Hikikomori

Hikikomori (ひきこもり o 引き篭り?, Hikikomori, letteralmente “stare in disparte, isolarsi”[1]) è un termine giapponese usato per riferirsi a coloro che hanno scelto di ritirarsi dalla vita sociale, spesso cercando livelli estremi di isolamento e confinamento a causa di fattori personali e sociali di varia natura nelle loro vite. Il termine si riferisce sia al fenomeno sociale in generale, sia a coloro che appartengono a questo gruppo sociale. Il fenomeno, già presente in Giappone dalla seconda metà degli anni ottanta, ha incominciato a diffondersi negli anni duemila anche negli Stati Uniti e in Europa.
Definizione del termine e tratti comuni
Il governo giapponese, vista la rilevanza sociale del problema, ha individuato alcuni criteri per diagnosticare con esattezza lo stato di hikikomori:[2]
- hikikomori non è una sindrome
- ritiro completo dalla società per più di sei mesi
- presenza di rifiuto scolastico e/o lavorativo
- al momento di insorgenza di hikikomori non erano state diagnosticate schizofrenia, ritardo mentale o altre patologie psichiatriche rilevanti
- tra i soggetti con ritiro o perdita di interesse per la scuola o il lavoro sono esclusi i soggetti che continuano a mantenere relazioni sociali.
Il fenomeno dell'hikikomori può essere considerato come una volontaria esclusione sociale, una ribellione della gioventù giapponese alla cultura tradizionale e all'intero apparato sociale da parte di adolescenti che vivono reclusi nella loro casa o nella loro stanza senza alcun contatto con l'esterno, né con i familiari, né con gli amici.[2][3][4]
Il governo del Giappone utilizza il termine hikikomori per coloro che si rifiutano di lasciare le proprie abitazioni e lì si isolano per un periodo superiore ai sei mesi.[5][6] Il termine fu coniato dallo psichiatra Tamaki Saitō, quando cominciò a rendersi conto della similarità sintomatologica di un numero sempre crescente di adolescenti che mostravano letargia, incomunicabilità e isolamento totale.[7][8][9] Oltre all'isolamento sociale gli hikikomori soffrono tipicamente di depressione e di comportamenti ossessivo compulsivi.[5]
Lo stile di vita degli hikikomori è caratterizzato da un ritmo circadiano sonno veglia totalmente sballato,[2] con le ore notturne spesso dedicate a componenti tipiche della cultura popolare giapponese, come la passione per il mondo manga e, soprattutto, la sostituzione dei rapporti sociali diretti con quelli mediati via internet.[5][10] Quest'ultimo aspetto si configura spesso come una contraddizione in termini: la persona rifiuta i rapporti personali solo fisici, mentre, con la mediazione della rete, può addirittura passare la maggior parte del suo tempo intrattenendo relazioni sociali di vario tipo (dalle chat fino ai videogiochi online).[10][11] La mancanza di contatto sociale e la prolungata solitudine hanno effetti profondi sull'hikikomori, che gradualmente perde le sue competenze sociali, i riferimenti comportamentali e le abilità comunicative per interagire con il mondo esterno.[2]
Solitamente l'hikikomori lascia raramente la sua abitazione, consumando i pasti all'interno della propria stanza,[12] tuttavia, alcuni reclusi meno soggetti all'agorafobia, si avventurano fuori una volta al giorno o una volta alla settimana, per andare in un konbini (コンビニ?), un minimarket aperto 24 ore al giorno.[13] Lì possono trovare colazioni a portar via, pasti precotti o bento preconfezionati.[5] Il ritiro dalla società avviene gradualmente, i ragazzi possono apparire infelici, perdere i loro amici, diventare insicuri e parlare di meno, con un aumento dell'aggressività (spesso verso gli stessi genitori).[5] Tuttavia la percentuale di suicidi tra gli hikikomori rimane bassa, in quanto, nonostante il desiderio di porre fine alla loro esistenza sia alto, subentra nei soggetti una forma di autocompiacimento e narcisismo che salva loro la vita.[8]
Mentre il livello del fenomeno varia su una base individuale, nei casi più estremi alcune persone rimangono isolate per anni o anche decenni.[2] Spesso gli hikikomori iniziano rifiutandosi di andare a scuola:[1] questi ultimi in giapponese sono definiti futōkō (不登校? “assenteisti”); un termine più antico è tōkōkyohi (登校拒否?).
Diffusione del fenomeno
In Giappone
La diffusione del fenomeno in Giappone ha avuto luogo dalla metà degli anni ottanta[15][16] e alcune fonti affermano che circa un milione di giapponesi ne siano coinvolti, corrispondente all’1% della popolazione.[1][3][5] Stime più caute, invece, parlano di una forbice compresa fra 100.000 e 320.000 individui.[17] Forse una delle stime più attendibili è stata fornita dall’Università di Okinawa che parla di 410.000 soggetti,[2][16] ma secondo i dati riferiti da Saito la prevalenza di hikikomori sarebbe di due milioni di soggetti.[18] Secondo i dati del governo risalenti all'anno 2010, il numero degli hikikomori si aggirerebbe sulle 700.000 unità, con una età media di 31 anni.[19]
Solitamente gli hikikomori sono giovani maschi primogeniti[15][20] di ceto sociale medio-alto,[21] di età compresa tra 19 e 30 anni[2] (con un forte incremento tra gli under 19 negli ultimi anni[8]) con la prima manifestazione del disagio nel 23% dei casi già al primo anno delle scuole medie inferiori.[2] Solo il 10% dei soggetti interessati è di sesso femminile e di solito il periodo di reclusione è limitato.[2][16]
Uno studio condotto dal Ministero della Salute, del Lavoro e delle Politiche Sociali del Giappone nel 2003 in tutti i centri di salute mentale del Paese ha dimostrato che vi sono state oltre 14.000 consultazioni per hikikomori in un anno, non includendo il numero di consultazioni dei genitori.[2]
Un elemento culturale strettamente collegato al fenomeno hikikomori è la categoria dei parasite single (パラサイトシングル?, parasaito shinguru, ragazzi che continuano a vivere coi genitori ben oltre la maggiore età) e che, in una certa percentuale di casi, mostrano stili comportamentali molto simili, e talvolta sovrapponibili, a quelli di un hikikomori. È possibile che i numerosi parasite single giapponesi siano degli hikikomori non riconosciuti come tali.[5][21]
Nel resto del mondo
Il fenomeno, negli ultimi anni, ha incominciato a diffondersi anche nel resto del mondo, con casi acclarati negli Stati Uniti, Taiwan, Sud Corea, Regno Unito, Francia e in Italia.[8][17]
A Parigi, tra il 2011 e il 2012 sono stati individuati 30 casi di ragazzi di età compresa tra i 16 i 30 anni, tra i quali risultano particolarmente colpiti i soggetti che hanno una piccola vita sociale o coloro che non hanno completato o hanno avuto difficoltà a completare i loro studi.[22]
In Italia si stima che un individuo ogni 250 sia soggetto a comportamenti a rischio di reclusione sociale,[1] con una cinquantina di casi dichiarati e presi in carico.[10] Tuttavia il disturbo è spesso associato e confuso con la cultura nerd e geek, o più frequentemente con una semplice dipendenza da internet, limitando il fenomeno a una conseguenza del progresso della società e non a una chiara scelta volontaria del soggetto.[5][23]
In America Latina si tratta di un fenomeno nuovo che però si sta diffondendo rapidamente, con più di 50 casi accertati in Argentina,[24] dove è stato individuato il caso di un uomo che si è rifiutato di abbandonare la propria abitazione per 20 anni, nella città di Viedma.[25]
Le possibili cause
Evoluzione di disturbi già presenti
I sintomi dell'hikikomori sono comparabili al ritiro sociale esibito dagli individui che soffrono di disturbi pervasivi dello sviluppo, un gruppo di disturbi che includono la sindrome di Asperger e l'autismo. Ciò ha portato alcuni psichiatri a formulare l'ipotesi che gli hikikomori possano essere influenzati dai disturbi che colpiscono l'integrazione sociale, ma che essi risultano alterati nella loro forma tipica occidentale a causa delle pressioni sociali e culturali uniche del Giappone.[26] Uno studio del 2007 ha dimostrato che 5 hikikomori su 27 soffrivano di un alto disturbo pervasivo dello sviluppo, lo stesso studio ha evidenziato tra l'altro la differenza tra il disturbo principale (senza alcun disturbo evidente mentale) e gli hikikomori con disturbo pervasivo; inoltre, 10 casi su 27 presentavano il disturbo nella sua forma principale.[27]
Competitività sociale
L’hikikomori potrebbe essere una resistenza alla pressione all'autorealizzazione e al successo personale presente nei ragazzi giapponesi già nella scuola media dove è essenziale che siano eccellenti negli studi e nella professione. Se un ragazzo non segue un preciso percorso verso un’università d'elite o un'azienda di prestigio molti genitori, e di conseguenza i loro figli, vivono questo come un grave fallimento.[28][29]
Il percorso di vita degli adolescenti giapponesi deve essere preciso e lineare e non esistono altri modi per soddisfare le aspettative pre-imposte dalla società e soprattutto, non soddisfarle significa fallire totalmente. Una delle massime giapponesi è: «Il chiodo che sporge va preso a martellate». I giovani hikikomori sono infatti spesso molto intelligenti e creativi, quasi a voler dire che l’unico modo per affermare la propria identità sia nascondersi, fuggendo dalla realtà e dalle proprie responsabilità.[30]
Un'altra causa è da ricercare nei rapporti sociali tra gli stessi adolescenti, i quali, nel periodo scolastico, spesso si dimostrano un autentico incubo con molestie e forme più o meno gravi di bullismo (いじめ?, ijime), causando agorafobia, ansia, fobia sociale e scolare.[5][29][31] La vittima di ijime è solitamente un individuo che ha trovato difficoltà nel conformarsi agli altri,[15] ma potrebbe considerarsi egli stesso una persona inadeguata, decidendo così di isolarsi sia dalle attività scolastiche sia dalla società stessa, nella quale la cooperazione e l’adesione svolgono un ruolo primario. La reclusione appare, così, l’unico modo per manifestare il proprio dissenso o il proprio disagio rispetto alla società e alle sue norme.[32]
La famiglia giapponese
Alcuni esperti, tra cui Saito, attribuiscono il disagio al contesto familiare e sociale, all’interdipendenza fra genitori e figli, a una possibile collusione soprattutto fra madre e figlio (amae in giapponese).[30] Il fenomeno infatti sembrerebbe verificarsi tra gli adolescenti maschi con madri troppo oppressive o al contrario totalmente assenti, situazione sommata alla mancanza di una figura maschile, lasciata vacante da padri troppo impegnati.[30][33][34] La maggior parte dei genitori aspetta molto a lungo prima di chiedere aiuto, nella speranza che il figlio superi questa fase da solo.[15][35] La relativa capacità economica della classe media consente inoltre ai genitori di mantenere in casa un figlio adulto indefinitivamente. Nelle famiglie a basso reddito non ci sono hikikomori perché i giovani sono costretti a lavorare fuori di casa se non finiscono la scuola e per questa ragione l’isolamento, se mai ha inizio, termina precocemente.[30]
Rimedi
Negli ultimi anni in Giappone si è cercato di porre rimedio al problema degli hikikomori, attraverso due principali tipi di approcci, ciascuno dei quali con il proprio stile e la propria filosofia di trattamento:[5]
- L’approccio medico-psichiatrico che consiste nel trattare la condizione come un disordine mentale o comportamentale con il ricovero ospedaliero, sessioni di psicoterapia e assunzione di psicofarmaci.
- L'approccio basato sulla risocializzazione che guarda al fenomeno come a un problema di socializzazione piuttosto che come a una malattia mentale. L’hikikomori viene quindi ospitato in una comunità alloggio in cui sono presenti altri hikikomori, con la possibilità di interagire lontano dalla casa di origine.
In questo tipo di approccio rientra la New Start, un'organizzazione no profit la cui sede centrale è in Giappone, nelle prefetture di Chiba e Yamanashi. Possiede altre sedi secondarie nelle Filippine e in Australia e ne possedeva una in Italia (ora chiusa). L'organizzazione si propone di aiutare principalmente coloro che trovano difficoltà nella comunicazione e nella integrazione nella società e ha la finalità di migliorare la loro capacità di interagire e di renderli indipendenti dalla famiglia, assegnando loro piccoli incarichi o lavori. In genere sono i genitori a contattare la New Start e a far partecipare il figlio alle attività del programma, pagando una quota. La New Start si propone come un'estensione della famiglia e in questo senso prevede anche la figura della cosiddetta sorella in prestito, che nei casi di particolare chiusura del giovane cerca di stabilire un contatto con lui e di convincerlo a uscire dalla sua stanza e a prendere parte al programma.[8][15][36][37] Tuttavia questo metodo lascia perplessi parecchi esperti a causa della scarsa formazione specifica dei volontari.[8]
Hikikomori nella cultura di massa
Il tema della auto-esclusione sociale legata al fenomeno dell'hikikomori ricorre in molti prodotti della cultura di massa.
Manga e anime
La figura dell'hikikomori è spesso utilizzata negli anime e nei manga, e per certi versi può essere visto come uno stereotipo dei cartoni animati giapponesi.[38] L'opera più significativa, opera semi-autobiografica dello scrittore Tatsuhiko Takimoto (autodefinitosi lui stesso uno hikikomori)[39] è Welcome to the NHK, trasposizione cartacea e televisiva dell'omonimo romanzo. L'acronimo NHK non indica l'emittente televisiva giapponese, bensì Nipponn Hikikomori Kyōkai (associazione giapponese hikikomori), e tutta l'opera è incentrata sul problema che affligge il protagonista Tatsuhiro Satō, costretto a lottare contro il suo destino da hikikomori.[38]
Altre opere di rilievo che trattano il fenomeno sono Ano Hana in cui il protagonista Jinta è uno hikikomori e Kami-sama no memo-chō dove la protagonista Alice è una hikikomori e una NEET, ma nonostante resti chiusa in casa riesce a restare in contatto con il mondo esterno attraverso internet.[38]
Altre opere nelle quali si fa riferimento al fenomeno hikikomori sono THE iDOLM@STER, Working!!, Rozen Maiden, Sayonara Zetsubō Sensei, Eden of the East, Summer Wars, Sekirei, Sakurasou no Pet na Kanojo, Kuragehime, Death Sweeper, Chaos;Head, Bakuman, Jigoku shōjo, Perfect Girl Evolution, Me~teru no Kimochi, Btooom!, Ixion Saga! e Oh, mia dea!.[38][40]
Televisione
- Luther: nell'ultimo episodio della seconda stagione, i due gemelli vengono definiti degli hikikomori.
Letteratura
- Welcome to the NHK (romanzo)
- Hikikomori. Adolescenti in volontaria reclusione: libro scritto da Carla Ricci, antropologa che vive a Tōkyō. Nel libro si analizza il fenomeno hikikomori nelle sue varie sfaccettature.
- Hikikomori. Narrazioni da una porta chiusa: è il secondo testo di approfondimento scritto da Carla Ricci. Le Narrazioni sono testimonianze di giovani hikikomori giapponesi e di coloro che con hikikomori hanno una stretta relazione.
- Hikikomori syndrome e disagio scolastico: libro scritto da Giustina Iadecola e pubblicato da “Il Campano editore”
- L'isolamento sociale in Giappone: il fenomeno degli Hikikomori di Marco Crepaldi
- Hikikomori di Kevin Kuhn
Cinema
- Hikikomori - La lenta agonia del progresso (2007) di Gianluca Olmastroni, su sceneggiatura di Edoardo Montanari
- Tokio! (2008): il terzo e ultimo episodio del film, Shaking Tokyo, è incentrato su un hikikomori.
- Castaway on the Moon (2009), film coreano, ha come protagonisti una ragazza hikikomori ed un aspirante suicida che si ritrova a vivere da naufrago su una microisola del fiume Han, al centro di Seoul.
- Confessions (2010), film giapponese diretto da Tetsuya Nakashima: uno dei protagonisti, lo studente di scuola media Naoki Shimomura, decide di non uscire più di casa diventando un hikikomori.
Videogiochi
- Yume Nikki: la protagonista, Madotsuki, è un tipico esempio di hikikomori.
Voci correlate
Termini giapponesi correlati
Disturbi correlati
- Agorafobia
- Distimia
- Disturbo depressivo
- Disturbo evitante di personalità
- Disturbo post traumatico da stress
- Disturbo schizoide di personalità
- Fobia sociale
- Internet dipendenza
- Misantropia
- Sindrome da deficit di attenzione e iperattività
- Sindrome di Asperger
Argomenti generali correlati
Note
- ^ a b c d Antonella Mariani, «Hikikomori», nulla oltre il pc, su avvenire.it, 1º novembre 2012. URL consultato il 18 dicembre 2012.
- ^ a b c d e f g h i j (PDF) Il fenomeno dell’hikikomori: “cultural bound” o quadro psicopatologico emergente? (PDF), in Giornale Italiano di Psicopatologia. URL consultato il 18 dicembre 2012.
- ^ a b (PDF) Alessandra Mangiarotti, Chiusi in una stanza: gli hikikmori d'Italia (PDF), in Corriere della Sera, 11 febbraio 2009. URL consultato il 18 dicembre 2012.
- ^ Presentazione del volume “Hikikomori: adolescenti in volontaria reclusione”, su francoangeli.it. URL consultato il 18 dicembre 2012.
- ^ a b c d e f g h i j Hikikomori: la paura di vivere “fuori”, su cafepsicologico.it. URL consultato il 18 dicembre 2012.
- ^ (EN) An original remedy for the socially excluded, in France 24, 30 luglio 2008. URL consultato il 6 luglio 2013.
- ^ (JA) Tamaki Saito, Shakaiteki hikikomori: owaranai shishunki, Tokio: PHP Shinsho, 1998.
- ^ a b c d e f Claudia Pierdominici, Intervista a Tamaki Saito sul fenomeno "Hikikomori", su psychomedia.it. URL consultato il 18 dicembre 2012.
- ^ Giustina Iadecola, Hikikomori phenomenon, su hikikomori-phenomenon.blogspot.it. URL consultato il 18 dicembre 2012.
- ^ a b c Simona Lauri, Adolescenti Hikikomori: vittime della rete o scelta di vita?, su davidealgeri.com. URL consultato il 18 dicembre 2012.
- ^ Gianluca Nicoletti, L'Hikikomori entra nel vocabolario e nella realtà italiana, in La Stampa, 17 ottobre 2012. URL consultato il 18 dicembre 2012.
- ^ Natalia Poggi, Hikikomori. Come la cameretta diventa il mondo dei nostri ragazzi, in Il Tempo, 4 ottobre 2012. URL consultato il 18 dicembre 2012.
- ^ Hikikomori, su marcotogni.it. URL consultato il 18 dicembre 2012.
- ^ «Non ho elementi sufficienti per dire che Owada-san sia una hikikomori, ma certo è che la principessa mostra molti dei sintomi di questa malattia, dalla mancanza di controllo sulla propria vita, alla volontà di nascondersi per paura delle critiche che possano giungerle dall'esterno»
- ^ a b c d e (PDF) Carla Ricci, Sintesi del libro “Hikikomori: adolescenti in volontaria reclusione” (PDF), sowith.com. URL consultato il 20 dicembre 2012.
- ^ a b c (EN) Andy Furlong, The Japanese hikikomori phenomenon: acute social withdrawal among young people, onlinelibrary.wiley.com, 18 aprile 2008. URL consultato il 20 dicembre 2012.
- ^ a b (EN) Maggie Jones, Shutting Themselves In, in The New York Times, 15 gennaio 2006. URL consultato il 18 dicembre 2012.
- ^ (EN) Y. Takatsuka, Opening address, international forum on youth, Ministry of Education, Culture, Sports, Science and Technology, Kyoto, MEXT, 2006.
- ^ (EN) Michael Hoffman, Nonprofits in Japan help 'shut-ins' get out into the open, in The Japan Times, 9 ottobre 2011. URL consultato il 18 dicembre 2012.
- ^ Dott. Giusi Mallia, I ragazzi hikikomori, giacinto.org, 7 marzo 2012. URL consultato il 18 dicembre 2012.
- ^ a b Adriana Bazzi, In ospedale, ma solo con il suo computer, in Corriere della Sera, 21 novembre 2010. URL consultato il 18 dicembre 2012. Errore nelle note: Tag
<ref>
non valido; il nome "computer" è stato definito più volte con contenuti diversi - ^ (FR) Marc Gozlan, Des cas d'"hikikomori" en France, in Le Monde, 11 giugno 2012. URL consultato il 18 dicembre 2012 (archiviato dall'url originale ).
- ^ Cosimo Colasanto, Dipendenza da web per la sindrome Hikikomori, in Il Sole 24 ORE, 22 gennaio 2013. URL consultato il 6 luglio 2013.
- ^ (ES) Noelia Antonelli, Los hikikomoris latinoamericanos, in BBC News, 27 ottobre 2008. URL consultato il 6 luglio 2013.
- ^ (ES) Pasó 20 años encerrado en su casa del barrio Don Bosco, in Diario Al Día, 17 agosto 2011. URL consultato il 6 luglio 2013.
- ^ (EN) Total Eclipse of the Son, su psychologytoday.com, 1º gennaio 2003. URL consultato il 18 dicembre 2012.
- ^ (PDF) (EN) Suwa e Hara, ‘Hikikomori’ among Young Adults in Japan (PDF), in Medical and Welfare Research, 3 gennaio 2007. URL consultato il 18 dicembre 2012.
- ^ Fenomeno Hikikomori, su sowith.com, 2008. URL consultato il 18 dicembre 2012.
- ^ a b Hikikomori: adolescenti che si isolano, su guide.supereva.it. URL consultato il 18 dicembre 2012.
- ^ a b c d Hikikomori: mi nascondo per dirti che esisto, su massacritica.eu, 4 luglio 2012. URL consultato il 19 dicembre 2012.
- ^ (EN) Japan: The Missing Million, in BBC News, 20 ottobre 2002. URL consultato il 6 luglio 2013.
- ^ Simona Meroni, Hikikomori: la ribellione silenziosa?, su stateofmind.it, 20 luglio 2012. URL consultato il 19 dicembre 2012.
- ^ Sonia Moretti, Estratto di “Hikikomori. La solitudine degli adolescenti giapponesi”, in Rivista di Criminologia, Vittimologia e Sicurezza. URL consultato il 20 dicembre 2012.
- ^ Stella Cervasio, Hikikomori, ovvero la malattia dei ragazzi, in La Repubblica, 14 febbraio 2013. URL consultato il 6 luglio 2013.
- ^ Dott. Lucia Musci, «Mi ritiro...» - La triste realtà dei giovani Hikikomori, su lamiapsicologia.com, 23 gennaio 2012. URL consultato il 19 dicembre 2012.
- ^ Michela Arru, Hikikomori: la sindrome da autoreclusi, su community.iwatson.com, 1º marzo 2012. URL consultato il 19 dicembre 2012.
- ^ Irma D'Aria, Vita da autoreclusi, la sindrome jap è sbarcata in Italia, in La Repubblica, 28 febbraio 2012. URL consultato il 19 dicembre 2012.
- ^ a b c d Hikikomori: Stereotipo o cruda realta?, su kinjoanime.com, 10 dicembre 2011. URL consultato il 20 dicembre 2012.
- ^ Welcome to the NHK. L'eroe di tutti gli hikikomori, su psicologia.tesionline.it. URL consultato il 20 dicembre 2012.
- ^ (EN) Hikikomori Characters, su anime-planet.com. URL consultato il 20 dicembre 2012.
Altri progetti
- Wikiquote contiene citazioni sugli hikikomori
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su hikikomori
Il parametro "" non corrisponde a nessun progetto riconosciuto dal template
Collegamenti esterni
- Blog Hikikomori-Phenomenon
- Intervista a Tamaki Saito sul fenomeno hikikomori
- (EN) Shutting Themselves In in «The New York Times», 15 gennaio 2006
- (EN) Exploring the mind of a 'hikikomori' in «Japan Today», 3 marzo 2009
- (EN) Hikikomori: Why are so many Japanese men refusing to leave their rooms? in «BBC News», 4 luglio 2013