Pietro Saraceno (Pisa, 1940 - Roma, 1999) è stato uno storico italiano specialista di storia della magistratura.

Biografia

Figlio del magistrato Pasquale Saraceno, autore di numerose opere di diritto processuale civile, ucciso da un cecchino fascista nel 1944, all'ingresso del Palazzo della Corte d'appello di Firenze, in via Cavour.[1] (Carnelutti, Riv. dir. processuale, 1946. I, p. 63).
Pietro Saraceno si laureò in giurisprudenza presso l'Università di Firenze. Fu assistente di storia del diritto italiano presso lo stesso ateneo e presso la Facoltà di lettere e filosofia dell'Università d Roma. Successivamente professore incaricato di storia del diritto italiano moderno e contemporaneo nella Facoltà di scienze politiche dell'Università d Padova e di sociologia e storia delle istituzioni nella Scuola di perfezionamento nelle scienze morali e sociali dell'Universtà di Roma. Fu quindi assistente ordinario presso la cattedra di storia dell'amministrazione dello Stato italiano nella Scuola speciale per archivisti e bibliotecari dell'Università di Roma e successivamente professore associato.
E' stato socio fondatore e membro del Comitato direttivo della Società per gli studi di storia delle istituzioni.
Pietro Saraceno era sposato con Luisa Gioia Giorgieri, figlia del generale Licio Giorgieri deceduta il 13 maggio 1994.
Nel 2000 la Società per gli studi di storia delle istituzioni ha istituito il "Premio Pietro Saraceno" per una tesi di laurea sulla storia della magistratura nell'Italia unita.

Opere

  • L'amministrazione delle colonie genovesi nell'area del Mar Nero dal 1261 al 1453, "Rivista di storia del diritto italiano", 42-43 (1969-1970), p. 177-266
  • Alta magistratura e classe politica dalla integrazione alla separazione. Linee di una analisi socio-politica del persnale dell'alta magistratura italiana dall'unità al fascismo, Roma, Ed. dell'Ateneo e Bizzarri, 1979
  • Vita e carriera del pretore Rodolfo Fischer (1865-1904) ricostruite sulle carte del suo fascicolo personale, "Annali dell scuola speciale per achivisti e bibliotecari dell'Università di Roma, 19-20 (1979-1980), p. 241-282
  • Le statistiche giudiziarie italiane. Saggio bibliografico, “Clio”, 1984, n. 1, pp. 133 ss.
  • I magistrati italiani dall'unità al fascismo: studi biografici e prosopografici, a cura di Pietro Saraceno, Roma, Cacucci, 1988
  • Magistratura e fascismo, in: Il Parlamento italiano, 1861-1988, Vol. 12.1, Il regime fascista: dalla conciliazione alle leggi razziali, Mlano, Nuova CEI, 1990, p. 301-302
  • Storia della magistratura italiana. Le origini: la magistratura del Regno di Sardegna, Roma, Università di Roma "La Sapienza", Scuola speciale per archivisti e bibliotecari, 1993
  • Le “epurazioni” della magistratura in Italia. Dal Regno di Sardegna alla repubblica: 1848-1951, “Clio”, 1993, pp. 519 ss.
  • Il reclutamento dei magistrati italiani dall'unità al 1890, in: Università e professioni giuridiche in Europa nell'età liberale, a cura di Aldo Mazzacane e Cristina Vano, Napoli, Jovene, 1994, p. 539-588
  • Giudici, in: Dizionario storico dell’Italia unita, a cura di B. Bongiovanni e N. Tranfaglia, Roma-Bari, Laterza, 1996, pp. 389 ss.
  • I magistrati savoiardi del 1860 nel giudizio del procuratore generale Millevoye, “Clio”, 34 (1998), n. 1, p. 55-80
  • Bibliografia di storia della magistratura in età contemporanea, Roma, Istituto Luisa Giorgeri Saraceno, 1998
  • I magistrati italiani tra fascismo e repubblica: brevi considerazioni su un'epurazione necessaria ma impossibile, “Clio”, 1999, n. 1, p. 65-109

Lo studio della magistratura attraverso i magistrati

Note

  1. ^ Piero Calamandrei racconta che Pasquale Saraceno in quell'occasione teneva per mano il figlio di quattro anni: "Durante le settimane della battaglia di Firenze, mentre nelle vie vicine al centro i partigiani insorti si battevano contro le pattuglie tedesche appostate alle cantonate e contro i franchi tiratori fascisti annidati nei tetti [...] Pasquale Saraceno, che si era rifugiato colla famiglia nel grande palazzo della corte in via Cavour, si affacciò un istante sulla soglia, tenendo per mano accanto a sé il suo bambino. Bastò che si sporgesse appena, e subito una fucilata da un tetto lo colpì: c'era, puntata in permanenza contro il portone della giustizia, la mira di un assassino. Ma il bambino restò incolume: ora sarà un giovinetto. Quando sarà diventato uomo anche lui, sentirà ancora nella sua mano fatta adulta la stretta e l'incoraggiamento di quella calda mano paterna che credeva nella giustizia". Cfr. Piero Calamandrei, Elogio dei giudici scritto da un avvocato, 3.ed. raddoppiata, Firenze, Le Monnier, 1955, p. xii-xiii