Utente:Ptolemaios/Sandbox
Cotto di Impruneta è il nome dato ai prodotti in terra cotta della zona di Impruneta, nel sud della Toscana, la cui tradizione risale al Medioevo.



Storia
La lavorazione dell'argilla per la produzione di giare, anfore, mattoni e tegole ha una tradizione molto antica in Italia.
I primi documenti che attestano la produzione di terra cotta nella zona del Chianti risalgono al XI secolo. Un documento autentico del 1098 ci informa della presenza di produttori di tegole sul territorio dell'Impruneta. Nel 1308[1] già esisteva una corporazione locale che riuniva gli artigiani produttori di giare e brocche per la protezione e la regolamentazione della lavorazione della terra cotta. Gli archivi municipali e parrocchiali di Impruneta e l'Archivio di Stato di Firenze conservano numerose fonti documentarie: queste fonti mostrano come la produzione della terracotta, dal XV secolo fino ad oggi, abbia caratterizzato non solo l'economia, ma anche la vita sociale del territorio di Impruneta e sia diventata l'elemento fondatore di una cultura specifica, quella della terracotta.
Nel 1419 Filippo Brunelleschi[2][3] scelse la terracotta dell'Impruneta per costruire la cupola della Cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze, perché questo materiale offre nello stesso tempo caratteristiche di solidità e leggerezza che solo la terracotta può dare: la volta della cupola non ha infatti alcuna armatura di sostegno. L'architetto, molto esigente, pretese che gli artigiani di Impruneta gli fornissero dei mattoni perfetti. È possibile che siano state utilizzate tecniche e miscele differenti per costruire questi mattoni rispetto a quelle utilizzate per altri edifici fiorentini dell'XI secolo.
Lo sviluppo della produzione permise la nascita di vere dinastie di mattonai[4]: la famiglia Casini, i Falciani (che diedero il loro nome a una frazione, Falciani appunto, nei pressi di Impruneta), ma anche i Vantini, i Soderi e i Vanni, che operarono nel XVIII secolo, senza dimenticare i Ricceri e gli Agresti, attivi sempre nel XVIII secolo.
Alla fine del XVIII secolo l'abolizione della tassa sull'argilla da parte di Leopoldo II di Toscana e una maggiore libertà nella vendita della terracotta permisero una crescita della produzione di mattoni. Le trasformazioni urbane di Firenze portarono un periodo di prosperità alla lavorazione della terracotta. Le caratteristiche dell'argilla locale furono studiate per migliorarne ulteriormente la qualità.
All'inizio del XIX secolo, ma soprattutto a partire dall'inizio del XX, alcuni processi industriali furono introdotti nella lavorazione permettendo una produzione in scala maggiore, in particolare per i materiali destinati all'edilizia.
Attualmente la produzione industriale di Impruneta è orientata verso la realizzazione di lastricati in terracotta di alta qualità e altri prodotti. La produzione artigianale della terracotta resta basata su metodi di lavoro manuali. Con il minimo ausilio di mezzi meccanici, sempre rudimentali, l'artigiano della terracotta di Impruneta ha conservato l'antica tradizione manifatturiera, per l'interno, il giardino o il restauro di pezzi antichi.
Dall'argilla alla terracotta
La terra di Impruneta è molto ricca di galestro, detta "terracotta antigelo"[5], un tipo particolare di argilla che conferisce alle terrecotte speciali caratteristiche di resistenza e di colore, e soprattutto le rende inalterabili al freddo.
Estrazione e preparazione
Il galestro, elemento di base per la produzione della terracotta di Impruneta, è estratto da cave a cielo aperto nei pressi di Impruneta, vicino Firenze, nelle valli dei fiumi Ema e Greve. La zona di estrazione è limitata (circa 200 km2) e per questo motivo il valore del materiale è notevolmente preservato. Geologicamente appartiene all'insieme alloctono, più semplicemente si tratta di terreni costituiti da marne calcaree e argille scagliose, limitate a determinate zone di Impruneta e Greve.
Note
- ^ Cinzia Colzi, Sette secoli per il cotto di Impruneta, in Arte e Arti, pubblicato il 23 marzo 2009
- ^ Sito Contemporary Florence; Il cotto dell’Impruneta un nobile materiale nelle mani di grandi artisti
- ^ Peposo, il piatto nato con la cupola del Brunelleschi, La Nazione, 5 settembre 2008 – In questo periodo nacque anche un piatto: il Peposo alla fornacina, noto anche come Peposo del Brunelleschi, è un secondo a base di stinco di bovino stufato nel vino rosso del Chianti e condito con pepe nero che nutriva i vasai e gli operai incaricati di ricoprire la Cattedrale di Santa Maria del Fiore.
- ^ Museo Galileo - Istituto e Museo di Storia della Scienza · I vasai di Impruneta
- ^ (IT) (EN) Le terrecotte artistiche dell'Impruneta. Un'arte che ha modellato il paesaggio della Toscana. Pubblicazione realizzata nel quadro del programma Culture 2000, p. 7