De' (trascritto anche o, impropriamente, deh o ) è una tipica interiezione del vernacolo livornese, priva d'un significato vero e proprio.

Etimologia

All'origine il lemma è decco, da ed ecco, evolútosi dapprima coll'apocope iniziale e poi col troncamento della sillaba finale.[1] Pertanto è impropria la trascrizione deh! che, invece, si riferisce all'omògrafa interiezione esortativa dell'italiano, ormai desueta.[2]

Uso

L'esclamazione ha diversi usi all'interno del discorso.[3] Essa infatti può esser usata:

  • come introduzione a un discorso (de', ero lí che correvo, mi son sentito chiama');
  • come rafforzamento nel discorso (sicché niel'ho bell'e detto ma lui, de', faceva finta di 'un capi');
  • come conclusione d'un discorso (e io n'ho ridetto stronzolo e l'ho picchiato bene bene, de'!);
  • come rafforzamento d'un'altr'esclamazione (boia, de'!), d'un aggettivo (ganzo, de'!) o d'un sostantivo (che macchina, de'!);
  • come risposta affermativa (oh, le vòi diecimila lire? De'!).

Voci correlate

Note

  1. ^ Gino Lena, Livorno dalle origini a' nostri tempi: Attraverso i sonetti in vernacolo livornese di Gino Lena, 1972.
  2. ^ Dizionario etimologico online, su etimo.it. URL consultato il 28-7-2009.
  3. ^ Mario Cardinali, I comandamenti del Vernacoliere. Trombare meno, trombare tutti, Piemme, 2006.