La Legge di Pedersen è una legge fonetica definita da Christian Uhlenbek nel 1894 e da Holger Pedersen nel 1895 per le lingue slave. Poiché l'articolo di Pedersen che la formulava si diffuse prima nel mondo scientifico, questa legge porta il suo nome. Più avanti, nel 1922, è stata generalizzata da Meillet per tutte le lingue satem[1]. La sua applicazione in tali lingue non è uniforme e le condizioni alle quali si verificano i suoi effetti variano da idioma a idioma[2].

Lingue slave

Descrizione

Secondo Pedersen, le condizioni alla base di questo mutamento fonetico sono le seguenti: *s dopo , *i, *i̯, , *u, *u̯, *r, *k passa alla fricativa velare sorda , se non è seguita dalle consonanti occlusive *p, *t o *k. La combinazione*kx si è successivamente semplificata in *x[3]. Poiché il passaggio si verifica dopo i suoni r, u, k, i, questa legge fonetica è anche detta "regola di ruki".

Gli effetti della legge di Pedersen hanno dotato il sistema fonetico del proto-slavo della terza consonante velare, ossia la .

Il passaggio della *s a *x è avvenuto in forme grammaticali come il caso prepositivo plurale dei nomi in -u-, -i- e -o-, il genitivo plurale e il prepositivo plurale dei pronomi indicativi nonché nell'aoristo di alcuni verbi.

Fasi del passaggio

Lo stesso H. Pedersen aveva ipotizzato che questo passaggio si svolgesse in due fasi: *s > (ʃ) > *x. In seguito la sua ipotesi è stata sostenuta da altri studiosi, tra cui Meillet, Selishchev e Savchenko. Meillet ha inoltre supposto che il protoslavo abbia ereditato la "orientale", mutandola in davanti alle vocali anteriori, ma conservandola davanti alle vocali posteriori per analogia con le alternanze *k/ и *g/. Così Meillet stabilisce una cronologia standard in base a cui la š di Template:Lang-cu e Template:Lang-cu2 avrebbe carattere primario e la х in 'Template:Lang-cu2 e Template:Lang-cu2 avrebbe carattere secondario. Lo Shevelev ritiene assai improbabile questa ipotesi dal momento che, nell'evoluzione del protoslavo, si riscontrano passaggi dalle velari alle palatali, ma non viceversa.[4].

Si ha un passaggio analogo a quello > *x nell'evoluzione della lingua spagnola[5].

S. B. Bernstein sostiene l'ipotesi del passaggio diretto *s > *xaffermando che sono noti in filologia casi in cui consonanti dentali passano direttamente a velari[6].

Infine, secondo alcuni studiosi, in mancanza di analogie fonetiche tra i suoni *u, *i, *r, da una parte e *k dall'altra, si sarebbero verificati due mutamenti diversi o un mutamento articolato in due fasi[3][7].

Esempi

 
Il suono *s è l'unica consonante fricativa dell'indoeuropero[4]

Cronologia

 
Il suonoš è una probabile fase intermedia del passaggio da s a x

Cronologia assoluta

Il passaggio da *s a *x avviene nel protoslavo arcaico[17][18].

Lo Shevelev data questo passaggio al VI—V secolo a. C.[19] К середине первого тысячелетия до н. э. данный процесс относит и А. Лампрехт[20].

Cronologia relativa

Il passaggio da *s a *x è avvenuto prima che si verificasse il processo della satemizzazione, come dimostra l'opposizione *pьsati «писать» / *pьxati «пихать». Nella parola *pьsati la s (< *k̂) si trova in una posizione che soddisfa le condizioni del passaggio a х. Il fatto che tale passaggio non si sia verificato significa che, quando agiva la legge di Pedersen, al posto della s c'era ancora un altro suono[21][22].

Anche la legge di Pedersen ha influito su processi fonetici dello slavo antico come la monottongazione dei dittonghi, la palatizzazione delle velari e la semplificazione dei nessi consonantici in base alla legge della sillaba aperta.

Il passaggio *s > *x è anteriore ai contatti tra gli Slavi e i Germanici per due motivi[23]:

  1. Il passaggio non ha luogo nei germanismi del protoslavo nei quali sono presenti le condizioni per il mutamento a *x. Per esempio Template:Lang-x-slav «серьга» < Template:Lang-got «orecchino», Template:Lang-x-slav «царь» < Template:Lang-got < Template:Lang-lat «re, imperatore».
  2. La h germanica corrisponde stabilmente alla x slava, il che non sarebbe stato possibile se in protoslavo la x non fosse già stata un fonema a pieno titolo. Per esempio Template:Lang-x-slav (Template:Lang-cu, in russo хижина?) < Template:Lang-gem, *xъlmъ «collina» < Template:Lang-gem, *šata / *šatъ «abito, velo» (in polacco szata) < Template:Lang-gem.

Altre origini del suono *х nel protoslavo

 
Il suono х, ottenuto in seguito all'applicazione della legge di Pedersen nel protoslavo

La legge di Pedersen non rappresenta l'unico fenomeno all'origine del suono in protoslavo, che poteva formarsi anche:

  • dalla combinazione "s mobile" + velare sonora in inizio di parola;
  • per analogia[24][22]
    • con le formazioni prefissali: *xoditi «andare» - *prixodoti «venire»;
    • con le declinazioni di altre classi: *ženaxъ «donne» - *synъxъ «figli» e *gostьxъ «ospiti»;
    • o con la coniugazione *nesoxъ «ho portato» - *rěxъ «ho detto»; *bereši «porti» - *vidiši «vedi»;
  • Nei prestiti. Per esempio, *Template:Lang-x-slav «pane» < Template:Lang-got, Template:Lang-x-slav «pane» < Template:Lang-got «tomba, grotta»;
  • In alcuni casi la *x si è prodotta all'interno di onomatopee. Per esempio in *xoxotati «ridacchiare», *xъrkati «russare, tossire» ecc.

Per un certo tempo gli studiosi hanno sostenuto che la Template:Lang-x-slav derivasse anche dalla Template:Lang-x-ie, ma hanno poi abbandonato questa ipotesi dopo che è stato dimostrato che in protoindoeuropeo non esistevano consonanti aspirate sorde.

Lingue baltiche

Nelle lingue baltiche, per la legge di Pedersen, la *s è passata a , ma in lituano vi sono esempi in cui tale passaggio non avviene dopo *u e *i (gli esempi lettoni e prussiani non sono significativi perché in queste lingue la š è tornata s):

но

Я. Отрембский полагал, что в литовском š перешло обратно в s в положении после u и i. То же š, которое в литовских словах фиксируется после u и i, по мнению польского учёного, восходит к *šj[25]. С. Б. Бернштейн считал это объяснение надуманным и тенденциозным[26].

По наблюдениям С. Каралюнаса, после *u и *i звук *s переходил в в прабалтийском в положении не перед сонантом и только, когда эти два звука относились к одной морфеме[27][28].

Индоиранские языки

В праиндоарийском *s переходил в церебральный в положении после ī, i, i̯, ū, u, u̯, r, k, k̂ (который в сочетании с утратил палатальную артикуляцию и совпал с исконным k), в том числе и в положении перед смычными, но зато не перед r или [29]:

В отличие от славянских языков, в индоарийских следующий за *s взрывной не препятствовал изменению: Template:Lang-x-slav (< *poi̯stos) «пест» при Template:Lang-inc (Template:IAST) «молотый»[3].

В прануристанском s переходил в š после ī, i, i̯, r, k, k̂, но не после ū, u, u̯[30].

В иранских языках s > š после ī, i, i̯, ū, u, u̯, r, k, k̂[30].

Немаловажно также то, что в индоиранских языках s изменялся и после i < и r < *l[30].

Албанский язык

В албанском языке имеет место переход *s > *š после *ī, *i, *i̯, *ū, *u, *u̯[31]:

Армянский язык

В армянском *s между гласными переходит в *h и исчезает, поэтому здесь мы сталкиваемся только со следами произношения š после *k[32].

Общее изменение или ряд независимых?

Существуют три точки зрения на то, является ли закон Педерсена общим изменением сатемных языков или он проходил уже в отдельных языках независимо[33]:

  • Закон Педерсена осуществлялся уже в отдельных языках независимо. В пользу этого говорит то, что условия протекания этого фонетического изменения несколько отличаются в разных языках.
  • Это общая инновация сатемных языков, центр которой лежит в индоиранских диалектах (так, британский индолог Т. Барроу считал маловероятной возможность того, чтобы это изменение произошло в разных индоевропейских языках независимо[34]), либо, как полагает, например, голландский лингвист Р. Бекес, данное фонетическое изменение осуществилось уже в диалектах праязыка, но его результаты фонологизировались уже в отдельных языках[35].
  • Общее в результатах и условиях протекания закона Педерсена в различных языках вызвано их контактированием между собой во время протекания этого фонетического изменения.

Примечания

Template:Примечания

Литература

  • Бернштейн С. Б. Очерк сравнительной грамматики славянских языков. — М.: Издательство Московского университета: Наука, 2005. — С. 160—165.
  • Каралюнас С. К вопросу об и.-е. *s после i, u в литовском языке. // Baltistica, I (2). — С. 113—126.
  • Маслова В. А. Истоки праславянской фонологии. — М.: Прогресс-Традиция, 2004. — С. 196—225.
  • Мейе А. Общеславянский язык. — М.: Издательство иностранной литературы, 1951. — С. 26—30.
  • Селищев А. М. Старославянский язык. — М.: Издательство Московского университета: Наука, 2006. — С. 165—170.
  • Чекман В. Н. Древнейшая балто-славо-индоиранская изоглосса (*si-k > *š). // Балто-славянские исследования. 1980. — М.: Наука, 1981. — С. 27—37.
  • Collinge N. E. The Laws of Indo-European. — Amsterdam/Philadelphia:John Benjamins Publishing Company, 1985. — P. 143—145.
  • Hamp E. P. On IE *s after i, u in Baltic. // Baltistica, III (1). — P. 7—11.
  • Shevelov G. Y. A Prehistory of Slavic. — Heidelberg: Carl Winter, Universitätsvelag, 1964. — P. 127—137.

Ссылки

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