Elezioni politiche in Italia del 1972

6ª elezione del Parlamento della Repubblica Italiana

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Le elezioni politiche italiane del 1972 per il rinnovo dei due rami del Parlamento Italiano – la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica – si tennero domenica 7 maggio 1972. Furono le prime elezioni anticipate della storia repubblicana, poiché per la prima volta il Presidente della Repubblica aveva sciolto le camere prima della naturale scadenza del quinquennio di legislatura.

Il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria, nato otto anni prima da una scissione interna al Partito Socialista Italiano, comprendente i militanti con una visione più radicale che non accettavano l'alleanza con la DC, registrò un crollo scendendo al 2%, un risultato assolutamente inferiore alle aspettative della stessa direzione che precluse la nomina di alcun deputato. Davanti alla sconfitta cocente la direzione del partito deliberò lo scioglimento e la confluenza nel PCI.[1]

A sinistra del PCI si presentarono per la prima volta molte nuove formazioni, che non erosero in modo sostanziale il PCI, alla cui segreteria nazionale era da poco[2] stato eletto Enrico Berlinguer e che mantenne sostanzialmente i suoi voti, a differenza del PSI e del PSIUP.

Il MSI, alla cui guida era ritornato il fondatore Giorgio Almirante, lanciò la formula della Destra Nazionale volta a far presentare il partito come il raccoglitore unico della destra italiana: il risultato fu un grande successo, dato che la formazione politica, nata nel secondo dopoguerra, non solo incamerò totalmente il voto dei monarchici che erano da poco confluiti nelle fila missine, ma raggiunse quasi il 9% sottraendo una parte consistente dei voti del PLI, determinandone il forte calo, nonché raccogliendo consensi, nel Sud d'Italia, anche nell'elettorato conservatore democristiano.

Le elezioni furono precedute da contestazioni da parte del Partito Radicale, il quale sosteneva che le camere fossero state sciolte in anticipo per sfruttare ad arte la norma che impediva di tenere referendum nello stesso anno in cui si fossero tenute elezioni politiche. Questo, secondo gli stessi radicali, al fine di evitare il referendum sulla cosiddetta "legge Fortuna" in materia di divorzio[3].

Sistema di voto

Le elezioni politiche del 1972 si tennero con il sistema di voto introdotto con il decreto legislativo luogotenenziale n. 74 del 10 marzo 1946, dopo essere stato approvato dalla Consulta Nazionale il 23 febbraio 1946. Concepito per gestire le elezioni dell'Assemblea Costituente previste per il successivo 2 giugno, il sistema fu poi recepito come normativa elettorale per la Camera dei deputati con la legge n. 6 del 20 gennaio 1948. Per quanto riguarda il Senato della Repubblica, i criteri di elezione vennero stabiliti con la legge n. 29 del 6 febbraio 1948 la quale, rispetto a quella per la Camera, conteneva alcuni piccoli correttivi in senso maggioritario, pur mantenendosi anch'essa in un quadro largamente proporzionale.

Secondo la suddetta legge del 1946, i partiti presentavano in ogni circoscrizione una lista di candidati. L'assegnazione di seggi alle liste circoscrizionali avveniva con un sistema proporzionale utilizzando il metodo dei divisori con quoziente Imperiali; determinato il numero di seggi guadagnati da ciascuna lista, venivano proclamati eletti i candidati che, all'interno della stessa, avessero ottenuto il maggior numero di preferenze da parte degli elettori, i quali potevano esprimere il loro gradimento per un massimo di quattro candidati.

I seggi e i voti residuati a questa prima fase venivano raggruppati poi nel collegio unico nazionale, all'interno del quale gli scranni venivano assegnati sempre col metodo dei divisori, ma utilizzando ora il quoziente Hare naturale ed esaurendo il calcolo tramite il metodo dei più alti resti.

Differentemente dalla Camera, la legge elettorale del Senato si articolava su base regionale, seguendo il dettato costituzionale (art.57). Ogni Regione era suddivisa in tanti collegi uninominali quanti erano i seggi ad essa assegnati. All'interno di ciascun collegio, veniva eletto il candidato che avesse raggiunto il quorum del 65% delle preferenze: tale soglia, oggettivamente di difficilissimo conseguimento, tradiva l'impianto proporzionale su cui era concepito anche il sistema elettorale della Camera Alta. Qualora, come normalmente avveniva, nessun candidato avesse conseguito l'elezione, i voti di tutti i candidati venivano raggruppati in liste di partito a livello regionale, dove i seggi venivano allocati utilizzando il metodo D'Hont delle maggiori medie statistiche e quindi, all'interno di ciascuna lista, venivano dichiarati eletti i candidati con le migliori percentuali di preferenza.

Circoscrizioni

Il territorio nazionale italiano venne suddiviso alla Camera dei deputati in 32 circoscrizioni plurinominali ed al Senato della Repubblica in 20 circoscrizioni plurinominali, corrispondenti alle regioni italiane.

Camera dei deputati

Le circoscrizioni della Camera dei deputati furono le seguenti:

  1. Torino (Torino, Novara, Vercelli);
  2. Cuneo (Cuneo, Alessandria, Asti);
  3. Genova (Genova, Imperia, La Spezia, Savona);
  4. Milano (Milano, Pavia);
  5. Como (Como, Sondrio, Varese);
  6. Brescia (Brescia, Bergamo);
  7. Mantova (Mantova, Cremona);
  8. Trento (Trento, Bolzano);
  9. Verona (Verona, Padova, Vicenza, Rovigo);
  10. Venezia (Venezia, Treviso);
  11. Udine (Udine, Belluno, Gorizia);
  12. Bologna (Bologna, Ferrara, Ravenna, Forlì);
  13. Parma (Parma, Modena, Piacenza, Reggio Emilia);
  14. Firenze (Firenze, Pistoia);
  15. Pisa (Pisa, Livorno, Lucca, Massa e Carrara);
  16. Siena (Siena, Arezzo, Grosseto);
  17. Ancona (Ancona, Pesaro, Macerata, Ascoli Piceno);
  18. Perugia (Perugia, Terni, Rieti);
  19. Roma (Roma, Viterbo, Latina, Frosinone);
  20. L'Aquila (Aquila, Pescara, Chieti, Teramo);
  21. Campobasso (Campobasso, Isernia;
  22. Napoli (Napoli, Caserta);
  23. Benevento (Benevento, Avellino, Salerno);
  24. Bari (Bari, Foggia);
  25. Lecce (Lecce, Brindisi, Taranto);
  26. Potenza (Potenza, Matera);
  27. Catanzaro (Catanzaro, Cosenza, Reggio Calabria);
  28. Catania (Catania, Messina, Siracusa, Ragusa, Enna);
  29. Palermo (Palermo, Trapani, Agrigento, Caltanissetta);
  30. Cagliari (Cagliari, Sassari, Nuoro, Oristano);
  31. Valle d'Aosta (Aosta);
  32. Trieste (Trieste).

Senato della Repubblica

Le circoscrizioni del Senato della Repubblica furono invece le seguenti:

  1. Piemonte;
  2. Valle D'Aosta;
  3. Lombardia;
  4. Trentino-Alto Adige;
  5. Veneto;
  6. Friuli-Venezia Giulia;
  7. Liguria;
  8. Emilia-Romagna;
  9. Toscana;
  10. Umbria;
  11. Marche;
  12. Lazio;
  13. Abruzzo;
  14. Molise;
  15. Campania;
  16. Puglia;
  17. Basilicata;
  18. Calabria;
  19. Sicilia;
  20. Sardegna.

Campagna elettorale

Tabella riepilogativa dei principali partiti

Partito Ideologia Segretario Risultati nel 1968
Democrazia Cristiana Centro
Democrazia cristiana, Cristianesimo sociale
Arnaldo Forlani 266 deputati (39,1 %)
135 senatori (38,3 %)
Partito Comunista Italiano Sinistra
Comunismo, Marxismo, Leninismo
Enrico Berlinguer 177 deputati (26,9 %)
101 senatori (30,0 %)
Partito Socialista Italiano Centro-sinistra
Socialismo democratico, Liberalismo sociale
Francesco De Martino 91 deputati (14,4 %)
46 senatori (15,2 %)
Partito Liberale Italiano
Centrismo
Liberalismo economico, Conservatorismo liberale
Agostino Bignardi 20 deputati (3,8 %)
8 senatori (4,3 %)
Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria
Sinistra
Socialismo massimalista
Tullio Vecchietti 23 deputati (4,4 %)
senatori: con PCI
Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale Estrema destra
Neofascismo, Nazionalismo, Anticomunismo
Giorgio Almirante 24 deputati (4,4 %)
11 senatori (4,5 %)
Partito Repubblicano Italiano Centro
Repubblicanesimo, Mazzinismo
Ugo La Malfa 9 deputati (1,9 %)
2 senatori (2,1 %)

Risultati elettorali

  Lo stesso argomento in dettaglio: Grafico delle elezioni politiche italiane.

Camera dei deputati

 
Distribuzione geografica del voto 1972 per la Camera.
totale percentuale (%)
Elettori 37.049.351  
Votanti 34.525.687 93,19 (su n. elettori)
Voti validi 33.403.548 96,8 (su n. votanti)
Voti non validi 1.122.139 3,2 (su n. votanti)
di cui schede bianche 600.153 1,7 (su n. votanti)
Partiti voti voti (%) seggi
Democrazia Cristiana 12.912.466 38,66 266
Partito Comunista Italiano 9.068.961 27,15 179
Partito Socialista Italiano 3.208.497 9,61 61
Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale 2.894.722 8,67 56
Partito Socialista Democratico Italiano 1.718.142 5,14 29
Partito Liberale Italiano 1.300.439 3,89 20
Partito Repubblicano Italiano 954.357 2,86 15
Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria 648.591 1,94 0
Manifesto 224.313 0,67 0
Partito Popolare Sudtiroles 153.674 0,46 3
Movimento Politico dei Lavoratori 120.251 0,36 0
Partito Comunista (marxista-leninista) Italiano 86.038 0,26 0
Union Valdotaine 34.083 0,10 1
Democrazia popolare 28.886 0,09 0
PAPI 15.304 0,05 0
Stella Rossa Rivoluzione Socialista 9.108 0,03 0
Azione Cristiana Popolare 9.068 0,03 0
Rinnovamento Democratico Nazionale 5.893 0,02 0
Partito Comunista Siciliano 2.958 0,01 0
Fronte Nazionale Siciliano 2.884 0,01 0
Unione Forze Democratiche 2.190 0,01 0
Partito Agricoltori 1.706 0,01 0
Uomo Qualunque 1.017 0,00 0
Totale 33.403.548[4] 100,00 630
totale percentuale (%)
Elettori 33.739.592
Votanti 31.486.399 93,32 (su n. elettori)
Voti validi 30.116.057 95,7 (su n. votanti)
Voti non validi 1.370.342 4,3 (su n. votanti)
di cui schede bianche 873.527 2,8 (su n. votanti)
Partiti voti voti (%) seggi
Democrazia Cristiana 11.465.529 38,07 135
Partito Comunista Italiano-Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria 8.312.828 27,60 91
Partito Socialista Italiano 3.225.707 10,71 33
Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale 2.766.986 9,19 26
Partito Socialista Democratico Italiano 1.613.810 5,36 11
Partito Liberale Italiano 1.319.175 4,38 8
Partito Repubblicano Italiano 918.440 3,05 5
Partito Comunista Italiano-Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria-Partito Sardo d'Azione 189.534 0,63 3
Partito Popolare Sudtirolese 113.452 0,38 2
Partito Comunista Italiano-Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria-Partito Socialista Italiano 41.833 0,14 0
Partito Socialista Democratico Italiano-Partito Repubblicano Italiano 31.953 0,11 0
Union Valdotaine 31.114 0,10 0
Tirol 28.735 0,10 0
Partito Comunista (marxista-leninista) Italiano 27.876 0,09 0
Democrazia Popolare 26.372 0,09 0
Azione Cristiana Popolare 2.713 0,01 0
Totale 30.116.057[5] 100,00 315

Eletti

Analisi territoriale del voto

La Democrazia Cristiana risulta perfettamente stabile nel Nord Italia, in crescita nel Centro e in calo nel Mezzogiorno. In particolare svetta la crescita del 5% in Molise che si unisce ad Abruzzo, Alta Lombardia e Triveneto come regione forte della DC, e la crescita del 3-4% nelle province di Avellino e Benevento. I cali più marcati si riscontrano invece in Puglia (-3%), in Sardegna (-2%) nella Provincia di Reggio Calabria dove arretra di 6 punti. Le grandi città del Sud, infatti, riscontrano i cali più marcati aggiungendosi al Nord-Ovest e alle Regioni Rosse tra le zone dove la DC ottiene i risultati peggiori[8].

Il Partito Comunista Italiano risulta stabile a livello nazionale a seguito del calo di consensi nel Mezzogiorno, con l'esclusione di Calabria e Sardegna, e della crescita nel Centro-Nord. Al Sud i cali più forti sono riscontrati nelle province di Foggia (-2%), Catania e Trapani entrambe con un -3%. Il Nord della Sicilia torna e essere quindi una delle zone più ostili al PCI insieme al Triveneto, la Campania e il Molise. Al contrario il Sud della Sicilia risulta essere una delle zone più favorevole ai comunisti dopo, ovviamente, Zone Rosse e Nord-Ovest[8].

Dopo la separazione di PSI e PSDI, il Partito Socialista Italiano, in calo del 4% rispetto al 1963, mantiene il suo elettorato tradizionale. Resta forte, infatti, nel Friuli-Venezia Giulia, in Piemonte, Lombardia e nella provincia di Belluno. A queste, però, si aggiungono le province di Siracusa e Cosenza in cui, peraltro, avevano già riscontrato un ottimo risultato PSI e PSDI unificati[8].

Il Movimento Sociale Italiano cresce ovunque, dal Nord (+2%) che comunque si conferma la zona più ostile ai missini, al Centro-Sud dove si riscontrano dei picchi di crescita nelle grandi città dove il MSI è più forte. In particolare cresce fortemente a Roma, Napoli, Catania e Reggio Calabria dove il MSI risulta addirittura il primo partito. Si registrano crescite di 7-9 punti percentuali in Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna[8].

Il Partito Socialista Democratico Italiano si conferma forte nel Nord Italia, soprattutto nel Friuli-Venezia Giulia e nella provincia di Belluno[8].

Il Partito Liberale Italiano cala soprattutto nel Nord Italia e in Sicilia. Conferma comunque la sua forte influenza nel Nord-Ovest e nelle province di Roma, Benevento e Trieste[8].

Il Partito Repubblicano Italiano cresce nel Nord Italia dove esce dallo stato di ininfluenza che lo aveva contraddistinto dal 1946. Si mantiene costante nel Sud registrando solo un calo in Sicilia. Resta comunque molte forte in Romagna, nelle Marche e sulla costa toscana[8].

Il Partito Socialista di Unità Proletaria registra un calo marcato su tutto il territorio nazionale restando minimamente presente solo nel Centro Nord e nelle due isole maggiori[8].

Galleria

Voci correlate

Bibliografia

  • Costituzione della Repubblica Italiana

Note

  1. ^ Il 13 luglio 1972, infatti, il IV congresso del PSIUP delibera il proprio scioglimento e la contestuale confluenza nel Partito Comunista Italiano: la maggioranza dei suoi esponenti (67%), come Libertini, Valori e Vecchietti, ricomincerà la propria attività politica nel PCI.
  2. ^ Nel XIII congresso, del marzo precedente
  3. ^ Fonte, da radioradicale.it
  4. ^ Ministero dell'Interno
  5. ^ Ministero dell'Interno
  6. ^ Ministero dell'Interno - Archivio storico delle elezioni
  7. ^ Ministero dell'Interno - Archivio storico delle elezioni
  8. ^ a b c d e f g h Ministero dell'Interno - Archivio storico delle Elezioni

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