Sami Modiano

superstite italiano dell'Olocausto e attivo testimone della Shoah (1930-)
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Samuel Modiano detto Sami (Rodi, 1930) è un superstite dell'olocausto italiano.

Biografia

Nasce a Rodi nel 1930, all'epoca colonia italiana. Alla promulgazione delle leggi razziali fasciste, Modiano frequentava la terza elementare, dalla quale, essendo ebreo, doveva essere espulso dalla scuola. Tuttavia la situazione rimase stabile fino all'armistizio che l'Italia firmò con gli Alleati l'8 settembre 1943. Dopo questa data i tedeschi invasero Rodi e prelevarono con un inganno gli ebrei presenti sull'isola, caricandoli su navi bestiame in condizioni disumane. Il viaggio durò da Rodi fino al Pireo: lì vennero caricati sui treni diretti verso il campo nazista di Auschwitz.[1] Appena arrivati nel campo gli uomini vennero separati dalle donne e Modiano, tredicenne, rimase con suo padre. Di lì a poco vi fu la selezione operata da Josef Mengele. Il suo destino era la morte nella camera a gas, ma il padre Giacobbe riuscì a portarlo nella fila dei superstiti. Nei mesi successivi perse la sorella Lucia e anche lo stesso padre, suicidatosi appresa la morte della figlia.

Nel 1945 quando i sovietici erano a poche decine di chilometri dal campo, i tedeschi presero i superstiti e da Birkenau camminarono verso Auschwitz. Durante la marcia Modiano si accasciò a terra senza forze, abbandonando le speranze, ma fu sollevato da due persone estranee che lo portarono a destinazione lasciandolo su un cumulo di cadaveri per mimetizzarlo. Al suo risveglio, ormai salvo, vide una casa in lontananza e decise di andarci. Lì trovò altri superstiti del campo fra i quali Primo Levi e Piero Terracina[2]. Il giorno dopo arrivarono i sovietici.

Si dedica a far conoscere la sua esperienza ai ragazzi nelle scuole medie e superiori, in compagnia della moglie. Qualche giorno prima dell'inizio del campionato europeo di calcio 2012, ha guidato la Nazionale italiana di calcio nel campo di concentramento-sterminio di Auschwitz insieme con Piero Terracina e Hanna Weiss[3]

Curiosità

  • Della sua comunità ebraica si salvarono 33 uomini e 120 donne.[1]
  • Il suo numero di matricola fu "B7456", un numero in più di quello di suo padre Giacobbe.[4]

Note

Collegamenti esterni