Legino

quartiere di Savona, già libero comune nel 1798
Voce principale: Savona.

Légino (Lese o Lêze in ligure) è un quartiere situato nella periferia ovest della città di Savona, capoluogo di provincia e terza città portuale della Regione Liguria. Situata a metà strada tra Savona e Vado Ligure, in un’area posta ad ovest di Savona, subito alle spalle del borgo delle Fornaci e che si stende in arte in pianura e in parte in collina, col confine naturale con il solo Comune di Quiliano, l'area fa parte della IV Circoscrizione Urbana assieme ai quartieri di Zinola e delle Fornaci. Secondo un’ipotesi da avvalorare avanzata in anni passati, il nome della località di Legino, deriverebbe molto probabilmente dal termine «loghìn» o «leghìn», indicante la presenza di “piccoli laghi” infatti anticamente le terre poste in prossimità dei Rii Molinero, Galletto e Quattro Stagioni che attraversano questa zona, sarebbero state caratterizzate dalla presenza di acquitrini e vaste zone paludose.

Legino
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione  Liguria
Provincia  Savona
CittàSavona
CircoscrizioneIV Circoscrizione
QuartiereLegino
Altri quartieriFornaci, Zinola, Lavagnola
Codice postale17045 (17100)
Abitanti12 000 ab.
Nome abitantiLeginesi
PatronoS.Ambrogio Vescovo di Milano
Giorno festivo20 novembre

Geografia fisica

L'abitato è situato nella valle del Rio Molinero, un rivo torrentizio che sgorga sulle alture della Conca Verde in località Canaiella - Cascina Serea, tra il Monte Curlo e il Monte Ciuto ad un'altezza di 300 m s.l.m. e poco sotto la strada per Cadibona. Dal fitto bosco di macchia Mediterranea, il ritano scende veloce attraverso il quartiere che si estende dalle colline lungo la vallata fino alla costa. Il Molinero pur avendo una modestissima portata d'acqua, proprio per i suoi stretti e ripidi declivi e i numerosi rivi che vi confluiscono, si è più volte fatto notare per le sue piene improvvise durante forti piogge, che possono provocare seri problemi. L'ultima alluvione avvenne nel 1993 e causò diversi danni.
Il territorio, per la sua conformazione prettamente collinare, raccoglie lungo le parecchie vallette diversi reflui piovani che scaricano direttamente in mare. Degne di citazione sono la valletta di S.Cristoforo e e quella di S.Antonio. In tempi geologici antichi la piana alluvionale era un insieme di lagune e paludi, miste tra il pantano e la macchia mediterranea.

Legino si affaccia sul mare con un'ampia e sabbiosa spiaggia, verso Nordest lungo tutto il suo lato inferiore dalla Valletta S.Antonio al confine con le Fornaci in zona Crocetta, e verso Sudovest fino al Rio Quattro Stagioni al confine con Zinola. Oggi la spiaggia è la terza per importanza ed estensione, dopo quelle del Prolungamento a mare e delle Fornaci. Anche se diversi stabilimenti balneari la occupano, su di essa si trovano le più estese spiagge libere della città.

Lo spartiacque a Nord segna il confine sulla collina detta della Rocca di Legino fino alla Strà, con il quartiere di Mongrifone e l'apice di Monte Curlo a 393 m s.l.m. Segue ad ovest fino a Monte Ciuto a 420 m s.l.m. (la cima più alta) dove è sito il forte militare omonimo, costruito dai Sabaudi alla fine del XIX secolo. Dalla parte opposta dello spartiacque, nella Conca Verde in zona Passo Paolino sotto il monte Curlo, si intersecano diverse mulattiere di una certa importanza storica, oggi declassate a sentieri naturalistici a due passi dalla città e dal mare. Dalla parte Est del Passo si scende fino a raggiungere le frazioni del Maschio e di Montemoro, sulla strada provinciale n°29 del colle di Cadibona, mentre dal versante Ovest del passo si scende verso Legino attraversando ameni e suggestivi paesaggi. Seguendo la strada a tutta costa della Conca Verde, che dalla Strà prosegue verso l'abitato di Cadibona (Quiliano), il confine gira poi a Forte Ciuto, scendendo verso Vado Ligure e Quiliano. Sormonta la collina di Passeggi (Quiliano) a Nordovest e prosegue ad Ovest fino alla località Madonna del Monte a 163 m s.l.m., dove è sita l'omonima chiesa sede del Santuario degli Sportivi. Da lì i confini finiscono a Sudovest nei pressi della località Bricchetti (Zinola), per ridiscendere verso il mare lungo il Rio Quattro Stagioni, sempre in direzione di Vado Ligure.

Storia

Le origini

Le Origini certe di Legino sono pressoché sconosciute, di sicuro era un piccolo centro rurale ed agricolo, abitato fin dai tempi più antichi e posto sulla direttrice, mare/monti che si incontrava seguendo la litoranea, poiché si estendeva su una diramazione del tracciato dell'importante Via Aemilia Scauri costruita dai Romani nel 109 a.C, importante strada di collegamento che da Tortona e Acqui raggiunge la costa a ponente di Savona, attraversando la pianura vadese, che col risistemato antico tracciato costiero protostorico chiamato Via Aurelia e a seguito dei lavori di ristrutturazione per opera di Augusto nel 13 a.C. e i nuovi restauri in età adrianea (124 d.C.), che la fanno proseguire lungo la Riviera di Ponente per raggiungere i centri della Gallia Narbonese modifica il suo nome in Via Julia Augusta diventando di fatto la via principale di collegamento tra Roma e il confine estremo italico con la Gallia.

Legino fa parte di quella articolata pianificazione per Vicus (Vici) che circondavano la sede principale di Vada Sabatia (Vado Ligure); sotto il nome del più importante di questi il Vicus Virginis "Vico Delle Vergini" ricordato nella Tabula Peutingeriana, indagini toponomastiche ne avrebbero localizzato la sede nella conca di Legino, perciò Legino e Quiliano essendo attraversati dalla Via Aemilia Scauri diventano centri importanti.

La diramazione in oggetto della via Emilia, doveva transitare grossomodo presso la Chiesetta di San Pietro in Carpignano oggi nel comune di Quiliano sotto la collina di passeggi, tra Valleggia e Zinola per poi attraversare la valle del Molinero e Legino fino poi raggiungere scavalcando le colline della Strà l'abitato di Savona. Lo storico Furio Ciciliot ipotizza attraverso i suoi studi, tenendo conto sempre delle scarse verifiche archeologiche operate, che un tratto di muro presente lungo la cinta della Chiesa di S.Anastasia costituiva proprio la spalletta di un antico ponte romano posto su questa via di collegamento.

Tra l'altro esiste un altro muro con simili fattezze poco più distante nella zona del rio Molinero davanti alla sede della scuola edile di Savona in Via Molinero, che testimonierebbe la presenza di costruzioni romane in quel luogo. Sebbene vi siano poche deposizioni del periodo precedente l'anno Mille, le quali attestino dati certi sulla storia del quartiere, si può denotare che lungo il corso del Rio Molinero, furono accasati numerosi gruppi di persone già in epoca preromana. Ciò risultò dagli studi fatti alla fine del secolo XIX dall'Università di Genova. Da questi studi si scoprì che i resti di quell'edificio in pietra lungo il Rio in zona Bricco, oggi all'imbocco della via omonima, sotto il ponte dell'Autostrada A10 Sv-Ge, altri non fossero che quelli della già citata chiesa di S.Anastasia, con eventuale convitto, costruita tra il 750 d.C. e l'800 d.C., sui ruderi di una precedente costruzione pagana romana.

Nei dintorni, sui campi coltivati, furono ritrovati resti umani sepolti, quanto rimaneva probabilmente di un cimitero forse ancora più antico e preromano, testimonianza delle genti che abitavano lungo la valle e sulle colline del Bricco e della Valcada.

Tra la prima metà degli anni sessanta e il 1970, purtroppo numerose testimonianze di quel periodo storico, andarono distrutte durante gli scavi e la costruzione dell'Autostrada A26 Savona - Genova che attraversa quei luoghi con enormi viadotti e gallerie.

Recenti scavi effettuati durante l'anno 2009 lungo il rio Molinero, previsti per la messa in sicurezza del torrente, hanno messo alla luce una serie di tombe di presunti capi militari dell'esercito romano, che furono sepolti con tutti gli onori in tumuli di pietra, dopo essere stati eliminati dai liguri durante le sanguinose battaglie, contro le popolazioni locali dei Sabazi per la conquista di quei territori, considerati strategici per l'espansione dell'impero, a quel tempo la Via Aemilia Scauri non era ancora stata costruita, e la zona in questione era presumibilmente già denominata Vicus Virginis.

Tra il 2006 ed il 2012, un ingente intervento edile nell'area ortiva che caratterizza la piana di Legino a ridosso della Colletta Sotto Il Monte, ha permesso poi l'effettuazione di una serie di indagini archeologiche preventive: relazione di rischio archeologico, ricognizione di superficie, indagini georadar, analisi geoarcheologiche e realizzazione di quasi 50 carotaggi a estrazione. I dati restituiti dagli studi specialistici hanno evidenziato un'alta presenza di materiali archeologici, che hanno portato alla realizzazione di sondaggi stratigrafici preliminari, dallo scavo sono immediatamente emersi notevoli quantità di materiali ceramici e tessere musive che preludevano, a nemmeno un metro dal piano di campagna, al ritrovamento di due vani databili tra il I a.C. e il I d.C.

La realizzazione di un'area di scavo ha messo in luce un articolato sito di epoca romana con una vasta bonifica antistante gli ambienti, due canalette in muratura che portavano l'acqua in direzione dell'avvallamento bonificato e una vasca quadrangolare con pareti e fondo in tegoloni, sarebbero forse i resti sepolti di una villa romana, con due ampie stanze una a carattere residenziale con pavimentazione in mosaico, contenente crete e ceramiche, fibule e monete e l'altra a carattere agricolo contenente i resti di un frantoio per olive o uva che testimonierebbe l'uso e la produzione di olio o vino in quell'area già dall'antichità.

«Si tratta - hanno spiegato gli esperti della Soprintendenza - di un rinvenimento eccezionale di grande valore storico e archeologico sia per la presenza di un'ampia superficie in mosaico perfettamente conservata, frequente ad esempio in Campania ma molto rara in Liguria, e per l'estensione dell'insediamento su più livelli, che abbraccia epoche che vanno dalla prima età imperiale fino al VI secolo».

Lo studio relativo all'insediamento e non villa romana, ha permesso di individuare una serie di crolli e il sito proprio per quegli eventi, si è conservato in ottimo stato forse, grazie a un cedimento strutturale del tetto e delle pareti che sembrano indicare una calamità naturale (terremoto o frana), che ha determinato l'abbandono dell'area intorno al II-III secolo d.C. Un altro fatto eccezionale: non essendo stato mai successivamente ricostruito come necropoli, abitazione o per altri scopi, il complesso è rimasto sepolto e sostanzialmente immutato nel corso dei secoli.

Quello che è oggi visibile dell'insediamento non è che una minima parte di questo ampio complesso residenziale romano: gli esperti della Sovrintendenza contano di fare altre scoperte ampliando lo scavo a monte. Nel frattempo, però, un muro di cinta lungo 80 metri a valle dello scavo è stato ricoperto. Purtroppo per ora, visto la grande area interrata nei secoli, con la costruzione di numerose villette sopra quegli scavi, si perderanno alcune di quelle testimonianze storiche.

Il Medioevo

Nel periodo tardo-medievale Legino era collegato con la città di Savona con la strada denominata Via Antiqua che seguiva la direzione della litoranea verso l'abitato di Vada Sabatia oggi Vado Ligure.

La strada a quel tempo peraltro era l'unica che collegava l'estremo ponente della città, partiva dal centro di Savona nell'odierna zona di Piazza Giulio II, nel periodo tardo-medievale dalla zona all'esterno di porta Bellaria o porta Villana denominata così perché fuori le mura ponentine vi erano numerose campagne marchionali coltivate e governate dai villani contadini. Da lì la strada attraversava il torrente Letimbro nei pressi dell'odierna piazza della Consolazione, a S.Rita, dove fu costruito dopo l'anno Mille il ponte omonimo (Ponte della Consolazione), biforcandosi poi in due direzioni. La direttrice primaria, passando la località denominata di Porcaria, attraversava l'ampia pianura di ponente tra l'odierno quartiere di Mongrifone nell'oltreletimbro e l'estremità occidentale della città. Proseguiva poi diritta verso il mare fino a S.Michele, e poi lungo costa alle Fornaci attraversava la località la Crocetta. Da lì saliva la collina della Rocca di Legino (oggi Via S.Antonio), attraversava il quartiere di Castagnus Rei o Castagnetus Regis (Castagneto Reale) per poi inoltrarsi tra i boschi della Strà. Tenendosi sempre lungo la dorsale collinare di ponente, scendeva verso la periferia nord della città, attraversando il torrente Lavanestro e ricongiungendosi presso Montemoro con l'omonima altra importante via di Montis Mauri (Montemauro o Montemoro), comunemente detta di Cantagalletto. Questa altra via invece partiva da Lavaniola, vecchio borgo periferico a nord di Savona oggi denominato quartiere di Lavagnola, e attraversava la macchia boschiva tra Cantagalletto e il colle di Montemoro a ponente del Letimbro, che allora veniva denominato Lavaniola come il borgo. Essa poi raggiungeva a tutta costa sul declivio l'abitato di Cadibona (Quiliano) che denominava già l'omonimo passo (Colle di Cadibona), e continuava collegando la Valbormida e il Piemonte con la costa.

Da Cadibona si diradavano in biforcazioni minori diverse strade in direzione di Vado Ligure, Quiliano e Savona delle quali si hanno notizie fino dal tardo periodo preromano, tutte quelle strade erano semplici mulattiere, ma nel tempo furono adeguate e ampliate per collegare le località collinari attorno a Savona con le due strade primarie. Legino era collegata da stradine minori anche con il borgo allora più importante, di Castagneto Regis, esse scendevano le colline della Strà fino alla piana del contado leginese che nel tempo assunse sempre più la forma di un borgo. Nonostante le numerose mulattiere di collegamento, tra il periodo tardo romano e quello tardo medievale l'isolamento delle zone più interne era palese, e chi risiedeva lontano dalle vie principali, per raggiungere l'entroterra savonese dalla costa visto la penuria di strade carrabili, usufruiva della vecchia Via del Sale che da ogni zona costiera della riviera collegava il Piemonte.

La seconda direttrice della Via Antiqua invece, collegandosi fronte mare con Vado e Quiliano e con le altre strade minori che da Cadibona o Quiliano e Segno scendevano verso il litorale, fu tracciata nel tardo Medioevo per riunire le borgate costiere tra Zinola e Savona, attraversava il borgo di Legino e in direzione Vado Ligure, sul mare oltrepassava il Rio Molinero in zona Natarella. Attorno al 1353 per attraversare il torrente, nella stessa zona fu costruito un ponte ad arco unico denominato e conosciuto in seguito come Ponte Visconteo, rassomigliante ma più in piccolo a quello di Zinola denominato Punte de Pria (Ponte Di Pietra) o di Filippo Maria Visconti sul Torrente Quiliano.

Fino dall'anno Mille la frazione nella sua interezza fu un borgo di poche case, ma assunse un'importanza discreta in relazione alle attività agricole del comune di Savona, che denoterà poi il suo sviluppo nel corso dei secoli fino ai giorni nostri. Nel territorio vi erano già da prima del Mille numerosi conventi di frati Domenicani i quali agevolarono l'affermazione del cattolicesimo ecclesiastico, la dedica della chiesa parrocchiale principale al vescovo di Milano e santo (S,Ambrogio) venne accertata già fin da quel periodo. Inoltre dello stesso periodo nella zona a ridosso della Strà sulla già citata collina del Bricco, vi era l'importante chiesa dedicata ai S.s. Pietro & Paolo di notevole fattura, oggi purtroppo in rovina e priva di tetto, la presenza di quelle numerose chiese e conventi testimonierebbe perciò la presenza di un insediamento stabile ed ottimamente organizzato. Nel Medioevo si hanno le prime conferme dell'importanza di Legino, i frati dell'Domenicani insegnarono ai leginesi a vivere sfruttando la terra, collaborando con la popolazione che di ciò ne beneficiò facendone tesoro, ampi lotti di terreno furono strappati al pantano e alle zone paludose con grandi lavori di bonifica atti a rendere coltivabili le pianure alluvionali del Rio Molinero, inoltre i pendii delle colline furono terrazzati con numerosi muretti a secco e vennero impiantate coltivazioni di olivo e vite.

Dal Medioevo al Rinascimento

La ricca documentazione dei notai dei secoli XII e XIII ci descrive la zona come già fittamente abitata e coltivata, già fino dal 1345 data del primo statuto ed in quello del 1404 Legino (assieme a Lavagnola e Quiliano) godeva di una certa autonomia all'interno del libero comune di Savona ed eleggeva propri rappresentanti nel consiglio. Alcuni importanti documenti che sanciscono il passaggio del potere sulla città di Savona, dai Marchesi Aleramici al libero comune, furono sottoscritti presso un palazzo di proprietà dei Vescovi presumibilmente in zona la Braia che separa la zona a mare di Legino dalle Fornaci, struttura oggi scomparsa e sostituita dall'odierno parco ferroviario "Doria".

Il borgo (come del resto l'intero contado savonese) cresce in modo complementare con la città, quasi in un rapporto di simbiosi; grazie all'ampia fertile pianura mostra fin dall'inizio la sua vocazione agricola. Attorno al 1500 le maggiori famiglie aristocratiche savonesi ne fanno sede di residenza ne sono testimonianza le numerosi torri, di cui è punteggiata l'intera vallata leginese, inizialmente costruite con la funzione di presidio e protezione contro le scorrerie dei Pirati Saraceni. Le principali famiglie patrizie Savonesi sono presenti con le loro ville acquistando i terreni bonificati e investendo le loro finanze attraverso lo sfruttamento della servitù della gleba o la mezzadria in ambito prettamente agricolo. Dopo la definitiva sottomissione di Savona a Genova nel 1528, il territorio leginese assunse ancora maggiore importanza, in quanto le più potenti e ricche famiglie Genovesi, gli interessi principali delle quali erano legati al mare ed alla navigazione, iniziarono ad insediarsi nella piana e sulle colline leginesi, sviluppando solo come attività secondaria l'agricoltura. Tra le più famose quella dei Doria i quali possedeva diversi lotti di terreno tra la Valcada e la Piana del Molinero, come del resto altri rami della stessa famiglia possedevano terreni in diverse parti della Liguria, la presenza diffusa di quelle famiglie ci a lasciato a testimonianza i numerosi palazzi e le ville che ancora oggi sono presenti in quei territori, i villezzi leginesi dalla parola dialettale ligure "villezzu" da villeggiatura.

I Colombo "Leginesi"

In una biforcazione della Via Antiqua che scendeva dalla Strà in località Valcada, recentemente identificata in via Belvedere, si trova oggi ancora esistente l'abitazione denominata Casa dei Colombo, già di Domenico Colombo (padre di Cristoforo Colombo), dove si stabilì per diversi anni la famiglia del grande navigatore genovese. Per poter avere a disposizione il vino da vendere nella sua casa-bottega, il 19 agosto 1474 Domenico Colombo rilevò da Corrado da Cuneo, noto navigatore Sabazio, una casa, una vigna ed un podere. La cessione fu effettuata al prezzo di 250 Lire di Genova, somma che Domenico Colombo non versò mai alla famiglia Cuneo. A quel tempo la Repubblica di Genova amministrava il Savonese fino a Cadibona, controllandone le finanze ed organizzando la vita politica ed economica della zona. Legino fu proprietà intrinseca della Repubblica fino alla fine del Settecento.

Il periodo napoleonico

Durante la prima campagna Napoleonica, le alture di Legino furono presidiate dall'esercito Austriaco alleato dei Piemontesi, che cercavano da secoli sbocchi sul mare per contrastare la Repubblica di Genova. I Genovesi mantenendosi neutrali al conflitto, nel 1796 si asserragliarono in piccole postazioni fortificate lungo la costa e nella grande fortezza del Priamar, con l'avanzare dei transalpini le stesse alture e i fortilizi furono teatro di schermaglie tra gli opposti eserciti, con la vittoria dei repubblicani Francesi, che si attestarono infine sulle postazioni lasciate dagli Austro-Piemontesi e dai Genovesi in fuga. Diversi scontri avvennero nel marzo dello stesso anno sui territori, del Savonese a partire dalla battaglia per il controllo della rada di Vado Ligure dalla quale i Francesi ottennero uno schiacciante successo che aprì loro le porte di Savona, i primi combattimenti avvennero quando i Giacobini comandati dal generale Andrea Massena si avvicinarono lungo le alture tra Spotorno e Bergeggi alle fortificazioni lungo costa difese dalla Repubblica di Genova. Circa 16000 soldati agguerriti erano in marcia da Loano al comando del generale Napoleonico, con numerosi pezzi d'artiglieria leggera e solo all'avvicinarsi facevano timore ai Genovesi, i quali pochi di numero e con solo 13 pezzi di artiglieria ma soprattutto a causa della neutralità impostagli dal governo di Genova, non sapevano come comportarsi. Fu così che il comandante del forte di Santo Stefano posto sulla costa della Bandita in cima a capo Vado, superiormente a forte San Giacomo visibile ancora oggi dalla S.s. Aurelia nel comune di Bergeggi, decise di minare la fortificazione e farla saltare in aria prima dell'arrivo dei Francesi. I Genovesi riuscirono nell'intento e fecero esplodere le mine distruggendo il forte di S.Stefano, mentre il forte di San Giacomo fu invece solo abbandonato fugacemente, i giacobini trovarono solo macerie in quello superiore e desolazione in quello inferiore, riuscirono tuttavia ad impossessarsi di alcuni pezzi di artiglieria, i più pesanti perché difficili da trasportare, abbandonati sul posto dai militari della Superba, che in fuga si attestarono nel tentativo di difesa della città di Vado Ligure dall'attacco dei Francesi, in una fortificazione costiera posta alla foce paludosa del torrente Segno il forte di San Giovanni, lì avvenne uno scontro che mise alla prova i Genovesi mettendoli definitivamente in fuga fino alla fortezza del Priamar, teatro prossimo dello scontro. Fu così che i Napoleonici arrivarono ad addentrarsi fino sulle alture sopra Savona in località Madonna del Monte, dove si attestarono ben 2400 uomini, suddivisi tra Quiliano e Legino, mentre un battaglione di 3000 uomini marciò su Savona scacciando il comando Austriaco dalla città, circa 1300 uomini si attestarono sulle alture di Monte Negino sopra il Santuario, altri nella località Madonna di Savona, i restanti operarono anche risalendo le alture tra Segno, Valleggia e Quiliano fino a raggiungere la Colla S.Giacomo nella zona dele Tagliate sullo spartiacque tra Segno, Mallare e Altare (Che fu tra l'altro scenario l'anno prima di una sanguinosa battaglia derivata da quella di Loano persa poi dall'avanguardia dei sanculotti Francesi), circa 1000 soldati si attestarono lungo il Torrente Sansobbia nell'Albisolese fino alla zona di Ellera e Stella per controllare il Sassello occupato dagli Austriaci in fuga. Quelle posizioni strategiche tenute sulla Madonna del Monte erano situate in punti nevralgici sulla strada che porta verso l'abitato di Cadibona dove si stanziarono infine altri 2000 uomini, tagliando di fatto in due i contatti da e verso il mare, da lì i Napoleonici prepararono le offensive che, con le battaglie delle vallate del Bormida, rigettarono gli Austro-Piemontesi nella Pianura Padana e portarono al trionfo il tricolore giacobino.

Legino libero comune

Da quei trionfi che i liguri, accolsero come una liberazione dalla vecchia ingerenza dei dogi genovesi e dalla morsa dei Sabaudi cercata da circa 250 anni, nacque così a Genova dopo il crollo della vecchia repubblica marinara, la Repubblica democratica Ligure di ispirazione Giacobina fondata dai reduci della campagna Napoleonica del 1796. Legino, a seguito della prima campagna Napoleonica in Italia, sebbene fosse un piccolo borgo contadino sfrutta la caduta della repubblica di Genova e l'allontanamento dall'influenza Austro-Piemontese per formare un consiglio di saggi e notabili, sotto l'egida della neonata repubblica democratica ligure. Nel 1797 Giovanni Battista Copello, deputato Leginese al governo provvisorio di Genova, notifica agli altri membri l'atto costituzionale che sancisce i confini del comune di Savona o dipartimento del Letimbro. Per rivalità politiche e questioni economiche, stretti nella morsa della scelta di legarsi alla confinante, ma da sempre rivale, Quiliano o al nuovo comune di Savona (per non pagare tasse e balzelli o inutili gabelle), i Leginesi decisero, attraverso un sofferto consiglio perdurato mesi e sfociato in scontri e ribellioni, di non partecipare alla municipalità di Savona. Il 13 luglio 1798 stabilirono di correre da soli. 5 membri del consiglio furono eletti come membri della municipalità di Legino. i loro nomi erano: GioBatta (Agostino) Giachero (poi deceduto), Nicolò Pizzardo, Giuseppe (Gaetano) Rossi, Giacomo Besio, Marco Pertuso, Antonio Del Buono.

La scarsa conoscenza amministrativa del neonato consiglio e dei suoi componenti, fallì al tentativo di organizzare la ramificazione dell'esattoria fiscale per la Repubblica. Nonostante tutto le gabelle che furono imposte ai cittadini di Legino, la situazione di stallo creò malcontenti sia a Savona che a Genova, sfociando nuovamente in ribellioni e scontri. Il governo di Legino, pressato dei proprietari terrieri e degli organi clericali, fu messo in difficoltà dagli stessi, i quali, dopo un periodo di breve assenza dovuto all'istituzione della repubblica democratica ligure, ritrovarono gli spazi lasciati prima dell'arrivo di Napoleone. Tutto ciò, sommato allo spopolamento derivato dalle guerre Napoleoniche, che generarono un tasso altissimo di mortalità in tutta la Liguria, anche per le malattie che decimarono soprattutto la componente maschile della popolazione, principale forza lavoro di quelle borgate contadine, portò nel giro di 10 mesi al fallimento di questa esperienza governativa, con il risultato per i Leginesi, di ritornare sui propri passi e sottostare alla municipalità di Savona, della quale tuttora fanno parte. La decisione fu tuttavia democraticamente sancita, attraverso libere elezioni del comune di Savona il 21 maggio del 1799.

(Sintesi Storica tratta dagli scritti del prof.re Massimo Macciò)

Attività militari sabaude

Verso la fine dell'Ottocento sulle alture che circondano Legino furono costruiti dai militari sabaudi diversi fortilizi, atti a creare una cintura difensiva nella parte occidentale della città di Savona. Dalla rada di Vado Ligure dovevano formare una sorta di ferro di cavallo verso il Letimbro, difeso al suo imbocco dal Priamar, per contrastare eventuali sbarchi di truppe nemiche e bloccare un'eventuale intrusione da Nord. Nel 1881 fu costruito sopra la località La Strà il Forte della Madonna degli Angeli, poco sopra l'omonima chiesetta che sormonta Mongrifone, a 232 m s.l.m. Fu classificato come batteria per la sua semplice fruibilità grazie ad una strada diretta, è ancora oggi raggiungibile con qualsiasi mezzo. Esso fu inizialmente pattugliato e difeso dall'artiglieria di costa, con una serie di pezzi di svariato calibro ammodernati nel corso degli anni fino alla seconda guerra mondiale. Nello stesso periodo venne ultimato il Forte della Madonna del Monte, sulla collina omonima, nei pressi della chiesa oggi santuario degli sportivi. Opposto a quella della Madonna degli Angeli, il forte era gemello del già citato, anche se in scala più piccola ed a un'altezza inferiore, di 145 ms.l.m.. Nel 1885 fu costruito quello più in alto, sulla strada per Cadibona, sul colle del Monte Ciuto a 420 m s.l.m., scavando all'interno della collina per consentire ai genieri di creare spessi muri di cemento. Nel Forte Ciuto vi erano i pezzi d'artiglieria più grossi. Le fortificazioni vennero usate a cavallo delle due guerre mondiali come deposito di munizioni e polveriere e durante la seconda guerra mondiale furono reimpiegate a difesa della costa di Savona.

La seconda guerra mondiale

Dal'inizio del conflitto il complesso dei forti collinari fu pattugliato fino all'8 settembre del 1943 dai soldati Italiani, in seguito all'armistizio fu occupato dalle SS e dai soldati del San Marco della Repubblica di Salò. Nel giugno del 1940 il Forte Ciuto, subì un pesante bombardamento navale da parte della marina francese, che mise a segno ben 500 colpi contro i bersagli, danneggiando la fortificazione.

Il 12 agosto del 1944 nella zona della Strà, un bombardamento anglo-americano incentrato alla distruzione dei depositi petroliferi lungo costa e sulle colline leginesi, con un frastuono durato dieci minuti ricoprì il territorio di bombe e schegge, causando quarantuno vittime e seminando orrore, terrore e disperazione tra i pochi abitanti dell'antico quartiere. Nello stesso periodo, all'interno del Forte della Madonna degli Angeli furono fucilati, dopo processi sommari, diversi civili accusati dai Nazifascisti di essere partigiani.

Monumenti e luoghi d'interesse

La Piazza Di Legino

La piazza principale di Legino è stata negli ultimi 15 anni, rivalutata e valorizzata con un oculato intervento. È definita dal fianco della Chiesa Parrocchiale S. Ambrogio e da palazzi risalenti al Cinquecento e al Seicento. La villa dei Marchesi Valdettaro, genovesi, fu proprietà degli Spinola (per il Verzellino e poi il Brunengo, dei Grassi). Gli altri palazzi a delimitare la piazza sono: il Gavotti, oggi proprietà della Curia che con larga torre si affaccia con due prospetti. Alto quattro piani (due ammezzati e con forte cornicione aggettante), massiccio, è l'unico dipinto, per metà con finto bugnato levigato; l' intervento anche all'interno risale al 1869. La torre ebbe, ai tempi dei Gavotti, funzione di protezione della circostante vasta proprietà terriera agricola e quale deposito per le derrate. Si identifica con quello che fece costruire Nicolò Gavotti per le sue nozze con Caterina, figlia di Pietro Raimondo-Feo. L'altro palazzo, così come il primo databile 1570, comunque fine 500 - primo 600, è ancora Gavotti, del figlio di Nicolò: Lorenzo. Divenne, nel tempo, convento delle Suore Agostiniane, di clausura, da decenni vuoto e in degrado oggi dovrebbe essere di proprietà della Regione Liguria. Dal prospetto lineare, allungato, scandito dal ritmo continuo, senza interruzioni, delle finestre, ai piani, ingresso sull'asse centrale, conservava e si spera conservi, tuttora, resti preziosi, in alcune stanze, delle pavimentazioni a piastrelle policrome ceramicate e in cotto risalenti al Cinquecento, di fabbricazione savonese (Laggioni), simili e coeve a quelle sempre savonesi e altrettanto importanti di Villa Imperiale a Lavagnola. Defilata, con viale di accesso alberato e ornato di statue di recupero, con ricco giardino, è la Villa Eugenia coi prospetti ridipinti nel 900 e in età recente con effetti trompe- l'oeil e all'interno soffitti a buon fresco, a grottesche: fu di Carlo Pico e poi dei Serra, oggi dell'antiquario Angelo Signori. La Villa Valdettaro come gli altri palazzi qui a Legino e nella piana estesa fino al mare, così come a Lavagnola e sulla via di Torino è del tipo “a destinazione residenziale”. La matrice è genovese, Alessiana o post-Alessiana, il modello quello ideato da Galeazzo Alessi, perugino († 1572) e realizzato per Genova, a Genova e nel contado. Ma di proporzioni più modeste, più ridotte le dimensioni, non affrescate all'esterno e negli interni nella maggioranza dei casi. La facciata è distribuita, costruita sui rapporti aurei, i tre piani (l'ultimo ammezzato) hanno le finestre col ritmo 1 – 3 – 1 che l'interno ripete, tripartito, il tetto a padiglione (come per Villa Cambiaso-Vintera in via Torino e il Palazzo, ritenuto Grassi, in piazza a Lavagnola). Nel periodo napoleonico, vi era vissuto un ufficiale dell'esercito repubblicano di alto grado, in seguito vi si rifugiò una comunità di monache carmelitane. Infine la acquistarono i Valdettaro di Genova, che ancora oggi ne danno il nome, la villa è stata interamente ristrutturata all'interno e modificata, ha mantenuto la larga scala che legava il vano-atrio con l'ampio giardino che scendeva al mare, è stata recentemente ridipinta, fedele a com'era quando divenne di proprietà Comunale nel 1899. A partire dal 1927 la villa nobiliare, quella in cui nacque e morì l'ultima marchesa, Maria Giuseppina Valdettaro fu destinata per ospitare la casa delle rondinelle e fu abitata dalle bambine poverissime che la Madre Maria Giuseppina ospitò.

Le Ville e I Villezzi Storici

  Lo stesso argomento in dettaglio: Villa Zanelli.

Legino è sempre stata zona di pregio storico, ambientale e di villeggiatura dei Savonesi, e di numerose famiglie patrizie Genovesi, come dimostrano i palazzi e le ville seicenteschi che, costeggiano le pregiate zone verdi rimaste e la storica rete di crose, ultime testimonianze dell'antico tessuto urbano del quartiere. Per quel che riguarda invece periodi più recenti è da notare Villa Zanelli, costruita in stile Liberty nel 1907.

Attività Industriali tra il secolo XVIII e oggi

  • Concerie
  • Zona P.a.I.P. "Piano Comunale per le Aree destinate agli Insediamenti Produttivi” di Legino-Savona, zona ex agricola a ridosso della collina della Rocca, dal 1982 è caratterizzata da numerosi capannoni e insediamenti aziendali, di piccole e medie aziende produttive cittadine.
  • Nel 1984 viene fondata la S.I.C.E.A., oggi Bitron Savona.
  • Deposito petrolifero costiero della Chevron Corporation (oggi Erg) per la lavorazione delle benzine e degli olii minerali. Con la forte crescita dell'industria chimica sin dal primo decennio del Novecento, e la costruzione a Vado Ligure dello stabilimento della Esso che produce additivi per olii lubrificanti, furono inseriti diversi grandi depositi petroliferi appartenenti tra l'altro alla Sarpom alla Erg e alla IP, il litorale savonese viene caratterizzato da una serie di pontili atti allo sbarco delle rinfuse liquide dei derivati del petrolio, per la lavorazione delle benzine e degli olii minerali, con tubatura diretta ai serbatoi. Oggi tale industria resiste anche se molti siti sono stati ridimensionati notevolmente, ad esempio per quanto riguarda quello di Natarella della Chevron/Erg, il pontile è stato abbattuto, e lo scarico delle navi verso il deposito, avviene con tubi sommersi sulla piattaforma dello stesso, riattata.

Lo sviluppo edilizio dal dopoguerra ad oggi

Il Territorio Leginese caratterizzato dall'ampia pianura del Molinero ha dato spunto nei secoli alle persone che si insediarono per dimorarvi, di trovare sempre nuovi spazi per costruire nuclei abitativi. Ma proprio l'essere pianeggiante è stato causa di un'aggressione selvaggia a partire dagli anni quaranta, ed in modo accelerato nel dopoguerra, dove si è cercato di occupare tutto il territorio con nuove costruzioni, senza un disegno urbanistico definito da nessuna regola precisa e soprattutto senza tener conto delle peculiarità dei luoghi.

Cultura

Personalità legate a Legino

L'Arte nel carattere religioso di un borgo

Legino assunse subito una forte caratterizzazione cattolica, fin dall'anno mille a.C. insediando nel suo territorio un gran numero di conventi, monasteri e chiese di discreta rilevanza storica e culturale anche per le opere al proprio interno. Solo per citarne alcune, tra le più recenti ovvero le pitture di Francesco Coghetti pittore Bergamasco che lavorò frequentemente in Liguria, tra le province di Imperia e Savona, denominate l'"Apoteosi di S. Ambrogio" , e la "Madonna con Bambino" entrambe del 1849, e conservate all'interno della Chiesa parrocchiale di S.Ambrogio sita nella piazza centrale detta della chiesa e dedicata a Don Nicolò Aragno. A Legino ha sede anche la Confraternita di S. Ambrogio nell'omonimo Oratorio, sito in via dell'Oratorio che, sormontata da una caratteristica arcata, si diparte da via Chiabrera (due tipiche "crose" dell'area leginese) e va a sboccare in via Pietragrossa. Osservando l'Oratorio da sud si notano sulla controfacciata le tracce dell'antica chiesa di probabili origini medioevali (forse di pertinenza di un complesso conventuale) di cui l'attuale più grande edificio conserva anche la parete ovest. La facciata, che incombe direttamente sulla stretta via, presentava tre finestre ora chiuse da un'inciappata di pietre. Si hanno dati certi della presenza della confraternita, a partire dal 1586 allorquando papa Sisto V concesse indulgenze ai Confratelli di S. Ambrogio; ciò significa che da parecchio tempo la Confraternita aveva un'intensa e lodevole attività, tale da meritare l'attenzione del pontefice. I Confratelli furono per secoli zelanti osservatori di molte ricorrenze: da quelle festose come il santo patrono Ambrogio, i santi Fabiano e Sebastiano, i Ss. Pietro e Paolo e del culto mariano a quelle relative al suffragio dei defunti, e naturalmente i momenti fondamentali della Settimana Santa. Le notizie storiche del sodalizio religioso si perdono nel tempo; probabilmente esso sorge verso il Trecento in un periodo di grande spiritualità. Infatti a Savona a quell'epoca si annoveravano circa dieci Confraternite attive in città e almeno quattro in periferia.

Nella chiesetta dedicata al Nome di Maria della Rocca di Legino è conservata un'opera pittorica che si ispira ad un tragico evento, accaduto il 12 agosto del 1944 nella zona della Strà, la tela fu eseguita dal pittore e decoratore savonese Luciano Ocelli.

Economia

Tra l'VIII e il X secolo nacque grazie ai conventi dei frati domenicani e benedettini la formazione agricola dei Leginesi, prerogativa comune per gli abitanti del borgo fino agli anni ottanta del 1900, ed ancora oggi seppur in minoranza molti di questi sono ancora lavoratori della terra, anche solo per sfiziosa inclinazione dovuta alla vocazione centenaria. Tuttociò sopravvive in una forma di passione tramandata di generazione in generazione, mentre in altre parti della città la stessa è scomparsa quasi completamente, sebbene dal 1940 ad oggi larga parte dei terreni agricoli fu riconvertita per altri scopi, industriali e civili da diversi piani industriali e di edilizia urbanistica che ne mutarono per sempre il territorio. Girando per Legino ancora una trentina di anni fa il quartiere manteneva una sua identità, con una rete di percorsi a crosa quasi intatta, molti orti, vigneti, uliveti erano ancora sfruttati e tra gli abitanti esistevano rapporti sociali che in città erano spariti da tempo. Oggi quei paesaggi sono solo un ricordo da cartolina, sebbene ancora molto verde ricopra la piana Leginese.

Nell'Ottocento Legino godette di una nuova spinta, grazie agli investimenti dei proprietari terrieri che operarono in campo agricolo, dove si attestarono le coltivazioni a frutteto, lungo le pendici delle colline terrazzate, oltre agli ulivi fecero la comparsa alberi di agrumi esportati dall'oriente denominati Chinotti. Queste particolari piante, furono usate soprattutto nel campo alimentare dolciario e delle bevande fino ai primi del 900, le due guerre mondiali contribuirono a dismettere questa attività.

Frazioni e toponimi di Legino

  • U Maxellu o l'Amassou - Il Macello ora mercato del pesce.
  • A Canaiella - Canniccia (per le numerose canne che crescono nei rivi) zona rurale e collinare sopra il Bricco.
  • Ciassa da Giexa - Piazza della Chiesa oggi Piazza Don Nicolò Aragno (Il centro del Paese).
  • Ciassa Dóia - Piazza dei Doria (Lì i Doria di Genova avevano una residenza estiva).
  • Costacavalli - La costa (collina) dei cavalli, oggi è una delle vecchie crose (viuzze) rimaste, è oramai accerchiata da palazzoni costruiti negli anni sessanta e 70, l'origine del nome potrebbe descrivere la presenza di stalle per i cavalli delle famiglie aristocratiche o di locande della posta dove potevano essere cambiati e rifocillati i cavalli durante i viaggi.
  • A Crûxetta - La Crocetta antica via litoranea che tagliava dal mare verso il centro di Legino e la piazza della chiesa, oggi parte di essa verso Via Nizza sul mare è una via privata, la parte verso monte è invece Via Giacomo Bove.
  • U Cullettu Sutta au Munte - Colletto sotto la Madonna del Monte direttamente sopra la piazza di Legino.
  • E Ferrée - Le Ferrate zona collinare dove oggi sale Corso Svizzera, la strada che porta all'imbocco dell'A10.
  • Natarella - Vecchia crosa che tagliava dalla chiesa di Legino, verso la caserma dei pompieri in Via Nizza sul mare.
  • A Nunsiä de Lêze - L'annunziata di Legino.
  • U Pólu Nord de Lêze - Polo Nord Edilizia popolare anni sessanta/80.
  • A Ciabrea - Via Chiabrera la vecchia crosa che da sotto la chiesa di Legino portava nella zona dove risiedeva il poeta.
  • A Priagrossa - Via Pietragrossa, vecchia crosa che dalla chiesa di Legino saliva verso la Madonna del Monte.
  • A Rócca - La Rocca di Legino (Castagnetum Regis) - antico quartiere periferico di Castagneto Reale.
  • San Cristofuru de Lêze - S.Cristoforo la zona dove vi era una vecchia chiesa, era sotto la Rocca verso il deposito T.P.L.
  • San Pê San Pô de Lêze - San Pietro e S.Paolo sotto il Bricco, la Strà e la Canaiella.
  • Sant'Anastasia de Lêze - Atica chiesa sconsacrata di S.Anastasia.
  • L'Oratoiu de S.Ambrogiu - L'Oratorio di S.Ambrogio, con la sua vecchia e bellissima crosa.
  • A Stra'- La Strà, collina sotto la Conca Verde.
  • A Vignetta - La Vignetta, chiamata così per la presenza delle numerose vigne, resta sotto la Strà.
  • Cà di Cuppi - La Casa di Tegole, cascina rurale abbandonata sopra la zona della Chiabrera.
  • E Cà Russe - Cascine di colore rosso importante punto della Conca Verde.
  • U Belvedere da Valcada - La Valcada e il Belvedere dietro la Rocca sotto la Coca Verde, la zona della vecchia casa di Colombo.
  • Cunca Verde - Conca Verde il polmone verde dei boschi.
  • U Briccu - Il Bricco (Collinetta) sopra il Molinero.
  • Leze 167 - Legge di edilizia popolare che dà il nome alla frazione anni settanta/Novanta.
  • Marabottu - Area verde del quartiere dietro lo stadio Bacigalupo.
  • Ciasso Moroni - Piazzale Moroni Edilizia popolare anni cinquanta/settanta.

Sport

  • Nel quartiere sono ubicati numerosi impianti sportivi come la piscina dell'Amatori Nuoto Savona e la nuova piscina all'aperto, il campo da calcetto in sintetico dentro il campus universitario, nel futuro è prevista la costruzione di un vero e proprio centro sportivo multispecializzato, denominato "Cittadella dello sport" e direttamente legato al campus di Savona.

Calcio

Voci correlate

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