Adolfo Wolff

patriota, militare e agente segreto italiano

Adolfo Luigi Wolff (Augusta, ... – post 1871) è stato un patriota, militare e agente segreto italiano di origine tedesca, al servizio di Napoleone III di Francia.

File:Adolfo Wolf 1861.jpg
Litografia del colonnello A. Wolff del 1861

Biografia

Adolfo Luigi Wolff (o Wolf), nacque a Augsburg in un anno imprecisato, figlio di Luigi Alessandro Wolff e Apollonia von Megenauer[1]. Patriota di origini bavaresi e israelite, fu un valoroso combattente in Francia come tenente nella Legione straniera francese durante la campagna di conquista dell'Algeria e nel corso della prima guerra carlista di Spagna[2] e in Italia durante le guerre del Risorgimento.

Militò sotto diverse bandiere: prima del 1849 entrò nei ranghi dell'esercito pontificio, poi con combatté con la legione anglo-italiana nel 1856 nella guerra di Crimea.

Adolfo Wolff fu un confidente e stretto collaboratore di Giuseppe Mazzini tra il 1860 e il 1870. Organizzatore dell'Associazione degli operai italiani di Londra (Workingmen's Club) e membro del Consiglio Generale dell'Associazione internazionale dei lavoratori dal 1864 al 1865. Il 28 settembre 1864 a Londra, inviato da Mazzini, rappresentò l'Italia al Consiglio dell'A.I.L attaccando pesantemente la politica di Karl Marx, vista la sua assenza.

Partecipò alla campagna nell'Italia meridionale del 1860 e il 1º ottobre, come colonnello comandante di un battaglione del Reggimento Cacciatori Esteri della Brigata di Ferdinando Eber composta da disertori tedeschi e svizzeri dell'esercito borbonico, fu alla Battaglia del Volturno.

Il 28-29 marzo 1861 partecipò al viaggio a Caprera da Giuseppe Garibaldi organizzato dallo scrittore Franco Mistrali con lo scopo di invitare l'eroe a riprendere la lotta per l'Unità d'Italia. Tra i trenta partecipanti vi erano Carlo Comaschi, Luigi Cingia, Antonio Frigerio, Faustino Tanara e Cesare Bernieri.

Nel 1865 fu carcerato per motivi politici nel forte di Alessandria e nel 1866 allo scoppio della terza guerra di indipendenza si arruolò nel Corpo Volontari Italiani di Garibaldi.

Di lui disse il garibaldino Giulio Adamoli nel suo scritto "Da San Martino a Mentana"[3]: "Dovrei ora aggiungere come il collega di missione, il Wolf, comandante la compagnia estera, accrescesse il fascino di quelle ore, con gli allettamenti dello spirito colto e sagace: familiare del Mazzini, confidente dei patrioti di tutta Europa, sapeva tener viva una conversazione tra le più dilettevoli; già milite in Africa nella Legione Straniera, in Piemonte nella legione anglo-italiana, oggi, a capo degli svizzeri e dei bavaresi disertori dell'esercito borbonico, e gente punto facile, mostrava un tatto militare, una energia veramente non comune. Ma sulla memoria di quell'uomo, che pareva l'incarnazione più pura della rivoluzione, a cui, durante dieci anni, noi tutti stringemmo fiduciosi la mano, sul campo e nelle nostre case, perché compagno nostro nelle spedizioni, nei combattimenti, nelle prigioni; su la immagine di quell'uomo, conviene stendere un velo come i veneziani sul ritratto del doge fellone, e passare oltre per sempre".

Capitano presso il Quartier Generale di Garibaldi nella terza guerra di indipendenza, Wolff prese parte alla Battaglia di Ponte Caffaro del 25 giugno e fu impiegato dal colonnello Clemente Corte durante la Battaglia di Monte Suello del 3 luglio per un contrattacco contro gli Austriaci che avanzavano da Ponte Caffaro. Per tale azione il colonnello Clemente Corte ne fece menzione di merito e di lode a Garibaldi e a fine guerra fu decorato della medaglia d'argento al valor militare.

Il 20 marzo 1871 scriveva a Menotti Garibaldi illustrandogli la situazione politica a Parigi, ma poi quando, nello stesso periodo, furono rinvenute tra le carte degli archivi segreti della polizia imperiale a Parigi le prove della sua attività di spia al servizio di Napoleone III di Francia, Wolff, smascherato, scomparve e di lui non si seppe più nulla[4]. A posteriori fu pure attribuita al Wolff, senza nessun fondamento di verità, la mancata insurrezione dei moti mazziniani del Cadore del 1864[5].

Note

  1. ^ Carlo Di Somma Del Colle, Album della fine di un regno, 2006.
  2. ^ Joseph Bernelle e Augusto de Colleville, Storia dell'antica legione straniera creata nel 1831, 1852.
  3. ^ Giulio Adamoli, Da San Martino a Mentana
  4. ^ G. E. Curatulo, Il dissidio tra Mazzini e Garibaldi, Milano, 1928.
  5. ^ Archivio storico italiano di Deputazione toscana di storia patria, pubblicato da Leo S. Olschki, 1932.

Bibliografia

  • Archivio storico italiano di Deputazione toscana di storia patria, pubblicato da Leo S. Olschki, 1932.
  • Giuseppe Locatelli Milesi, Ergisto Bezzi, Milano, 1916, pp. 153.
  • Ottone. Brentari, Il secondo battaglione Bersaglieri Volontari di Garibaldi nella campagna del 1866, Milano 1908, pag. 59.
  • R. e L. Pelizzari, I Garibaldi a Ponte Caffaro, in “Passato Presente”, Quaderno n. 4, Storo 1982, p. 181.
  • G. Poletti e G. Zontini, Caribalda. La campagna garibaldina del 1866 nei diari popolari di Francesco Cortella di Storo e Giovanni Rinaldi di Darzo, Gruppo Il Chiese, Storo 1982, p. 58.
  • Ugo Zaniboni Ferino, Bezzecca 1866. La campagna garibaldina dall’Adda al Garda, Trento 1966.
  • Corpo dei Volontari Italiani (Garibaldi), Fatti d’armi di Valsabbia e Tirolo, 1867.
  • Giulio Adamoli, Da San Martino a Mentana, 1867.
  • Franco Mistrali, Il pellegrinaggio degli operai italiani a Caprera, F. Sanvito, Milano 1861. fu pubblicato anche in edizione anastatica col titolo, Incontro con Garibaldi: il pellegrinaggio degli operai italiani a Caprera, GIA, Cagliari, 1991
  • Carlo Di Somma Del Colle, Album della fine di un regno, 2006.

Collegamenti esterni