, al di là delle spiegazioni che sono state costruite dai gestaltisti. Si poteva concepire la teoria della forma come una teoria descrittiva più che una teoria costruttiva;
  5. tutte queste caratteristiche della teoria della forma erano fondate su un altro aspetto, la semplicità della teoria stessa, nel senso di capacità di ridurre i fenomeni indagati a pochi, ma esaustivi principi concettuali.

I rappresentanti più grandi di questa scuola sono: Wertheimer, Köhler, Koffka e tutti e tre emigrarono dalla Germania verso gli Stati Uniti nei primi anni ’30 per motivi razziali.


Le ricerche compiute da Max Wertheimer a partire dell’estate del 1910 sulla percezione del movimento furono illustrate nel 1912 nell’articolo “studi sperimentali sulla visione del movimento”, articolo considerato come la prima pubblicazione in cui compare l’impostazione teorica della Gestalt. In tale articolo Egli descriveva la percezione del movimento fenomenico (leggi:fi).

Tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX secolo nasce a Vienna la psicoanalisi (vedasi Storia della psicoanalisi), fondata da Sigmund Freud. La psicoanalisi si rivelerà una disciplina con una propria autonomia e fecondi risultati in molte altre discipline. L'idea freudiana di un inconscio che, senza che ce ne rendiamo conto, ci impone delle scelte, è ormai diffusa anche nell'uso comune. Dalla psicoanalisi nasceranno, tra l'altro, molte teorie terapeutiche.

Tra i discepoli di Freud il più famoso fu Carl Gustav Jung, che si occupò delle dinamiche di gruppo e introdusse per primo il concetto di inconscio collettivo. Nel 1913 fondò la sua scuola di psicologia analitica, a tutt'oggi vitale.

L’altra grande secessione dal movimento psicoanalitico è operata da Alfred Adler nel 1911. La Psicologia individuale fondata da Adler ha risentito senz’altro dell’incontro con la teoria freudiana, ma ha sempre conservato la sua autonomia concettuale che le deriva da un contesto culturale e sociale diverso da quello in cui si sviluppò il pensiero freudiano. Adler collocò la propria teoria all’interno di una concezione sociale della vita psichica estranea alla psicoanalisi freudiana, ma invece si traduceva in una maggiore attenzione teorica non solo alle condizioni sociali dello sviluppo psichico, ma anche alle condizioni concrete che potevano essere realizzate per favorire meglio tale sviluppo. Gli interventi costanti di Adler in medicina sociale e del lavoro. L’organizzazione di centri di consultazione psico-pedagogica e la fondazione di una nuova scuola sociale lo caratterizzano come uno psicologo attivo negli anni ’20 della Vienna rossa. Nelle sue opere sviluppò in modo originale 2 concetti fondamentali della psicologia individuale: l’Inferiorità organica, per cui una deficienza organica condiziona la crescita psichica individuale, e il Carattere ovvero l’organizzazione psicologica di origine ambientale che si rivela nell’interazione tra l’individuo e il suo ambiente sociale. Adler parla di Organo Psichico, un sistema unitario al servizio dell’organismo umano per assicurarne la conservazione e favorirne lo sviluppo. L’organo psichico non è una struttura fisiologica, ma un insieme di forze di natura psichica finalizzate all’adattamento dell’individuo al suo ambiente, la vita dell’anima umana è dunque determinata da uno scopo. Questo movimento della psiche è radicato in un ambiente sociale, infatti la natura della psiche umana è prioritariamente sociale, non ha come presupposto delle forze biologiche, l’Es descritto da Freud. Il suo essere sociale l’uomo lo vive come un sentimento innato che struttura e organizza la sua vita psichica. La prima fondamentale relazione sociale è quella che il neonato vive con la propria madre. L’altro tessuto sociale entro cui si sviluppa la vita psichica è quello costituito dalle relazioni con gli altri membri della famiglia, denominato costellazione familiare. In questo complesso, la figura paterna ha per Adler una importanza notevole, ma non quella esclusiva assegnata da Freud in relazione al complesso di Edipo, concetto rifiutato da Adler. Quando il bambino nasce si trova in una naturale inferiorità organica: prima ha bisogno di nutrizione e di cure per sopravvivere, poi interagisce con adulti che appaiono più forti e sicuri, e poi c’è l’inferiorità psicologica che è avvertita nella relazione interpersonale con gli adulti e con i pari. La crescita psichica si realizza attraverso il superamento del sentimento di inferiorità, grazie a modalità di compensazione che caratterizzano la vita psichica di ogni singolo individuo e che complessivamente sono indicate come il suo stile di vita. La forza che spinge questa crescita psichica verso la realizzazione della propria personalità è chiamata da Adler il Sé creativo. La psicoterapia è vista come un riorientamento del paziente rispetto alle necessità della realtà presente e concreta piuttosto che come un processo di scavo nel profondo di una psiche considerata scindibile da tale realtà. Il rapporto fiducioso e ottimistico che si deve instaurare, per Adler, tra l’analista e il paziente non passa attraverso il transfert e la riproposizione di passate dinamiche interpersonali nella condizione terapeutica. Il paziente che sta seduto di fronte al proprio analista, deve vivere una situazione di incoraggiamento e compartecipazione emotiva in questo recupero del proprio Sé, piuttosto che una condizione di disagio fisico e psichico.

La psicologia tra gli anni '40 e gli anni '70 del Novecento. Dalla psiche alla mente

La fine dell'utopia comportamentista

Il cognitivismo, a differenza di altri approcci alla psicologia (strutturalismo, funzionalismo, comportamentismo, scuola storico-culturale) non nasce da un manifesto. In un certo senso nasce in modo opposto: in una confluenza di teorie e metodiche che si riconoscono facenti parte di una solita visione della psicologia. Su basi comuni, su metodiche comuni su principi comuni, quali:

  • Principio delle basi neurologiche dei processi psichici: ad ogni processo mentale sottostà un processo neurologico parallelo;
  • Principio dello sviluppo: i processi mentali si sviluppano in relazione allo sviluppo ontogenetico della persona;
  • Principio del costruttivismo: i processi mentali sono fenomeni attivi e non passivi (come nel comportamentismo), essi percepiscono, filtrano, elaborano, immagazzinano, apprendono, si sviluppano, ricordano ed infine operano sull'ambiente circostante.
  • Principio del mentalismo: il termine psiche diviene desueto e "nasce" il termine mente, simbolicamente questo passaggio evidenzia la diversificazione fra una psicologia che ancora guarda alla mente dell'uomo come un'attività essenzialmente di risposta passiva agli stimoli ambientali (tipica di una certa corrente derivante sin da Aristotele, e presente tuttavia in larga parte nella psicologia di quegli anni), e una "nuova" psicologia cognitiva che guarda all'essere umano come portatore attivo di modificazioni sull'ambiente esterno mediante script e piani presenti nei processi mentali stessi. Da notare anche il passaggio terminologico: da funzioni psichiche, la mente che funziona in risposta all'ambiente esterno, a processi mentali, la mente che elabora le informazioni ambientali basandosi su piani e strutture atte alla risoluzione di problemi.
  • Principio dell'elaborazione dell'informazione: gli stimoli ambientali sono paragonabili ad input informativi che, entrando nei processi mentali, vengono elaborati (attenzione, percezione, memoria, ecc. sono tutti processi elaborativi dell'informazione, a questo punto), ed in fine si ha il termine dell'elaborazione nella messa in atto del comportamento.
  • Principio della simulazione: i cognitivisti guardano al computer per avere una modello equipollente della mente dell'uomo. In esso ravvisano i principi qui esposti (compreso quello dello sviluppo, se si vuole sviluppo filogenico del computer, hardware migliorato e potenziato da una generazione di computer alla seguente, per esempio). Il computer come la mente umana: recepisce input (stimoli dall'esterno), li filtra (attenzione), li salva per una futura rielaborazione (memoria), può risolvere problemi (intelligenza), può dialogare con altri computer (linguaggio), attiva risposte motorie (mette in moto, letteralmente) con stampanti, plotter, proiettori, ecc. ecc. (comportamento manifesto, che manifesta agli altri)

Il cognitivismo HIP: Human Information Processing

Il cognitivismo realista

La scienza cognitiva

Alla fine degli anni ’70, quando andavano comparendo le prime riflessioni critiche sul cognitivismo, emerse un orientamento nuovo a carattere interdisciplinare, denominato Scienza Cognitiva. Sulla scienza cognitiva confluivano varie discipline interessate allo studio della mente. Era fondamentale il riferimento al calcolatore per differenziare la scienza cognitiva rispetto alle altre linee contemporanee di indagine sui processi cognitivi.

Gardner

Gardner ha caratterizzato la scienza cognitiva sotto 5 aspetti principali:

  1. la scienza cognitiva ha per oggetto di ricerca un livello di analisi specifico, non riducibile ad altri livelli o verso il basso, neurofisiologico, o verso l’alto, sociologico. Questo livello è costituito dalle rappresentazioni mentali, da quei processi mentali che organizzano e producono conoscenza: simboli, regole, schemi, immagini.
  2. il calcolatore rappresenta il modello di come funziona la mente e serve come strumento per simulare i processi mentali, è un ramo fondamentale della scienza cognitiva.
  3. la scienza cognitiva studia i processi cognitivi al di fuori del contesto più generale e globale che caratterizza la mente umana, dai fattori individuali come le emozioni, motivazioni ecc., ai fattori sociali e culturali.
  4. la scienza cognitiva è una ricerca interdisciplinare, che include gli apporti della psicologia sperimentale, della linguistica, dell’intelligenza artificiale, dell’antropologia e delle neuroscienze.
  5. la scienza cognitiva affronta i problemi della conoscenza (come la mente conosce, quali sono i suoi limiti, ecc.) che sono stati centrali nella storia della filosofia occidentale, dai tempi di Platone e Aristotele fino a oggi.

Essa è quindi la versione contemporanea di una lunga tradizione del pensiero filosofico occidentale. Già alla metà degli anni ’50 si potevano distinguere due orientamenti in questo campo: da una parte, vi erano gli scienziati che realizzavano programmi al calcolatore riferendosi alle operazioni svolte dall’intelligenza umana; dall’altra, gli scienziati che intendevano studiare i processi cognitivi indipendentemente dal sistema fisico che li realizzava, fosse una macchina elettronica come il calcolatore, o una macchina chimica come il cervello. La differenza tra i due orientamenti viene attualmente indicata con la distinzione tra un’intelligenza artificiale dura, hard, che progetta programmi non necessariamente simili a quelli della mente umana e un’intelligenza morbida, soft, che ha per riferimento i processi mentali umani. I contributi di maggiore interesse della scienza cognitiva riguardano la percezione visiva, la rappresentazione della coscienza e l’architettura della mente. Infine, un recentissimo orientamento nella scienza cognitiva si è sviluppato sotto il nome di Connessionismo. La caratteristica principale è il superamento della concezione di calcolatore fondata su un’organizzazione sequenziale della elaborazione dell’informazione (ogni operazione è svolta una dopo l’altra in sequenza, stadio per stadio) e la separazione tra unità centrale di elaborazione e memoria. Per i modelli connessionistici l’elaborazione avviene in parallelo e non vi è un’unità di memoria separata. Le operazioni non sono organizzate in modo gerarchico ma avvengono simultaneamente nelle reti (reti neuronali) di connessioni tra molteplici unità semplici di elaborazione. L’informazione non sarebbe, quindi, localizzata in singole unità, ma sarebbe distribuita secondo un proprio pattern nella rete intera.

Un approccio psicologico alternativo al comportamentismo è quello costruttivista. Il costruttivismo, prima che considerare una realtà esterna alla mente, considera le costruzioni mentali con cui essa si adegua alle esperienze percepite. E' un approccio filosoficamente rivoluzionario, visto che rifiuta l'idea che ci sia a priori un mondo esterno alla mente.

Il costruttivismo, oltre ad essere un approccio teorico, ha applicazioni terapeutiche e pedagogiche.

La psicologia sul finire del secolo XX

Lev Vygotskij in occidente: la riscoperta

La psicologia fisiologica, la psicofisiologia e la neuropsicologia

Fino agli anni ’60 il termine psicologia fisiologica indicava lo studio delle basi fisiologiche, e in particolare cerebrali, del comportamento, senza fare distinzioni rispetto ai fenomeni studiati e alle metodologie d’indagine. Verso la metà degli anni i’60 fu stabilita una prima differenziazione, tra la psicofisiologia e la psicologia fisiologica:

Anche il termine neuropsicologia ha acquistato un significato specifico a partire dagli anni ’60. In particolare, per neuropsicologia si intendeva lo studio delle lesioni cerebrali sui processi psichici in soggetti umani cerebrolesi. La neuropsicologia aveva quindi una lunga tradizione, dalle prime descrizione avvenute nell’800, cioè i casi di afasia descritti da Broca e Wernicke, alle ricerche successive alla prima guerra mondiale. Uno sviluppo massiccio della neuropsicologia si ebbe dopo la seconda guerra mondiale tramite lo studio degli effetti cognitivi delle lesioni cerebrali sui soldati feriti in guerra. Il punto di svolta più importante delle ricerche di neuropsicologia degli anni ’60 è rappresentata dalla metodologia: la prestazione dei soggetti con danno cerebrale era confrontata con quella di soggetti sani, senza danno neurologico, utilizzando quindi un paradigma sperimentale diversoe e ampliando quindi i dati rilevati sull'analisi isolata di singoli casi.

Note

  1. ^ Brožek, J. Psychologia of Marcus Marulus (1450-1524), in <<Episteme>>, 7, 1973, pp.125-31.
    Diamond, S. What Marulus meant by <<Psychologia>>, in Storia e critica della psicologia, 5, 1984, pp. 407-12.
    Massimi, M.: Marcus Marulus, i suoi maestri e <<Psychologia de rationae animae humanae>>, in Storia e critica della psicologia 4, 1983, pp.27-41.

Bibliografia

Voci correlate

  • Autori
  • Correnti

Template:Psicologia