Achille e Patroclo
Il rapporto tra Achille e Patroclo è uno degli elementi chiave dei miti associati alla guerra di Troia: quale sia stata la sua effettiva natura e fino a che punto si sia spinta questa stretta amicizia tra i due eroi è stata oggetto di controversie sia nel periodo antico sia nei tempi moderni.

Nell'Iliade i due hanno una profonda ed esclusiva amicizia: Achille si dimostra esser sempre molto tenero e preoccupato nei confronti del compagno d'armi, quando invece si dimostra spietato, insensibile e arrogante con tutti gli altri, siano essi nemici che alleati. I commentatori dell'epoca classica hanno facilmente tradotto il rapporto esistente tra i due attraverso la lente interpretativa della propria cultura. Ad Atene durante il V sec a.C. il rapporto è stato spesso e volentieri considerato alla luce tradizionale della pederastia pedagogica.
Mentre alcuni lettori contemporanei mantengono il punto di vista pederastico, altri ritengono invece sia stata semplicemente una forte amicizia virile tra due uomini impegnati in guerra.
Nell'Iliade
"Cantami, o Diva, del Pelide Achille l'ira funesta, che infiniti addusse lutti agli Achei, e molte anzitempo all'Orco condusse alme d'eroi..." (Iliade 1, 1)
L'intensa amicizia di Achille e Patroclo è esplicitamente menzionata nei versi omerici: sia nel contesto di un tenero e sentimentale legame che nel campo dell'eccellenza militare, Omero rende il loro legame forte e chiaro. Egli non ritrae mai i due come amanti ("ma anche lui ha davvero molto poco per escludere una tal interpretazione[1]", anche se alcuni autorevoli ateniesi lo pensavano: Eschilo nei framm. 135-136 della tragedia perduta dedicata proprio ad Achille; Platone nel Simposio lo indica esplicitamente (179e–180b); infine Eschine nel suo Contro Timarco (133, 141–50)
A causa di questa forte relazione amicale, la morte di Patroclo sul campo di battaglia diventa la motivazione principale per Achille a tornare a combattere, dopo che si era sdegnosamente ritirato dalla guerra a causa del grande contrasto avuto con Agamennone. La scomparsa del compagno sta alla base di una vastità di emozioni ed azioni espresse dall'eroe nei confronti dell'evento bellico e che si trascineranno drammatizzate al massimo grado per tutto il resto del poema.
Il critico anglosassone contemporaneo Gregory Nagy sottolinea che il posto più alto nella scala degli affetti di Achille spetta di diritto a Patroclo: "difatti Patroclo è per Achille πολὺ φίλτατος... ἑταῖρος-l'hetairos che è di gran lunga il più philos (XVII 411, 655)". Hetairos significa compagno/a e in Omero viene solitamente utilizzato per indicare i guerrieri che prendono ordini da uno stesso comandante (compagni d'arme, quindi); mentre la sua forma femminile etera sarebbe stato utilizzato in seguito per le cortigiane, hetairos indicava ancora essenzialmente un soldato in epoca ellenistica (e fino quasi ad arrivare a quella bizantina a volte)[2].
Nei testi antichi philos denota un tipo generico di amore che poteva esser utilizzato tra familiari o tra amici, per indicare gli appassionati ad uno stesso argomento (philos-sophia è amore per la sapienza), ma poteva benissimo anche essere usato tra amanti: sebben la maggior parte dei guerrieri Achei lottano per la fama personale o per la gloria della loro polis in certi frangenti, Achille invece combatte solo per Patroclo, per l'amico, in nome del compagno-hetairos.
Uno dei momenti culminanti di tutta la narrazione per il proseguio della storia ed in cui si tocca l'acme della drammaticità è quando Achille esprime il proprio dolore di fronte al corpo ormai freddo di Patroclo: lo tocca, lo stringe a sé, poi si copre il capo di cenere e sempre in segno di lutto inizia un digiuno. Il suo personaggio si trasforma così da guerriero invincibile ed irresoluto in un vulnerabile adolescente dal carattere estremamente emotivo. "Una nube di strazio nero l'avvolse: con tutte e due le mani prendendo la cenere arsa se la versò sulla testa, insudiciò il volto bello.. e poi, nella polvere giacque, e sfigurava con le mani i capelli, strappandoli.... singhiozzava nel petto glorioso. Antiloco temeva che si tagliasse la gola col ferro... Achille singhiozzava con gemiti gravi" (Il. XVIII 1-35). E poi: "il Pelide il lungo compianto iniziava, le mani sul petto all'amico posando, gemendo fitto..." (Il. XIX 314-368)
Il linguaggio dei lamenti di Achille sarà molto simile a quello usato poi da Andromaca davanti al cadavere del marito Ettore, ucciso proprio da Achille. Thetis ha difatti spinto il figlio a tornare sul campo di battaglia e qui egli, con l'unico scopo di vendicare Patroclo, si aggira assetato di sangue alla ricerca del suo assassino: Ettore comprende molto presto di non aver alcuna possibilità di sopravvivere allo scontro con l'eroe furente. Torna a combattere, anche se gli Dèi lo avevano ben preavvertito che ciò gli sarebbe costato a sua volta la vita.
L'attaccamento di Achille e Patroclo divenne subito un legame archetipico maschile per molte coppie di uomini nella cultura Greca: da Damone e Pizia fino ad Armodio e Aristogitone e Alessandro Magno ed Efestione.[3]. Nella mitologia classica vi sono comunque altre coppie di guerrieri che volentieri affrontano il pericolo e finanche la morte l'uno stretto accanto all'altro, come Eurialo e Niso (Virgilio, Eneide, V e IX) o Ati e Licabas (Ovidio, Metamorfosi, V): in particolare Ati e Achille sono semidei, nati ambedue da ninfe.
Interpretazione classica del mito in versione omosessuale
Durante il V e IV sec a.C. la relazione tra Achille e Patroclo è stata ritratta sempre più come un rapporto pederastico tra eromenos ed erastes (questo ce lo dice Eschilo nella sua trilogia dedicata ad Achille e pervenutaci frammentata), anche se questi ruoli risultano a ben vedere anacronistici ed invertiti, così come è invertito il rapporto d'età: Achille, il più giovane, risulta dominante avendo maggior fama di guerriero (questo ce lo dice Platone nel Simposio); mentre Patroclo, il più adulto, svolge ruoli di servizio come occuparsi della cucina o prendersi cura dei cavalli. Entrambi sono in realtà bisessuali: Omero ci dice infatti che dormono con le loro schiave (Iliade IX.663-669).
Di molto successivo al testo omerico lo Pseudo-Apollodoro (Biblioteca, libro III, 13, 8) e Publio Papinio Stazio (poeta latino del I sec) nella sua Achilleide ci mostrano l'eroe (mentre si nasconde travestito da donna a Sciro perché la madre vuole impedirgli di partecipare alla guerra) come marito di Deidamia e padre di Neottolemo: quest'ultimo avrebbe anche preso parte alle fasi finali della guerra di Troia, giovanissimo, dopo la morte del padre (cfr. Achille a Sciro).
Nella tragedia perduta di Eschilo il poeta indica la relazione tra i due eroi come esplicitamente sessuale ed assegna ad Achille il titolo di erastes e protettore: in un frammento superstite l'eroe parla di una "unione devota delle cosce"[4] indicando il sesso intercrurale, quello utilizzato maggiormente nelle relazioni pederastiche.
Platone presenta attorno al 385 a.C. i due come amanti nel Simposio: il giovane Fedro li indica qual esempio di amanti divinamente approvati. Egli sostiene inoltre che Eschilo ha commesso un errore nell'indicar Achille quale erastes in quanto era proprio l'eroe dall'ira facile il più giovane (difatti era ancora imberbe) e colui che eccelleva in bellezza.
Eschine nel 345 a.C. nel porre l'accento sull'importanza della pederastia greca sostiene che, anche se Omero non lo indica esplicitamente, le persone colte dovrebbero esser in grado di leggere tra le righe: "si nasconde il loro amore e si evita di dare un nome alla loro amicizia, pensando che la straordinaria grandezza del loro affetto si manifesta per quello che realmente è agli ascoltatori più sapienti"[5]
Quando Alessandro Magno giunse sulla piana di Troia assieme al suo carissimo amico Efestione nel 334 a.C., all'inizio della grande campana asiatica che li avrebbe portati di lì a poco fino ai confini del mondo conosciuto, l'India, andarono ad onorare il sacro tumulo innalzato a perenne memoria di Achille e Patroclo: questo di fronte a tutto l'esercito schierato, e dunque si trattò di un'esplicita dichiarazione sulla natura del loro legame. L'azione compiuta da Alessandro dimostra poi l'importanza percepita al tempo del rapporto esistente tra i due eroi[6][7].
Alcuni tentativi di modificare il testo di Omero furono intrapresi da Aristarco di Samotracia intorno al 200 a.C. sostenendo che il sommo poeta non intendeva indicare i due come amanti, ma che ciò è stata solo un'interpolazione successiva[8] .
Dei versi di Licofrone di Alessandria d'Egitto, autore del III sec, sembrano indicare qual movente dell'uccisione di Troilo da parte di Achille, proprio un amore non corrisposto.
Per tutto il periodo ellenistico e poi durante l'impero romano Achille e Patroclo vengono presentati come amanti[9].
Interpretazioni post-classiche e moderne
Come regola generale la tradizione post-classica mostra un Achille perfettamente eterosessuale avere un'esemplare amicizia del tutto asessuata con Patroclo. Gli scrittori medioevali cristiani hanno deliberatamente soppresso le sfumature omoerotiche della storia[10].
David Halperin nel suo saggio intitolato Gli eroi e i loro amici mette a confronto le tradizioni di Gilgamesh con Enkidu e Davide con Gionatan, le quali son quasi contemporanee alla composizione dell'Iliade e sostiene che mentre nessuno di questi tre rapporti sia indicato come esplicitamente sessuale all'interno del contesto letterario e sociale in cui si sono venute a creare, tutte d'altra parte dimostrano inequivocabilmente quanto intensamente omoerotiche fossero le amicizie guerriere tra maschi[11].
William Shakespeare in Troilo e Cressida raffigura i due eroi come amanti, con la decisione di Achille di trascorrere tutto il tempo all'interno della tenda dell'amico.
In molti tra i romanzi storici dell'autrice britannica Mary Renault sono contenuti frequenti riferimenti simbolici ad Achille e Patroclo: la coppia per lei rappresenta un modello di amore pederastico senza alcuna implicazione di effeminatezza, bensì un ideale amore cameratesco omosessuale.
Nel romanzo di Christa Wolf intitolato Cassandra Achille è presentato come un maschio omosessuale che si trova ad essere in un certo qual modo in conflitto con sé stesso.
Il film Troy presenta Patroclo come un parente più giovane di Achille, deprivando la storia d'un qualsiasi aspetto romantico o sessuale; laddove invece Omero afferma chiaramente che Patroclo era il più grande di età tra i due, oltre ad esser quello col carattere più responsabile.
Nel musical Spring Awakening ad un certo punto un ragazzo implora un altro di fare un po' di Achille e Patroclo: i due personaggi sono poi mostrati impegnarsi in una relazione omosessuale.
Nel romanzo di fantascienza di Dan Simmons intitolato Ilium Achille e Patroclo hanno un forte legame di fratellanza guerriera, ma vengono mostrati anche impegnarsi in un'orgia.
Note
- ^ Oxford Classical Dictionary, third edition. Simon Hornblower and Antony Spawforth, eds. Oxford: Oxford University Press, 1996. p. 721. ISBN 0-19-866172-X.
- ^ Gregory Nagy, The Best of the Achaeans, second edition. Baltimore: Johns Hopkins University Press, 1999. p. 105 (online edition). ISBN 0-8018-6015-6.
- ^ Warren Johansson, Encyclopedia of Homosexuality, USA, 1990
- ^ Eschilo Mirmidoni framm. 135 Radt.
- ^ Michelakis, Pantelis, Achilles in Greek Tragedy, Cambridge University Press, 2007, p. 51, ISBN 0-521-81843-5.
- ^ Vita di Alessandro di Plutarco, pag 294
- ^ Conquiste di Alessandro Magno di Arriano, pag. 67
- ^ "Homosexuality & Civilization" by Louis Crompton. The Belknap Press of Harvard University Press, 1993, p. 6.
- ^ William Armstrong Percy III, "Reconsiderations about Greek Homosexualities," in Same–Sex Desire and Love in Greco-Roman Antiquity and in the Classical Tradition of the West, Binghamton, 2005; p. 19
- ^ Katherine Callen King, Achilles: Paradigms of the War Hero from Homer to the Middle Ages, Berkeley, 1987
- ^ Prima Sessualità: La costruzione dell'esperienza erotica nel mondo antico greco , con John J. Winkler e Froma I. Zeitlin (Princeton: Princeton University Press, 1990)