Guerra in Bosnia ed Erzegovina

conflitto armato in Bosnia-Erzegovina avvenuto tra il 1992 e il 1995 con il coinvolgimento dei tre principali gruppi etnici nazionali: serbi, croati e bosgnacchi

Con la guerra in Bosnia ed Erzegovina si definisce il conflitto militare in Bosnia ed Erzegovina, svoltosi tra il 1º marzo 1992 ed il 14 dicembre 1995.

Guerra in Bosnia ed Erzegovina
Il Parlamento bosniaco in fiamme (a sinistra); Ratko Mladić all'Aeroporto di Sarajevo durante l'assedio; soldato norvegese ONU a Sarajevo.
Data1º marzo 1992 - 14 dicembre 1995
LuogoBosnia ed Erzegovina
EsitoAccordo di Dayton
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
Armata della Repubblica di Bosnia ed Erzegovina: ~200.000 soldati e ~100 carri armati
Consiglio di difesa croato: ~50.000 soldati e ~50 carri armati
Esercito della Repubblica Srpska: ~50-80.000 soldati e ~300 carri armati, ~più di 800 cannoni[1]
Perdite
31.270 soldati
32.723 civili
5.439 soldati
1.899 civili
20.649 soldati
civili
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Questa guerra è definita anche guerra civile in Bosnia ed Erzegovina e, a seconda delle varie etnie, guerra patriottica di difesa (per i serbi), aggressione contro la Bosnia ed Erzegovina (per i bosgnacchi), guerra per la patria (per i croati di Bosnia ed Erzegovina).

Gli scontri armati iniziarono dopo il referendum per l'indipendenza e il riconoscimento da parte delle Nazioni Unite della Bosnia. La guerra si concluse con la firma dell'Accordo di Dayton. Si stima che durante la guerra siano morte circa 100.000 persone e sfollati almeno 1,8 milioni di individui.

Situazione politica prima della guerra

La dissoluzione della Jugoslavia

La guerra in Bosnia ed Erzegovina è strettamente connessa con la disintegrazione della Jugoslavia iniziata con l'indebolimento del governo post-comunista. Infatti, nel caso della Jugoslavia, il comunismo perse la sua forza ideologica e fece strada al rafforzamento del nazionalismo alla fine degli anni ottanta.

La situazione in Bosnia ed Erzegovina

Nelle prime elezioni libere e democratiche nel novembre 1990 vinsero i tre maggiori partiti nazionalisti del paese. La maggioranza parlamentare fu composta dal Partito dell'Azione Democratica (SDA), dal Partito Democratico Serbo (SDS) e dall'Unione Democratica Croata (HDZ).

I partiti "nazionali", nonostante il battibecco occasionale e reciproche accuse sul metodo di agitazione istituirono una tacita alleanza. Anche se la differenza programmatica e politica era grande, il motivo principale che creò temporaneamente un irreale idillio fra tre etnie profondamente diverse tra loro fu l'anticomunismo e un desiderio condiviso di sconfiggere il governo socialista al potere da anni.

La nuova coalizione divise il potere così che la Presidenza della Repubblica andò a un musulmano, la Presidenza del Parlamento a un serbo e la Presidenza del Governo a un croato.

La disintegrazione della Jugoslavia ebbe inizio con la dichiarazione di indipendenza della Slovenia e la breve guerra contro la JNA continuata con gli sforzi della Croazia verso l'indipendenza.

In Croazia, nell'estate del 1991 la guerra si intensificò per via dei combattimenti tra l'JNA e l'esercito croato; infine la Croazia l'8 ottobre 1991 dichiarò la fine di tutti i legami con il resto della Jugoslavia. Il parlamento bosniaco (senza la partecipazione dei rappresentanti serbi), in risposta ad eventi, il 15 ottobre 1991 emanò una "Legge sulla riaffermazione della sovranità della Repubblica di Bosnia ed Erzegovina". Con questo atto si decise di ritirarsi dal lavoro dei rappresentanti della Bosnia ed Erzegovina dagli organi federali jugoslavi fino al raggiungimento di un accordo tra tutte le repubbliche che compongono la Jugoslavia. Questo fu concordato da SDA e HDZ, mentre i rappresentanti SDS rifiutarono ciò.

Questo atto ha contribuito alla creazione di tensioni inter-etniche in Bosnia e fu il preludio alla guerra imminente.

Durante l'Assemblea della Presidenza della BiH e dell Governo prese la decisione in base al quale le reclute e i riservisti non saranno inviati alla JNA. Allo stesso tempo, i musulmani ed i croati saranno mobilitati dalla polizia della Bosnia ed Erzegovina e inviati a Bosanska Gradiška e Bosanska Kostajnica.

Fra metà settembre e metà novembre 1991, facendo affidamento sul territorio dei comuni in cui aveva preso il potere, SDS istituì un Distretto autonomo serbo (Српска Аутономна Област, SAO) indipendente dal governo centrale bosniaco. Ben presto fu indetto per il 9-10 novembre 1991 un referendum del popolo serbo con cui si decise in caso di indipendenza bosniaca la formazione di una "Repubblica dei serbi in Bosnia" che sarebbe rimasta ancorata alla Jugoslavia. I musulmani e croati dichiararono incostituzionale questo referendum, ma proprio i croati il 12 novembre 1991 dichiarono l'autonomia della Comunità Croata della Posavina e il 18 novembre della Comunità Croata dell'Herceg-Bosna (HZHB).

Il 9 gennaio 1992 i serbi dichiararono la Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina.

Il 25 gennaio la Repubblica di Bosnia ed Erzegovina indisse un referendum sull'indipendenza. Mentre il 27 gennaio venne proclamata anche la "Comunità Croata della Bosnia Centrale".

Inizi della guerra

Gruppi etnici in Bosnia ed Erzegovina
(dati censimento 1991)
Musulmani 44%
Serbi 31%
Croati 17%
Jugoslavi e altri 8%

La crescente tensione nella Repubblica di Bosnia portò ad un massiccio armamento personale e aumentarono il numero degli incidenti. Infatti dal novembre 1991 il numero di incidenti era cresciuto in maniera anormale (oltre il 75%).

Nonostante l'opposizione dei serbi, il referendum sull'indipendenza venne organizzato dal 29 febbraio al 1º marzo 1992. Votarono il 63,7% degli aventi diritto, di cui il 92,7% si dichiarò a favore dell'indipendenza.

Primi conflitti

Il 1º marzo 1992, secondo giorno del referendum sull'indipendenza della Bosnia ed Erzegovina, un membro dei Berretti Verdi, Ramiz Delalić, sparò su un corteo nuziale serbo a Bašćaršija uccidendo il padre dello sposo Nikola Gardović. In risposta a questo assassinio, i serbi armati alzarono delle barricate a Sarajevo, e dal 1° al 5 marzo sollevarono barricate anche in diverse altre città bosniache (Šamac, Derventa, Odžak).

I musulmani controllavano il centro di Sarajevo, mentre i serbi controllavano il resto della città e le colline intorno ad essa. Dopo un appello al pubblico, Radovan Karadžić (serbo) e Alija Izetbegović (musulmano), il 3 marzo tennero un incontro presso la sede della JNA nel centro di Sarajevo, con la mediazione del generale JNA Milutin Kukanjac. Dopo un acceso dibattito, Karadzić e Izetbegović convennero di mantenere l'ordine nella città a pattuglie miste della JNA e della polizia bosniaca. Tuttavia nel marzo 1992 seguirono frequenti scontri armati che causarono decine di morti.

Intanto nella notte tra il 26 e il 27 marzo le truppe delle Forze Armate della Repubblica di Croazia in coordinamento con paramilitari musulmani attraversarono il fiume Sava e massacrarono 60 civili serbi.[2] Questo massacro avviò importanti conflitti armati in Bosnia ed Erzegovina. La reazione serba non si fece aspettare: le forze paramilitari serbe della Guardia Volontaria Serba guidate da Arkan il 1º aprile occuparono Bijeljina, un' importante città nel nord-est della Bosnia ed Erzegovina, uccidendo molti civili musulmani.

Proteste contro la guerra

 
Una donna serba piange una tomba nel cimitero del Leone a Sarajevo, 1992.

In risposta allo scoppio del conflitto aperto, i cittadini di Sarajevo il 5 aprile organizzarono una grande protesta contro la guerra, opponendosi al nazionalismo. Simili proteste si svolsero anche a Mostar e in altre città della Bosnia ed Erzegovina.[3] A Sarajevo, i manifestanti entrarono nell'edificio del parlamento, e quando arrivarono a poche centinaia di metri di distanza dal quartier generale del Partito Democratico Serbo presso l'hotel Holiday Inn, Juka Prazina, un membro dei Berretti verdi contrario alle proteste e favorevole alla guerra, sparò loro contro.

Il corso della guerra

Nel mese di marzo iniziarono a organizzarsi per l'inizio della guerra. Alla fine di marzo la situazione peggiorò (il 23 marzo a Gorazde, il 29 marzo a Kupres, Mostar e Derventa) e iniziò così la guerra in Bosnia ed Erzegovina, prima ancora della data d'inizio ufficiale della guerra, il 6 aprile 1992.

1992

 
Rovine di Sarajevo durante l'assedio.
  • 26 marzo – Le Forze Armate della Repubblica di Croazia massacrano 60 civili serbi a Sijekovac. 4 aprile paramilitari serbi di Zeljko Raznatovic Arkan occupano cita di Bijeljina masacrando numerosi civili croati e bosniaci muslimani.
  • 6 aprile – I serbi iniziano l'assedio di Sarajevo.Bombardando con canoni e mortai obietivi civili uccidendo numerose donne e bambini.
  • 8 aprile – I serbi occupano cometendo crimini di guerra in masa Zvornik.
  • 2 maggio – Inizia il bombardamento di Sarajevo (distrutti l'ufficio postale principale e la Presidenza della Bosnia ed Erzegovina). Le unità dell polizia bosniaca e difesa teritoriale bosniaca circondano il quartier generale della JNA nel centro di Sarajevo.I serbi arrestano all'aeroporto il presidente della Bosnia ed Erzegovina, Alija Izetbegovic, che tornava da Lisbona ed lo portano al quartier generale della JNA in Lukavica.
  • 3 maggio – In cambio di Izetbegović vengono rilasciati i soldati della JNA ma i esercito bosniaco a Dobrovoljacka street attaccano i soldati jugoslavi uccidendone 7, e ferendone 3 attacco al convoglio JNA a Tuzla uccidendo 50 e ferendo 44 militari.
  • 27 maggio – Un'esplosione in una strada di Sarajevo uccide 17 persone. I musulmani accusano i serbi di responsabilità per l'esplosione.
  • 19 giugno – Inizio della guerra croato-musulmana in Bosnia ed Erzegovina.
  • 29 giugno – Dopo la forte pressione della comunità internazionale, i serbi lasciano l'aeroporto di Sarajevo alle Nazioni Unite al fine di fornire aiuti umanitari per la popolazione che era sotto assedio.
  • 26 agosto – A Londra tenuta la prima conferenza internazionale dedicata a porre fine alla guerra in Bosnia Erzegovina.
  • 18 dicembre – Lord Owen, come inviato delle Nazioni Unite per fermare la guerra in Bosnia, arriva a Sarajevo.

1993

  • 7 gennaio – Le unità musulmane effettuano massacri contro la popolazione serba a Kravica.
  • 16 gennaio – Le unità musulmane effettuato massacri contro la popolazione serba nel villaggio Skelani.
  • 11 marzo – Il comandante di UNPROFOR in Bosnia, il generale Morilon, arriva a Srebrenica, che era sotto assedio da parte delle forze serbe.
  • 16 – fine aprile – 117 civili musulmani vennero bruciati vivi in una casa del villaggio Ahmici da parte dei soldati del Consiglio di difesa croato, comprese donne, bambini e anziani questo fu il più grande crimine di guerra nel conflitto croato – musulmano.
  • 18 aprile – Il Consiglio di sicurezza dell'ONU dichiara Srebrenica una zona di sicurezza.
  • 2 maggio – Il leader serbo – bosniaco, Radovan Karadžić, sottoscrive il Piano Vence – Owen per fermare la guerra ad Atene e affida all'Assemblea Nazionale della Repubblica Serba il compito di ratificare il trattato.
  • 5 maggio – L'Assemblea Nazionale della Repubblica Serba in una riunione a Jahorina, respinge la proposta di Vance – Owen.
  • 16 giugno – A Ginevra, presentato un nuovo piano di pace conosciuto come il piano Owen – Stoltenberg.I serbi e croati accettano la carta proposta.
  • 24 agosto – I croati in Bosnia ed Erzegovina dichiarano sul loro territorio la Repubblica Croata dell'Herceg-Bosna.
  • 21 settembre – La parte musulmana respinge la proposta di Owen – Stoltenberg.

1994

  • 5 febbraio – Nell'esplosione al mercato sarajevese di Markale muoiono 68 civili.
  • 18 marzo – Accordi di Washington: Franjo Tuđman e Alija Izetbegović pongono fine alla guerra croato – musulmana in Erzegovina e creano la Federazione di Bosnia ed Erzegovina.
  • 10 aprile – Le forze serbo – bosniache lanciano un'offensiva su Goražde, la più grande enclave musulmana, che contava circa 60.000 persone.
  • 25 aprile – USA, Germania, Francia, Inghilterra e Russia costituito il "Gruppo di contatto".
  • 18 luglio – I musulmani e croati accettano il piano proposto dal Gruppo di contatto: la BiH è divisa tra la Federazione croato – musulmana, con il 51% e la Repubblica serba con il 49% del territorio.
  • 4 agosto – Dopo diversi rifiuti serbo – bosniaci ad accettare il piano del Gruppo di contatto, le autorità della Repubblica Federale di Jugoslavia e della Serbia interrompono tutte le relazioni con la Republika Srpska e chiudono la frontiera sulla Drina.

1995

 
Commemorazione del massacro dei musulmani a Srebrenica nel 2006 a Potocari.
  Lo stesso argomento in dettaglio: Operazione Deliberate Force e Massacro di Srebrenica.
  • 11 luglio – L'Esercito della Repubblica Serba occupa Srebrenica, uno degli ultimi avamposti dell'Armata della Repubblica di Bosnia ed Erzegovina nella Bosnia orientale.
  • 16 luglio – Il Tribunale dell'Aja incrimina Radovan Karadžić e Ratko Mladić per l'assedio e il bombardamento di Sarajevo.
  • 28 agosto – Un'altra esplosione terribile sul mercato Markale a Sarajevo. 37 persone sono state uccise.
  • 29 agosto – L'alta dirigenza della Repubblica Serba autorizza il Presidente della Serbia Slobodan Milošević a rappresentare la Republika Srpska, nei colloqui di pace.
  • 30 agosto – L'aviazione della NATO lancia un feroce raid aereo sulla Repubblica Serba, distruggendo gli apparati militari più importanti e le vie di comunicazione.
  • 8 settembre – La Repubblica Serba ufficialmente riconosciuta come una delle due entità in Bosnia ed Erzegovina.
  • 14 settembre – Dopo due settimane di attacchi aerei da parte di aerei della NATO, i serbi bosniaci ritirano le armi pesanti intorno a Sarajevo, ponendo fine all'assedio.
  • 5 ottobre – Uno dei negoziatori chiave per raggiungere accordi di pace, Richard Holbrooke (Stati Uniti), dichiara un cessate il fuoco per due mesi in Bosnia. Fino a quel giorno, l'offensiva congiunta delle forze bosniaco – croate infatti aveva portato i serbi a meno del 50% del territorio della Bosnia.
  • 16 novembre – Il Tribunale dell'Aja ha modificato il capo d'accusa contro Karadžić e Mladić, mettendo l'onere della responsabilità per il massacro di Srebrenica.
  • 21 novembre – Dopo tre settimane di negoziati, nella base militare USA di Dayton è stato firmato l'accordo che pose fine alla guerra in Bosnia Erzegovina. L'accordo fu firmato da Slobodan Milošević, Franjo Tuđman e Alija Izetbegović.
  • 14 dicembre – A Parigi viene solennemente ratificato l'accordo di Dayton.
 
Gli accordi di Dayton,siglati da Alija Izetbegović (musulmano), Slobodan Milošević (serbo) e Franjo Tuđman (croato),segnarono la fine del conflitto bosniaco – erzegovese dopo 3 anni di violentissima guerra fratricida.

Il ruolo della comunità internazionale

La comunità internazionale in guerra è principalmente rappresentata da UNPROFOR, NATO, UE, ONU,gli Stati Uniti d'America e altri paesi che avevano avuto un contributo significativo relativamente al flusso di eventi in Bosnia ed Erzegovina. Le forze internazionali schierate in Bosnia ed Erzegovina hanno subito perdite significative (320 soldati uccisi di UNPROFOR e molti feriti).

Una delle prime mosse che molti ora caratterizzano come l'errore iniziale che ha contribuito in modo significativo al processo di disgregazione della Jugoslavia è stato il riconoscimento dell'indipendenza della Croazia da parte della Germania. La mossa ha messo la Bosnia ed Erzegovina in una posizione estremamente imbarazzante e soprattutto causò l'irredentismo sia croato che serbo.

Note

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