Profondo rosso

film del 1975 diretto da Dario Argento

Profondo rosso è un film del 1975 diretto da Dario Argento.

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File:Profondo rosso.jpg
Giuliana Calandra in una scena del film
Lingua originaleInglese
Paese di produzioneItalia
Durata127 min
Rapporto2,35:1
GenereThriller, Horror, Splatter
RegiaDario Argento
SoggettoDario Argento, Bernardino Zapponi
SceneggiaturaDario Argento, Bernardino Zapponi
ProduttoreSalvatore Argento, Angelo Jacono
FotografiaLuigi Kuveiller
MontaggioFranco Fraticelli
MusicheGoblin, Giorgio Gaslini
ScenografiaGiuseppe Bassan
CostumiElena Mannini
TruccoGiuliano Laurenti, Giovanni Morosi
Interpreti e personaggi
Logo ufficiale del film

Si tratta, secondo molti critici cinematografici[senza fonte], di uno dei migliori film di Argento. L'opera segna, all'interno del percorso artistico del regista, il passaggio fondamentale fra la fase thriller, alla quale appartengono L'uccello dalle piume di cristallo, Il gatto a nove code e Quattro mosche di velluto grigio (il film doveva infatti intitolarsi La tigre dai denti a sciabola per continuare la saga animalier), e quella horror cominciata con Suspiria.

Fin dalla sua uscita nelle sale, la pellicola ebbe un ottimo successo di pubblico: si segnalano i terrificanti effetti speciali, cui mise mano anche Carlo Rambaldi, e alla musica, composta dal gruppo rock progressive dei Goblin e comprendente anche alcune composizioni firmate dal pianista jazz Giorgio Gaslini. Il film fu girato tra Torino, Perugia e Roma, ma nella finzione le vicende sono ambientate a Roma.

Trama

Roma: durante un congresso di parapsicologia, la sensitiva tedesca Helga Ulmann afferma di percepire tra il pubblico del teatro l'inquietante presenza di un assassino. A congresso finito, la medium rivela allo psichiatra Giordani di conoscere l'identità dell'assassino; i due però non si accorgono che il killer è ancora nel teatro e li sta osservando.

Tornata a casa, la sensitiva viene uccisa a sangue freddo, dopo aver sentito una nenia per bambini.

Intanto il pianista inglese Marc Daly, che abita nello stesso stabile della Ulmann, assiste involontariamente all'epilogo del delitto insieme all'amico Carlo, un alcolista. Sale subito nell'abitazione della medium e dalla finestra vede allontanarsi furtivamente una figura con un impermeabile nero. Poco dopo arrivano la polizia e una giovane giornalista, Gianna Brezzi, che decide di aiutarlo nelle indagini. Marc viene tormentato dal ricordo di uno strano quadro all'interno dell'appartamento della vittima, apparentemente rimosso o spostato, ed è convinto che questa sua sensazione abbia un'importanza cruciale per la risoluzione del delitto.

In giornata, Marc si reca a casa di Carlo e vi conosce la madre, Marta, un'ex attrice a riposo. Lei lo indirizza a casa di un amico di Carlo, Massimo Ricci, un travestito, dove incontra Carlo. La sera, mentre suona il pianoforte nel proprio appartamento, sente dei rumori: l'assassino è entrato in casa. La stessa nenia infantile che la medium ha sentito prima di morire viene fatta ascoltare anche a Marc. L'uomo chiede aiuto a Gianna al telefono e chiude la porta a chiave. Quando l'intruso se ne va, non prima di aver minacciato di ucciderlo, il pianista si affaccia alla finestra e vede nuovamente la figura con l'impermeabile scuro dileguarsi.

Il giorno seguente lo psichiatra Giordani e un collega dichiarano che la nenia infantile, che secondo loro serve al killer per ricreare il climax di una certa situazione in cui aveva già ucciso, è contenuta in un vecchio libro chiamato Fantasmi di oggi e leggende nere dell'età moderna. Rintracciato il libro, Marc decide di contattare l'autrice, Amanda Righetti; nello stesso pomeriggio però la scrittrice viene assassinata dal killer. In punto di morte Amanda scrive sulla parete, piena di vapore acqueo, il nome dell'assassino. Però, con il freddo della finestra aperta, il vapore si asciuga. Il cadavere viene scoperto la sera stessa da Marc, che nota la strana posizione della donna con il dito rivolto verso il muro.

Il giorno seguente, Marc fa presente a Giordani della morte di Amanda. Giordani si dirige personalmente a casa di Amanda e capisce il perché della strana posizione della donna. Aprendo l'acqua calda, infatti, legge il nome dell'assassino sulle maioliche del bagno di casa nel punto in cui era stato ritrovato il corpo della scrittrice. Nel frattempo, Marc trova la villa nella quale è ambientato il libro e scopre che si chiama "Villa del bambino urlante" e che è disabitata da molti anni. Rintraccia dunque il custode, Rodi, e si fa prestare le chiavi. Quando entra, scopre che sotto l'intonaco di una parete c'è un affresco raccapricciante che raffigura un bambino con un lungo coltello in mano e un uomo gigantesco con il petto inondato di sangue con un albero di Natale sullo sfondo.

La sera, Giordani tenta di chiamare Marc, a cui vuole svelare l'identità del killer, ma non lo trova in casa. Mentre sta prendendo un tè entra in camera un pupazzo meccanico. Giordani lo fracassa con un coltello, ma l'assassino da dietro la tenda lo colpisce più volte, uccidendolo.

Tornato a casa, Daly viene a sapere da Gianna della morte di Giordani: decide così di abbandonare le sue ricerche e di lasciare Roma. Chiede pertanto a Gianna se vuole partire con lui per la Spagna. La giornalista accetta entusiasta e i due si danno appuntamento per la sera stessa. Ma Marc, rivedendo la foto della "Villa del bambinio urlante", si accorge che una finestra della villa è stata murata. Cerca di contattare Carlo al telefono, ma a rispondergli è solo la madre. Scrive allora un biglietto a Gianna per dirle che sta ritornando nella villa. Vi arriva a notte fonda, e si accerta che esiste una finestra murata e scopre che questa nasconde una stanza a sua volta murata; dall'interno della villa abbatte il muro divisorio ed entra nella stanza segreta. È una camera da pranzo, in un angolo c'è un albero di Natale. Poi, con sua grande sorpresa, trova un corpo mummificato. Subito dopo riceve un colpo sulla testa e sviene.

Quando si sveglia vede il volto di Gianna: la giornalista ha letto il biglietto, lo ha raggiunto e lo ha trascinato fuori dalla villa, a cui qualcuno ha appiccato il fuoco, distruggendo il cadavere. Marc e Gianna, seguendo la pista del disegno, raggiungono una scuola, dove Gianna, nel tentativo di chiamare la polizia, viene ferita dal killer. Nello stesso momento, Marc scopre il nome dell'assassino: si tratta dell'amico e collega Carlo, che appare alle sue spalle puntandogli contro la pistola. Messo in fuga dalla polizia prima di poter premere il grilletto, Carlo viene investito e rimane ucciso.

La stessa notte Gianna viene portata all'ospedale e riesce a salvarsi. Nel frattempo, Marc si rende conto che Carlo non può essere il killer della Ulmann, perché si trovava con lui nella piazza mentre veniva compiuto il primo delitto. Tornato nell'appartamento della medium, si rende conto che il quadro che lo aveva colpito in precedenza era in realtà uno specchio, e che quando entrò per la prima volta nella casa quello che vide riflesso era il volto dell'assassino, ovvero la madre di Carlo, Marta.

Capito l'accaduto Marc sta per uscire, ma voltandosi si trova davanti la stessa Marta. Era stata lei tanti anni prima ad accoltellare il marito, che voleva ricoverarla perché malata di mente, sotto gli occhi atterriti del piccolo Carlo che da allora rimase traumatizzato. La scena era rimasta impressa nella memoria del figlio: infatti l'aveva disegnata durante l'ora di disegno a scuola e sulla parete di casa. La villa era stata la prima abitazione di Carlo e il corpo in decomposizione era quello di suo padre. Da adulto, Carlo aveva sempre cercato di proteggere il crimine della madre eliminando ogni traccia dell'assassinio. Nonostante ciò la madre di Carlo aveva continuato ad uccidere tutti quelli che avevano scoperto la verità. Durante il combattimento, Marc dà un calcio a Marta e la sua collana rimane incastrata nelle inferriate dell'ascensore. Marc preme il pulsante che rimanda l'ascensore al piano terra: la donna viene così decapitata.

Realizzazione

Profondo Rosso nasce, come altri film di Argento, durante le battute finali della realizzazione della sua opera precedente, l'atipico Le cinque giornate. L'idea di base, la medium che, durante una seduta, percepisce i pensieri di un assassino, risale addirittura ad una prima stesura di Quattro mosche di velluto grigio. Argento lavora febbrilmente sulla sceneggiatura ma, insoddisfatto del risultato, si fa aiutare da Bernardino Zapponi, tanto che alla fine ne risulta una sceneggiatura a quattro mani. Zapponi, intervistato, si attribuisce l'idea di aver voluto rendere molto "fisico" l'orrore del film e di legarlo ad un contesto "realistico" e comune, mentre attribuisce ad Argento il lato "fantastico" della vicenda (la medium, i fantasmi della villa, il disegno della parete, lo scheletro nella stanza murata, lo svolgimento degli omicidi).[1]

Il film, inoltre, risente della particolare situazione affettiva di Argento, che si era appena separato da Marilù Tolo, con cui aveva convissuto per un anno dopo il divorzio dalla prima moglie Marisa Casale. Argento ricorda quel periodo come ricco di febbrile creatività. Inoltre, è sul set del film che la sua relazione con Daria Nicolodi si consolida. La Nicolodi stessa riconosce che nel personaggio di Gianna Brezzi, la giornalista da lei interpretata nel film, c'è molto del suo vero carattere e molto del giovane Dario Argento quando faceva il giornalista.[1]
In una scena del film, quando Daria Nicolodi entra in casa di David Hemmings, trova la foto di una donna su un mobile. Chiede chi è e lui le risponde che è una di cui si ricorda a malapena, e allora lei butta la foto nel cestino. La donna rappresentata nella foto potrebbe essere scambiata per quella di Marilù Tolo, ma come più volte ribadito sia da Dario Argento ("Non mi sarei mai permesso") sia da Daria Nicolodi, si tratta in realtà dell'allora fidanzata del direttore di produzione Angelo Jacono.[senza fonte]

La scelta di Clara Calamai per interpretare la folle assassina non è casuale: Argento voleva infatti un'attrice anziana, un tempo famosa ma adesso dimenticata, in parte per la lunga assenza dallo schermo, in parte perché passata di moda. Quando David Hemmings si reca per la prima volta in casa della donna, le fotografie che la Calamai gli mostra sono proprio le sue, che la ritraggono sui set dei suoi vecchi film.[2]

La famosa colonna sonora del film, composta ed eseguita dal gruppo progressive rock Goblin ed integrata da musiche jazz-rock di Giorgio Gaslini, fu scelta da Argento come ripiego. Il regista, infatti, avrebbe voluto addirittura i Pink Floyd per comporla. Il gruppo declinò gentilmente l'invito, perché troppo impegnato nella composizione del loro nuovo album Wish You Were Here, quindi la produzione si rivolse a Gaslini, che aveva già lavorato con Argento ne "Le Cinque Giornate". Tuttavia, Argento sentiva che la musica di Gaslini non andava bene per il film e che occorreva qualcosa di più moderno. (La prima stesura dell'ossessiva canzoncina fu definita "semplicemente orrenda" da Argento, cosa che fece irritare non poco Gaslini.[3]) Intrigato dal demo Cherry Five, il regista contattò i Goblin ed il gruppo aderì volentieri al progetto. Secondo Argento, il 90% della colonna sonora definitiva è da attribuirsi ai Goblin e solo il resto a Gaslini.[1]

Produzione

Riprese

Le riprese si sono svolte dal 9 settembre 1974 al 19 dicembre dello stesso anno. Il film, ambientato a Roma e dintorni, è stato girato prevalentemente a Torino ma anche a Roma e Perugia.

  • La scena iniziale del film, con le prove del gruppo jazz di Marc, è stata girata all’interno del Mausoleo di Santa Costanza a Roma.
  • La scena del congresso di parapsicologia è stata girata all'interno del famoso Teatro Carignano di Torino, in Piazza Carignano 6[4], attualmente riaperto dopo un accurato restauro.
  • La fontana dove ha luogo il colloquio tra Carlo ubriaco e Marc, è la Fontana del Po, in Piazza C.L.N. a Torino[5].
  • Il palazzo dove viene uccisa la sensitiva Helga e dove vive anche Marc è sito a Torino in Piazza C.L.N., di fronte al civico 222 ma le riprese interne sono state fatte nei teatri di posa De Paolis a Roma.
  • La scena del funerale della medium Helga è stata girata a Perugia, nel Cimitero monumentale.
  • Il locale "Blue Bar" dove suona Carlo in realtà non è mai esistito. La scenografia fu costruita in Piazza C.L.N. vicino all'abitazione di Marc, ed è un chiaro omaggio al quadro Nighthawks di Edward Hopper.
  • La scuola media "Leonardo da Vinci", dove Marc e Gianna entrano di notte per cercare il disegno, è in realtà il Liceo Classico "Terenzio Mamiani" che si trova a Roma in Viale delle Milizie 30.
  • La lugubre "Villa del bambino urlante" dove Marc rinviene il cadavere ed il disegno sotto l'intonaco, che nella finzione del film si trova nelle campagne intorno a Roma, in realtà è sita nel quartiere Borgo Po di Torino, in Corso Giovanni Lanza 57 ed è nota come Villa Scott; all'epoca in cui fu girato il film era di proprietà dell'ordine delle Suore della Redenzione (che avevano adibito la struttura a collegio femminile, con il nome di Villa Fatima), e per girare le scene la produzione pagò un periodo di villeggiatura a Rimini alle suore e a tutte le ragazze allora ospitate nel collegio[6]. All'inizio degli anni 2000 la villa è stata ceduta a privati che l'hanno restaurata; attualmente la villa è dunque una residenza privata.
  • La sperduta casa di campagna di Amanda Righetti si trova a Roma, in via Della Giustiniana 773.[7]

Curiosità

  • Il titolo del film ha subito diversi cambiamenti: per continuare la tendenza animalesca dei film precedenti di Argento, il titolo sarebbe dovuto essere La tigre dai denti a sciabola, poi su un copione comparve il titolo provvisorio Chipsiomega (risultato dell'unione delle ultime tre lettere dell'alfabeto greco); infine si optò per Profondo rosso data la gran predominanza di tinte scarlatte nel film, sia per il sangue sia per scelte di scenografia e fotografia[8] (basti pensare ad esempio alla scena iniziale nel teatro).
  • In Giappone il film uscì solo alcuni anni dopo l'uscita italiana, sull'onda del grande successo di Suspiria, e fu quindi rititolato Suspiria part. 2. Fin dalla sua introduzione, la pellicola ha una straordinaria notorietà nel paese del sol levante, come testimonia la scrittrice Banana Yoshimoto[9].
  • Sulla scia del grande successo che ebbe nelle sale cinematografiche, a fine anni '70 fu stampata e distribuita in Italia una pessima edizione in super 8, non autorizzata e accorciata di circa 40 minuti. Si tratta tuttavia di una stampa relativamente rara. Analoga sorte toccò ad altri titoli del regista, quali L'uccello dalle piume di cristallo, 4 mosche di velluto grigio e Suspiria.
  • Pur essendo una produzione tutta italiana il film venne girato in lingua inglese e solo successivamente fu doppiato in italiano: David Hemmings venne doppiato da Luigi La Monica, Clara Calamai da Isa Bellini, Liana Del Balzo da Wanda Tettoni, Furio Meniconi da Corrado Gaipa e la piccola Nicoletta Elmi da Emanuela Rossi; tutti gli altri attori si auto-doppiarono.
  • Le mani guantate dell'assassino sono in realtà le mani di Dario Argento[senza fonte].
  • Il mangianastri con il quale l'assassino riproduce la famosa nenia infantile è un «Memocord K70»: realizzato fra gli anni '50 e '60, sia in Gran Bretagna che in Germania, veniva presentato agli uomini d'affari dell'epoca come una "banca della memoria" della durata complessiva di 90 minuti, ove poter registrare appunti di lavoro, appuntamenti e anche discorsi.
  • Nel 2007 Profondo Rosso diventa un musical con la supervisione artistica dello stesso Argento, musicato da Claudio Simonetti per la regia di Marco Calindri, con l'attore e cantante (scoperto da Luciano Pavarotti) Michel Altieri che interpreta il ruolo di Marc Daly.[10] La trama riprende la versione originale del film, ma l'ambientazione è spostata ai giorni d'oggi. Vengono inoltre aggiunti nuovi brani elettronici scritti da Simonetti per Altieri, raccolti in una nuova colonna sonora.[11]
  • Nel 2000 (a 25 anni dall'uscita del film nei cinema italiani), Dario Argento e il gruppo dei Daemonia realizzarono un cortometraggio ispirato al film: sulle note del tema musicale principale il regista romano, in veste di assassino, uccideva uno ad uno tutti i componenti del gruppo, nello stesso identico modo in cui venivano assassinate le vittime del film. Il cortometraggio fu trasmesso da Rete 4 nell'aprile 2000, in coda alla trasmissione in onda del film. Il succitato cortometraggio è stato inserito come extra nell'edizione USA del film in Bluray.
  • L'8 luglio 2009 è stata organizzata una proiezione pubblica del film a Torino, in piazza Comitato di Liberazione Nazionale (teatro nel film degli incontri notturni tra David Hemmings e Gabriele Lavia e del primo omicidio), alla presenza di Dario Argento. Il musicista Claudio Simonetti si è occupato della sonorizzazione dal vivo del film.
  • Il film al botteghino guadagnò 2 miliardi e 700 milioni di Lire.

Note

  1. ^ a b c Nocturno dossier n.18 - Le Porte sul Buio : il cinema, la vita, le opere di Dario Argento
  2. ^ "Spaghetti Nightmares" di Luca M. Palmerini e Gaetano Mistretta
  3. ^ Profondo Rosso - Mordets Melodi, edizione danese del 2008 in 2 DVD, sezione "Trivia".
  4. ^ Location Esatte E Aneddoti Da "Non Ho Sonno" - Il Davinotti
  5. ^ Negli stessi paraggi (il parcheggio sotterraneo sotto la suddetta piazza, tutt'ora attivo) furono girate alcune scene dell'inseguimento tra la Porsche 356 e la Fiat 125 che appaiono in un altro film di Dario Argento, Il gatto a nove code.
  6. ^ Dal Tramonto All'Alba: Il nuovo Portale Del Mistero Italiano- paranormale, misteri, criptozoologia, luoghi misteriosi
  7. ^ Le ___location esatte di Profondo Rosso
  8. ^ Puntata de L'eredità del 09/11/2010.
  9. ^ Intervista di Giorgio Amitrano a Banana Yoshimoto, su nonsolomanga.it. URL consultato il 09-11-2010.
  10. ^ Foto Michel Altieri: 99000 | Movieplayer.it
  11. ^ Tgcom - "Profondo Rosso", brividi in musica

(18) http://www.taxidrivers.it/13997/rubriche/lino-capolicchio-un-attore-sotto-il-segno-della-qualita.htmlù

Voci correlate

Collegamenti esterni

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