Kronos, il conquistatore dell'universo
Kronos - Il conquistatore dell'universo (Kronos) è un film del 1957 diretto dal regista Kurt Neumann.
{{{titolo}}} | |
---|---|
Paese di produzione | USA |
Durata | 78 min |
Genere | fantascienza |
Regia | Kurt Neumann |
Soggetto | Irving Block |
Sceneggiatura | Lawrence Louis Goldman |
Fotografia | Karl Struss |
Montaggio | Jodie Copelan |
Musiche | Paul Sawtell, Bert Shefter |
Scenografia | Theobold Holsopple |
Interpreti e personaggi | |
|
Trama
A poche miglia dalla costa messicana dove una notte si è inabissato un disco volante, emerge un gigantesco robot dall'aspetto di un monolite, gigantesco e minaccioso: lo scopo della sua visita è assorbire e immagazzinare dal pianeta Terra quanta più energia possibile, in qualsiasi forma, per poi trasportarla sul pianeta morente dal quale proviene, dove verrà trasformata nuovamente in preziosa materia, allo scopo di ricostruire quel lontano mondo.
La missione programmata dell' automa, che è protetto da una corazza composta da un materiale sconosciuto ai terrestri, resistentissima e praticamente impenetrabile, si preannuncia portatrice di una grave sciagura per l' intera umanità: il misterioso robot inizia infatti a compiere terribili e devastanti operazioni di assorbimento energetico sulle centrali energetiche, sulle linee elettriche del nostro pianeta, sulle città intere, che riduce rapidamente all’ oscurità più totale.
Compito questo che gli è reso possibile e facilitato, poichè può avvalersi dell'aiuto informativo e telepatico di uno scienziato dell'osservatorio astronomico che ha seguito la caduta dell' asteroide, e che da questi è stato soggiogato: la sicurezza nazionale, compreso il letale pericolo che l’ umanità intera sta correndo, dopo i primi misfatti di Kronos, (così nel frattempo è stato battezzato dagli scienziati l' automa), compie nel nostro mondo, decide senza esitazione la sua distruzione con ogni mezzo possibile ed immaginabile.
Tuttavia, nonostante il massiccio e ripetuto l' impiego di potenti ordigni nucleari, l’ attacco contro il misterioso robot non sortisce alcun effetto decisivo o risolutivo, e i tentativi si susseguono, ma i loro esiti non cambiano: ormai demoralizzati scoraggiati dalla continua serie di insuccessi, gli scienziati che si occupano della lotta contro il robot, proprio quando ormai sono propensi alla resa, intravedono all'improvviso una via di uscita che potrebbe essere vincente.
Si tratterebbe di mettere a punto una possibile soluzione di tipo chimico e elettrico, consistente nel far interagire tra i due elettrodi, positivo e negativo, situati sulla sommità del corpo dell' automa, un materiale con caratteristiche radioattive isotopiche, lanciato da un aereo.
Si prevede, tramite l’ uso di tale accorgimento di poter invertire i poli degli elettrodi innescando in tal modo nel robot stesso un processo di tipo autodistruttivo, e danneggiare così in modo irreparabile le funzionalità principali dell' automa. Il tentativo ha finalmente successo, il terribile robot soccombe in modo definitivo, e l’ intera umanità tira un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo che ha corso.
Produzione
Il film, la cui trama era abbastanza diversa rispetto a quelle tipiche dei film di fantascienza girati all' epoca, a causa del budget limitato fu girato in economia. Va tuttavia segnalata la bontà degli effetti speciali, e l' attenta caratterizzazione dei vari personaggi. [1]
Degno di nota il fatto che Kurt Neumann, regista tedesco che in Germania aveva subito persecuzioni da parte dei nazisti, è anche l' autore dei già noti "Rxm destinazione Luna" e del notevole "L' esperimento del dottor K".
Critica
"Kronos" è un film di fantascienza americano anni '50, in bianco e nero, esemplare per il genere, inspiegabilmente stroncato dai critici, forse per ragioni di politica industriale cinematografica.”[2]
”Nessun critico, a sorpresa, si è soffermato sui contenuti scientifici o parascientifici del film che sono del tutto originali e caratterizzano buona parte della pellicola dandogli una forza particolare, soprattutto di intelligenza, se proprio non si vuole ammettere l'esistenza di quella dello spettacolo.”[3]