Barnaba Panizza

architetto italiano
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Barnaba Panizza (Torino, 1806Torino, 2 marzo 1895) è stato un architetto italiano, noto per aver progettato molti edifici e alcune strutture urbanistiche della città di Torino nel XIX secolo.

Biografia

Figlio d'arte, seguì le orme del padre Lorenzo, quest'ultimo già autore di edifici quali l'Ospedale San Giovanni Battista antica sede di Via Cavour, 31 e il Regio Manicomio di Collegno.

Diplomatosi in architettura nel 1821, le sue prime opere furono palazzine a ridosso del centro di Torino, ma le vere opere importanti furono postume al 1840, quando progettò case per l'alta borghesia, soprattutto in zona Vanchiglia.

Nel 1830 disegnò la facciata della chiesa di Santa Maria di Piazza in via Santa Maria (zona via Garibaldi), in stile neoclassico, edificio già opera di Bernardo Antonio Vittone del 1752.

Nel 1850 fu chiamato a progettare tratti di porticati di piazza Carlo Felice e di zona stazione Porta Nuova, per poi contribuire alla progettazione di altre numerose case e edifici, sempre in centro. Alcuni esempi di sue creazioni furono il rifacimento del convento di suore di San Salvario, altri palazzi di zona Crocetta, sala e scalone di Palazzo Masino in via Alfieri, la Galleria Natta (questa chiamata poi Geisser, quindi demolita nel 1937 e ricostruita come Galleria San Federico), il palazzo Antonino, i saloni del caffè Nazionale, etc.

Nel 1860 divenne consigliere comunale, quindi assessore ai lavori pubblici, poi commissario alle Belle Arti di Torino, nonché riformatore dei piani regolatori edilizi e viabilità municipali, infine insignito del titolo di commendatore dell'Ordine Mauriziano direttamente dal re Umberto I.

Nel 1870 progettò la sua casa, dove poi abitò fino alla morte, in piazza Solferino angolo via Cernaia, adiacente al teatro Alfieri. Di quest'ultimo fu anche co-proprietario, e sempre di suo progetto la facciata del teatro, sia quella del 1855 che quella del 1877 (il teatro subì un incendio nel 1858).

Sposato e con quattro figli, la sua vita fu funestata dapprima dalla morte del primogenito maschio, quindi della moglie nel 1868, e infine delle altre tre figlie e dei loro consorti.

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