Erlembaldo Cotta

militare e politico italiano

Erlembaldo Cotta (XI secoloMilano, 15 aprile 1075) è stato un militare e politico italiano, il capo del movimento dei Patarini attivo nell'arcidiocesi di Milano nell'XI secolo. Viene venerato come santo dalla Chiesa cattolica che lo ricorda il 27 luglio.

Sant'Erlembaldo
Medaglione raffigurante Erlembaldo Cotta nella Basilica di San Calimero a Milano
 

Martire

 
MorteMilano, 15 aprile 1075
Venerato daChiesa cattolica
Canonizzazione1094
Santuario principaleDuomo di Milano
Ricorrenza27 luglio

Biografia

Fratello di Landolfo, suddiacono di Milano, Erlembaldo apparteneva alla famiglia di capitanei dei Cotta, vassalli dell'arcidiocesi. Le prime notizie che si hanno della sua carriera militare lo citano come "capitano del popolo". Nel 1063 tornò da un pellegrinaggio in Terra santa con l'intenzione di diventare monaco, ma il diacono Arialdo lo convinse a prendere il posto del fratello alla testa del movimento dei Patarini.

Nel 1064 si recò a Roma per conferire con papa Alessandro II e confermargli il proprio appoggio. Al suo ritorno a Milano, si stabilì in un palazzo nei pressi della chiesa di San Vittore. Con l'approvazione del papa, si fece promotore dell'opposizione all'arcivescovo del tempo Guido da Velate accusandolo di non tenere fede al voto di agire contro la simonia. Guido organizzò la resistenza contro i Patarini ottenendo il sostegno della popolazione e costringendo Arialdo alla fuga verso Pavia, il diacono venne però catturato portato ad Arona, ucciso ed il suo corpo venne gettato nel Lago Maggiore. Il 3 maggio 1067 Erlembaldo recuperò le spoglie e il 17 maggio le seppellì nella chiesa di San Celso riabilitandone così la memoria. Un legato papale giunse poi a dare sostegno morale a Erlembaldo presso la congregazione Vallombrosana.

Nel 1069, Guido da Velate rifiutò, sostenuto dall'imperatore Enrico IV di riconoscere Gotofredo da Castiglione e il castello di quest'ultimo venne assediato. Il fatto fece scoppiare violente reazioni a Milano e Gotofredo venne arrestato. Nello stesso anno Guido pretese la restituzione dell'arcidiocesi da Erlembaldo, ma il capo patarino rifiutò. Il 6 gennaio 1072 fece nominare arcivescovo Attone al posto di Gotofredo che non poté più godere dell'appoggio di Enrico, occupato in a far fronte alle rivolte interne in Sassonia e dovette cedere perciò l'influenza su Milano a papa Gregorio VII che confermò la nomina di Attone. La città rimase tuttavia priva di un arcivescovo residente.

Erlembaldo giunse al culmine del potere e cominciò a pretendere la modificazione dei riti ambrosiani, in particolare consacrando da sé il crisma e rifiutando quello consacrato da preti nicolaiti e simoniaci (giovedì santo del 1074 e 1075). Venuto in odio a molti chierici, che non tolleravano l'ingerenza di un laico nei riti, e a molti cittadini che lo vedevano come un servitore del papa venuto a minacciare l'indipendenza della Chiesa ambrosiana, Erlembaldo fu assalito dai suoi nemici in armi poco dopo la Pasqua e ucciso. Secondo il cronista milanese Arnolfo, suo oppositore politico, il corpo di Erlembaldo fu spogliato e martoriato con bastoni e pietre, e gli fu negato persino il rito del funerale. I suoi seguaci lo seppellirono nella chiesa di San Celso, loro roccaforte. Quando in seguito papa Urbano II venne in visita a Milano tra il 6 ed il 26 maggio 1095, presenziò alla traslazione nella chiesa di San Dionigi della salma di Erlembaldo, di fatto canonizzandolo e facendone oggetto di propaganda della prima crociata. Le reliquie di Erlembaldo vennero poi ulteriormente traslate nel Duomo nel 1528.

Fonti

  • Mario Caravale, Dizionario Biografico degli Italiani LXIII, Roma.
  • Arnolfo, Gesta archiepiscoporum mediolanensium

Voci correlate

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