Basilica di Sant'Eufemia (Grado)

edificio religioso di Grado

La basilica patriarcale di Sant'Eufemia è il principale edificio religioso di Grado (GO) e antica cattedrale del soppresso Patriarcato di Grado.

Basilica di Sant'Eufemia
La facciata e il campanile
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione  Friuli-Venezia Giulia
LocalitàFile:Grado (Italia)-Stemma.pngGrado
Coordinate45°40′35.39″N 13°23′06.82″E
ReligioneCristiana cattolica di rito romano
TitolareEufemia di Calcedonia
DiocesiArcidiocesi di Gorizia
Consacrazione580
Stile architettonicoarchitettura paleocristiana romanico

Risalente al VI secolo, sorge sulla piazza dell'antica città patriarcale, affiancata dal battistero e dal campanile a cuspide del secolo XV.

Storia

Sul luogo sorgeva una precedende basilica del V secolo, forse voluta dal metropolita di Aquileia Niceta (454-485) al tempo dell'invasione di Attila. L'edificio, a pianta basilicale, venne ordinato da Elia, arcivescovo di Aquileia anch'egli in fuga da un'invasione: quella dei Longobardi.
Quasi al contempo, Elia, in contrasto con papa Pelagio II a seguito della condanna dei Tre Capitoli, scelse la strada dell'autocefalia, proclamandosi patriarca, e, per riaffermare la propria fedeltà al concilio di Calcedonia, decise di dedicare la nuova chiesa a Sant'Eufemia di Calcedonia, patrona di quel concilio, consacrandola forse il 3 novembre 580. Contemporaneamente anche Agrippino (vescovo di Como) tenace assetore dello scisma diffondeva in terra lariana il culto di Sant'Eufemia di Calcedonia erigendo sull'Isola Comacina una Basilica dedicata a questa santa.

Seguendo le complicate traversie della sua diocesi, tra il VI e l'inizio del VII secolo, la basilica fu sede del ramo filo-romano e filo-bizantino in cui si scisse il patriarcato, fino alla definitiva separazione tra le due chiese e la costituzione, negli anni 717 e 739 del Patriarcato di Grado.

Sottoposta al sempre più stretto controllo dei Duchi di Venezia, delle cui terre era chiesa madre, più volte coinvolta negli scontri militari per la mai sopita rivalità coi vicini Patriarchi di Aquileia, la basilica di Sant'Eufemia prese a decadere a partire dal 1105, quando il nuovo patriarca, Giovanni Gradenigo, scelse di risiedere nella capitale: Venezia. La basilica mantenne tuttavia la titolarità della cattedra patriarcale anche dopo il riconoscimento pontificio, nel 1177, della residenza veneziana dei patriarchi.

Nel 1451, però, con la soppressione del titolo gradense e l'istituzione del nuovo Patriarcato di Venezia, la basilica venne incorporata nella nuova diocesi, perdendo il titolo di cattedrale, trasferito alla basilica di San Pietro di Castello, a Venezia. Nel 1455 venne eretto l'attuale campanile, sormontato da una statua segnavento in rame sbalzato del 1462, raffigurante San Michele Arcangelo.

Appartiene attualmente all'arcidiocesi di Gorizia.

Descrizione

 
Facciata e fianco sinistro
 
La pala d'oro

L'esterno, in stile paleocristiano, si presenta in mattoni ed arenaria a vista e presenta rimaneggiamenti risalenti ai secoli XVII e XIX, in parte rimossi coi restauri eseguiti a metà novecento.
La facciata, rivolta sulla Piazza del Patriarcato, è ripartita a salienti e lesene e aperta da tre ampi finestroni, al disotto dei quali si intravvedono le tracce dell'antico nartece, oggi scomparso. Ad essa è addossato sul lato destro il campanile, a cuspide, d'aspetto veneziano.

L'interno, ampio e luminoso, è diviso in tre navate, delimitate da colonne in marmi policromi, in parte di epoca romana, così come i capitelli, sorreggenti gli archi. Sulla parte alta e lungo le pareti perimetrali, si aprono numerosi ed ampi finestroni, che illuminano l'ambiente ed il sovrastante tetto a capriate.

Notevole è la decorazione musiva interna, in particolare per quanto riguarda il grande mosaico pavimentale, risalente alla fine del VI secolo. Sul lato sinistro della navata centrale si erge poi un alto ambone esagonale, con decorazioni scultoree del XIII secolo.

Nel presbiterio, decorato in alto da affreschi quattrocenteschi, trova posto la pala d'oro in argento sbalzato e cesellato, donato alla basilica nel 1372 dal nobile veneziano Donato Mazzalorsa. Ripartito in tre registri, entro cornici polilobate, raffigura: in quello superiore l'Annunciazione, il Cristo e i simboli degli Evangelisti, in quello inferiore una serie di archetti con figure di Santi e, nel registro centrale, Cristo in trono e San Marco che celebra messa.

La basilica ospita la statua della Madonna degli Angeli che, in occasione della festa del Perdon di Barbana (prima domenica di luglio), viene portata in processione in laguna fino al santuario di Barbana.

Battistero

Connesso al complesso basilicale, alla sua sinistra, vi è il battistero ottagonale, preceduto da un sagrato dove sono collocati antichi sarcofagi romani ritrovati in Grado.

Il battistero risale alla seconda metà del V secolo, anche se è stato rimaneggiato più volte nel corso dei secoli; l'ultima volta nel 1928 si è cercato di riportarlo all'aspetto originario, asportando il pavimento di origine barooca e ribassando il livello di circa 2,20 m.

In tale modo è stato riscoperto il pavimento musivo del VI secolo assieme al piccolo altare, ora posto nell'abside aperta in fondo all'ingresso, ed il fonte battesimale, a pianta esagonale e ricoperto di marmo cipollino verde. I finestroni originari sono stati riaperti ed è stato ripristinato l'antico piano stradale posto davanti al battistero.

Bibliografia

  • Giordana Trovabene, Il salutatorium del vescovo Elia nella cattedrale di Grado : nuove considerazioni sul mosaico pavimentale, in Atti del XV colloquio dell'Associazione Italiana per lo Studio e la Conservazione del Mosaico, pp. 41-52.
  • Bisconti F., Temi di Iconografia Paleocristiana, Città del Vaticano 2000.
  • Bovini G., Grado Paleocristiana in Archeologia Cristiana, Bologna 1973.
  • Farioli R., Mosaici Pavimentali dell'alto Adriatico e dell'Africa settentrionale in età bizantina, in Antichità Altoadriatiche, vo. V.paleocristiana, Ravenna 1975.
  • Farioli R., Pavimenti musivi di Ravenna, Ravenna 1975.
  • Efthalia Rentetzi, Un'inedita figura di pesce. Parentele stilistiche tra i mosaici pavimentali di s. Maria delle Grazie e s. Eufemia a Grado, in [1], Art on web, punti di vista sull'arte.
  • Efthalia Rentetzi, Un frammento inedito di S. Eufemia a Grado. Il pavimento musivo del Salutatorium", in: [2] Arte Cristiana, n. 850 (gennaio-febbraio) 2009, V.XCVII, pp. 51-52.
  • Guida rossa, Friuli-Venezia Giulia, Milano, Touring Club editore, 1999, ISBN 88-365-0007-2, pagg. 505-508ISBN non valido (aiuto).

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