Pierre Terblanche

designer sudafricano

Pierre Terblanche (Uitenhage, 1956) è un designer sudafricano, noto per le collaborazioni con Volkswagen, Norton e soprattutto Ducati, marchio con il quale ha stretto, dal 1989 al 2006, una collaborazione professionale che l'ha portato ad apporre la firma su alcuni dei più famosi (e controversi) modelli della casa di Borgo Panigale. Collaboratore e allievo di Massimo Tamburini (ideatore, tra le altre, di MV Agusta Brutale, Ducati 888, 916 e 996 ) e Miguel Galluzzi (famoso per aver ideato il design della Ducati Monster, indiscusso modello dell'attuale generazione di naked), Terblanche è stato assunto nel 2013 dall'americana Confederate Motor Company in qualità di nuovo responsabile dello Sviluppo Prodotti[1].

Biografia

Gli studi e le prime esperienze

Gli studi di Pierre Terblanche cominciano nella natia Uitenhage, dove, nel 1974, si diploma alla scuola superiore Brandwag; iscrittosi quindi all'Eastern Cape Technikon (che nel 2005 ha dato vita, con il Border Technikon e la University of Transkei, all'unico polo universitario della Walter Sisulu University[2]), nel 1977 ottiene un diploma in graphic design, che lo porterà alla sua prima occupazione lavorativa, un incarico come account manager presso la sede di Città del Capo della prestigiosa agenzia pubblicitaria Young & Rubicam.

Nel 1984, tuttavia, la passione per la progettazione di autoveicoli e motocicli lo porta a lasciare l'agenzia pubblicitaria e a trasferirsi a Londra per frequentare corsi specifici presso il Royal College of Art, dove otterrà un Master in Vehicle Design solo due anni dopo. Seguono tre anni di lavoro sugli interni della Volkswagen Golf e sulla progettazione della Volkswagen Polo presso l'Advanced Design Studio di Volkswagen a Düsseldorf, durante i quali Terblanche (che pure ha sempre affermato di preferire l'ambiente motociclistico a quello delle automobili[3]) farà propri alcuni principi, legati all'efficienza e alla funzionalità del veicolo prima ancora dell'estetica (che è comunque avveniristica e spesso definita "esotica"[4]), che hanno reso i suoi progetti riconoscibili in tutto il mondo.

Gli anni Cagiva

Ma è nel 1989 che la carriera di Terblanche giunge ad una svolta: il designer approda finalmente in Ducati, nel periodo (1983-1996) in cui il marchio bolognese è controllato dalla varesina Cagiva: nei primi due anni di collaborazione, sotto l'egida di Massimo Tamburini, si occupa del restyling della Ducati Paso e del disegno della 888[5].

Trasferitosi dalla sede Ducati di Rimini a quella di Cagiva a Morazzone (Varese), duranti gli "anni Cagiva" Terblanche si occupa anche del design della Cagiva Gran Canyon e soprattutto, in collaborazione con Massimo Bordi[6], della Ducati Supermono, creata esclusivamente per le competizioni di Superbike, anche se ne furono omologati e messi in commercio 65 esemplari con il nome di "Supermono Strada"[7]. Il particolare design della moto (ispirato alla 916), caratterizzato da linee semplici e da un'essenzialità e leggerezza (non solo estetica: la moto, monocilindrica a 4 tempi con motore Ducati Desmoquattro, pesa solamente 121kg) del tutto nuove, ha fatto sì che diventasse uno dei modelli Ducati più apprezzati e ricercati di sempre, tanto che in dieci anni il suo valore si è decuplicato[8].

Al Centro Stile Ducati

Nel 1996 Ducati, grazie all'acquisizione da parte del fondo americano di private equity Texas Pacific Group[9], torna ad essere indipendente e Pierre Terblanche, lasciata Cagiva per seguire l'ormai indipendente casa emiliana, viene chiamato a dirigerne il Centro Stile. In questo ruolo si dedica inizialmente alla Ducati Supersport 900, uno dei primi modelli progettati con strumenti quasi esclusivamente informatici (CAD tridimensionale, all'avanguardia per i tempi), la cui linea è un'evidente evoluzione della Supermono[10].

Lo spirito innovativo e l'intuito di Terblanche emergono nuovamente l'anno successivo, quando viene presentata al Salone di Monaco la Ducati MH900e: inizialmente pensata come concept bike ispirata alla moto con cui Mike Hailwood vinse il Tourist Trophy dell’isola di Man nel 1978 (da qui la sigla "MH"), la moto registrò un successo tale che ne furono fabbricate a mano 2000 esemplari, 500 ogni anno, venduti esclusivamente via internet: fu il primo esperimento di e-commerce di Ducati[11].

Suscitato scalpore e ottenuto un discreto successo (limitato comunque ad un mercato di nicchia o all'ambiente sportivo delle Superbike), a partire dal 2001 Terblanche si occuperà del design dei modelli principali del listino Ducati di inizio millennio. Nel mondo del motociclismo e in particolare degli appassionati del marchio di Borgo Panigale Terblanche è ormai conosciuto come un creativo particolarmente innovativo e anticonformista, capace di portare avanti idee controcorrente e spesso audaci[12]: questo carattere fa sì che sui suoi modelli si scateni di frequente un acceso dibattito tra chi ne apprezzi l'innovatività e chi invece non li consideri degni dei loro predecessori. È quello che accade in merito alla Ducati Multistrada, mezzo di categoria "on/off", ideato sia per uso sportivo fuoristrada sia come moto da viaggio per una o due persone; ma lo "scandalo" vero e proprio si avrà solo un anno dopo, nel 2002, quando viene presentata la Ducati 999, erede della 998 e delle altrettanto fortunate 996 e 916. La triple nine (che presentava alcune notevoli modifiche di design rispetto alle precedenti, dal cupolino più ampio agli indicatori di direzione incorporati negli specchietti) ha vinto, nel 2003, 2004 e 2006 tre campionati mondiali Superbike.

Al Tokyo Motor Show del 2003 fu presentata la nuova gamma Ducati Sport Classic, composta da diversi modelli nei quali Terblanche aveva unito uno stile retrò con le tecnologie più avanzate del momento: anche in questo caso, pur essendo solo prototipi, la loro grande popolarità portò la casa emiliana a metterli in commercio. Nel 2006 videro la luce la Ducati Sport 1000 monoposto e la Paul Smart (ispirata alla 750 SS portata in trionfo alla 200 Miglia di Imola nel 1972 da Paul Smart)[13], mentre l'anno seguente vennero messe in vendita la Ducati GT 1000, più turistica (e chiaramente ispirata alla Ducati 750 GT)[14] e la Sport 1000 S, che presentava un cupolino simile a quello della Paul Smart.

L'ultimo modello Ducati che porta la firma di Terblanche è la Ducati Hypermotard: presentata nel 2005 all'EICMA di Milano, essa ha ancora (come Monster e Multistrada) l'ambizioso obiettivo di introdurre un nuovo concetto di moto[15], a metà tra la naked e la supermotard: il progetto riesce e la moto registra un grande successo, tanto che viene premiata dalla Motorcycle Design Association come "Moto più bella del 2005"[16].

Dopo Ducati: Piaggio, Norton e Confederate Group

Modelli


Note

  1. ^ (EN) Jensen Beeler, Pierre Terblanche Joins Confederate Motorcycles, in Asphalt And Rubber, 12 marzo 2012. URL consultato il 29 giugno 2013.
  2. ^ Sito della Walter Sisulu University, su wsu.ac.za. URL consultato il 30 giugno 2013.
  3. ^ (EN) Gabe Ets-Hokin, Pierre Terblanche Interview, in Cycle Word, 11 giugno 2007. URL consultato il 30 giugno 2013.
  4. ^ (EN) Robin Goodwin, Review of Ducati Supermono, in Ride Apart, 28 marzo 2013. URL consultato il 30 giugno 2013.
  5. ^ (EN) Ducati 888 su Motorcycle Specs, su motorcyclespecs.co.za. URL consultato il 30 giugno 2013.
  6. ^ Ducati Supermono sul sito Ducati, su ducati.it. URL consultato il 30 giugno 2013.
  7. ^ La Ducati Supermono finalmente omologata, in In Sella, 5 novembre 2012. URL consultato il 30 giugno 2013.
  8. ^ (EN) Scheda della Supermono Strada su Britaliamoto, su britaliamoto.com. URL consultato il 30 giugno 2013.
  9. ^ Il caso Ducati, su economia.tesionline.it. URL consultato il 2 luglio 2013.
  10. ^ Claudio Falanga, Prova Ducati 900SS, in Motoitaliane.it, luglio 1998. URL consultato il 30 giugno 2013.
  11. ^ Walter Crispino, Moto leggendarie: Ducati MH 900 Evoluzione, in BlogoBike, 9 marzo 2011. URL consultato il 30 giugno 2013.
  12. ^ (EN) Glynn Kerr, Designer Profile: Pierre Terblanche, in IndiaBike. URL consultato il 2 luglio 2013.
  13. ^ Franco Bartoli, Sportive con classe, in Motoitaliane.it. URL consultato il 2 luglio 2013.
  14. ^ Prova su strada della GT 1000, in Motoitaliane.it. URL consultato il 2 luglio 2013.
  15. ^ Alan Cathcart, Cavallo di razza: Prova della Ducati Hypermotard, in Motoitaliane.it. URL consultato il 2 luglio 2013.
  16. ^ Hypermotard moto dell'anno per la Motorcycle Design Association, su moto.it. URL consultato il 2 luglio 2013.
  17. ^ Ducati Hypermotard sul sito Ducati, su ducati.it. URL consultato il 30 giugno 2013.