Norba latina

antica città del Lazio e sito archeologico italiano

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Norba
Sito archeologico
Porta Maggiore di Norba
Civiltàlatina e romana
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
ProvinciaLatina
Mappa di localizzazione
Map

Norba latina, fu un'antica città sui monti Lepini, in posizione dominante sulla pianura pontina a sud di Roma, presso l'attuale Norma, in provincia di Latina. Secondo l'etimologia proposta dal linguista Giacomo Devoto, il toponimo Norba avrebbe il significato di "(città) forte".[senza fonte] L'appellativo "latina" è usualmente impiegato per distinguere la città dalla coeva Norba apula, che sorgeva in Apulia.[1]

Storia

La storia di Norba inizia circa dopo l’anno 1000 a.C. dove le genti albane fecero sorgere sui monti limitrofi delle fortificazioni chiamate castellieri. Ciò non esclude la possibilità di insediamenti autoctoni precedenti alle genti albane.

Gli insediamenti albani possono distinguere tre principali periodi storici della Norba Latina: trogloditico, albano e romano. Il periodo trogloditico si riferisce alla città fatta di grotte e di capanne riconducibili tra l’età del bronzo e quella del ferro.

Il secondo momento fa riferimento alla nascita della Confederazione albana, con a capo Alba Longa, che racchiudeva tutti i popoli confederati del Lazio, che sul Monte Albano celebravano le festività dedicate a Iuppiter Latiaris (Giove Laziale). L'appartenenza di Norba alla Confederazione Albana è tramandata da Plinio. Dal momento che Alba Longa fu distrutta dai romani nel 673 a.C. possiamo dedurre che Norba esisteva già dal VII sec. a.C. e aveva una struttura amministrativa e militare già consolidata.

Dionigi di Alicarnasso narra come i norbani, con la Lega Latina, parteciparono alla guerra contro Roma, nella battaglia del lago Regillo, tra 499 a.C e 496 a.C, per rimettere sul trono Tarquinio il Superbo, che trovò nel genero Ottavio Mamilio di Tusculum, città-guida della lega latina, un valido alleato:

«Nel corso del loro ufficio, le città latine si staccarono dall'amicizia con i Romani, poiché Ottavo Mamilio, il genero di Tarquinio, aveva convinto gli 88 uomini più illustri di ciascuna città, in parte con promesse di doni, in parte con preghiere, a cooperare al ritorno degli esuli. I delegati che sottoscrissero i patti e pronunciarono i giuramenti provenivano da queste città: Ardea, Aricia, Boville, Bubento, Cora, Carvento, Circea, Corioli, Corbio, Cabo, Fortinea, Gabii, Laurento, Lanuvio, Lavinio, Labici, Nomento, Norba, Preneste, Pedo, Quercetola, Satrico, Scazia, Sezia, Tivoli, Tusculo, Tolerio, Tellene e Velletri; da tutte queste città bisognava scegliere gli uomini idonei alla spedizione, nella quantità che sarebbe parsa opportuna ai comandanti, Ottavo Mamilio e Sesto Tarquinio: essi, infatti erano stati scelti generali con pieni poteri.»

Il conflitto fu una disfatta per le città latine confederate, e nel 492 a.C. Norba divenne colonia romana, rinata per creare una roccaforte nel pontino[2]; grazie alla sua posizione geografica e alle maestose mura difensive, doveva costituire un avanposto pressoché inespugnabile per i popoli ostili a Roma, di cui Norba rimarrà fedele alleata fino alla sanguinosa guerra civile (88-82 a.C.) tra Mario e Silla.

Norba, schierata al fianco di Mario, nominò console Caio Giunio Norbano, fermo oppositore di Silla. La città e gli abitanti di Norba, assediati dalle truppe sillane, piuttosto che cadere nelle mani del nemico, preferirono uccidersi e incidendiare le lore case; narra così la fine di Norba lo storico Appiano di Alessandria:

«Norba resistette ancora aspramente, finché penetrato in essa di notte per tradimento Emilio Lepido, degli abitanti inferociti per il tradimento, alcuni si suicidarono, altri si uccisero tra di loro, altri si impiccarono. Altri ancora, bloccate le porte delle case, vi appiccarono il fuoco…un vento sorto violentissimo a tal punto alimentò le fiamme, che nessun bottino si ricavò dalla città. Costoro morirono dunque così, da forti.»

Sebbene in seguito ricostruita, perse rapidamente importanza e Plinio il Vecchio la cita nel suo elenco delle città del Latium vetus ai suoi tempi (I secolo d.C.) scomparse. Nel medioevo fu abbandonata e la popolazione si trasferì nella pianura sottostante, dando vita alla città di Ninfa, che divenne piuttosto importante, per poi decadere a sua volta a causa della malaria.

Nel corso del Medioevo, tuttavia, alcune strutture della Norba antica, come i due templi dell'acropoli minore, furono convertiti in chiese, come hanno dimostrato alcuni resti funerari rinvenuti durante gli scavi eseguiti all'inizio del XX secolo da Luigi Savignoni e Raniero Mengarelli.

Sito archeologico

L'area archeologica conserva notevoli resti della cinta muraria, in opera poligonale, con tre porte risalenti al IV secolo a.C. La città costituisce uno degli esempi meglio conservati in Italia di urbanistica a pianta regolare risalente a un'epoca piuttosto antica. Il terreno accidentato ha portato alla creazione di terrazzamenti digradanti che conferiscono alla città un aspetto scenografico. Recenti scavi hanno messo in luce significativi resti di vari edifici, suddivisi in isolati irregolari da strade parallele e ortogonali, tra cui spiccano due acropoli con diversi templi.

L’acropoli maggiore conteneva il tempio di Diana, gli uffici governativi e di rappresentanza come il Senato e la guarnigione militare. Era difesa da potenti terrazze. Nel centro c’era il castello delle acque, forse lo stabilimento termale col calidarium, il frigidarium e il tepidarium. L’acropoli minore, la parte più antica, conteneva due templi, tra cui quello di Giunone Lucina, e terrazzamenti. C’erano inoltre le case popolari o insulae collocate su strade parallele che si intersecavano con la via principale ad angolo retto.

I Norbani costruirono quattro porte alla città: due comode che consentissero facilmente l’accesso alla città, ma da difendere più intensamente, e altre due situate sui pendii difendibili con minime forze. La Porta Maggiore o Porta Setina, perché orientata verso sezze (Setia) e la Porta Segnina, direzione Segni, sono le porte cosiddette comode; mentre la Porta Ninfina e quella Occidentale sono quelle arroccate su precipizi. Forse nessuna delle colonie romane conserva una così bella e intatta porta come è quella Maggiore. Di evidente derivazione greca, aveva alla sua sinistra un torrione rotondo usato per colpire i soldati sul fianco scoperto dallo scudo.

Per quanto riguarda l’approvvigionamento di acque, l’unica cosa certa è che Norba era alimentata dall’acqua piovana, conservata in numerosi pozzi o cisterne. I luoghi di culto, ovvero i templi, sono situati sulle alture maggiori, luoghi più in vista e dal terreno che doveva essere necessariamente vergine, cioè non edificato in precedenza. La religione dei Norbani era comunque quella dei popoli romani.

Oltre a due templi di cui non si sa a chi fossero dedicati, i più fastosi e importanti erano quello di Diana e quello di Giunone Lucina. Il Tempio di Diana è quello posto sull’acropoli maggiore, occupando quindi la massima altura della città. Era diviso in pronao e cella e contornato su tre lati da un porticato a pilastri. Questo tempio fu forse distrutto da Silla nella presa della città e poi ricostruito. Il Tempio di Giunone Lucina è situato a sud ovest della città il nucleo primitivo dell’abitato e quindi era probabilmente il più antico. Era diviso in pronao e cella e aveva dinanzi una gradinata ; era ornato da grandi colonne scanalate che terminavano con i capitelli. Aveva accanto una piccola cisterna e una strada, dal tempio scendeva fin verso l’abitato. Fino ad oggi non è stata rinvenuta la necropoli. Probabilmente è stata distrutta dall'avvento degli uomini di Silla.

Tutti gli oggetti rinvenuti, dalle pietre sacre, alle armi, alle iscrizioni su lamine i bronzo, alle stipi votive, alle statuette ex voto, sono contenuti nel Museo Nazionale Romano e nel Museo Civico Archeologico di Norma, con sede in Via della Liberazione.

Tra storia e leggenda

Si racconta che tra i lunghi cunicoli sotterranei ci sia nascosto un tesoro: una chioccia coi pulcini d’oro. Molti raccontano di essersi avventurati tra questi cunicoli, ma sono dovuti tornare precipitosamente indietro.

La storia della chioccia e dei suo pulcini d’oro ci riporta all’epoca delle invasioni barbariche poiché questa era proprio uno dei soggetti principali dell’oreficeria barbara. Nel Museo della cattedrale di Monza è conservato un piatto d’argento dorato nel quale è proprio raffigurata una chioccia con sette pulcini, risalente all’epoca di Teodolinda.

Probabilmente a Norba in quei luoghi è stato seppellito un capo barbaro insieme ai suoi tesori, tra cui ci potrebbe essere stato un piatto con la chioccia e i suoi pulcini come quello conservato a Monza.

Note

  1. ^ Nonostante l'identico toponimo, le due città si distinguevano per l'antroponimo: gli abitanti di Norba latina erano chiamati norbani, mentre quelli di Norba apula erano detti norbanenses.
  2. ^ Livio, II, 34

Bibliografia

  • (EN) John Lemprière, Bibliotheca classica, 15ª ed., Philadephia, J.B. Lippincott & co., 1860. URL consultato il 7 maggio 2011.
  • Annibale Gabriele Saggi "Norba documentazione storica e fotografica" 1977 editrice spada Roma
  • Stefania Quilici Gigli, Norba. Per la visita della città antica e del Museo, Roma 1998, ed. Comune di Norma.
  • Stefania Quilici Gigli, Paola Carfora, Stefania Ferrante, Norba: apporti sull'edilizia privata in epoca medio-repubblicana. Le domus a valle dell'Acropoli Minore dallo scavo alla fruizione, in Atlante tematico di Topografia antica 17, 2008, ed. L'erma di Bretschneider - Roma

Voci correlate

Collegamenti esterni