Aureo
Tiberio Claudio Nerone | |
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Testa laureata di Tiberio | PONTIF MAXIM, Livia seduta raffigurante la pace |
AV 7,55 g, zecca di Lugdunum (Lione), circa 36-37. |
Caligola | |
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Testa laureata di Caligola | Testa nuda di Germanico |
AV 7,72 g, coniato il 40. |
Settimio Severo | |
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IMP CAE L SEP SE-V PERT AVG, testa laureata | LEG XIIII GEM M V, TR P COS in esergo, aquila legionaria tra due insegnae. |
AV 7,23 g; coniato nel 193 per celebrare la legione, la XIV, che lo aveva proclamato imperatore. |
Valeriano | |
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IMP C P LIC VALERIANVS P F AVG, Busto a destra | FELICI-TAS AVGG, la Felicitas stante con caduceo e cornucopia. |
AV 2,82 g; coniato alla zecca di Roma nel 255-256. |
L'aureo, (lat. aureus; pl. aurei) era una moneta d'oro di Roma antica (lat. aureus nummus), valutata 25 denarii d'argento.
Storia
Le prime monete d'oro furono coniate intorno al 250 a.C. nella regione campana, con la denominazione di statere e mezzo statere, pesanti rispettivamente 6,82 e 3,40 grammi e recarono al diritto la raffigurazione della testa di Giano bifronte.[1] Una trentina di anni dopo, vennero emessi aurei da sessanta, quaranta e venti con la testa di Marte al diritto. Un altro antico esempio di aureo fu quello coniato da Tito Quinzio Flaminino, in Macedonia nel 190 a.C.
L'aureo fu emesso regolarmente dal I secolo a.C. all'inizio del IV secolo d.C., quando fu sostituito dal solido. L'aureo era approssimativamente dello stesso formato del denario, ma più pesante a causa della più alta densità dell'oro.
Generalmente, si ritiene che il vero e proprio aureo sia stato emesso nel 49 a.C. da Giulio Cesare, raffigurante la testa di Venere o della pietà al diritto.
Prima di Giulio Cesare l'aureo, quindi, è stato battuto molto raramente, solitamente per grandi versamenti provenienti dai bottini catturati. Cesare ha battuto più frequentemente la moneta ed ha standardizzato il peso al 1/40 della libbra romana (circa 8 grammi, il peso dell'attuale sovrana). La massa dell'aureo è stata ridotta al 1/45 di libbra (circa 7,11 g) durante il regno di Nerone.
Al tempo di Giulio Cesare e durante l'età imperiale, si diffuse la tendenza a raffigurare sul rovescio varie scene e personaggi, mentre sul diritto divenne d'obbligo la l'effigie dell'imperatore o di un congiunto.
Dopo il regno di Marco Aurelio la produzione dell'aureo diminuì ed anche il peso diminuì ulteriormente fino ad 1/50 di libbra (circa 6,4 g il peso dell'attuale marengo) al tempo di Caracalla. Durante il III secolo pezzi di oro furono introdotti in una varietà di frazioni e di multipli che rendono difficile determinare la denominazione di ogni moneta d'oro.
Costantino I introdusse il solido (solidus) nel 309, che sostituì l'aureo come moneta standard di oro dell'Impero romano. Il solido era una moneta con un diametro più grande e più sottile, mentre l'aureo era più piccolo e spesso e simile al denario nelle dimensioni. Il solido si diffuse soprattutto nell'Impero d'Oriente, mentre in quel periodo l'Occidente subì un arretramento verso posizioni di economia naturale, nella quale l'antico metodo del baratto riprese importanza.[1]
Note
Voci correlate
Collegamenti esterni
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